In un tempo divenuto "dimensione di Dio" grazie all'Incarnazione del Figlio, ogni uomo ha il dovere di santificare il suo lavoro, la sua giornata, di consacrare il tempo che gli è donato al Signore (cfr. TMA, 10). In questo modo ogni azione può acquistare una dimensione nuova, salvifica, redentiva, escatologica, perché diventa espressione di un attesa che va oltre l'immediato, che supera la dimensione terrena.

Ogni nostro momento, sottolinea Madre Speranza, è tempo di Dio, da spendere per la sua gloria e da "far fruttare" per il Regno, da mettere a servizio dei fratelli perché si possano incontrare con un Dio che li ama. Per lei, il tempo era così "prezioso" che esortava a una continua vigilanza per non sciuparne neanche un attimo, sia come intensità interiore che come operosità fattiva.

Il salmista ci invita a pregare: "Insegnaci a contare in nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore" (Salmo 90, 12): una "sapienza" capace di cogliere nei diversi avvenimenti della vita, siano essi gioiosi o tristi, una Presenza nuova, capace di dare un significato nuovo alla quotidianeità, alle più piccole cose. Il Papa ci ricorda: "La Chiesa rispetta le misure del tempo: ore, giorni, anni, secoli. Sotto questo aspetto essa cammina al passo con ogni uomo, rendendo consapevole ciascuno di come ognuna di queste misure sia intrisa della presenza di Dio e della sua azione salvifica" (TMA, 16).

Madre Speranza ha vissuto realmente una vita "intrisa della presenza di Dio", ha messo a servizio dell'Amore Misericordioso ciò che era e che aveva. Ha avuto una attenzione particolare a far fruttare i talenti a lei affidati: "Mi è stato dato l’incarico di edificare il primo Santuario dell'Amore Misericordioso, dove io debbo lavorare contenta e piena di entusiasmo. Perché? Perché io non ho una nazione, la mia patria è il Paradiso... Perché il Signore ha voluto che, su questa montagna, si realizzassero grandi cose" (Exh. 18.12.1959).

Così, esortava anche quanti l'avevano seguita in questa missione, da una parte ad un grande impegno fattivo e concreto per un'Opera tanto grande e, dall'altra, insisteva sul vero movente di ogni azione: "... che lavorino molto, molto, però sempre con lo sguardo fisso nel Signore e nel vivo desiderio di santificarsi (Exh. 19.2.1964). Devono lavorare per il Signore. Le Opere sono del Signore, per questo ditegli: "Signore, desidero lavorare molto per Te e per le tue Opere"" (Exh. 17.2.1964).

Il suo spirito evangelizzatore la spingeva riflettere su quanti incontrava la fiducia che lei aveva nell'Amore Misericordioso, la certezza della sua presenza in ogni avvenimento della vita, a spronare ad un cammino di santità. Ad un gruppo di malati, pellegrini al Santuario, ebbe a dire: "Auguri, figli miei! Perché il Signore vi chiama ad essere vittime di espiazione e alla santità. Approfittate di questo dono per giungere alla santità che Lui aspetta da voi. Sono gelosa di voi e di tutte quelle anime che soffrono. Figli miei, non considerate il dolore come una croce, ma cme un dono di Dio e fatene frutto. É Lui, il Signore, che permette questa prova, è Lui che vi chiama alla santità, siate coraggiosi... Intercedete per la pace, per le famiglie,... pregate perché la devozione dell'Amore Misericordioso si estenda per il mondo intero" (Exh., 30.9.1959).

Oggi il Santo Padre, alle soglie del Terzo Millenio, ribadisce che "è necessario suscitare in ogni fedele un vero anelito di santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente del più bisognoso" (TMA, 42).