PROFILI DI MADRE SPERANZA – 5 Armando Martín fam L'aspetto morale del messaggio di Madre Speranza Edizioni Amore Misericordioso – giugno 2000 (2ª Edizione) |
Premessa
Credo sia ancora prematuro cercare di definire in una forma completa l'aspetto morale del messaggio di M. Speranza. Se ci si accosta, però, senza pregiudizi culturali odierni, al materiale - tutto quello che ci è arrivato di Lei - che contiene il Messaggio dell'Amore Misericordioso è possibile trarre alcune conclusioni fondamentali. Queste possono servire di punto di riferimento e di confronto per chi vuole mettere in pratica questo messaggio nella scia di M. Speranza, e anche come contributo a una visione più definitiva dell'aspetto morale del Messaggio.
Vorrei iniziare con una premessa - partendo da un testo di Paolo - che ci aiuti a capire quali sono le componenti essenziali di un discorso morale e cristiano:
"Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente per poter discernere la Volontà di Dio ciò che è buono a Lui gradito e perfetto" (Rom. 12,2).
Questo brano è collocato alla fine della lettera e dà inizio ad una lunga serie di esortazioni morali che Paolo rivolge ai Romani e mette in risalto come la dimensione etica della vita cristiana è composta fondamentalmente da due aspetti:
1) Un aspetto soggettivo: L'agire morale cristiano, che qui è espresso nelle azioni di discernere, trasformarsi e compiere ciò che a Lui è gradito.
2) Un aspetto oggettivo: La volontà di Dio, ciò che è buono e perfetto. Questa non è creata dal soggetto ma è dono di Dio che gli sta davanti come punto di riferimento.
Ogni cristiano, quindi, è capace di discernere – riconoscere, distinguere, scegliere - ciò che è buono e perfetto: il volere di Dio. Ma questa capacità sarà presente nel soggetto morale nella misura in cui si rinnova, si trasforma, cioè si rende disponibile.
L'oggetto del discernimento, il suo contenuto, è la ricerca della Volontà di Dio. Questa Volontà di Dio man mano che viene interiorizzata compie in noi un rinnovamento, chiamandoci a realizzare nella vita ciò che è buono e perfetto, "a Lui gradito".
C'é, dunque, un rapporto dialettico e reciproco tra l'aspetto soggettivo e quello oggettivo. Questo tipo di rapporto tra la volontà di Dio e l'agire responsabile dell'uomo è ciò che viene chiamato "esperienza morale". Compito della morale è, quindi, ricercare in che modo si deve modellare la propria vita per meglio decifrare e mettere in atto, attraverso opzioni e atteggiamenti concreti, ciò che è a Lui gradito: il suo volere.
Ho scelto questo brano di Paolo, tra tanti, perché, da una parte sintetizza con le sue parole la dimensione morale della vita del cristiano e le sue componenti essenziali e, inoltre, perché ha una grande affinità con le componenti di base che caratterizzano l'aspetto morale del messaggio di M. Speranza e che formano, perciò, lo schema di questo studio.
Nella cornice dell'esperienza religiosa di M. Speranza e del suo incontro con Dio cercheremo di scoprire il contenuto puramente morale, vale a dire, la ricerca e il discernimento della volontà di Dio nella vita di M. Speranza, la trasformazione continua a cui è chiamata per meglio accoglierla e l'attuazione personale e concreta di ciò che è a Lui gradito e cioè la sua missione.
Prima di avviare il discorso, bisogna dire che non c'é nel materiale lasciatoci da M. Speranza nessuna trattazione direttamente morale e ciò pone subito il problema della scelta metodologica.
E' sempre un tentativo arduo cercare di mettere in luce, dalla vasta ricchezza spirituale del suo messaggio, le componenti di un discorso morale: c'è sempre il pericolo di una lettura soggettivistica, di travisare, di farle dire ciò che non avrebbe voluto dire.
L'unica strada che considero valida è quella di leggere e rileggere, alla luce dell'esperienza religiosa che ha vissuto, il materiale, per trarne ciò che emerge con più forza e consistenza dal suo Messaggio.
L'esperienza religiosa di M. Speranza
Per parlare della realtà morale trasmessa da M. Speranza bisogna partire dalla sua esperienza religiosa da cui emerge.
La dimensione morale non è la cosa più importante nel Messaggio di M. Speranza. L'aspetto morale non è tutto in una esperienza di fede, anzi dipende da questa. All'origine della moralità di un credente c'é il suo particolare incontro con Dio, la sua esperienza religiosa, che decide e condiziona tutto l'aspetto morale.
D'altra parte, è vero anche che sono due cose inscindibili, poiché l'autenticità di una esperienza religiosa si manifesta nella necessaria mediazione morale. E' la realtà morale che verifica l'esperienza religiosa e la incanala nella vita concreta e nella realtà umana.
Tutti abbiamo sentito parlare dell'esperienza religiosa di M. Speranza che è alla sorgente del suo Messaggio: quella particolare manifestazione che Dio le fa di sé, come Amore Misericordioso. Il suo incontro con un "Dio, Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli, li cerca e li insegue con amore instancabile come se Lui non potesse essere felice senza di loro".
Il Dio di cui fa esperienza M. Speranza non è "un Padre offeso", e tanto meno "un giudice severo", ma un Padre che ama "che non tiene in conto, perdona e dimentica". Dio gli si manifesta come Colui "che raddoppia il suo Amore nella misura in cui l'uomo diventa più miserabile". "L'uomo più perverso, il più miserabile e perfino il più perduto è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un Padre e una tenera Madre". E' il Dio, infine, che per Amore alle miserie dell'uomo, non rifiutò nessuna sofferenza, fino al punto di morire nudo su una croce".
Il Vangelo la conferma in pieno questa esperienza di Dio, Padre di bontà e ricco di Misericordia. Sì, il Vangelo è una Buona Novella di grazia, di perdono e di salvezza e il "Buon Gesù" è l'Amore Misericordioso incarnato del Padre.
I passi del Vangelo, dove Dio è presentato come Padre, dove Gesù incarna la misericordia di Dio con gesti e parole e soprattutto i racconti della Passione dove il "Buon Gesù", offrendo tutto se stesso, arriva alla massima espressione dell'Amore Misericordioso di Dio, diventano motivo frequente di riflessione, fonte di ispirazione e continuo punto di riferimento per le scelte concrete della sua vita.
In modo particolare sono tre le realtà evangeliche che stanno alla base dell'esperienza religiosa della Madre:
1) Dio-Padre, pieno di bontà e ricco di Misericordia.
2) Gesù nella sua missione d'incarnare la misericordia di Dio verso i bisognosi.
3) Cristo-crocifisso, massima espressione dell'Amore Misericordioso di Dio.
Queste diventano le sorgenti dei tre atteggiamenti morali più sottolineati nel messaggio di M. Speranza.
Alla certezza di avere Dio come Padre, fa riscontro in lei una fiducia nella sua volontà; al Gesù evangelico che è venuto per incarnare la misericordia di Dio, corrisponde un amore senza limite verso tutti, che predilige i più bisognosi; al Gesù crocifisso, massima espressone dell'Amore Misericordioso di Dio si confà l'identificazione con Cristo nell'offerta totale di sé.
Un'opzione fondamentale evangelica:
essere Amore Misericordioso
Prima di analizzare questi atteggiamenti così come si scoprono dal Messaggio di M. Speranza voglio mettere in risalto due conclusioni generali che emergono dalla sua particolare esperienza religiosa.
a) Morale evangelica. Dal costante riferimento al Vangelo e all'azione di Gesù che, come abbiamo accennato, è presente in tutta l'esperienza di fede di M. Speranza ne consegue una morale fortemente evangelica e cristologica. Ci saranno degli aspetti nei quali M. Speranza sarà debitrice al contesto culturale e religioso del tempo, ma le opzioni, i valori e gli atteggiamenti morali fondanti faranno sempre riferimento al Vangelo e all'unico modello e maestro: il "Buon Gesù" Misericordia Incarnata.
L'aspetto morale del Messaggio della Madre ha, quindi, quel requisito essenziale che - secondo il Concilio Vaticano II - rende una esperienza morale autenticamente cristiana: la sua fondazione Evangelica.
b) Essere Amore Misericordioso come opzione fondamentale. L'incontro-manifestazione con Dio Amore Misericordioso colora di una luce particolare tutto l'orizzonte della vita e del Messaggio di M. Speranza.
Insieme al dono-manifestazione dell'Amore Misericordioso riceve la missione di annunciarlo ed incarnarlo. Essere Amore Misericordioso sarà lo spirito dell'agire morale, il principio animatore e coordinatore su cui si organizza la sua vita e il suo messaggio, dandogli una visione unitaria.
La morale che ne nasce si potrebbe qualificare come Morale della Misericordia, che si contrappone ad ogni moralità basata sulla paura e sull'obbligo e che va più in là di una giustizia fredda.
Gli atteggiamenti fondamentali
Sono soprattutto tre, come abbiamo visto prima, gli atteggiamenti morali che scaturiscono con particolare intensità dall'opzione evangelica di essere Amore Misericordioso nel Messaggio di M. Speranza. Essi costituiscono i canali attraverso cui s'incarna quest'opzione fondamentale e si pongono, inoltre, come spinte di ulteriori realizzazioni concrete:
1) Una fiducia assoluta nella Volontà di Dio.
2) L'identificazione con Cristo Crocifisso nel dono totale di sé.
3) Preferenza per i più bisognosi in una carità senza limiti.
Ognuno di questi tre atteggiamenti meriterebbe una lunga trattazione per la ricchezza di sfumature con cui la Madre ce li ha tramandati. Cercherò di far risaltare solo quegli aspetti più caratteristici o direttamente derivati dal suo Messaggio.
1) Fiducia assoluta in Dio e nella sua Volontà
La certezza che "Dio é un Padre pieno di bontà, che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli...", ha il suo corrispondente in un atteggiamento di assoluta fiducia in Lui e nella continua ricerca di fare la Sua Volontà con amore filiale.
E' importante questo atteggiamento presente sia qualitativamente che quantitativamente nel diverso materiale che contiene il Messaggio di M. Speranza. E' impressionante la testimonianza che Lei ci ha lasciato di questo. Come per Gesù - è sempre lui il modello - il cui cibo era fare la Volontà del Padre, così anche per la Madre l'unica cosa che conta assolutamente per lei è fare la Volontà di questo Dio-Amore Misericordioso: ciò viene prima di tutto.
I suoi scritti testimoniano continuamente, quasi ad ogni pagina, questa tensione che sembra una necessità senza la quale niente ha senso.
Un esempio di quantità: nel libro"Reflexiones" che contiene 51 pensieri su temi pratici di vita spirituale, solo 9 non accennano alla realtà della Volontà di Dio; gli altri 42 fanno riferimento a questo tema.
A livello di contenuto tutti i grandi traguardi della vita spirituale - perfezione, santità, vero amore a Dio, la più alta Carità, unione intima con il Signore... consistono essenzialmente, per M. Speranza, nel ricercare e conformarsi al volere del Signore.
Bastano due esempi:
a) "Donarsi a Dio è il Fiat perpetuo in ogni avvenimento; é il desiderio semplice e filiale di compiere in tutto la Volontà del Nostro Dio; è l'abbandono totale alle disposizioni del Buon Gesù lasciandosi portare da Lui come un bimbo nelle braccia di Sua Madre".
b) "Vita religiosa è consacrarsi al servizio del Nostro Dio ed il servizio al Nostro Dio consiste prima di tutto nel compiere la Sua volontà, non con spirito servile ma con spirito filiale, amando quello che ci viene comandato".
M. Speranza sa che la Volontà del Signore non è qualcosa di evanescente o etereo ma il piano d'amore di Dio che si attualizza ogni giorno nei nostri atti e nelle nostre decisioni, perciò diventa motivo costante nelle sue preghiere per lei e per gli altri:
Quando chiede la preghiera di qualcuno è soprattutto perché Lei faccia sempre il volere del Signore:
Il "Buon Gesù" è sempre il modello, il punto di riferimento. Nel testo seguente, M. Speranza fa una riflessione molto caratteristica sul conformarsi alla Volontà di Dio sull'esempio di Cristo:
E un poco più avanti:
Ma questa fusione non è una cosa facile, anche per Lei ha richiesto un impegno costante. M. Speranza racconta di un colloquio con il Signore dove Questi la rimprovera:
Io Gli ho risposto: Quanto mi dispiace il Tuo rimprovero, Gesù mio, non per quello che mi hai detto, ma perché vedo che, nonostante il mio fermo proposito di non negarti nulla, sempre mi trovo con grande difficoltà per compiere la Tua Divina Volontà. Aiutami, Gesù mio, e dà alla mia debole volontà la grazia e la costanza di cui ha bisogno per non vedere né desiderare cosa alcuna al di fuori del compimento della Volontà del mio Dio".
E' rimasta classica tra noi quella frase che sintetizza questo atteggiamento fondamentale della Madre:
Questo desiderio di ricerca e conformità con la Volontà di Dio si fonda nella ferma fiducia "che il Nostro Dio non vuole né permette nessuna cosa che non sia per il bene delle nostre anime" e nella certezza filiale che il volere di Dio è sempre un gesto d'amore:
"Perché ci divenga dolce la conformità con la Volontà del nostro Dio, pensiamo che nessuna pena ci può venire senza passare dalle mani del nostro Dio, valutata da Lui per nostro bene e profitto; e abbiamo grande fiducia nel Buon Gesù, senza mai dubitare dell'infinita Provvidenza del Nostro Dio che da ogni parte ci circonda...".
Credo che ciò basti per sottolineare l'importanza che ha questo atteggiamento nel messaggio di M. Speranza.
Alla luce di questo atteggiamento di abbandono filiale e fiducioso nelle mani di Dio, la gran parte delle virtù cristiane acquistano per Lei un ottica particolare e alcune assumono grande importanza proprio per la caratteristica di essere le attualizzazioni concrete di questo atteggiamento: è il caso dell'obbedienza, canale privilegiato da dove passa il volere d'amore di Dio; è quello della predilezione che M. Speranza ha per un certo tipo di preghiera quella dell'ascolto, della meditazione, del dialogo diretto paterno-filiale; è, inoltre, la stessa vita di comunità, intesa come vita di famiglia, dove il superiore è tale se è un padre il cui compito è soprattutto quello di essere il riflesso della paternità misericordiosa di Dio.
2) Identificazione con Cristo Crocifisso nell'offerta totale di sé
Colpisce fino alla meraviglia la passione che la M. Speranza dimostra per tutto quello che riguarda Gesù Crocifisso. Ma è una predilezione che entra nella logica del Messaggio.
Il Cristo sulla Croce che chiede perdono al Padre e che si offre per la salvezza dei peccatori è la sintesi logica più alta e perfetta dell'Amore Misericordioso. L'immagine del Crocifisso è il cuore del suo Messaggio, è la "Rivelazione radicale della Misericordia".
Questa predilezione si manifesta chiaramente nella sua opera: il Santuario con al centro il Crocifisso, la Via Crucis che si snoda intorno al Santuario, il distintivo che portano i Membri delle sue due Congregazioni, i due commenti fatti alla Passione... e i molti scritti che rimandano continuamente a Gesù Sofferente e Offerente sulla Croce, come fonte principale d'imitazione.
Sacrificio, immolazione, sofferenza, amore alla Croce, vittima di espiazione, offerta totale di sé, olocausto... sono termini sparsi dappertutto che vogliono esprimere l'atteggiamento morale che nasce dalla logica della croce e dell'Amore Misericordioso nel Messaggio della M. Speranza.
E' un atteggiamento un po' duro che riusciamo ad accettare con fatica ma che non possiamo minimizzare senza travisare profondamente l'eredità di M. Speranza sull'Amore Misericordioso.
M. Speranza non dimenticherà mai che ha sposato un "Crocifisso", e la croce è l'immagine più amata perché manifestazione suprema dell'amore. Amore e dolore (croce) sono per M. Speranza, due cose inscindibili:
Riporto, anche, un altro testo che richiama le gioie e dolcezze del patire per amore. Questi sentimenti di gioia e dolcezza sono spesso presenti nei testi che parlano di sofferenza per amore:
Sì, Gesù è amore e l'amore è fuoco che consuma, è attivo e così come il fuoco se non incendia, se non brucia non è vero fuoco, anche l'amore se non opera se non patisce, se non si sacrifica non è amore".
Abbiamo già detto che il sacrificio della Croce è la massima espressione dell'Amore Misericordioso di Dio: sia dell'Amore del Padre, che ama tanto il mondo da donare Suo Figlio, sia dell'Amore salvifico del Figlio che offre sé stesso al Padre per la salvezza di ogni uomo.
Lo stesso atteggiamento di donazione totale deve essere presente in chi vuole modellare la propria vita secondo l'ideale dell'Amore Misericordioso:
E' interessante notare come M. Speranza, in questo brano, fa distinzione tra ciò che è la Vita Religiosa in sé e la vita di chi ha come vocazione incarnare l'Amore Misericordioso di Dio a somiglianza del Buon Gesù: e qualifica di vita di olocausto solo la seconda. La differenza tra olocausto e sacrificio è che nell'olocausto nulla è riservato all'offerente ma tutto offerto a Dio.
Non so se M. Speranza sapeva che già S. Tommaso aveva definito il religioso come colui che con la sua vita di consacrazione offre un olocausto: "quasi holocaustum offerens". Ma risulta chiaro che per Lei l'offerta totale di Sé deve essere soprattutto caratteristica di chi vuole vivere il Messaggio dell'Amore Misericordioso. E' così che si attualizza l'estrema Misericordia di Dio.
L'immagine della Croce è un punto di riferimento indispensabile:
"Dovrebbe bastarci guardare la Croce per capire il linguaggio con cui ci parla Gesù".
"E' nella Croce dove si imparano le lezioni dell'Amore".
"L'immagine della croce ci deve ricordare - per noi che la portiamo - che dobbiamo offrirci vittime e ostie vive di Gesù".
Questo ultimo brano ci rimanda a un'altro aspetto, del nostro atteggiamento: l'offerta di vittima in espiazione per gli altri.
M. Speranza per prima ha dato a noi questo invito e ce lo ha lasciato come eredità inseparabile dalla realtà dell'Amore Misericordioso.
Gesù, Misericordia Incarnata, non solo ha voluto il bene di tutti gli uomini, non solo è venuto incontro ad ogni bisognoso, non solo ha perdonato e dimenticato e non tiene in conto, ma direi che dimostra il suo Amore Misericordioso soprattutto perché Lui, l'Innocente ha pagato di persona per tutti noi.
In questa logica dell'Amore Misericordioso l'offerta di vittima sembra una tappa obbligata per chi vuole concretizzarla nella sua vita. Perciò il Crocifisso "ci deve ricordare che dobbiamo offrirci come vittime e ostie vive per Gesù":
"L'amore porta con se la sete della sofferenza.
Amando il Signore si ama il prossimo e l'anima che ama vuol soffrire per riparare i peccati del prossimo".
E non solo voler soffrire personalmente ma fare in modo che tutti quelli che trattino con Lei abbiano lo stesso desiderio.
M. Speranza ha avuto sempre molto a cuore i sacerdoti con un gran desiderio di soffrire e offrirsi vittima per loro. Credo che questa preferenza prenda corpo e luce proprio dall'immagine di Gesù Crocifisso dove l'Amore Misericordioso, Sacerdote e Vittima s'identificano nel massimo della pienezza.
I confini di questo atteggiamento, nella sua gradualità prima di arrivare alla massima espressione, sono molto ampi. Ho voluto fermarmi a mettere in risalto questi aspetti perché mi sembrano più essenziali e caratteristici del Messaggio.
3) Preferenza per i più bisognosi in una carità senza limiti
M. Speranza nella sua esperienza religiosa insieme al dono della progressiva conoscenza dell'Amore Misericordioso, riceve la Missione di farlo conoscere a quelli che trattano con Lei, al "mondo intero": con la sua vita, le sue parole e soprattutto con la sua opera.
Deve essere "apostola dell'Amore Misericordioso"; la sua vita una testimonianza viva di questo Dio-Padre pieno di Misericordia:
Lei e tutti quelli che la seguiranno hanno il compito di essere "mediatori" della Misericordia. Scrive alle sue Figlie:
Mediatori e imitazione di Gesù, Misericordia incarnata che con gesti e parole rivelò e fece presente il volto misericordioso di Dio. E' sempre Lui il punto di riferimento, il Maestro:
Ma questa missione che prende corpo dall'unico principio animatore della Misericordia ha delle caratteristiche specifiche. Dice ai figli:
La Misericordia di Dio è verso tutti, universale, ma ha una preferenza per i più peccatori, i più abbandonati, i più poveri. Universalità e preferenza per "i più" in senso negativo, a somiglianza di Gesù che è venuto a salvare tutti, ma che da Buon Pastore lascia le novantanove pecore per andare a cercare quella perduta.
Si deve dare di più a chi ha più bisogno perché:
M. Speranza, per prima, ha dato esempio di universalità: malati, infanzia da educare, orfani, poveri, bambini anormali, famiglie nel bisogno, sacerdoti, pellegrini, peccatori... E' questa l'eredità che lascia a chi vuole incarnare l'Amore Misericordioso.
Ogni forma di povertà deve trovarci sensibili e pronti ad intervenire: la povertà materiale e la povertà morale e spirituale "...senza altro limite che l'impossibilità morale".
E' all'interno di questa carità senza limiti che si deve vivere la presenza dell'Amore Misericordioso. Scrive ai Figli:
Se si assistono i malati:
"Si darà particolare preferenza ai poveri e a quelli che a causa della loro malattia particolare si trovano più abbandonati".
Se si sta con i bambini:
Se si tratta con i poveri:
"Fare del bene senza distinzione, anzi la nostra preferenza sia per quelli che ci offendono e mortificano e per i più ripugnanti e disgraziati...".
Vorrei far risaltare due caratteristiche che aiutano a capire meglio questo atteggiamento morale nella vita di M. Speranza. Non posso portare citazioni perché non trovano direttamente riscontro nei suoi scritti ma s'impongono con forza nella sua viva testimonianza e formano parte, quindi della sua eredità morale.
Queste due caratteristiche sono: la dinamicità e l'efficacia:
1) Dinamicità. L'aspetto dinamico del servizio ai poveri, che è poi una conseguenza della preferenza per i più bisognosi che emerge da una morale della Misericordia.
Una morale di questo tipo deve essere aperta alla dimensione esistenziale e storica. Deve avere un'attenzione particolare alla "condizione umana". I profondi e rapidi mutamenti della società attuale provocano continui cambi nel costume e nello stile di vita, creando nuovi bisogni, nuovi tipi di povertà.
Con i più bisognosi non sono solo quelli che appaiono tali qualitativamente o quantitativamente, ma anche quelli che proprio perché nuovi non hanno nessuna risposta adeguata nell'ambiente che li circonda, questi sono i più urgenti storicamente.
Essere pronti a dare una risposta a questi nuovi bisogni richiede attenzione, elasticità nell'adeguarsi, dinamicità. Tutto in contrario di un atteggiamento statico che tende ad adattarsi a una situazione.
M. Speranza, dicevo, ci ha dato esempio di ciò: chiudendo case per aprirne in un altro posto dove c'era più bisogno; intuendo e anticipando la risposta a nuove necessità come per esempio per i pellegrini dell'Anno Santo del '50, o creando tempestivamente nuove strutture per situazioni improvvise, è rimasto classico l'esempio della mensa ai poveri durante la guerra.
2) L'altra caratteristica che nasce dalla testimonianza viva di M. Speranza è l'equilibrio che ci deve essere tra intenzione ed efficacia.
Chiama fortemente l'attenzione l'efficacia storica reale dell'opera di M. Speranza, lo spessore oggettivo della sua azione.
E' vero che nel mondo della morale regna il primato dell'intenzionalità ma questa non deve condurre a un atteggiamento della pura intenzione, dietro al quale, peraltro si può nascondere una visione spiritualistica e disincarnata dell'uomo. Al bisogno non si viene incontro con la semplice intenzione.
M. Speranza con il suo senso di praticità e dinamicità ci ha fatto capire che chi vuole incarnare la Misericordia, non si può cullare mai, in un comodo sentirsi a posto mentre ci sono dei poveri, "i prediletti di Gesù".
Conclusioni
Questa lettura del Messaggio di M. Speranza dal punto di vista morale ci ha dato una visione coerente unitaria tra l'esperienza religiosa e l'agire reale, proposti da lei, consentendoci, anche, di scoprire il saldo fondamento evangelico e il nucleo - opzione fondamentale - da cui prende luce ogni altra scelta e realizzazione concreta: incarnare la Misericordia di Dio a imitazione e fino ai limiti del Buon Gesù.
In modo particolare ci ha permesso di scoprire tre atteggiamenti che nascono direttamente dal cuore del Vangelo e che per M. Speranza sono quelli che meglio concretizzano nella vita l'opzione di essere Amore Misericordioso:
1) Fiducia illimitata in Dio e nella sua Volontà
2) Identificazione con Cristo Crocifisso nel dono totale di sé.
3) Preferenza per i più bisognosi in una carità senza limiti.
Sono i tre pilastri che sorreggono l'edificio del Messaggio dell'Amore Misericordioso lasciatoci in eredità da M. Speranza e che saranno sempre punto di verifica per chi vuole modellare la propria vita alla luce di questo Messaggio di Amore e di Misericordia.
dagli scritti di madre speranza:
«Poniamo un interesse speciale per far comprendere ai nostri fratelli che Gesù è per tutti un Padre pieno di bontà, che ci ama con un amore infinito senza fare distinzioni. L'uomo più perverso, il più miserabile e perfino il più perduto è amato con tenerezza immensa da Gesù, che è per lui un Padre e una tenera madre. Gesù non fa distinzioni tra le anime, se non per concedere a qualcuna di queste delle grazie straordinarie o più speciali: cioè per prepararla a maggiori sofferenze diventando il parafulmine dei suoi fratelli.
Io paragono l'amore di Gesù al cuore umano, che spinge il sangue fin nelle estremità del corpo, distribuendo la vita anche alle membra più umili. Nello stesso modo agiscono le pulsazioni dell'Amore Misericordioso. Il cuore di Gesù batte con immenso amore per tutti gli uomini. Batte per le anime tiepide, e per i peccatori, batte per le anime sante, per le fervorose, per gli infedeli e per gli eretici; batte per i moribondi e per le anime del purgatorio, batte per le anime beate che glorifica in cielo.
In questo modo deve essere un cuore cristiano e, soprattutto, il cuore di un'Ancella dell'Amore Misericordioso. Esso deve essere grande come il mondo. Il suo amore deve infiammarsi per tutte le anime che abitano sulla terra e per quelle che si trovano nel Purgatorio. Esistono molti motivi per amare le anime, ma a noi, deve bastare questo: «Gesù ha dato la sua vita per me, io debbo sacrificarmi e contribuire alla salvezza di tutte le anime che si trovano ancora in questo mondo ed al conforto di quelle bisognose del Purgatorio».
Dobbiamo offrire per loro il calice della sofferenza e tutte le nostre fatiche
(Perf. n. 53. pp. 62-64).