Antonio Riboldi

GIUSTIZIA E AMORE

 

L'esperienza del passato e del nostro tempo, dimostra che la giustizia da sola non basta e che anzi può condurre all'annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda che è l'amore, di plasmare la vita umana nelle sue dimensioni. E' stata appunto l'esperienza storica che tra l'altro ha portato a formulare l'asserzione 'Summum ius, summa iniuria' (D.M. 12)

Credo che difficilmente l'uomo si sia posto domande angosciose sui suoi comportamenti come fa oggi.

Mai come ai nostri tempi sono state fatte dichiarazioni, trattati, - summum ius - sui diritti dell'uomo e mai è stato attuata una 'summa iniuria' come oggi.

Viviamo sotto una continua minaccia alla vita dell'umanità con gli armamenti che sono, oltre che una corsa alla distribuzione globale, una vera ingiustizia alla promozione della vita.

Prosperino gli arsenali di guerra, si sviluppa la scienza della guerra, che è la più avanzata sino a sbalordire, e scandalizza che molti popoli manchino degli elementari diritti; di un piatto di minestra; di una medicina per guarire, di una casa conveniente, di una educazione per tutti. L'amore all'uomo, la fedeltà all'uomo, la giustizia vorrebbe soprattutto questa promozione alla vita. Se l'uomo è il centro dell'attenzione, il più grande dei valori, la somma giustizia è nel guardare a quest'uomo. Preferirgli altro, scegliere addirittura ciò che gli è contro, significa solo uno squilibrio mortale, una caduta verticale verso il basso.

Di quale giustizia può vantarsi l'uomo se non sa nutrire questa fedeltà, questo primato del rispetto della vita e dell'amore?

C'è ancora peggio: non si ha riguardo dell'uomo nella sua stessa vita fisica, per cui si accetta legalmente l'aborto, creando fabbriche di morte con una cifra che sono più di una guerra. L'uomo è divenuto una 'cosa' che può non riuscire gradita, un 'cancro economico' misura del proprio egoismo, in base al quale si dà o si toglie la facoltà di vivere. Mentre l'uomo dovrebbe essere la sola misura del nostro amore.

Ora si parla di eutanasia. Un disprezzo della vita che è diventato una vera scienza di morte e sta diventando una cultura in molti che la traducono in realtà con la droga ed il suicidio.

L'amore invece circonda di rispetto ogni vita, sapendo che tutto ciò che si fa ad un uomo, anche un bicchier d'acqua dato a chi ha sete, è un servizio reso a Dio. Qualcosa di divino che non solo esalta chi lo riceve, ma anche chi lo fa. Qui veramente si costruisce l'uomo e la sua civiltà.

E c'è la diabolica concezione che l'uomo sia una 'cosa di valore' solo se ha qualcosa. Non è più l'uomo, la sua dignità, la sua felicità, a valere, ma quello che ha, che fa creando pochi fortunati, molti invidiosi, tanti falliti e quindi emarginati.

E' una cultura che annienta l'uomo, lo conduce ad un comportamento di invidia, di sopraffazione, di gelosia, quindi di violenza, di guerra. Pur di avere di più, si perde ogni amore alla giustizia, ad ogni livello e qualunque volta si chiama tutto questo 'giustizia sociale', 'orgoglio nazionale', 'equilibri di super-potenze'.

E in questa cultura i valori dell'uomo, le sue virtù, che sono somiglianze con Dio, diventano debolezze, tabù: debolezze che si combattono con un permissivismo morale senza limiti, una violenza del male da cui pare non ci si riesca più a difendere.

Gesù indicava nella povertà di spirito il valore dell'uomo: un uomo libero dal bisogno e dal benessere, per essere solo amore, unica ricchezza, regno dei cieli.

In questo contesto c'è solo posto per la nostra giustizia e per il nostro amore 'Andate, andate e dite ai poveri la buona novella del regno dei cieli,'

'Beati i poveri di spirito....

'Beati i misericordiosi....

'Beati gli operatori di pace....

'Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia.....

'Beati i puri di cuore....

'Beati i perseguitati a causa della giustizia....

Noi confessiamo la giustizia per l'uomo, per ogni uomo, ma con amore, nella misericordia.

Confessiamo la giustizia per l'uomo, ma senza odio: soprattutto attuiamo la giustizia in piena fedeltà a Dio e all'uomo.

Vogliamo bene a Dio e agli uomini: due amori che non si possono separare. Non sarebbe infatti un'opera di giustizia ciò che divide questo amore, perché è il vero e sommo bene dell'uomo. E oggi l'uomo ha bisogno di questa giustizia, nel nome dell'amore, compiuta con animo di servo, e quindi con assoluto rispetto.

L'uomo del nostro tempo ha bisogno di pane, ossia di ciò che è essenziale per vivere. Ma ha ancora più bisogno del pane del cielo. L'uno e l'altro gli sono necessari per conoscere cosa sia con il primo, la vita, con il secondo, la 'Vera vita'.

Ci sono pochi missionari che danno a tutti gli uomini il pane della vita, ma ancora meno che danno il 'vero' pane della vita, quello disceso dal cielo.

Può essere amore facile impegnarsi a dare un pezzo di pane a chi ha fame. Diventa compito difficile, ma distintivo del cristiano, costruire il regno di Dio nelle anime.

Il bisogno di una casa, di un lavoro, rendono l'uomo molte volte schiavo di quel bisogno.

I poveri credono con immensa fiducia che una casa, un lavoro, siano 'tutto'. Non riescono a pensare che una casa, un lavoro, siano solo un bene relativo: 'il resto', come lo chiamò Gesù. Per loro questo 'resto' può identificarsi con il 'regno dei cieli'.

Occorre aiutare i poveri a liberarsi da questa schiavitù. E l'amore è l'unica via. Qui è la nostra profezia e il nostro ruolo. Ossia annunciare 'il necessario' in cui solo troveranno compimento e felicità.

Nelle circostanze drammatiche in cui vivono molte volte i poveri, è facile predicare o attuare una giustizia senza misericordia: ossia rispondere con la violenza nelle parole e nei fatti alla violenza che è nella povertà: seminando odio, creando odio nel cuore dei poveri.

E' un modo che alle volte può fare attenere qualche cosa, ma lascia una ferita nella gente difficile a chiudersi. E' un odio che crea una deformazione nell'uomo, peggiore della stessa povertà.

Occorre trovare un linguaggio, un contenuto veramente evangelico che attui con forza la giustizia, senza guardare in faccia nessuno, ma senza odio per nessuno. E sia sempre amore misericordioso.

E' educare la gente a guardare più in là della casa: a pensare più in grande. E far capire che un cuore buono è la più grande ricchezza: è Dio la vera felicità. E questo non con parole vuote, ma con la testimonianza, un Vangelo 'sine glossa' che vivi e fai respirare.

Come un dire 'ti amo' baciando un lebbroso e non sei lebbroso: dando l'ultimo pane che ti resta divenendo affamato - ma con il sorriso di chi sa di conquistare un bene maggiore.

E oggi, nel mondo della violenza, la giustizia va predicata e attuata con amore e misericordia.

E' facile, troppo facile 'cambiare le cose, distruggendo'. Che cosa si cambia in uno, quando lo si è ucciso?

La violenza non è solo prepotenza, ma è soprattutto la più squallida confessione di debolezza. Non è forte colui che ti viene incontro con un mitra spianato, che ti fa camminare con paura, ma è forte e benefico colui che ti viene incontro con la mano tesa, con il cuore pieno di amore, al punto che per il tuo bene è capace di lasciarsi mettere in croce come Gesù. E il cristiano, di fronte a questa violenza o fallimento dell'uomo, non ha tante vie da scegliere. Ha un netto 'no' ad ogni gesto o parola che suoni o generi violenza. Sa che una sua fuga sarebbe un 'no', vera complicità con il male. La sua scelta è il 'si' all'amore, forte, generoso, misericordioso.

La camorra è nelle mie zone e in tanta parte d'Italia, anche se con diverso nome, una violenza organizzata che tende a diventare modello di vita. Alla camorra la Chiesa ha detto: 'no' alla vostra violenza. Siate uomini, siate uomini di cuore.

Alle famiglie degli uccisi, a tutte le vittime della violenza, dei soprusi, la Chiesa ha detto: 'no' all'odio che allarga il mondo della morte. Siate misericordiosi, com'è misericordioso il Padre che sta nei cieli.

A tutti i cristiani tentati da una difesa della propria sicurezza e quindi da una fuga da ogni responsabilità, la Chiesa ha detto: gettate via la rassegnazione, la sfiducia o ogni riflusso nel privato. Occupate le strade dell'amore, la voce della violenza.

E' bello dirle, queste cose, qui, oggi, perché è l'unico raggio di sole possibile, l'unico che siamo in grado di offrire ai nostri fratelli.

E' la sola speranza che tutti aspettano.

E' il Vangelo che siamo chiamati a predicare e testimoniare.

"Lo spirito del Signore è sopra di me, e mi ha mandato ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire gli ammalati...."Oggi si è compiuto tutto questo. O almeno preghiamo che si compia.