Collevalenza, 9 febbraio 2001
P. Mario Gialletti, fam
Madre Speranza e la fondazione dei Figli dell’Amore Misericordioso
Nella Relazione di ieri si è fatto un ottimo studio per cogliere, a grandi tappe, le varie fasi e opere che si sono succedute per la fondazione, la crescita e lo sviluppo di questa Congregazione: qualche cosa che già da solo fa una grande meraviglia.
Si potrebbe parlare anche delle persone che sono state coinvolte in questo progetto; una più grande e generosa dell'altra: da padre Alfredo a padre Gino, a padre Alfonso, a padre Tosi, a fratel Giuseppe, a padre Umberto, ecc.
E sarebbe sempre un riflettere sulle cose fatte, sulla risposta di adesione di questi Confratelli nostri che ci hanno preceduto.
Si potrebbe dire che la Madre non solo ha fondato una Congregazione per i Sacerdoti, ma "ha giocato" tutta la sua esistenza, fin da quando era bambina di 7/8 anni, con i sacerdoti; centinaia di sacerdoti hanno orientato e sostenuto, condizionato e ostacolato tutta la sua vita. In tutta la sua vita la Madre ha incontrato tantissimi Sacerdoti; alcuni di essi avevano di lei un concetto molto alto e di grande stima e venerazione, altri avevano fortissimi dubbi e incertezze su tutta la sua vita.
Da tempo stavo lavorando a fare una raccolta e statistica di tutti i sacerdoti che sono entrati nelle vicende della Madre e mi è servito a capire quanto sia valido aiutare un sacerdote a essere santo, perché per le sue mani può passare tanto bene ma possono passare anche tanti ostacoli e rallentamenti e prove.
Il numero dei preti con i quali ha lavorato tutta la vita sono varie centinaia, più di tutti noi FAM messi insieme (cfr. elenco allegato).
Ho tentato di catalogare tutti i preti che sono intervenuti nella vita della Madre, esclusi tutti noi chiamati a essere Figli dell'Amore Misericordioso.
Circa 180 preti: alcuni diocesani, molti religiosi, francescani, domenicani, gesuiti; vescovi, Papi. Ho tentato di ricostruire di ognuno una scheda biografica, almeno per sommi capi.
Alcuni, santi sacerdoti e di profondo spirito: S. Antonio Maria Claret, Padre Antonio Maria Pueyo del Val, vescovo a Pasto; i due fratelli Naval; Padre Postius, Padre Arintero domenicano; il vescovo di Tarazona Mons. Nicanor, Padre Pio; Padre Vincenzo Clerici, pavoniano; Padre Fortunato Dell'Andrea; ecc.
Altri, benché molto retti e dotati, sono entrati nella sua vita con molta presunzione, dettando normative, orientamenti, a volte giocati dalla passione, arrivando anche ad acconsentire a gesti poco evangelici: autorizzare la compra di una dose di arsenico per farla fuori, denunciarla a un tribunale militare, scrivere un documento di 31 pagine in latino per dimostrare che questa donna sta peccando contro tutti i dieci comandamenti; ecc.
La prima bilocazione, di cui si ha notizia, la Madre l'ha avuta con il Vescovo Pueyo, a Pasto: era un santo vescovo, per dimenticanza gli era sfuggita la registrazione di alcune sante Messe; un venti giorni prima della morte il Signore si servì della Madre per avvertirlo e prepararlo.
Il primo defunto al quale il Signore abbia permesso di tornare per chiedere suffragi alla Madre fu il Padre Calpena, un santo prete che si trovava in purgatorio per aver consumato molto denaro per il fumo e per aver ceduto alla vanità per un libro che aveva stampato.
Potremmo seguitare. Ho voluto solo accennarlo perché mi sono fatto questa idea: il Signore, perché potesse servirsi della Madre per fondare una Congregazione di sacerdoti e per i sacerdoti, la nostra, il Signore si è preoccupato di formare un cuore capace di capire e amare i sacerdoti.
E questa mi pare che sia la vera e grande collaborazione della Madre a un'opera del Signore. Non mi risulta che la Madre abbia mai preso una iniziativa per le cose da fare in vista della Fondazione: ha lavorato, in modo eroico, su se stessa e si è resa attenta a tutte le volte che Lui le diceva: ha llegado el momento de… (fondare, chiamare il primo figlio, scrivere le Costituzioni, aggiungere quanto si riferisce ai sacerdoti diocesani, aprire il noviziato, fondare a Fermo, ecc.
Quando la Madre Speranza è entrata tra le Figlie del Calvario è cresciuta e si è formata respirando molto forte, secondo lo spirito della Fondatrice Esperanza Pujol, l'esigenza della contemplazione della Passione di Gesù, impostata soprattutto - come era normale in quel tempo - nel desiderio di conoscere le sofferenze di Gesù e nel desiderio di essere pronta a soffrire altrettanto nel proprio corpo per riparare e per consolare Gesù. Da questo tipo di contemplazione del quale anche la nostra Madre ne ha fatto grande esperienza, Ella poi è passata a un altro tipo di contemplazione della Passione di Gesù con il desiderio di poter capire e imitare i sentimenti che Gesù ha provato durante la sua passione e morte.
Mi guida questo pensiero. Vorrei poter riuscire a cogliere i sentimenti con i quali la Madre ha accolto e ha portato a compimento il desiderio di Dio nella Fondazione di una Congregazione nuova, per i Sacerdoti, composta di Sacerdoti e Fratelli.
E questo, non per pura curiosità culturale, ma mosso dal desiderio di poter camminare effettivamente sulle orme di Madre Speranza nell'accogliere e portare avanti i desideri del Signore.
A grandi linee ricerco questi atteggiamenti della Madre nell'arco di tutta la sua vita, pretendendo solo di poterne indicare qualcuno e sperando che altri, con competenza, si sentano invogliati a farne uno studio e una ricerca.
1. La Prima Comunione e la presenza eucaristica sacramentale
Il 14 gennaio 1959 la Madre in Collevalenza aveva partecipato, dopo pranzo, alla ricreazione dei Padri; erano presenti anche Padre Mario Montecchia, Padre Elio Bastiani, Padre Enzo Ignazi, Don Emilio Tassi.
Riporto testualmente dal diario scritto lo stesso 14 gennaio 1959:
"Durante la ricreazione la Madre ci ha raccontato quanto segue: quando aveva l'età di 8 anni ancora non l'avevano ammessa alla prima Comunione.
Essa aveva già da tempo premeditato di "rubare" il Signore, cioè di fare ugualmente la santa Comunione e per questo ogni giorno si confessava per trovarsi sempre pronta qualora fosse capitata l'occasione. Viveva presso il parroco. Una mattina il parroco era assente ed era venuto a celebrare un sacerdote che non la conosceva; si tenne pronta e al momento della Comunione si portò alla balaustra e fece la sua prima Comunione! dopo aver preso una tazza di caffèlatte con cioccolato! Quando se ne accorsero, fu molto rimproverata.
Essa si preoccupava solo di fare compagnia al Signore. Non fu ammessa alla prima Comunione che all'età di 12 anni. Ma la Madre ci assicura anche che da quel giorno (quindi dal 1901) ha avuto la grazia di avere sempre presente Gesù nel suo cuore, sacramentalmente...".
Sono l'amore e i sentimenti di una bambina di 8 anni verso Gesù Eucarestia; una bambina alla quale un giorno Dio avrebbe chiesto di aver cura dei sacerdoti; il sacerdote non ha un tesoro più grande della sua Messa e del suo Tabernacolo; da parte di Dio quei sentimenti di una bambina trovano come risposta il dono di una presenza sacramentale continua per tutta la vita: il suo cuore diventato tabernacolo vivente, continuo, modella da quel momento tutta la sua vita.
Un grande amore a Gesù Eucarestia che da parte di Dio trova come risposta il dono di una presenza sacramentale continua per tutta la vita.
Ricorda Padre Gino: La Madre comunicava volentieri questa sua esperienza e raccomandava di dire sempre ai nostri ragazzi, oltre che a noi stessi, che Gesù invitato sarebbe rimasto volentieri nel nostro cuore. Ogni successiva Comunione era da lei considerata né più né meno che come un ricambio delle Sacre Specie. Leggiamo nel Libro delle Usanze pagina 14 dell'Edizione 1971, traduzione italiana, queste parole: "Spiegheranno anche (ai ragazzi) come il nostro cuore possa arrivare ad essere un Tabernacolo vivente del Signore solo che lo invitiamo a rimanere dentro di noi, certi che Egli vi resterà e si adatterà al nostro povero e miserabile cuore: così potremmo vivere sotto il suo sguardo e la sua protezione, lo potremo adorare e con Lui lavorare per la santificazione nostra e degli altri".
Era su questo principio che la Madre imperniava la formazione spirituale di noi Figli dell'Amore Misericordioso. La Madre non si fermava alla superficie ma entrava nel profondo dell'anima di ognuno di noi.
Fin dall'infanzia la Madre ebbe un grande amore all'Eucaristia, tanto da infrangere la regola allora vigente della Prima Comunione da farsi a 14 anni.
Come abbiamo detto lei era persuasa di avere Gesù Eucaristia sempre presente nel suo cuore. Per lei la celebrazione Eucaristica e la Santa Comunione erano il centro della giornata e la permanenza di Gesù nel Tabernacolo diventava frequente punto di riferimento.
A proposito gioiva immensamente ogni volta che in una sua casa religiosa si apriva qualche Cappella con il relativo Tabernacolo e questo non soltanto idealmente ma le dava modo di rifugiarsi spesso, sola sola, davanti al Tabernacolo per entrare in rapporto confidenziale con il Buon Gesù. Spesso fu sentita parlare confidenzialmente con Gesù Eucaristia e quando io stesso l'ho interrogata su come pensava che Gesù stesse nell'Ostia Santa lei mi disse che aveva saputo direttamente dal Signore che Lui si trovava in stato di Vittima che si offre continuamente al Padre. Sentiva fortemente, e voleva che si solennizzasse in maniera gioiosa, la festa del Corpus Domini.
2. Il voto di vittima nel 1927
Di tutta la fanciullezza e giovinezza della Madre sappiamo pochissimo; appena due o tre episodi; non sappiamo come era inserita con le altre ragazze del suo paese, non sappiamo che un episodio delle sue condizioni di salute all'età di 18 anni; non sappiamo… Sappiamo solo con certezza che dai 7-8 anni fino ai 21 anni, quando è partita per farsi religiosa a Villena, è vissuta prestando il suo servizio e la sua dedizione nella parrocchia, con le sig.ne Inés e María sorelle del Parroco Don Manuel Aliaga, condividendo, servendo, lavorando a fianco del parroco. Un periodo di 14/15 anni che le ha fatto conoscere i problemi, le ansie, i limiti, i rischi di tanti preti, insieme ai grandi tesori che Dio ha messo nelle mani dei suoi sacerdoti; ha conosciuto il fervore e la santità di alcuni di loro e ha conosciuto la fatica e la debolezza di altri.
Ha capito quanto sia necessario aiutare e sostenere un prete: Nel suo diario, al 18 dicembre del 1927, troviamo questa scelta maturata:
Esta noche me he distraído y el Buen Jesús me ha dicho, que yo no debo ambicionar otra cosa que no sea amarle, sufrir en reparación de las ofensas que El recibe de su amado Clero y hacer que todos los que conmigo traten, sientan este deseo de sufrir y ofrecerse como víctimas de expiación, por los pecados que cometen los Sacerdotes del mundo entero y que yo me esfuerce en buscar sólo su gloria, aunque esto sea a costa de mi propio menosprecio; ¿qué quiere decirme con esto el Buen Jesús, Padre mío?
Ricorda Padre Gino: Si era offerta fin da giovane al Signore come vittima riparatrice per i sacerdoti e fino alla fine della sua vita ha tenuto fede a questo impegno. Lo stesso calo di energie nella tarda età lo ha portato avanti accettandolo con amore vivendo nella sua carne le sofferenze di Gesù Crocifisso.
L'offerta per la santificazione dei sacerdoti la articolava con questa espressione: "In riparazione dei peccati che commettono i sacerdoti".
L'avidità che la Madre aveva di soffrire era sempre per impetrare o per riparare, unendo le sue sofferenze a quelle di Nostro Signore, Vittima dei peccati del mondo.
Gradiva molto il canto che le figlie di Roma avevano composto in Spagnolo e che richiamava gli insegnamenti e gli atteggiamenti della Madre stessa. In esso si parlava di tacere, di soffrire e di amare e tutto il canto si articolava nel ripetere con vivacità e con intuito d'amore: "Callar, sufrir y amar".
Era un po' gelosa che il Signore riservasse maggiori sofferenze a qualche altra anima privilegiata, tanto che qualche volta si lamentava con Lui dicendo: "Non sarà che in questo periodo nel quale non ti sei fatto vedere sei andato da qualche altra anima che sa offrirti la sofferenza meglio di me?".
I sacerdoti erano il suo debole tanto che lo specifico dei suoi figli è quello di attendere ai sacerdoti, di sostenerli in qualunque modo, sempre in posizione di servizio. E' opportuno richiamare a questo proposito le prime pagine del libro delle Usanze che non parlano altro che di questo. Come detto quando si è parlato della Casa del Clero di Perugia, vorrei tornare a sottolineare che la gratuità della permanenza spicciola nelle case dei Figli dell'Amore Misericordioso non voleva che fosse considerata una ostentazione ma la dimostrazione di una fraternità. Vengono in particolare assistiti sacerdoti invalidi, non autosufficienti.
3. L'esempio di santi sacerdoti (Naval)
Ha avuto la fortuna di incontrare sul suo cammino santi sacerdoti dei quali ha potuto apprezzare non solo la saggezza dei consigli ma soprattutto l'esemplarità eroica delle loro virtù. Ricordo un episodio di quel periodo e lo prendo da "Las tres libretas" di Madre Aurora Samaniego:
Unos días antes del Pilar, M. Esperanza hizo llamar al Provicario D. Manuel Rubio Cercas, para decirle que se le había aparecido el célebre P. Calpena diciéndole que necesitaba sufragios por el mucho dinero que había gastado en humo y por haber tenido vanidad de un libro que había escrito, que necesitaba que se le dijeran (no me acuerdo exactamente), un número de misas por el sacerdote más digno de Madrid, entonces ella volviéndose al Sgdo. Corazón que acompañaba al P. Calpena le dijo: Y cómo sabré yo, Jesús mío, cual es el sacerdote más digno? y Jesús le respondió que D. Manuel Rubio Cercas.
Un episodio ancora più significativo in occasione della morte del Padre Francisco Naval. Era fratello di Padre Antonio Naval; avevano avuto una grande sofferenza in famiglia perché il loro Babbo morì assassinato e non si seppe chi era stato l'assassino. Un giorno il Padre Francisco Naval, in Chiesa, nel corso di una predica disse quanto stava soffrendo per la morte del babbo, disse che non sapeva chi fosse stato l'assassino, ma che, se un giorno l'avesse potuto incontrare, avrebbe voluto buttarglisi al collo e dirgli "Fratello mio! non soffrire perché io ti ho perdonato!".
La Madre ha potuto vedere quanto questo gesto coraggioso fosse piaciuto a Dio.
Da Madre Aurora Samaniego: Me parece que fue a últimos de este octubre o primeros de noviembre cuando murió en cuatro días el Rvdo. P. Francisco Naval CMF que se había convertido en un protector nuestro. Mucho sintió la Madre su muerte, cuya noticia le dieron por teléfono. Al siguiente día del entierro el P. Ruiz telefoneó y contó los detalles de éste y de la muerte. M. Esperanza estaba en el aparato y M. Pilar, Hª Ascensión y yo sentadas en la escalera frente a éste. Luego comentamos indignadas que al P. Francisco le enterraron en una fosa de seis donde ya habían otros dos enterrados, que le dejaron solo teniendo mucha fiebre, pues le encontraron en el suelo ya que se levantó para escribirnos a nosotras y que ni siquiera le hubieran mudado antes de enterrarle.
Al día siguiente a esto, al levantarse M. Esperanza nos dijo que había visto al P. Francisco subirse al cielo y que le había dado el encargo dijera al P. Postíus se dieran prisa en hacer el Panteón y de trasladarle a él y que le pusieran en un lugar solo porque algún día se buscaría con empeño su cuerpo y que le advirtiese que tuvieran más caridad con los enfermos y se lavasen y mudasen a los cadáveres etc. En seguida M. Pilar se puso a la máquina y redactó una carta con todo lo dicho que se le mandó con Carmen y todo el día estuvimos esperando, como niñas traviesas, la llegada del P. Postíus.
Este mostró gran admiración, yo como sabía la conversación del día anterior no pude contestar, reía por la frescura de la Madre.
4. Don Esteban Ecay nel 1932
Qualche anno più tardi, nel 1932, la Madre era nella nuova Fondazione della Casa di Alfaro. Lì l'aveva seguita un sacerdote da Madrid: Don Esteban Ecay Izcue, di due anni più grande della Madre. Era navarro, de Abárzuza. Entrato tra i Clarettiani nel 1899, aveva fatto la prima professione nell'agosto del 1900, ordinato sacerdote nel 1908, destinato alla Provincia del Messico. C'era con lui anche un altro fratello tra i clarettiani: Padre Agustín Ecay.
Qualche mese prima che la Madre entrasse religiosa a Villena, nel giugno del 1914 lasciò la Congregazione clarettiana e restò in Messico, sacerdote incardinato nella diocesi di Los Angeles.
Dopo una diecina di anni rientrò in Spagna e a Madrid conobbe la Madre quando, ancora clarettiana, lavorava in C/.Toledo e in C/. del Pinar. Con il Marchese De Zahara e la Contessa De Fuensalida fu tra i benefattori che maggiormente sostennero, con il beneplacito del Vescovo di Madrid, le iniziative apostoliche promosse da Madre Speranza.
Anche quando la Madre abbandonò questo esperimento di riforma tra le Clarettiane, dando vita ad una nuova fondazione, Don Esteban, pur incontrando difficoltà con il Vescovo di Madrid (che nella sua diocesi lo sospese a divinis), continuò ad appoggiare l'opera. Con l'apertura della casa di Alfaro, Don Esteban vi si trasferì come cappellano. Nel desiderio di appartenere in qualche modo alla nuova Associazione fondata dalla Madre, il 23 marzo 1932 emise la sua consacrazione privata. Morì in Alfaro il 18 settembre 1936.
Fu il primo FAM, prima ancora che la Congregazione esistesse. Ed era un sacerdote sospeso a divinis nella sua diocesi.
Così recita l'ACTA firmato dalla stessa Madre.
En Alfaro, a los 23 días del mes de marzo de 1932, Don Esteban Ecay Izcue, Pbro. y Capellán de la Asociación de Esclavas del Amor Misericordioso, queriendo asociarse a nuestra Obra, a la que desde su principio ha venido ayudando, y quedar constituído como un miembro de ella, hizo su consagración privada a la misma y dirigió su fervorosa palabra a las Asociadas reunidas en la capilla, las que desde este momento le miran y consideran como a un hermano perteneciente a su misma Asociación.
Lo que hago constar por medio de la presente acta que firma el interesado, con el V° B° de la Rvdma Madre Fundadora, ante mí la Secretaria.
Esteban Ecay, Pbtro.
V° B° - Esperanza de Jesús, eam
Mª Aurora de Jesús, Secretaria
Certezza di essere stata chiamata
Anche la Madre ha maturato attraverso il discernimento la sua chiamata e la sua vocazione, ma questa è stata anche la certezza che le ha dato forza, decisione, coraggio, perseveranza in tutta la vita e che non l'ha fermata mai di fronte alle difficoltà, alle prove, alle incomprensioni o all'ambiente negativo che la circondava.
Un atteggiamento della Madre che le è stato presente e decisivo in tutto l'arco della sua vita, quando aveva 22 anni come quando ne aveva 50 passati.
Leggo dagli appunti del 22.02.1958: Oggi la Madre viene al refettorio dei Padri; abbiamo festa per la ricorrenza della approvazione delle Costituzioni delle nostre Suore. Si viene a parlare anche della prossima festa della Madre, il giorno 18 dicembre. La Madre ci dice che sono ormai 45 anni che porta questo nome di "speranza", difatti entrò in religione nel 1914, il giorno della festa di santa Teresa.
La Madre ci dice che quando era ancora novizia provò una forte tentazione di lasciare la vita religiosa, prima ancora di fare i voti, perché essa era venuta in religione con la illusione che qui tutto fosse santità e che non ci fossero più le miserie dei vari caratteri o delle mancanze di carità. Stando così le cose valeva la pena - pensava la Madre - di restare in famiglia e lì si sarebbe potuta salvare ugualmente.
Espose questa sua preoccupazione al vescovo di Cartagena-Murcia, che la conosceva, e questi le rispose: "Bene, figlia; comincia tu a fare bene e vedrai che le altre ti seguiranno". Animata da questo, la Madre cominciò; ma le cose non cambiarono molto, tanto che, a distanza di due mesi dalla professione, era ancora perplessa se proseguire o no; anzi, quasi decisa a lasciare la vita religiosa. Espose tutto alla sua superiora che la consigliò di pregare ed aspettare.
Viveva allora al "Calvario". In questo stato d'animo andò a fare la Via Crucis. Mentre stava facendo la Via Crucis, alla quarta Stazione, si sentì una voce che le diceva: "E tu te la sentirai di lasciare mio Figlio solo?". Guardò in Chiesa e non c'era nessuno. Provò a seguitare la Via Crucis e di nuovo sentì la stessa voce. Accese una candela per vedere meglio in Chiesa e in una Cappella laterale trovò a terra una piccola statua della Madonna, tutta interrata. Era essa che aveva parlato.
Espose tutto alla Superiora e questa al Parroco; questi per ordine del Vescovo fece pubblicare in Chiesa, la domenica seguente, alle Messe che se qualcuno avesse portato al "Calvario" quella statua della Madonna, magari ritrovata in qualche campo, lo dicesse per vedere se si dovesse dare qualche culto a quella Immagine. Nessuno sapeva niente di quella statua. La statua attualmente dovrebbe essere conservata dalle Suore Clarettiane che poi hanno preso il "Calvario". Dopo tutto ciò la Madre non ebbe più dubbi sulla vocazione; fece la sua professione regolarmente come le altre.
Quando la Madre ci ha raccontato questo erano presenti quasi tutti i Padri della Casa e precisamente: Padre Gino Capponi, Padre Elio Bastiani, Padre Alfonso Mariani, Padre Mario Gialletti, Padre Luigi Macchi, Padre Enzo Ignazi, Padre Maximiano Lucas Peña, don Emilio Tassi, Fratel Pietro Jacopini e tutti i seminaristi.
Nel 1944 nel suo diario quando aveva ormai il presentimento di dover morire o lei o la Sig.na Pilar, scrive:
Pilar no estaba en casa y la pobre cuando llegó encontró a las Hnas. llorando y sin saber qué hacer, ella llamó en seguida al médico para informarse mejor, yo supliqué a Pilar que hiciera lo que pudiera para que me dejaran morir en casa, pero dije a Pilar que podía estar tranquila, pues no podíamos pensar que moría siendo así, que todavía no se habían fundado los Hijos del Amor Misericordioso, esto dio fuerza a Pilar para oponerse a que me saquen de casa. [El pan18, Hoy 713]
Yo siento una tristeza mortal, pensando si deberé dejar a esta hija sola y no amada de todos en la Congregación, separándome de mis queridas hijas, dejándolas solas y sin experiencia y por otra parte me atormenta el pensar que el Buen Jesús no me dejará llevar a cabo la fundación de los Hijos de su Amor Misericordioso, por haberme dejado llevar muchas veces de una estúpida preocupación de mi persona y por haber dado en varios momentos pábulo al terrible sufrimiento que en mi loca imaginación yo me había formado, siempre pensando en mí, y así he perdido mucho el tiempo y lo que es peor, es que creo he molestado mucho al Buen Jesús pensando en mí misma. [El pan18, Hoy 935]
Paura, timore
Un'altra caratteristica nel comportamento della Madre mi sembra di poterla trovare nel constatare che - di fatto - in tutta la sua vita è stata dominata dal pensiero e dalla preoccupazione che ogni suo gesto, ogni suo pensiero, ogni sua scelta fossero sempre espressione coerente della sua vocazione.
Sempre con il timore che le sue scelte e i suoi sentimenti
§ non fossero sempre e unicamente motivati dalla chiamata, dalla vocazione
§ o che il suo modo di vivere le difficoltà e i problemi non fosse vissuto con gioia; "me atormentaba la justa idea de que … al Buen Jesús no le agradan las cosas que se le hacen por fuerza y sin nada de alegría".
Un grande insegnamento per imparare a vivere le difficoltà!
Ricordo quando nell'agosto 1944 sapeva solo che fra qualche settimana sarebbe morta o lei o la Sig.na Pilar.
Il 6.8.1944 nel suo diario: Con esta loca mente, decía: si el Buen Jesús había permitido que me hicieran tanto sufrir con la fundación de las hijas, qué sería la de los Hijos, me tomarán por loca y no sé donde el Santo Oficio querrá llegar con los tormentos de esta fundación, y por más que yo me esfuerzo para alejar de mí este sufrimiento y me esforzaba para estar contenta y dar gracias al Buen Jesús por haberme elegido para ello, no me era posible hacerlo con alegría, sino siempre por medio de un esfuerzo lleno de tristeza, y así me atormentaba la justa idea de que como al Buen Jesús no le agradan las cosas que se le hacen por fuerza y sin nada de alegría, El me llevaría en estos días pasando unos Ejercicios de dolor y de turbación. Pilar por su parte también está turbada pensando es ella la que el Buen Jesús ha dispuesto llevarse, y dice no puede pensar en dejarme tan sola, sin saber si de nuevo me tendré que ver en el Santo Oficio por la Fundación de los Hijos del Amor Misericordioso, y porque cree que si es ella la que debe partir, la casa de Roma ya no se podrá hacer, y en este caso la Congregación deberá abandonar Roma. [El pan18, Hoy 936]
No pienses más en mí, ni en la casa que se debe hacer o no en Roma, ni en la fundación de los Hijos del Amor Misericordioso; piensa, hija mía, en hacer unos fervorosos ejercicios para nuestro viaje hacia la eternidad, es decir, hija mía, para nuestro encuentro con el Buen Jesús. Yo, hija mía, no debo ocultarte que en estos momentos mi dolor es grande viéndote en este desvarío, pensando más en las criaturas o criatura, que en hacer y procurar con alegría que el Buen Jesús pueda complacerse viendo nuestra generosidad. [El pan18, Hoy 941]
Día 29 de agosto 1944 - Hoy, 29 de agosto, me he distraído y el Buen Jesús me ha dicho que a las dos de la tarde, Pilar recibirá el premio de cuanto ha sufrido por El y su gloria y por la Congregación de las Esclavas de su Amor Misericordioso, y por el bien que su gran caridad ha prodigado a su Iglesia y a todo necesitado y por lo mucho que ha sufrido y luchado, para defender a la criatura que El ha elegido para ser Madre de dos numerosas familias de su Iglesia. [El pan18, Hoy 945]
Quattordici anni più tardi, nel 1958, leggo negli appunti:
Leggo dagli appunti del 21.05.1958: La Madre da alcuni giorni è a letto; nella notte ha versato anche sangue dalla bocca; ha dolori atroci al ventre. Si potrebbe trattare di una ulcera allo stomaco, al pancreas, di una forte colite o di un tumore.
Una gravissima situazione di salute da mettere paura a chiunque:
Dopo cena verso le nove salgono nella sua camera i membri del Consiglio Generale (Padre Alfredo, Padre Gino, Padre Arsenio e Padre Gialletti, da Lei chiamati) per trattare con la Madre diverse questioni.
Poi la Madre ci dice che la notte del 18 maggio, tre giorni dopo l'Ascensione, le è apparso il nostro Don Luigi tanto luminoso e bello da estasiare. La Madre stava piangendo ed era preoccupata sotto l'impressione di non aver fatto niente e sotto l'impressione che la nostra Congregazione dei F.A.M. stesse crollando.
Il Signore avrebbe permesso al nostro don Luigi di apparirle per dirle che dal giorno dell'Ascensione era già in cielo, che non era vero che la Madre avesse fatto niente e che sarebbe stata già una grande cosa anche se avesse aiutato solo un'anima ad andare in Paradiso.
La Madre ha visto don Luigi rivestito dei paramenti sacri e l'ha colpita un particolare: aveva sul petto il Crocifisso dell'Amore Misericordioso ma non si vedeva il legno della croce. Ha rievocato poi il fatto di quando il 22 febbraio 1958 si trovò in bilocazione da don Luigi e ha aggiunto due particolari:
Don Luigi si rese conto del modo come era presente la Madre solo quando andò a baciarle la mano e... non strinse niente.
Inoltre don Luigi avrebbe manifestato il desiderio di andarsi a confessare da Padre Pio o dal Padre Cappello e la Madre gli avrebbe risposto che non c'era bisogno.
E qualche mese più tardi, nell'ottobre dello stesso anno: quanto più la Madre si sente coinvolta dalla vocazione e vuole trovare nuove forme per collaborare ed essere generosa, tanto più Gesù la coinvolge e le apre nuovi orizzonti:
Leggo dagli appunti del 13.10.1958: La sera, immediatamente dopo cena, verso le 20,25 trovo la Madre in estasi in Cappella. Sono presenti pure il P. Alfredo e la sacrestana Suor Aurora.
La Madre parla con Gesù della nuova costruzione che si deve cominciare a Collevalenza, nell'orto: laboratorio per le ragazze, lavanderia, cucina, noviziato per le suore ecc. ...
Mostra inoltre il suo rammarico perché non si riesce a diffondere la devozione all'Amore Misericordioso.
Essendosi dovuto chiudere il Collegio per infezione diffusa, la Madre disinfetta tutta la Casa bruciando foglie di eucalipto e zolfo.
Scendendo a colazione in ritardo, trovo la Madre a terra sul pianerottolo davanti alla camera del P. Gino e non riesco a capire cosa stesse facendo. Non mi fermo perché la Madre mi dice di andare subito a refettorio.
La sera la Madre mi dice che stava mangiando la cera che le suore danno al pavimento (cera delle candele diluita con benzina?) e lo faceva per penitenza perché a una figlia le costava molto dare la cera al pavimento. Già ne aveva mangiato circa due cucchiai e si era messa per terra perché non resisteva alla ripugnanza.
La stessa sera la Madre mi dice che nella notte tra il 27 e il 28 di settembre (il giorno 1 era tornata da Roma a Collevalenza) il Signore l'aveva portata in bilocazione da Collevalenza a Castel Gandolfo dal Santo Padre Pio XII per comunicarGli che nella prossima settimana il Signore Lo avrebbe chiamato a sé. Il Santo Padre è morto il 9 ottobre mattina alle 3,52.
5. tú eres la llamada a desterrar...
Ha avuto sempre la percezione che il Signore la chiamava ad avere il coraggio di collaborare con Lui per dare vita a una Congregazione che fosse nuova non solo nella sua struttura giuridica, ma soprattutto nel modo di vivere la propria dedizione alla vocazione: nelle scelte, nel modo di comportarsi, nel modo di parlare, nel cercare una vita povera sul serio, nella coerenza, ecc.
Più volte nel suo diario annota con una forza straordinaria che - per non deludere il Signore - preferirebbe vedere la Congregazione disciolta prima che entrasse un certo spirito; dice con energia che ci sono certi modi di essere che Dio non li vuol vedere nelle Sue Ancelle e nei Suoi Figli.
"Qualche cosa - dice il Signore - che Io non lo voglio vedere né nelle EAM, né nei FAM e che tu (Madre Speranza) sei chiamata a estirpare dalle due Congregazioni questo abuso…".
Lo ritrovo molto presente in tutta la vita della Madre e la trovo sempre fortemente decisa ed esigente.
Ne ricordo qualcuno:
Già negli anni 40 non aveva voluto accettare l'eredità della Sig.na Pilar che, alla sua morte, è passata allo Stato. Pochi anni più tardi Gesù ancora le ripete:
Il 14.5.1949 nel suo diario: "Cosa que Yo - dice El - no la quiero ver ni en las Esclavas de mi Amor Misericordioso, ni en los Hijos de mi Amor Misericordioso y tú eres la llamada a desterrar de las dos Congregaciones este abuso con el ejemplo, haciendo grandes cosas y grandes a las dos Congregaciones con el trabajo, el sacrificio, el dolor y mi ayuda que ante todo esto no te faltará; y así te digo que mañana mismo comiences a moverte sin reposo, para poder hospedar en esta casa el mínimum de quinientos Peregrinos diarios, desde el primer día hasta el último del Año Santo, asegurándote Yo - dice El - que, si tú te lanzas de lleno a esta labor, para ti dolorosa, y al sacrificio de ésta y al sufrimiento que el desarrollo de esta organización te proporcionará, como grande aprendizaje, tú, terminado el Año Santo, habrás terminado de pagar todo el importe de estas obras y mobiliario, dejando a la Congregación una magnífica casa y una maravillosa organización.
Con la cual podrán vivir por largos años, sin molestar a ningún bienhechor, no solo el Gobierno General, con el Noviciado y el internado para niñas pobres, sino también los Hijos de mi Amor Misericordioso, a quienes éstas ayudarán con amor de hermanas y sin grandes esfuerzos, con el fin de que éstos se preocupen poco de lo material y se den de lleno a las almas y a la parte espiritual. [El pan18, Hoy 994]
Ricorda Padre Gino: La virtù della povertà la intendeva non solo come uso controllato delle cose, ma anche come impiego di tempo. Questo ha vissuto e questo ha insegnato.
Ha molto lavorato e il più delle volte si è data ai lavori più umili tanto che, non dico che ci infastidivamo, ma ci meravigliavamo quando si dedicava, oltre che alla cucina, alle pulizie. Personalmente l'ho veduta anche in ginocchio a passare lo straccio al pavimento. A una mia reazione, in una di quelle circostanze, ebbe a rispondermi: "Ricordati, figlio mio, che quando una Superiora generale governerà la Congregazione da dietro la scrivania, la Congregazione sarà finita. Ci vuole una mamma che si dia a tutto".
Leggo dagli appunti del 5.4.1959: Nel pomeriggio di ieri, per desiderio della Madre, ho accompagnato in macchina ad Assisi e Perugia, insieme a P. Lucas, questi cinque Sacerdoti spagnoli, nostri ospiti: Don Ignacio Mendivil, Don Felipe Fernández, Don Santiago García, Don Avelardo Del Vigo e Don Vincente San Martín.
Tali sacerdoti, a Perugia, mi chiesero che gli indicassi una Libreria per poter comprare un Messale. Pensai che lo volessero prendere per regalarlo alla Madre per l'ospitalità concessa: li supplicai che non lo facessero, ma essi insistettero dicendo che doveva avere solo il significato di un ricordo, e lo presero.
Oggi, nella ricreazione del pomeriggio lo hanno offerto alla Madre, la quale si è mostrata molto dispiaciuta di quanto hanno fatto.
Ripete che non permetterà mai che nella Congregazione dei F.A.M. entri tale spirito, che ogni Sacerdote qui si deve sentire in casa sua, che tutti devono essere trattati ugualmente perché tutti pagano ugualmente (cioè niente), che non lo può accettare neanche come ricordo, perché un giorno potrebbe venire un altro sacerdote e offrire una "custodia" o un regalo più prezioso e quindi essere trattato meglio, ecc. ecc... e infine ci dice che sta lottando tanto per non portarci tutti con lei in cucina e bruciare davanti a noi quel Messale.
Leggo dagli appunti del 30.3.1961: Giovedì Santo
La Madre esce di Chiesa subito dopo aver fatto la Comunione (al pomeriggio) perché aveva timore di andare in estasi.
Prima di rientrare nella parte delle Suore si ferma in preghiera davanti al Santissimo conservato nel salottino e va in estasi.
Prega intensamente per la Congregazione F.A.M. chiede che siano energici quelli che la devono guidare; prega per le Suore la stessa cosa; prega intensamente il Signore a voler dare tanta forza al P. Pio per superare bene la prova e perché non avvenga un fracasso...
Ricorda Padre Gino: Per quanto riguarda il suo modo di trattare con gli altri è stata veramente maestra esemplare, prima con i fatti e quindi con il comportamento, e poi con le parole. Il suo linguaggio è stato sempre regolato da tanta delicatezza a riguardo e non accettava parole meno corrette; lo stesso si dica degli atteggiamenti meno dignitosi. L'amore che riversava sul prossimo era una derivazione di quello a Gesù, suo Sposo.
Per quanto riguarda rapporti epistolari le sue espressioni erano essenziali, ed anche se cariche di maternità, erano sempre dignitose e spirituali. Si interessava in esse delle condizioni di chi entrava in corrispondenza con lei e concludeva sempre chiedendo e promettendo preghiere.
Ricorda Padre Gino: Quando la sentivamo dire nella preghiera tutta la sua insufficienza al Signore e la sua meraviglia di essere stata scelta perché la più povera e la più incapace ci sembrava che dicesse anche troppo. Con questo non dico che era autolesionista ma dimostrava di conoscersi fino in fondo un nulla davanti a Dio e come l'ultima davanti agli altri. Ripeteva spesso di essere uno zero alla sinistra. Si paragonava all'asino del profeta Balan che parlava rimanendo un povero giumento.
La prontezza nel suo atteggiamento umile il più delle volte si esprimeva attraverso l'immediato ricorso a Dio dal quale aspettava ogni aiuto convinta di quanto Gesù aveva affermato: "Senza di me non potete far nulla".
La Madre non ha fatto mai distinzione di compiti importanti e umili, ma ha fatto ciò che si presentava con tanta disinvoltura.
Per conoscenza diretta posso affermare che il lavoro di cucina lo ha fatto anche perché spesso questo veniva considerato come un lavoro umile e faticoso; in esso esprimeva soprattutto il suo ruolo materno proprio perché una mamma si interessa personalmente a preparare cibi sani ed appetitosi.
6. "hacer todo aquello que le agrada"
Lo dico con una riflessione di Padre Gino.
Ricorda Padre Gino: Ha sempre considerato Dio il suo Tutto e realmente ha offerto a Lui il suo piccolo tutto. E' caratteristica la frase che ripeteva sovente: "Dios mío, y todas mis cosas".
L'impostazione della sua vita, data con tanta generosità alla causa dell'Amore Misericordioso, superava di gran lunga quelli che sono i comandamenti di Dio, arrivando all'oblazione totale di sé in maniera eroica. Per rispondere a Gesù che aveva affermato: "Chi mi ama osserva i miei comandamenti", la Madre non ha avuto nient'altro di mira che "hacer todo aquello que le agrada". Con insistenza ci chiedeva, a voce e per iscritto alla fine delle sue circolari: "Pregate per questa povera creatura" oppure "per questa vostra Madre, affinché riesca a dare a Gesù quanto le chiede".
E questo lo ha vissuto come atteggiamento abituale della sua vita, anche nei momenti più sofferti.
Il 14.3.1949 nel suo diario: Y así tú debes pasar por toda esta elaboración para poder llegar a ser lo que Yo deseo, que es servirme de ti para sustento o sostenimiento de muchas almas, y que los hijos e hijas tomen de ti esta substancia de la elaboración y así puedan darme mucha gloria en este Santuario, con el suave olor del sacrificio, la oración, la abnegación y el continuo ejercicio de mi caridad y amor hacia el más necesitado". [El pan18, Hoy 1000]
Anche quando la sua natura ha fatto esperienza di tanta paura e resistenza, come quando ha conosciuto di dover iniziare la Fondazione dei FAM solo con il giovane Alfredo Di Penta. Dopo aver vissuto la sua paura, si ripresenta al Suo Gesù dicendo il suo "Ecce ancilla Domini" e:
Il 24.2.1951 nel suo diario: El me ha perdonado y, con voz de padre y mirada cariñosa, me dijo: "Hija mía, Yo no cuento, olvido y perdono y te amo tanto, tanto; sé los sufrimientos que te esperan y las humillaciones que has de sufrir, pero es mi voluntad que tú pases por esta prueba, y que el primero de los Hijos del Amor Misericordioso sea Alfredo". A esto he añadido: "Ecce ancilla, Domini", pero Jesús, olvídate del disgusto que te he dado y ayúdame, para que en las pruebas yo aprenda a desconfiar de mí y a confiar siempre en Ti. [El pan18, Hoy 1047]
Così per l'inizio a Fermo:
Il 26.5.1951 nel suo diario: ...S. Excia. se impresionó un poco y me dijo: "Creo que V. tendrá interés en cumplir una petición tan santa y buena para estos pobres niños, pero sepa V. que se trata de ese Colegio que Alfredo tanto le espanta; ¿qué hará V., Madre?". "Yo, Excelencia, cumplir la Voluntad del Buen Jesús, ayudada siempre de El". [El pan18, Hoy 1060]
A lo que S. Excia. me respuso: "Yo también le ayudaré, no sólo para que tome V. posesión del Colegio, sino para que de él se ocupen sus futuros Hijos, formando ahí una comunidad de ellos con Sacerdotes míos".
Lo sentiva e lo viveva come un dovere di giustizia verso Dio:
Ricorda Padre Gino: La stessa lotta al peccato la portava avanti soprattutto perché era un dispiacere per il buon Gesù e quindi se ne guardava bene e metteva in guardia tutti. Per quanto riguarda i Santi Voti li considerava, e voleva che li considerassimo come mezzi per conseguire le tre virtù corrispondenti ed era piuttosto tenace nel voler essere obbediente come il buon Gesù, povera come Lui e degna sua sposa che gli riserva tutto il cuore.
Leggo dagli appunti del 25.8.1959: Essendo venuto da Campobasso a Roma per il Ritiro Mensile e essendo proseguito per Collevalenza per le confessioni delle Suore e per prendere appunti per la segreteria, ho modo di parlare con la Madre. La Madre mi parla di un estasi avuta durante il mese (mi pare il 15) in cui il Signore Le mostrò di non essere pienamente soddisfatto di noi FAM. Il Signore mostrò questa Sua pena perché la Madre stava chiedendo ancora con tanta insistenza di avere altre vocazioni. Il Signore Le fece capire che non era molto disposto a concedere altre vocazioni per questi motivi; è Suo desiderio che ci preoccupiamo più di formare i nostri ragazzi nello spirito della Congregazione, mentre invece è un lavoro un po’ trascurato da noi e ciò ha procurato al Signore in questi otto anni molti dispiaceri e pochi piaceri.
Un altro motivo è nel fatto che ognuno di noi, venendo in Congregazione già sacerdote, viene con una sua formazione e con un suo modo di fare spesso, anche se c'è buona volontà, gli è di molta difficoltà per la vita di Comunità.
Ancora un altro motivo che ha procurato dispiaceri al Signore è il fatto che trascuriamo tanti piccoli doveri pensando di farci santi solo facendo grandi cose. Le cose grandi si faranno solo se le chiederà il Signore. Quando uno è messo in un ufficio si ricordi che deve santificarsi in quell'ufficio compiendo bene tutte le piccole cose di quell'ufficio. Anche una cosa piccola può essere un desiderio del Signore e perciò non deve essere trascurato da un'anima religiosa. - Domine, miserere mei! -
7. le prometí de nuevo ser más fiel...
Questo desiderio di "hacer todo aquello que le agrada" le era continuamente presente; rinnovato una infinità di volte, anche i momenti più gioiosi e lieti erano dominati da questa preoccupazione.
Così per esempio:
Il 28.10.1951 nel suo diario: Hoy, fiesta del Amor Misericordioso, el Señor Obispo de Todi entrega a los cuatro Hijos del Amor Misericordioso, el Crucifijo de esta advocación, que han de llevar pendiente del cuello. [El pan18, Hoy 1091]
Me distraje y allí, unida al Buen Jesús, le pedí de nuevo me perdonase de cuanto le había disgustado con la fundación de esta su amada Congregación; le prometí de nuevo ser más fiel, ayudada de El, en el cumplimiento de su Voluntad y le pedí, me concediese la gracia, de que este Hijo (il P. Alfredo il giorno che riceve la sacra tonsura) llegase a ser un santo Sacerdote y fiel Hijo de su Amor Misericordioso, y que jamás amase nada ni a nadie, que le pueda servir de obstáculo para la completa unión con El. [El pan18, Hoy 1094]
Ricorda Padre Gino: Quanto mi ha sempre colpito nella Madre potrei riassumerlo affermando che la sua nota distintiva e primaria è stata quella di una grande confidenza in Dio. Infatti dall'amore convinto che nutriva verso il buon Gesù e dalla certezza di essere ancora più abbondantemente riamata da Lui, ella lo sentiva come Sposo, come Amico, come Fratello, come Padre, come Tutto. Nonostante che chiaramente non gli mancasse di rispetto, tuttavia la sua ambizione era quella di realizzare con il Buon Gesù, convinta della sua presenza, una grande intimità, esempio del vero rapporto sponsale di un anima con il suo Sposo diletto. Di qui l'umile ardire e la semplicità di dirgli tutto e di chiedergli tutto; di qui anche quel senso di riservatezza che non può mancare tra lo sposo e la sposa. Di qui anche la frase che è diventata per lei e per noi il motto: "Tutto per Amore".
8. "en medio de la prueba me hallo feliz"
E' un atteggiamento costante nella vita della Madre che fa molta impressione ma che è coerenza: quanto più fa esperienza sofferta di prove, difficoltà, incomprensioni, rifiuti o cose simili, tanto più fa esperienza di autentica felicità e gioia, perché vede il realizzarsi del suo sogno di imitare i sentimenti di Gesù:
Il 28.2.1952 nel suo diario: Yo, Padre mío, creo que estoy molestando al Buen Jesús pues dentro de mí se levantan tormentas y deseos impropios de un alma que desea de veras amar a su Dios y por lo tanto aspirar al dolor. ¡Si viese Vd. qué movimientos siento en mi alma cada vez que pienso en ese señor … (de Todi y el triste recuerdo, de verme obligada a dejar solos a mis pobres hijos, aún tan jóvenes en la vida religiosa!) [El pan18, Hoy 1125]
Mi mente es un verdadero volcán: me parece ha llegado el momento de separarme de los hijos, y que estos no van a continuar formando parte de la naciente Congregación, que los Sacerdotes de aquí no entrarán ya y que todo crolará. [El pan18, Hoy 1129]
Il 30.3.1952 nel suo diario: Ahora que puedo decir a Vd. con verdad, que en medio de esta prueba y sufrimientos, me hallo feliz, muy feliz y que sólo siento el sufrimiento de mis hijos e hijas, pues es muy difícil ocultarles lo que sufro. [El pan18, Hoy 1248]
E questa generosa risposta della Madre apre le porte alla generosità di Dio, che non si lascia certo vincere in generosità; quanto più la nostra vita cambia e si conforma alla Volontà di Dio, tanto più Dio può concederci il meglio che aveva pensato per noi fin dalla eternità.
Il 18.3.1952 nel suo diario: Jesús me dice que le pida lo que necesite para mí, las almas por las que me inmolé como víctima, los hijos e hijas. Para dichas almas, hijos e hijas, te pido, Jesús mío, los ilumines con tu claridad para que entiendan y experimenten el vacío y la nada de las cosas humanas, y que los atraigas a Ti, descubriéndote a ellos, como bien Supremo y fuente de todos los bienes; que des a la voluntad de todos ellos la fuerza y constancia que necesitan, para no querer ni desear nada fuera de Nuestro Dios. Y para mí, Jesús mío, no deseo más que hacer la voluntad de mi Dios, amarle tanto, tanto y estar a solas con El, para hablarle y que El me hable a mí. [El pan18, Hoy 1219]
9. Continua l'offerta perché cresce la difficoltà
e coinvolge i Figli
Collevalenza 21 de abril 1952 - Grande es mi dolor en estos momentos al ver a los hijos y a la Congregación perseguida; esta pena me ahoga y con los ojos llenos de lágrimas y el corazón pasado de dolor te ruego, Jesús mío, libres de estos sufrimientos a los hijos y haz que mi amada Congregación se afiance más y más, como sucedió con la de las Esclavas de tu Amor Misericordioso, con mi sufrimiento. [El pan18, Hoy 1303]
Collevalenza 6 de mayo 1952 - Grande es, Jesús mío, el día de hoy en el que un hijo generoso se ha ofrecido a Ti, como víctima de expiación por los débiles Sacerdotes del mundo entero. [El pan18, Hoy 1306]
Collevalenza 8 de mayo 1952 - No puedo ocultarle, Padre mío, que una grande pena invade mi alma al ver a mis pobres hijos perseguidos, ocultamente, por quien dice y quiere hacer ver, que ayuda a ellos y ama a la Congregación y a su vez no la defiende, ni pone los medios para reforzarla con el fin de que no sea derrumbada por el vendaval de la persecución, al encontrarse débil en personal y joven, muy joven en la vida espiritual. [El pan18, Hoy 1318]
Yo le digo que no puedo explicarle mi dolor en estos momentos, pero sí puedo decirle, que me parece que amo al Buen Jesús más que antes y que ardo en deseos de imitarle, comunicarme con El y que mi alma salga de mí para entrar en El; quiero, padre, ¡sufrir tanto, tanto para dar gloria a Nuestro Dios, pero sola, sin que sufran mis pobres hijos e hijas! [El pan18, Hoy 1321]
Ricorda Padre Gino: Mi sembra necessario parlare della sua mentalità secondo la quale voleva soffrire per pagare di persona per unire le sue sofferenze a quelle del Signore. Spesso chiedeva di soffrire e si lamentava con il Signore quando non avesse sofferenze o dolori, sentendosi trascurata e non avendo materiale per dimostrare l'amore. Una delle frasi che più volte ho sentito rivolgere al Signore nella preghiera in queste occasioni era: "Signore non ho sofferenze e dolori in questo periodo, forse ti sei dimenticato di me?" Non aveva alcuna paura della morte anche se desiderava vivere a lungo per poter essere vicina alle figlie e ai figli. La sua morte e quella dei suoi figli e figlie la vedeva come un gioioso trasferimento della sua famiglia accanto a Gesù.
Vorrei che non venisse trascurata la riflessione che la Madre faceva spesso prima per sé, poi anche per noi, riguardante la fase del Getzemani, nella Passione di Gesù. Vedeva in quella circostanza, e ce la sottolineava, la tentazione più forte che Gesù ha avuto in vita sua, anche più delle tre che aveva affrontato all'inizio della sua vita pubblica nel deserto. Questo le è servito per educarsi alla disponibilità, a fare la volontà di Dio nonostante le resistenze della natura. Non infrequentemente la Madre, davanti a impegni non facili che il Signore le presentava, chiedeva a tutti l'aiuto della preghiera per adeguarsi alla volontà di Dio come Gesù aveva fatto sempre, soprattutto nell'orto del Getzemani, affinché non si facesse mai la propria volontà ma sempre quella di Dio, diceva lei: "per quanto non la veda, per quanto non la comprenda, per quanto mi faccia soffrire".
Mi piace far notare che la formazione che la Madre dava anche ai suoi figli Sacerdoti era intonata a quell'Amore e a quel sacrificio che prendono le mosse da Gesù Crocifisso. Ad esempio nel luglio del 1973 ad un suo figlio religioso che compiva gli anni fece gli auguri in questa maniera: "Todavía tienes mucho que sufrir, hijo mío". Quando pochi giorni dopo l'interessato chiese ancora preghiere la Madre disse che pregava perché egli si santificasse, con la certezza che il Signore lo aiuterà. "Come mi aiuterà?", interloquì l'interessato. La Madre rispose: "Ti aiuterà facendoti soffrire anche per mezzo di gente di casa nostra". La preghiera della Madre per i suoi figli era quella di chiedere per loro di raggiungere la santità per poter portare tante anime a Dio.
Leggo dagli appunti del 4.6.1959: Il Padre Arsenio mi riferisce quanto segue. Quanto mi riferisce P. Arsenio mi è stato confermato qualche giorno dopo (il 6 giugno) dalla madre stessa.
Al mattino, verso le 10 la Madre si sentì particolarmente male ed ebbe anche nuovo vomito con molto, molto dolore. Appena calmato il vomito la Madre disse "Te lo offro, Gesù, per quel sacerdote che Ti offende tanto e per il quale prego da sette anni e con il quale ancora non ho potuto parlare mai" E Gesù: "Guarda dalla finestra, è lì fuori, oggi verrà a parlare con te".
Il sacerdote da Perugia era venuto a Collevalenza per accompagnare la Sorella e nel pomeriggio si incontrò con la Madre. La Madre appena lo vide, prima che lui parlasse: "Figlio, sono sette anni che prego per te; nella tua parrocchia nessuno si confessa più, nessuno si comunica, tu fai tanti sacrilegi e rovini tante anime".
Gli raccontò come sette anni fa il Signore le aveva fatto vedere la sua cattiva condotta morale e lo invitò a confidare nella Misericordia di Gesù e emendarsi.
10. La Congregazione inizia con …
Un inizio tanto atteso e difficoltà enormi fin dall'inizio.
Quando nel 1951 la Madre avrà capito dal Signore che era arrivato il momento di fondare la Congregazione, poté far indossare l'abito dei fam e poté far emettere i santi voti a tre persone:
§ Al giovane SUPPINI SANZIO MARINO che, dopo essere passato per molte Congregazioni, il 14 agosto 1951 fece i santi voti come Fratello Artigiano nella Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso, dalla quale peraltro fu dimesso dopo circa un anno, il 1° agosto 1952, a causa della sua anormalità.
§ Al sacerdote BARBAGLI DON GIOVANNI, proveniente dalla Diocesi di Arezzo, che fece parte della prima Comunità di Collevalenza, dove esercitò anche il ministero parrocchiale fino al 28 ottobre 1952, giorno in cui venne DIMESSO dalla Congregazione per disposizione della stessa Santa Sede.
Scrive la Madre nel suo diario il 4.9.1952: Su Eminencia añadió: "Yo, Madre, debo decirle que, si V. no está de acuerdo con mi resolución, yo no puedo seguir ayudando a V. y creo que al Santo Padre le molestará mucho el que ese D. Juan sea uno de los primeros Hijos del Amor Misericordioso, pues Su Santidad ama la Congregación, tiene como yo un gran concepto de ella, y Su Santidad conoce bien a ese Sacerdote, ya que el Santo Oficio ha sostenido con él una causa nada honrosa para la Iglesia". [El pan18, Hoy 1361]
§ Al giovane ALFREDO DI PENTA, di 37 anni, che sarebbe diventato sacerdote e primo Figlio dell'Amore Misericordioso.
11. Desiderio e timore
Un altro sentimento con il quale la Madre ha vissuto tutti i giorni della sua vita, mi pare di poterlo individuare nella costante tensione di impostare tutta la sua vita non solo nella obbedienza alla Volontà di Gesù, ma nel cercare di indovinare i desideri di Gesù e nella paura di deludere, sia pure involontariamente, Gesù.
Scrive la Madre nel suo diario il 18.1.1954: Le he pedido me conceda la gracia de no darle ningún disgusto más y para mis hijos e hijas le he pedido, no bienes materiales sino su gracia y cuanto El crea necesitan para adelantar en virtud y santidad. [El pan18, Hoy 1423]
Scrive la Madre nel suo diario il 28.1.1954: ¿Qué será esto, Padre mío? ¿Será una tentación del diablo para que yo deje de atender a mis hijos e hijas? Por caridad, Padre mío, pida Vd. al Buen Jesús le dé a conocer, si esto que me sucede lo quiere El o no y en tal caso ayúdeme a salir de este letargo. [El pan18, Hoy 1439]
Scrive la Madre nel suo diario il 30.1.1954: No sé que decirle, Padre mío, sólo le puedo decir que me parece me hallo cada día más embebida en esa especie de letargo y sin darme cuenta se me fija la mirada, mente y corazón en el Buen Jesús, quedando como embebida en El, sin curarme de cuanto sucede a mi alrededor, ni cumplir mis obligaciones, caminando por casa sin preocuparme - a mi juicio - como antes, de ver lo que hacen los hijos e hijas. Vivo, Padre mío, como embebida en los goces que proporciona el amor, o en la "trapola" que el tiñoso me ha tendido, para que yo llegue a trascurarme de mis obligaciones y abandonando la vigilancia y cuidado de hijos e hijas, él pueda trabajar con ellos excitándolos a hacer lo que no deban. ¡Qué horror, Padre mío, esto no! Pida Vd. al Buen Jesús le dé a conocer si esto que me sucede, sin esfuerzo alguno mío, y sin verle, es cosa de El o no; y, sea la que fuere la causa, tráteme Vd. según El le ilumine, haciendo que yo pueda volver a mi estado normal de oración, vigilancia y dolor; pero pídale Vd. también al Buen Jesús, me conceda la gracia de que mi corazón arda siempre en su amor y que su rostro esté siempre grabado en mi mente y todo mi ser, como quedó en el Lienzo de la Verónica sin jamás borrarse. [El pan18, Hoy 1440]
Scrive la Madre nel suo diario il 24.5.1954: ¡Cuánto he sufrido esta noche, Padre mío! oyendo al Buen Jesús lamentarse de que almas a El consagradas, muchas veces, se cuidan más de la buena estima de los hombres que de la misma virtud, llegando a sufrir mucha más vergüenza y pena por un yerro público, que por una ofensa a El hecha con un pecado secreto; ¡qué pena Padre mío! [El pan18, Hoy 1489]
Ricorda Padre Gino: Il desiderio di perfezione era nella Madre legato all'amore, alla passione che lei sentiva verso la persona del Signore Gesù al quale intendeva assimilarsi. Ogni suo sforzo tendeva a dar gusto a Lui. Ad esempio nelle circolari terminava quasi sempre dicendo: "Pregate per me perché io compia la volontà di Dio per quanto non la comprenda, per quanto mi costi e per quanto non me ne renda conto". In ogni sua azione il suo intento era quello di imitare nostro Signore e soddisfare le aspettative di Lui.
Era persuasa che tutto ciò che noi possiamo fare per il Signore è sempre poco, intendo fare allusione anche al complesso di Collevalenza che, per quanto poteva sembrare grande, per il Signore era sempre piccola cosa. Compiendo questo grande complesso intendeva dare gloria al Signore e vivere l'Ecce Ancilla Domini, tanto che anche nelle difficoltà diceva: "Signore mi dispiace se non riesco a finire tutto perché la brutta figura la fai Tu non la faccio io".
La vita di preghiera è una caratteristica spiccata in Madre Speranza, dedicava abbondantissimo tempo alla preghiera propriamente detta, di giorno e di notte, e poi trasformava in preghiera qualunque sua attività nella quale era protesa verso il Signore. Prova ne sia che è stata sorpresa nella cosìddetta "distrazione", quando in cucina puliva le verdure o tagliava la carne, anche pregando il Buon Gesù di moltiplicare la quantità delle vivande. Lei accettava questo titolo e se ne valeva per non smettere di pregare finché non avesse ottenuto. Nel chiedere le grazie al Signore era così insistente, e direi quasi "petulante", che lo stesso Gesù la chiamava "la zingara" proprio per la sua insistenza nel chiedere.
Per quanto riguarda la pietà mariana, si può parlare chiaramente della sottolineatura che la Madre ha sempre fatto del ruolo materno di Maria Mediatrice, nella Chiesa, nelle Comunità e nelle anime. Interessante il modo di far aprire la giornata ai suoi figli e alla sue figlie, con questa preghiera: "Vergine Santissima, io entro umilmente e con fiducia in questa Cappella, come in casa tua e del tuo dolcissimo Figlio Gesù. Vengo incontro a te o Madre mia e dopo di baciarti i piedi come schiavo, desidero come figlio baciare la tua mano e ti chiedo di passare bene il giorno, con la tua santa benedizione".
Ricordo ancora con quanto calore recitava il Santo Rosario, da sola o assieme alle Comunità. La sua mentalità era quella di considerare Maria come la strada più breve e più gioiosa per arrivare a Gesù. Si considerava figlia affettuosa davanti a questa Madre.
Ricordo, quando ebbi la gioia di accompagnarla insieme a Padre Alfredo e a Madre María Speranza Pérez del Molino alla Santa Casa di Loreto che, all'interno di questa, appena arrivammo ella cadde in ginocchio e cominciò a conferire con la Madonna in maniera festosa, spiegandole confidenzialmente che avevamo ritardato, che venivamo con tanto amore in quel luogo; infine, ricordo con emozione quando chiese ed ottenne per noi Figli dell'Amore Misericordioso la materna benedizione di Maria.
12. Gioia, gratitudine, riconoscenza
Mi troverei in difficoltà se fossi chiamato a rispondere alla domanda: quale è stato il sentimento che la Madre ha vissuto più intensamente? Mi troverei in difficoltà perché tutti li ha vissuti molto intensamente e in grado eroico. A prima vista sarei tentato di dire che il sentimento che più l'ha dominata sia stato quello dello stupore, della gratitudine, della gioia, della riconoscenza, scoprendo impensabili risvolti della premura di Dio.
Il suo diario ripete spesso lo stupore di Maria Santissima che coglie la presenza di Dio su di lei come "Colui che ha fatto in me grandi cose"; anche la Madre sottolinea spesso: cuanto me ha impresionato esto, padre mìo!… Este día lo he pasado como fuera de mí… , para darle las gracias por tan grande beneficio… ecc.
Scrive la Madre nel suo diario il 3.7.1955: - El Obispo de Todi ordena Sacerdote al P. Alfredo Di Penta. Asisten a la ceremonia los Padres: Gino, Alfonso, Arsenio, Tosi, Montecchia, Luigi y D. Lucio Marinozzi, los familiares del P. Alfredo, la Comunidad de Esclavas del Amor Misericordioso de Roma y Collevalenza, las Superioras de todas las Casas de España, y la mitad de Hermanas de cada Casa de Italia, porque la otra mitad asistirá a la Misa solemne que el Padre Alfredo dirá a Roma en la Capilla de la Casa Generalicia de las Esclavas del Amor Misericordioso. Este día lo he pasado como fuera de mí, sin darme cuenta casi de nada. [El pan18, Hoy 1534]
Yo había prometido a la Virgen de Loreto, en momentos difíciles para el P. Alfredo y para mí, por razón de los estudios de este hijo, que, si llegaba a ser Sacerdote, como el Buen Jesús deseaba, yo acompañaría a este hijo y a todos los miembros de las dos Congregaciones, que pudiesen asistir a la Misa solemne del P. Alfredo a Loreto, para darle las gracias por tan grande beneficio y que este hijo pudiese decir la Misa también en acción de gracias en la Santa Casa, donde tantos favores he recibido de Jesús y de la Stma. Madre. [El pan18, Hoy 1537]
Mucho había pedido al Buen Jesús me concediese la gracia de poder acompañar a este hijo a la Santa Casa, con once hijos suyos más, en memoria de los doce Apóstoles. Y así, a las 11 de la noche salieron de Roma para Loreto, y al día siguiente dicen la Misa en la Santa Casa los doce Padres, Hijos del Amor Misericordioso. Yo hube de quedarme en Collevalenza por encontrarme enferma, pero sólo Jesús sabe lo que con El he disfrutado y las promesas que El me ha hecho y lo que aquí ha sucedido. [El pan18, Hoy 1538]
Ricorda Padre Gino: In tanti anni che io le sono stato vicino posso dire che nei momenti difficili la Madre pur essendo angustiata, non faceva che ripetere al Signore che la sua fiducia in Lui era illimitata. L'ho vista attraversare difficoltà notevoli e la sua fede non solo non ha vacillato ma si è rafforzata e radicata in lei. Era il clima teologale che si articola sulla fede, sulla speranza e sull'amore che aveva creato in sé e cercava di comunicare agli altri. Il suo riferimento a Dio e ai suoi progetti era caratteristico ed esemplare tanto che non sapevamo scindere la figura della Madre da quella di Gesù al quale era sempre legata e al quale faceva sempre riferimento, nella prospera e nell'avversa sorte. Tutte le sue realizzazioni sono una conseguenza del suo spirito di fede.
La caratteristica netta, spiccata della Madre è stata questa confidenza in Gesù. Lo considerava centro, convinta che senza di Lui non potesse far nulla e con Lui tutto. Direi che questa è stata la nota dominante di tutta la sua vita. Meravigliata come mai Lui si volesse servire di lei così povera e così insignificante.
Era molto grata ai benefattori e li ripagava con tanta gentilezza e con tanta preghiera, sia con chi offriva "l'obolo della vedova", sia con chi offriva più abbondantemente.
13. Serenità nella morte
Si potrebbe dire molto degli ultimi anni della sua vita che, provata dalla malattia e dalla anzianità, ha passato all'ottavo piano della casa del pellegrino: inattività quasi assoluta e serenità, disponibilità, abbandono, fiducia più forti che mai.
Ricorda Padre Gino: Nel febbraio del 1983 e precisamente il 3 febbraio sera, quando io andai a darle la buona notte, stavo per dirle che il giorno seguente sarei andato a Roma ma lei mi precedette dicendo: "Hijo, yo me voy". Io intervenni subito dicendo che ero io che il giorno seguente sarei andato a Roma, ma la Madre non rispose. A mezza mattinata del 4 febbraio la Madre ebbe un enfisema polmonare e dopo l'intervento immediato del Dott. Tommaso Baccarelli migliorò notevolmente.
Al ritorno da Roma io notai però che al contrario di altre volte la Madre non sembrava collaborasse ad una ripresa. Il lunedì 7 il Prof. Sandro Ventura, chiamato per un consulto, ci disse, assieme al Dott. Baccarelli, che era sopraggiunto un infarto e che da quel momento "potevamo aspettarci tutto". La notte vegliai accanto alla Madre; ad un certo momento si aggiunse anche la Madre Teofila. Il respiro della Madre era pesante interrotto da notevoli colpi di tosse, bisbigliavo all'orecchio della Madre parole e preghiere ma lei era assorta.
Al mattino dell'8 febbraio venne il Dott. Baccarelli e il giovane Dott. Isidoro Bartolini e ci fecero notare che la situazione precipitava anche perché Baccarelli fece lì per lì l'elettrocardiogramma. Fummo in molti e in molte a gremire la camera della Madre. E' spirata alle 8 e qualche minuto. Durante ogni malattia, compresa l'ultima, la Madre aveva da noi la celebrazione della Santa Messa in camera con la relativa Comunione. Il 7 febbraio a questa Messa, da me celebrata, la Comunione della Madre fu fatta con alcune gocce di Vino consacrato offertole con un cucchiaino. In quegli ultimi giorni più di una volta le ho impartito l'assoluzione sacramentale. Da notare che l'olio degli infermi, quando la colpì il malore, il 4 febbraio, le fu somministrato da Padre Arsenio.
Ricorda Padre Gino: Pochi istanti prima della morte ho notato che la Madre mi ha fissato lungamente ed eloquentemente e dopo di me ha fissato la Madre Teofila che era dall'altra parte del letto. Io ero il Superiore Generale e lei la Superiora Generale. Abbiamo compreso da quello sguardo che la Madre confidava in noi per la prosecuzione della sua opera che ci lasciava in preziosa eredità.
Quando il 3 febbraio sera la Madre mi aveva detto: "Hijo, yo me voy" non compresi il senso di quelle parole perché non era ancora ammalata. Solo più tardi le ho comprese ed interpretate come un preavviso della sua prossima dipartita. La Madre aveva scritto il suo Testamento spirituale il 22 marzo 1955 a Collevalenza.
Appendice
Un elenco di alcuni sacerdoti
Fino al 1930 Aliaga Don Manuel, parroco a Santomera
Arintero González padre Juan, domenicano
Claret Sant'Antonio María
Ecay Izcue don Esteban
Eijo y Garay mons. Leopoldo
Naval Ayerbe padre Antonio cmf (†1939)
Naval Ayerbe padre Francisco cmf († 930)
Oteo Uruñuela padre Juan (uscì dal cmf nel 1930)
Pueyo Del Val padre Antonio María (Pasto, † 1929)
Fino al 1950 Abona Vidaurrázaga don Domingo
Antoniutti card. Ildebrando
Cicognani card. Gaetano
Clerici Padre Vincenzo, pavoniano
Dellandrea Padre Fortunato
Errandonea S.J. (Bilbao)
García Bañares Padre Fructuoso (muore 1936)
Gomá y Tomás mons. Isidro (a Toledo fino al 1940)
Gómez Bayona Padre Eduardo (1947), visitatore
Irízar Garralda don Doroteo († 1954)
La Puma card. Vincenzo (ai religiosi 1936-1943)
Larraona Saralegui P. Arcadio cmf (ai seminari e ai riti)
Lauzurica Torralba mons. Javier (Vitoria e Palencia † 1964)
Marchetti Selvaggiani card. Francesco (1938-1951 S.O.)
Maroto Martín padre Felipe cmf (†1937)
Mingoli mons. Pio (1946-1950 al Vicariato per i religiosi)
Nicanor Mutiloa, a Tarazona
O' Flaherty nel 1943-48
Ottaviani card. Alfredo (al S. Offizio dal 1936 al 1967)
Padre Pio da Pietralcina
Postíus Sala padre Juan cmf (†1952)
Ramonet Gatuellas padre Rosendo cmf (†1936)
Rossi mons. Ugo (con Mingoli)
Ruiz Stengre padre Juan cmf (†1959)
Segura card. Pedro
Sposetti mons. Roberto (ai religiosi nel 1943)
Tedeschini card. Federico (nunzio dal 1921 al 1936)
Dal 1950 in poi
Agresti mons. Giuliano
Arce Ochotorena mons. Manuel, vescovo a Oviedo
Carboni mons. Tarcisio Francesco
Gaudioso padre Pancrazio Nicola
Gúrpide Beope mons. Pablo (Bilbao † 18.11.1968)
Micara card. Clemente (ai religiosi dal 1952 al 1966)
Morcillo González mons. Casimiro (nel 1964 il ss. a Madrid)
Pironio card. Eduardo Francisco (ai religiosi, 1976 venne a cv)
Pizzardo card. Giuseppe (1950-67 ai religiosi; 1952-59 s.o.)
Poletti card. Ugo
Tejada Duque De Estrada don Alfonso María (S.Seb.-Todi)
Ursi card. Corrado (Napoli)
Valeri Card. Valerio, De Sanctis, Perini, Fustella, Siri - ecc.