“Un uomo scendeva… incappò nei briganti… lo percossero… un samaritano si fece vicino… prese cura di lui” (Lc 10,29). È anche in questa luce che io capisco la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, che il 15 agosto 2001 ha celebrato il 50° di fondazione.

È stato un momento forte, bello, che ha aiutato, non tanto a guardare il passato, ma a rafforzare la propria volontà.

In quell’occasione sono stati ascoltati alcuni confratelli che focalizzassero la figura del sacerdote.

Il sacerdote dono di grazia, ricco di amore, presenza di Cristo nel mondo, è chiamato da Gesù come testimone di carità nel presbiterio. Egli è certamente chiamato ad una relazione personale con Cristo, con gli altri presbiteri, in un’intima fraternità sacramentale, attraverso la mediazione del vescovo.

Attraverso l’Eucaristia che fa vivere soprannaturalmente la Parola di Dio, strumento primario per la maturazione del presbiterio ed anche nell’amicizia tra loro.

È forse vero che il sacerdote non sa amare? Ma per amarsi occorre accogliersi, incontrarsi, conoscersi. È pericoloso il rischio dell’amara solitudine che crea difficoltà. Sarà dono dello Spirito comprendere il fratello che soffre, e non fingere che non esistano fratelli che soffrono o non farsene carico. Siamo accanto a questo fratello in crisi nel cammino di una gioiosa sequela di Cristo. Ci sia il dialogo sincero e delicato. Non abbiamo il diritto di scaricare il malato.

La Chiesa si è sempre preoccupata di questi fratelli, ha creato strutture capaci per organizzare un servizio di accoglienza a favore di ministri sacri e religiosi, che conoscono anche le turbe più diffuse e che cercano di guarire, soprattutto quando vengono lasciati l’impegno e il ministero sacerdotale. Sono problemi dolorosi: sorti da crisi di fede, di disciplina, di politica o di teologia. Ricordiamo con fiducia quello che Gesù disse al cieco: “la tua fede ti ha guarito”. Sono miracoli… che avvengono.

Molte volte certe solitudini sorgono a causa di mancanza di unità fra sacerdoti e consacrati. È necessario collaborare con Cristo nella vocazione cristiana, all’unione di sacerdoti e consacrati, che ha un valore sacramentale. Purtroppo esiste una mentalità dominante per cui se uno possiede è rispettabile. Chi non possiede rimane al margine.

La fede cristiana ci dice che Cristo, morto e risorto per tutti, dà all’uomo la sua luce. Riconciliare, restaurare per amore è l’azione necessaria, affidata dal Padre al suo Figlio che prega: “perché tutti siano una cosa sola”.

Sacerdoti e consacrati non siano isolati ma profeti e testimoni dell’Amore Misericordioso e così possano offrire una risposta nell’ambiente dei nostri contemporanei.

Tutto si fonda su ciò che è comune: il vincolo di famiglia di Gesù offertoci dalla fede e dal Battesimo, sia pure nel riconoscimento della diversità dei carismi.

E questa è la specifica missione di Madre Speranza, spinta da Cristo ad abbracciare la sua missione verso gli ultimi. Missione di far conoscere a tutto il mondo l’Amore Misericordioso del Signore con un impegno prioritario verso i sacerdoti, aiutandoli in tutto più con i fatti che con le parole. Era in lei un desiderio forte di offrirsi come vittima di espiazione per i peccati che commettono i sacerdoti: “Ti chiedo, Gesù mio, di non lasciarmi senza dolori; che la mia vita sia un continuo martirio per loro”.

Così nacque la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso il cui fine primario è l’unione con il clero diocesano, in un clima di gratitudine.

Si capisce allora un carisma tutto particolare nei confronti dei sacerdoti diocesani, perché anche loro attraverso l’unione dei sacerdoti diocesani con voti, pur riconoscendosi al servizio e all’obbedienza del loro Ordinario Diocesano, sono legati in modo speciale allo spirito della Congregazione e possono essere una testimonianza ecclesiale, conforme alla natura della vita consacrata.

In questo modo sono uno stimolo per una più incisiva pastorale e svolgono una funzione profetica in mezzo ai confratelli diocesani, che già sono chiamati a conseguire le virtù della carità, della sobrietà di vita ed dell’umile obbedienza.

Dio ci aiuti e ci illumini

† Giovanni Bianchi

Vescovo emerito