Prefazione
«Siamo stati fatti gli uni per gli altri, dato che abbiamo in noi qualcosa degli altri e negli altri c’é qualcosa di noi. Questo qualcosa degli altri che c’é in noi é la loro vita e quel qualcosa nostro che c’é in loro é la nostra vita: le nostre esistenze si compenetrano mutuamente e si identificano più o meno a seconda di ciò che si riceve e si dà Dio mio! Ti ringraziamo perché ci hai uniti in questo modo per l’eternità e perché ci fai vivere così: gli uni negli altri e tutti uniti in Te»
(M. Speranza di Gesù, Las Esclavas del Amor Misericordioso, Roma 1948, p. 85)
Chi non é convinto che «sulla famiglia si gioca oggi uno degli appuntamenti più decisivi della missione» (Documento Pastorale della CEI Comunione e Comunità missionaria, n. 43) e che «l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia» (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 86)? Anche la nostra famiglia dell’Amore Misericordioso si sente interpellata; primo, a vivere con più coerenza il suo modo particolare di esser famiglia; secondo, a dare il suo piccolo contributo alla famiglia umana ed ecclesiale che vive dentro le mura domestiche.
Dopo la pubblicazione de «La vocazione all’amore nella famiglia oggi» (ed. Rogate, Roma 1988) che ha fatto una ricognizione panoramica sullo status della famiglia oggi, il presente volume raccoglie degli studi antropologici, teologico-biblici, e spirituali che sono come le fondamenta di questa «comunione di amore e di vita» che é il matrimonio e la famiglia.
Ci sembra che proprio questo sia l’assunto e la prospettiva del Vaticano II, specie nella Gaudium et Spes, che al n. 48 scrive: «L’intima comunità di vita e d’amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, é stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale».
Dunque la relazione coniugale é: comunione. Che non equivale al semplice «mettersi insieme», al «con-vivere», al puro «contratto giuridico»...E’ piuttosto l’unione profonda e misteriosa di due persone libere, capaci d’intendere, volere, decidere, amare soprattutto e per sempre l’altro/a in se stesso/a e, allo stesso tempo, in Dio. Sì, l’uomo può ed é chiamato a entrare in tale comunione con l’altro/a in Dio. «Non è bene che l’uomo sia solo» (Gentile. 2,18). E’ molto bella e buona, é il compiersi del desiderio più alto della natura umana, questa comunione interpersonale in Dio che é Amore. Comunione é la parola umana che caratterizza, elevandolo al massimo, al divino, l’amore umano (cf. Gudium et Spes, n. 49)
Comunione di Amore. Il ritornare per rendere più chiara possibile questa parola - more - così chiacchierata e pure così indispensabile come il pane quotidiano, é ancora utile, sempre che vogliamo ragionare spassionatamente, cioè oggettivamente il più possibile.
Comunione di Vita. E’ sotto gli occhi di tutti: da un lato il miglioramento delle condizioni di vita umana - almeno in certe parti del mondo - dall’altro l’impoverimento e talvolta il disprezzo, l’eliminazione di tante vite e quindi un calo di stima accoglienza della vita in quanto tale, a prescindere dai suoi condizionamenti che restano comunque sempre secolari. Questo é l’aspetto più delicato dell’ecologia: l’ecologia dell’esistenza umana.
I fondamenti del matrimonio, della famiglia e, per analogia, di ogni comunità autenticamente umana e religiosa, sono dunque ricondotti a queste tre parole.
Con l’augurio che queste riflessioni possano essere utili soprattutto ai lettori ai quali più direttamente il libro è rivolto: le famiglie e gli operatori della pastorale familiare, fidanzati e sposi, religiosi ed educatori.