P. Gino Capponi
DIO PADRE AMORE MISERICORDIOSO
"Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente!....saremo simili a lui" (I Giov. 3,1-2).
Non so se un poveruomo può aspettarsi di più da una personalità divina che lo trascende.
La spiegazione viene dal fatto che Dio gestisce la sua divinità in base alla sua essenza: Dio è amore (I Giov. 4,16) e da amore opera, opera con disponibilità, con apertura, con disinteresse, con assoluta gratuità per dare tono e felicità alle sue amate creature; è valorizzazione di ciò che è uscito dal suo cuore, dalle sue mani. Non è il lancio dell'uomo nel vuoto: è cura e premura, con fedeltà e tenacia.
Non c'è niente e nessuno che lo ferma: Dio seguita ad amare. Il nostro disinteresse non lo frena; il nostro peccato lo mette in condizioni di farsi in quattro per salvarci. Direbbe la Madre Speranza: "Le redobla".
Anziché fermarsi, si accanisce affettuosamente su questo piccolo uomo con l'intenzione di farlo grande, di renderlo felice nonostante tutto.
Dio Amore-comunione, amore-impegno totale, amore-alleanza, amore-intesa, amore-donazione ha deciso di portare l'uomo alle soglie della sua realtà trinitaria e lo fa. Assegna al suo Figlio il compito di portare a compimento l'opera.
E' un Dio che si butta in mezzo agli uomini e li recupera, li avvia alle sfere del divino portandoli su una strada non facile; ma affascinante; quella del Figlio di Dio fatto uomo, Pazzia delle pazzie!
Dio Padre, mandaci tanta luce e tanta forza per approfondire queste realtà tue a noi destinate.
Se ci vedi increduli, non ti meravigliare; è pressoché incredibile la portata smisurata del tuo amore. Per noi veramente poveri e gretti non è facile astrarci e credere ad un individuo così forte. C'è tanta foschia e spesso il fango ci tura gli occhi: non è facile impresa credere al tuo amore. Padre.
Non ci fa impressione l'amore del Padre, che per mezzo del Figlio con lo Spirito ci ha tratto dal nulla. Credibilissimo il fatto della creazione. Il piano della creazione infatti non ci da il senso delle vertigini.
Il difficile e contemporaneamente l'interessante è credere ed accettare un Dio che seguita a portare avanti la sua divinità in base a quell'amore che lo fa sempre più impegnato e rende sempre più compromesse le creature cui offre il suo interessamento.
Esse, nate nell'apertura, nell'amore e, poco dopo nate, infettate irrimediabilmente di egoismo, di chiusura e di grettezza, saranno destinate a lottare con un Dio, che vuole aprirle a forza d'amore. Come per Abramo Dio sarà per esse amico-avversario.
Ci soffrirà Dio a combattere con l'uomo che non capisce, non accetta il suo amore? Dicono che non soffre, ma, soffrendo o no, lo vedo incaponirsi a far felice l'uomo a colpi d'amore, a colpi di misericordia.
Eccolo il Padre, veramente padre, che verrà definito dalla nostra Madre "tanto padre". I canoni grammaticali non sono aperti a questo linguaggio, perché uno sarà comunque padre senza esserlo più o meno. Ma quando la Madre Speranza ci dice che egli è "tanto padre" ci assicura di una paternità a tutta prova.
"Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile, come se lui non potesse essere felice senza di loro". (M.Speranza 5 nov. 1927).
Sono frasi che tolgono dal volto di Dio la patina arcigna di un giusto giustiziere e gli rende l'aspetto vero e simpatico di un giusto, santo e santificatore. Non è quindi un padre sdegnato ed imbronciato, sostenuto e minaccioso: ma un padre che cerca con tutti i mezzi di confortare i suoi figli e di farli felici.
Più che le parole della nostra Madre, il suo comportamento mi fa capire l'atteggiamento non permaloso di Dio-Padre.
Quante volte amareggiata e delusa avrebbe potuto fare il broncio. Forte non dura, decisa, mai imbronciata. Ti saresti aspettato di vederla sostenuta per un tuo errore, magari dopo che ti ha rimproverato. No! Subito dopo, te la vedi chiedere un favore alla stessa persona, cui ha fatto un'osservazione un po' pesante: serena, materna, incoraggiante.
Io ci avrei messo una giornata a riprendere i rapporti, lei nemmeno cinque minuti.
Così penso che il Signore non è un padre "offeso", cioè sostenuto, ma affettuosamente disponibile, nonostante tutto.
Seguito a saccheggiare i testi della Madre e riferisco quanto ella afferma: "Egli usa la sua scienza per riparare i nostri errori, la sua giustizia per correggere le nostre iniquità, la sua bontà e la sua misericordia per consolarci e per colmarci di benefici e la sua onnipotenza per sostenerci e proteggerci". (Perf. n. 12).
Sviluppo questi concetti e vedo il buon Dio, il Signore Gesù fare e rifare continuamente i suoi progetti a favore di chi glieli butta continuamente per aria; aggiorna i piani di salvezza ad ogni istante non mostrandosi inflessibile, ma riparando i guai che danneggerebbero l'uomo che li ha combinati.
Con poveri termini umani direi che il buon Dio si scervella per ricavare il bene dal male e per non perdere la pazienza con noi; scienza che corre ai ripari quella di Dio, continuamente aggiornando i suoi piani.
Ho già affermato che il Padre non è un giustiziere infatti la sua giustizia è di carattere giustificante: tende ad assimilare in un lavoro di crescita e di maturazione: è il Santo che santifica, il Giusto che giustifica.
Consolazione e conforto sono i risultati del paterno, affettuoso intervento di Dio. La consolazione con la quale egli ci consola è addirittura direttamente proporzionale alle sofferenze sopportate: a maggiori sofferenze maggiore conforto. Dio è imbattibile, è grande nel suo amore paterno, vuole felici tutti, particolarmente i figli più sofferenti. Cerchiamo di vedere nella sofferenza un elemento purificante ed elevante, gesto ancora da Amore Misericordioso.
L'onnipotenza di Dio non si manifesta in esibizionismi trionfalistici, ma sempre nell'arrivare a tutti in modo che si sentano affiancati e difesi; si corre il rischio di pericoli e di tentazioni, ma si ha fiducia di essere sorretti da un potente amore paterno. Dietro suggerimento di Gesù gridiamo: - Non permettere che cadiamo.
Egli è scudo e difesa, baluardo e potente salvezza; c'è onnipotenza dell'amore; chi in lui si rifugia non sarà mai scosso.
Potrebbe essere abbastanza chiara l'idea che il Padre è veramente amore come ce lo ha definito Giovanni e come ce lo ha dimostrato Gesù? Questi infatti, rivelatore del Padre, ha evangelizzato in tutta la sua vita, nella passione, morte e resurrezione l'amore del Padre e ci si è presentato come visibilizzazione dell'amore del Padre.
"Chi vede me, vede il Padre" e così ha dato un volto umano al Padre, è diventato il fratello che cammina con noi, perché raggiungiamo il Padre.
Permettetemi ancora, vedo il volto paterno nel volto della nostra Madre, copia del volto di Cristo.
Impegnata, sofferente pensa ai suoi figli ed alle figlie. soffre, se soffrono; gode se godono, purché siano proiettati verso quella felicità che si consegue nel fare la volontà di Dio. Azzardo, ma lo dico. Il volto sereno della Madre in questi giorni di polmonite e di ulcera aperta, sanguinante mi aiuta non meno dell'immagine di Gesù Crocefisso scolpita da Cullot-Valera e venerata nel santuario.
"Madre, come stà?" - Bene -
"Contenta"? - Si, contenta -
Il volto materno che vedo, mi aiuta a vedere il volto del Padre che non vedo: è in funzione lo straccio che la Madre ha detto di essere.
Lei infatti ripetutamente ha detto e dice che ci vuole qualche straccio per ripulire il volto un po' impolverato del Signore, volto sereno e paterno un po' offuscato dal tempo, soprattutto da una certa mentalità giansenista e scostante, e uno dei tanto stracci è lei stessa. Grazie, Signore, della straccio che ci hai dato.
A questo punto vorrei sottolineare quanto Gesù ha dichiarato sulla misericordia del Padre quando da un parallelo di ciò che ha detto in una medesima circostanza risulta che misericordia e perfezione sono sinonimi nel Padre: "Siate perfetti come è perfetto il Padre" (Mt. 5,48) e "Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro che è nei cieli" (Lc 6,36).
Si, perché la sua paternità non fa emergere principalmente la dipendenza del figlio, anche se essa resta, mette in luce la nuova legge dell'amore, che si porta avanti in termini d'alleanza. Il figlio in questo caso è figlio-amico. Impressionante questa figliolanza-alleanza questa figliolanza-amicizia.
Davanti a te, Padre, ci sentiamo sicuri in quanto il tuo amore è vero e costante, coerente e fedele.
Più che in chiave di mentalità, alla prova dei fatti, esperienzialmente quindi ci si rende conto che è talmente personale il rapporto con il Padre che senza svalutare quanto c'è di famigliare e di comunitario, l'individuo è preso in considerazione e portato avanti con rapporti interpersonali fra Dio e lui.
Impressionante! Non c'è massificazione, né si fa la fine dell'anonimo che conta come un numero in funzione strumentale: uno è figlio ed ha un rapporto diretto con il buon Dio Padre.
All'inizio della nostra riflessione abbiamo invocato il Padre con affetto adoperando le parole che Gesù ci ha insegnato: vorrei che le sentissimo di nuovo un po' meditate, approfondite.
"Padre, il tuo nome" che io lo onori e personalmente riesca ad amarlo, venerarlo, divulgarlo". E' una soddisfazione per il figlio vantarsi, gloriarsi del nome di suo padre. Afferrata la portata del nome e della personalità del Padre, fuori di esse non si trova niente di interessante, di soddisfacente.
Trovandosi a suo agio, con lui si misura si confida, si affida, a lui ricorre, ci conta, si appoggia a lui. Si sente forte: unicamente alla propria debolezza, la forza del Padre.
Il figlio vuole divulgare la dolce signoria del Padre e affrettarne l'avvento, il Regno.
Non sente più la spavalderia e la presunzione di autodeterminarsi, cerca il piano divino e vuole inserirsi nel suo progetto. Signore, aiutami a piegarmi dolcemente e così realizzarmi aderendo al tuo piano. Mi sento più sicuro. Signore, perché mi rendo conto che tu mi vuoi più bene di quanto me ne voglia io; poi mi accorgo che sei di capacità superiori alle mie.
Mi fido di te, Padre. Il tuo nome quindi, il tuo regno, la tua volontà.
Dacci i mezzi; soprattutto dacci tuo figlio come Pane, come Parola, come Via.
Solo con lui potremo crescere, maturare, camminare.
Ti garantisco, Padre, che, nonostante la mia grettezza, sto imparando molto da te e che sei buono e indulgente, comprensivo e misericordioso.
Per obbedienza al tuo Gesù oso dirti: "Padre, impara da me a perdonare", ma accoratamente ti chiedo subito aiuto perché mi costa molto perdonare.
Sostienimi, proteggimi, non mi lasciar cadere quando il Male mi sollecita; alimentami, perdonami, rendimi scaltro e forte perché non cada nei tranelli.
Fratello, hai un Padre provvido che ti sfama: Parola ed Eucaristia; ti perdona e ti aiuta a perdonare, ti apre gli occhi e ti da forza, ti fa stare in piedi, poi soprattutto ti fa camminare verso di lui.
Di questi gesti misericordiosamente affettuosi ho bisogno.
Non penso agli altri, considerandoli peccatori, penso a me. Adatto al mio caso la frase della Madre Speranza, riportata di peso dal Papa Giovanni Paolo II nell'Udienza che ci ha accordato in questa stessa sala: "L'uomo più perverso e più miserabile e perfino il più abbandonato e trascurato è amato da Dio con immenso tenerezza: Egli è per lui un padre e una tenera madre". (Pref. n. 53)
Dopo l'intervento di ieri sera nel Santuario effettuato da Mons. Riboldi penso al mafioso, al camorrista, al terrorista; perfino questo è amato da Dio con immensa tenerezza. E' gente che fa soffrire perché estorce, usa inganno e violenza, uccide, semina strage. Dio per questo fior fiore di canaglia è un padre ed una tenera madre (ci credete voi?) quindi vero Amore Misericordioso. Questa gente Dio la ama con tenerezza - aprite le orecchie e il cuore - con tenerezza! Ma uccidono, rubano...Dio li ama con tenerezza perché sono suoi figli: li vuole salvare, rimettere a nuovo.
Il Figlio di Dio è venuto a farsi uomo per me peccatore, per te e per loro. Dio per loro ha giuocato suo figlio.
Penso a noi che abbiamo la facciata pulita (lavati e stirati) ma dentro la facciata non teniamo tutto in ordine agli occhi di Dio. Dio non si stanca di noi. Anche noi siamo miserabili poveracci con la presunzione di giudicare peccatori gli altri, per esempio il mafioso, il camorrista, il terrorista. La nostra ipocrisia mette al coperto il nostro difetto, ma spesso gareggia con la sporco camorrista.
Non vi chiedo scusa perché non parlo di voi, ma di me.
Povero Dio mio, si fa ancora in quattro per tutti paternamente, maternamente.
E' vera misericordia se ancora mi permette di chiamarlo Padre. Per consiglio del mio adorato Salvatore lo chiamerò sempre come mi vien suggerito dallo Spirito che mi urge dentro: Padre, Abba, Papà. Un padre che non tiene in conto i miei peccati, direbbe la Madre, facendo eco alle parole della Scrittura: "Dissimulans peccata hominum propter poenitentiam" (Sap. 11,23) facendo finta di non vedere i peccati degli uomini in attesa del pentimento.
"Non tiene in conto, dimentica e perdona".
Dio è Padre, un padre che è Amore Misericordioso; mi da lezione di amore e misericordia, usandomi amore e misericordia.
Vuole che il mio amore sia come il suo più forte del peccato (ce lo ricorda il Papa nell'Enciclica) del mio peccato. Amore tenace e potente che mi fa eliminare il mio peccato e mi fa contrastare e perdonare il peccato altrui.
La soddisfazione dell'Amore Misericordioso non sta solo nel salvare i suoi figli, ma nell'ambizione di vederli diventare Amore Misericordioso uno dopo l'altro.
Ho l'impressione che determinate persone come la Madre Speranza stanno abbastanza avanti nel loro divenire amore misericordioso. Questa è la più grossa impressione che mi abbia dato in 31 anni di vicinanza:
ha perdonato chi voleva sopprimerla, chi l'ha calunniata e non poche volte, chi l'ha tradita e gli è diventato avversario. Ha perdonato chi l'ha abbandonata, chi non l'ha capita e non l'ha voluta capire.
Ha perdonato chi l'ha definita dura e non si è accorto che una madre vera non è dura quando persegue per sé e per i suoi figli la volontà di Dio e pretende che senza permissivismi e senza lassismi tutti la facciano conviti, coerenti, fedeli, gioiosi; è la tenacia di chi tiene responsabilmente il timore.
Auguro a voi ed a me di diventare amore misericordioso esercitando verso qualunque tipo di bisognoso tanta amicizia e fraternità in spirito di servizio a soddisfazione e gloria di Dio Padre Amore Misericordioso, in fraternità vissuta con il Figlio, illuminati e riscaldati dallo Spirito, con la incoraggiante benedizione materna di Maria Mediatrice.