All'età di dodici anni,
come raccontò la stessa Madre Speranza, avvenne un episodio che
vedeva protagonista Santa Teresa del Bambino Gesù e che influì
in un modo determinante nella sua spiritualità e diede un
indirizzo alla sua vita. Questa la esortò ad impegnarsi per
diffondere nel mondo la devozione dell'A.M., come anche lei aveva
fatto in tutta la sua vita.
Ormai religiosa, probabilmente dalla seconda metà degli anni 20,
Madre Speranza collaborò con il Padre Juan Gónzalez Arintero
per la devozione all'A.M. che si stava diffondendo nel mondo. Per
Madre Speranza questa fu un'esperienza vitale, che segnò e diede
l'impronta a tutta la sua esistenza e alla sua missione. Ma anche
per lei sarà un graduale cammino, al quale il Signore la
spronerà perché diventi sempre più trasparenza del suo amore e
della sua misericordia, come ella stessa scrisse nel suo diario
il 7 febbraio del 1928. Per mantenere l'anonimato anche Madre
Speranza firmò i suoi scritti con lo pseudonimo "Sulamitis".
Per il Padre Arintero e Madre Speranza, creature scelte dal
Signore per divulgare la devozione e la dottrina dell'A.M., non
si trattò certamente di inventare una dottrina nuova, ma di
raccogliere la preziosa eredità di tanti altri che, nel corso
dei secoli, furono chiamati dal Signore a preparare, per questi
nostri tempi, una particolare rivelazione della misericordia di
Dio. Emerge da tutto questo una idea dell'infinito amore di Dio
per l'uomo che, nel suo provvidenziale disegno di salvezza,
grazie alla generosità di tante creature, nel corso dei secoli,
è andato annunciando la manifestazione della sua infinita
misericordia.
Luogo privilegiato per questo annuncio rimarrà per Madre
Speranza e per l'intera Famiglia religiosa il Santuario dell'A.M.
di Collevalenza.
Ancora oggi Madre Speranza continua ad essere annuncio per le
migliaia di pellegrini che arrivano a Collevalenza da ogni parte.
Padre Bartolomeo Sorge sj così sintetizza la nuova
"missione" di Madre Speranza e della sua Famiglia
Religiosa: "Davanti a quella tomba, non mi stanco di
guardare al di là di ciò che rappresenta, perché vedo in essa
il simbolo del futuro cammino della Chiesa. Quella tomba
sintetizza mirabilmente il legame tra il carisma di Madre
Speranza e la storia dei tempi nuovi. Perché? Arrivando a
Collevalenza noi ammiriamo questa grande Basilica; è bella, è
degna della gloria di Dio, immagine della Chiesa protesa verso il
Cielo, una Chiesa dove gli uomini vanno e vengono in gran numero;
è accogliente, aperta al mondo, nuova, nella quale tutti si
sentono come in famiglia, accolti dai Figli e dalle Ancelle
dell'A.M. attraverso un servizio sorridente e delicato. Ammiriamo
questo tempio, questo "trionfo" come diceva Madre
Speranza, e non ci rendiamo conto di che cosa sta succedendo
nella Cripta. "Cripta", per definizione, si intende il
luogo più nascosto, più basso di tutto l'edificio... Nella
Cripta, nel luogo più nascosto, due metri di terreno si
sollevano, così come il chicco di grano che, gettato a terra, la
muove e la solleva. Si guarda il campo sconfinato, grande, senza
orizzonte, e non si vede che la terra si solleva un po'. E' un
chicco di grano piccolo, nascosto nella Cripta, nella base della
Chiesa di Dio, che rimuove la terra e annuncia la nuova spiga, la
Chiesa dei nostri tempi".