di Fratel Pietro Iacopini fam
La mia esperienza vicino a Madre Speranza.
“Casa Valentini e Chiesa parrocchiale, periodo 1952”
La mia vita, trascorsa per molti anni vicino alla Madre, mi ha dato modo di conoscere la sua personalità e di essere testimone delle meraviglie che il Signore ha operato per mezzo di Lei. Da tempo desideravo scrivere queste esperienze tanto significative, anche perché esortato da molte persone. La Provvidenza ha voluto che, in occasione del 50° anno della Fondazione della Congregazione F.A.M., Padre Aurelio mi invitasse a testimoniare la mia vita religiosa, vissuta a fianco di Madre Speranza.
Poiché il tempo è limitato a pochi minuti ho deciso di scrivere le mie testimonianze in 4 periodi così divisi:
1° periodo Come ho conosciuto Madre Speranza a Fermo
2° periodo 1952 Casa parrocchiale e casa Valentini
3° periodo Casa FAM e le costruzioni delle opere dell’Amore Misericordioso
4° Periodo Campobasso, Villa Di Penta e noviziato FAM, dove gli apostolini passavano il periodo estivo.
Questa sera parlerò soltanto del secondo periodo ridotto ai minimi termini per usare un linguaggio matematico.
Ricordo che, insieme con Padre Gino, da Fermo ero venuto a Collevalenza. Qui, dopo aver salutato le suore, P. Gino mi ha condotto nella casa parrocchiale e mi ha indicato dove avrei dovuto dormire, nella stessa stanza con Domenico, un falegname piuttosto vecchio, proveniente da Castellino in provincia di Campobasso. Egli mi svegliava in continuazione con il suo russare ed inoltre il freddo dell’ambiente rendeva la situazione veramente disagevole: mancava l’acqua, e al mattino due fratelli, Alcide e Acciarri, l’attingevano dal pozzo della famiglia Bianchini, per il nostro bisogno quotidiano. Il pranzo si consumava nella casa delle suore e, generalmente, a mangiare eravamo sempre in tre: P. Gino, padre spirituale della Madre, P. Alfonso parroco di Collevalenza ed il sottoscritto.
Madre Speranza, come una madre premurosa, ci serviva personalmente il pranzo, che era generalmente abbondante e buonissimo. Ella ci esortava a mangiare tutto perché ci aspettava tanto lavoro ed anche perché, come diceva sempre, non voleva spendere i soldi per le medicine. Un giorno, mentre la Madre ci portava i piatti già preparati, P. Alfonso le ha chiesto: «Madre se venisse nostro Signore a mangiare con noi che cosa preparerebbe?». Ella rispose: «Figlio mio, se venisse nostro Signore, io lo farei accomodare a tavola semplicemente, poiché ogni giorno preparo i cibi come se dovessi servire Lui stesso». Finito di servirci si sedeva con noi per parlare dei problemi della casa, della parrocchia e di altri argomenti interessanti.
P. Gino e P. Alfonso cercavano i momenti più significativi della conversazione per domandare alla Madre qualche esperienza avuta con il Signore come per es.: P. Gino al mattino durante la colazione qualche volta chiedeva alla Madre se il Signore era stato a trovarla… Cosa aveva detto oppure se il Signore era contento o preoccupato. Queste domande terminavano quando la Madre sempre riservata cominciava a parlare.
I racconti della Madre erano meravigliosi ed interessantissimi, penetravano dentro il cuore, sia quando rivelava le sue esperienze mistiche sia quando parlava dei fatti personali vissuti nella Congregazione Clarettiana.
Metteva sempre in grande risalto il valore dell’obbedienza fatta con fede.
A questo proposito ricordo vari episodi che testimoniano l’umiltà di Madre Speranza nell’ubbidire: la storia della scopa, delle formiche raccolte nell’orto e mangiate nella tazza, dello svuotamento del pozzo per ritrovare la chiave, del soggolo bianco che doveva indossare sporco e dell’ombrello aperto per le strade di Madrid.
Madre Speranza ci diceva continuamente che il religioso deve essere come una scopa, che sta sempre a disposizione del padrone, viene presa per fare qualsiasi lavoro e poi viene lasciata in un angolo dietro la porta.
Con questo esempio voleva sicuramente farci capire che l’obbedienza deve essere cieca, fatta unicamente per amore del Signore. Così la Madre, con questi ragionamenti ed esempi concreti, ci preparava a vivere la vita religiosa.
Qualche volta, dopo pranzo, andavamo in terrazza insieme con la Madre.
Un giorno ella ci ha annunziato che il Signore le aveva chiesto di costruire nel bosco, un grande Santuario dedicato all’Amore Misericordioso, la Casa dei Sacerdoti, la Casa delle Suore, il Seminario, un Laboratorio di maglieria per ragazze, Casa del Pellegrino e Piscine per gli ammalati. La Madre conosceva in anticipo ogni cosa.
Ci diceva perfino che nella vallata si sarebbe costruita una strada importante che avrebbe unito Perugia, Assisi, Foligno e Terni con l’autostrada Roma-Firenze.
Il Santuario sarebbe sorto così in un posto molto comodo affinché i pellegrini potessero recarvisi con facilità.
Ricordo che la notte pensavo a questa costruzione e mi chiedevo come sarebbe stata possibile la realizzazione di un progetto così ardito, visto che a Collevalenza non c’era l’acqua e che la Madre non aveva denaro a disposizione? Concludevo pensando che, essendo Madre Speranza una grande Santa, il Signore avrebbe provveduto miracolosamente.
Patente di guida… per i motivi…?
Un giorno, in occasione del suo onomastico, insieme con Padre Alfonso ho accompagnato gli apostolini per farle gli auguri. Padre Alfonso ha chiesto ripetutamente alla Madre di regalare un pensierino ai ragazzi. Ella, un po’ a disagio perché non aveva nulla da dare loro, alla fine è andata in camera ed è tornata indietro portando due immaginette di Gesù Bambino: era mortificata perché non bastavano per tutti. Il padre, però, ha insistito dicendole che lei poteva fare qualcosa, in quanto il Signore avrebbe provveduto sicuramente. La Madre a quel punto ha chiuso gli occhi e noi abbiamo visto nella sua mano un pacchetto di santini, che lei ha distribuito a tutti, comprese le suore. Quando Madre Speranza è andata via, Padre Alfonso ha ritirato tutte le immagini: abbiamo notato allora che i due santini avevano numeri progressivi, mentre tutti gli altri erano contrassegnati dal medesimo numero.
Un altro particolare della Madre riguardava il profumo che emanava dalla sua persona, profumo notato dagli operai che costruivano la casa dei padri, i quali mi avevano poi chiesto dove comprasse tali profumi così rari. Io ho riferito a Padre Alfonso ed egli ha raccontato alla Madre l’accaduto.
Al mattino, durante la Santa Messa, la Madre è andata in estasi e ha detto al Signore: «Figlio mio, cerca di essere prudente, perché gli operai sono scandalizzati dal profumo». Padre Alfonso mi ha spiegato che il Signore, dopo la sofferenza della Passione, lasciava sul corpo della Madre un profumo tutto particolare; egli mi ha raccontato inoltre molte cose riservate come la bilocazione della Madre nella sua camera; il tabernacolo che si era aperto da solo, mentre la Madre era in estasi; le stigmate che sanguinavano, ed altre cose straordinarie che riguardavano anche la lotta che la Madre aveva dovuto sostenere contro il demonio.
A questo proposito ricordo che mi ha raccontato il seguente fatto: un giorno le suore avevano dimenticato le ostie per la consacrazione e, tornate in casa Valentini per prenderle, non riuscivano ad entrare perché il diavolo dall’interno spingeva la porta impedendo loro l’accesso.
Così pure un giorno, mentre la Madre si recava a vedere i lavori della casa dei Padri, fu colpita da uno schiaffo così forte che ne portò i segni per qualche tempo. Il diavolo insomma in quel periodo era furibondo, perché sapeva che questa nuova Congregazione avrebbe dato tanta gloria al Signore.
Di questo periodo io ricordo i grandi sacrifici sopportati, ma insieme ad essi tanta gioia spirituale per la certezza che l’opera della Madre era voluta dal Signore.
All’inizio ero rimasto impressionato e scoraggiato dalle enormi difficoltà, al punto da convincermi che quel genere di vita non era per me, per cui pensavo di tornare al più presto a Fermo. Una mattina però non sono riuscito ad alzarmi: ero completamente paralizzato. Padre Gino e Madre Speranza, non avendomi visto a colazione, hanno mandato nella mia stanza la Superiora, la quale, appena entrata si è resa subito conto della mia situazione; in seguito è venuto il dottor Orsini il quale, constatando che si trattava di un’artrosi deformante molto grave, voleva ricoverarmi a Todi o a Perugia, perché la mia camera umida e senza riscaldamento avrebbe peggiorato la situazione.
Madre Speranza ogni sera mi veniva a visitare, mi incoraggiava e mi accarezzava. Il dott. Orsini mi esortava a prendere le medicine, ma era sempre più convinto che necessitava il ricovero. Dopo diversi giorni di questo calvario una sera è venuto Padre Alfonso con un suo amico a dirmi che mi dovevo alzare, perché Madre Speranza mi voleva a cena. Poiché ero paralizzato, il padre mi ha vestito e mi ha incoraggiato, quindi, aiutato da entrambi, sono andato nella casa Valentini. La Madre mi ha servito a tavola, poi mi ha detto che mi dovevo sforzare a fare movimento. Il mattino seguente mi sono alzato da solo e, nonostante sentissi qualche dolore sono andato a colazione con grande meraviglia di tutti. Mi sono poi recato a scuola e, quando è venuto il dott. Orsini, è rimasto stupito nel sapere che avevo lasciato il letto.
Dopo aver ascoltato ciò che era accaduto ha esclamato: «Io non capisco più niente con Madre Speranza: lei era gravissima a causa di una peritonite perforata e il giorno dopo l’ho trovata completamente guarita; a te è scomparsa da un giorno all’altro un’artrosi così grave!! Questa suora è veramente straordinaria». In quel periodo inoltre nessun ragazzo rimaneva a letto ammalato perché la Madre preparava delle bevande speciali che guarivano immediatamente ogni malanno.
Io penso di aver ricevuto una grande grazia vivendo accanto ad una persona così santa, che ha saputo soffrire per amore di Dio e dei suoi fratelli. Dalla Madre ho imparato a vedere il Signore come un Padre pieno d’amore e di misericordia che “perdona, dimentica e non tiene in conto”.
Sono stato molto fortunato anche perché ho incontrato delle figure di sacerdoti veramente esemplari, pieni di fede e di amore. Una figura indimenticabile è quella di Padre Alfredo, un sacerdote molto modesto e delicato con tutti. Quando veniva dal Seminario di Viterbo a Collevalenza, ricordo che Madre Speranza era sempre contenta di rivedere questo figlio il quale, pur provenendo da una famiglia ricchissima, era sempre umile, semplice e rispettoso con tutti. Per lui tutto era troppo e non chiedeva niente per sé! Se portavo dal calzolaio le sue scarpe bucate, si raccomandava di non chiedere la risolatura che costava troppo ma di far mettere una semplice pezza. Questa lezione sul voto di povertà è stata sempre per me esemplare, suscitando grande ammirazione e rispetto. Padre Alfredo era veramente un sacerdote ricco di tutto!
Un giorno la Madre mi ha chiesto di accompagnarlo a Villa Di Penta, a Campobasso. Poiché dovevamo viaggiare di notte, mi ha raccomandato di farlo parlare affinché non si addormentasse. Ho colto così l’occasione per farmi riferire come aveva conosciuto la Madre e la storia della sua vocazione. Egli, con molta semplicità, mi ha raccontato alcuni fatti straordinari: il sangue che usciva dalle scarpe della Madre al semaforo nei pressi di San Giovanni in Laterano, le bottiglie piene di acqua poi tramutata in vino; l’episodio del diavolo che sotto l’aspetto di cane, aveva urtato la sua macchina rovinandola tutta etc… Inoltre P. Alfredo mi ha parlato della sua vocazione, in particolare di quando la Madre lo ha chiamato in disparte per dirgli: «Il Signore ti chiede di lasciare la carriera militare e di entrare in seminario per diventare sacerdote». Mi ha stupito quella sera tanta loquacità di P. Alfredo, di solito persona molto riservata.
Anche Padre Gino, padre spirituale della Madre, era molto riservato.
Di lui ho sentito dire che pensava di andare in un convento di trappisti. Quando la Madre parlò con lui le disse: «Figlio mio, ricordati che devi venire con me e non pensare più ai trappisti». Alla Madre bastava che dicesse due parole illuminate dal Signore per risolvere ogni problema.
Dal suo comportamento si notava la pronta obbedienza alla Madre verso la quale nutriva grande rispetto e venerazione. Come direttore della scuola era molto esigente, anche perché si sentiva responsabile di questo progetto del Signore.
Ricordo poi Padre Alfonso, parroco di Collevalenza, il quale all’inizio era diffidente nei confronti della Madre, ma, dopo un episodio di bilocazione nella sua camera, il suo scetticismo si è trasformato in vero e proprio entusiasmo. A me raccontava molti fatti miracolosi, poiché il Signore in quel periodo attraverso la Madre operava in continuazione cose straordinarie.
La Madre durante la messa spesso andava in estasi. Ricordo molto bene quando la Madre, durante tre estasi consecutive a cui ho assistito, parlava di un sacerdote che, secondo la promessa del Signore, sarebbe entrato in Congregazione e avrebbe fatto tanto del bene. Noi chiedevamo chi fosse ed ella ci rassicurava che presto l’avremmo conosciuto. Trascorsi alcuni mesi giunse Padre Arsenio, che era parroco di Marsciano: alla sera la Madre ci ha comunicato che quello era il sacerdote mandato dal Signore.
Infine non posso trascurare il meraviglioso incontro dell’elegante capitano Ennio Fierro con Madre Speranza. Erano circa le ore 14,00 quando, finito di pranzare, stavamo parlando, come al solito, con la Madre: una suora ha annunciato che un signore desiderava parlarle. Introdotto dopo alcuni minuti, questo distinto signore, appena vista la Madre, si è inchinato per baciarle la mano con tanto rispetto e devozione, poi è caduto in ginocchio chiedendole come avesse fatto ad entrare, facendo chiaro riferimento ad un episodio noto solo a loro due. La Madre ha risposto che tutto era stato opera del Signore.
A cena abbiamo saputo che la Madre era stata mandata dal Signore in bilocazione da Ennio. In seguito egli qualche volta veniva a trovarla fermandosi a pranzo con noi. Dopo alcuni mesi è tornato dicendo alla Madre: «Fino ad oggi ho lavorato per l’Esercito Italiano ed ho perso tempo; da ora in poi lavorerò solo per il Signore».
Così Ennio ha lasciato la carriera militare ed è entrato in Congregazione.
Un ultimo ricordo mi riporta alla casa parrocchiale, dove si pregava con i padri ed i fratelli nei due banchi posti alla destra ed alla sinistra dell’altare, mentre le suore pregavano nei banchi della chiesa. Le preghiere della sera mi sono rimaste particolarmente impresse, poiché le suore insieme con la Madre pregavano con le mani in croce: ho sempre pensato che pregassero in questo modo per chiedere al Signore una speciale protezione per la nascente Congregazione.
Della M. Speranza ho sempre ammirato il grande amore verso il Signore, per lui era capace di combinare qualsiasi pazzia: Era questa la frase che ripeteva: «Vorrei fare…».
Non si spiega diversamente il suo spirito di mortificazione e di penitenza, il suo grande amore per i poveri e i deboli, il suo lavoro instancabile dal mattino presto fino a tarda notte, tutto fatto unicamente “per amore del Signore” in forma eroica.
Una sera tornando da Roma a notte inoltrata ho visto la luce accesa in cucina, sono andato a spegnere la luce ed ho visto la Madre in estasi. Intorno a lei c’erano tante cassette di finocchi…
Delle tante estasi che ho visto e sentito sono sempre rimasto ammirato delle meraviglie che il Signore operava in lei… Come dimenticare la frase che diceva durante l’estasi al Signore; «Figlio mio, perché mi vieni sempre dietro? Perché ti umili tanto con questa povera creatura tua? Sembra che in paradiso non ci stai bene…!».
Insomma la Madre per me è stato un esempio unico, un faro di luce, che mi ha fatto credere più coi fatti che con le parole, la bontà e la misericordia del Signore.
Per i sacerdoti nutriva rispetto e amore autentico di madre. Io per tanti anni ho mangiato a refettorio in orario anticipato per assistere gli apostolini. Ho visto con quanto amore di madre preparava i piatti e sapeva di ogni sacerdote cosa doveva mangiare perché conosceva le necessità di ognuno.
Ricordo le suore insieme alla Madre nel lavoro e nel sacrificio sempre serene e contente, mai uno sgarbo o una parola detta male. La Madre contagiava tutti con la sua santità di vita. Durante la ripulitura dei mobili prima di trasferirli dalla casa Bianchini su in paese alla nuova residenza della Casa dei Padri, le suore lavoravano, pregavano e cantavano. I canti erano meravigliosi. “Nuestro lema: il nostro motto è far tutto per amore” sembra di sentire cori di angeli. Sicuramente il Signore benediceva i sacrifici e il lavoro delle suore rendendoli fruttuosi nei nostri cuori.
Vivere vicino ai santi sei obbligato a farti santo! Io sono sicuro al cento per cento che questi anni pieni di sacrifici sono stati i più fruttuosi di interessi spirituali nella banca del cielo!
Concludo ringraziando il Signore e la Madonna perché veramente hanno usato verso di me tanta misericordia e tanto amore facendomi incontrare come segno tangibile della Provvidenza “Madre Speranza” la quale con la sua Santità ha illuminato e illumina tutti i cuori, portandoli al Signore. Solo lei dava sicurezza in ogni cosa perché unita al Signore, operava cose grandi e meravigliose… Lei pensava soltanto a fare la volontà del Signore e a portare a termine il Suo disegno d’amore.
Forse mi sono dilungato e qualcuno, come sempre dirà che parlo troppo… a questo rispondo che, dalle tante estasi della Madre, ho capito bene che il Signore è veramente un Padre pieno di amore e misericordia… per tutti noi, e questo voglio dirlo a tutti, in ogni momento. Infatti vorrei che, quando mi presenterò davanti al Signore, Egli mi dicesse: «Caro Pietro, ti meriti tante bastonate però hai sempre parlato bene di Me! Sei stato un terrorista dell’Amore Misericordioso, per questo entra subito in Paradiso!!». Magari fosse così!
Guai se mi dicesse: «Figlio mio, sei vissuto tanti anni vicino a Madre Speranza, hai visto tante cose e sei rimasto freddo e muto, non sei stato capace di testimoniare niente agli altri ed ai tuoi confratelli!!». Certi rimproveri non vorrei proprio sentirli dal Signore!! Per amore della verità e per il trionfo dell’Amore Misericordioso cerco di fare del mio meglio… anche se qualcuno dice che parlo troppo!!!!