PROFILI DI MADRE SPERANZA – 13 P. Mario Gialletti fam La Madre Clarettiana Edizioni Amore Misericordioso – 8 febbraio 1987 |
Vicálvaro:
dal 21.11.1921 al marzo/luglio 1925
Vélez Rubio:
da marzo/luglio 1925 al settembre 1926
C/. Toledo 143:
dal settembre 1926 al 23.02.1929
C/. Del Pinar 7:
dal 23.02.1929 al 06.12.1930
Questo profilo di Madre Speranza è stato preparato in forma certa e critica ma basandosi solo sui pochi documenti che già sono nell'Archivio delle Congregazioni dell'Amore Misericordioso in Collevalenza (ACAM = Archivio Congregazioni Amore Misericordioso). È da supporre che altri documenti, in futuro, possano non solo ampliare tale profilo ma - forse - anche precisare meglio o modificare alcune deduzioni che oggi, 1987, si sono potute trarre dai pochi documenti di cui si dispone. Nel Profilo n.6, per esempio, due documenti che a quel tempo erano in nostro possesso ci facevano fissare l'ingresso della madre tra "las Hijas del Calvario" al 15.10.1915; ora sono sopraggiunti altri tre documenti (forse anche più attendibili) che ci inducono a fissarlo al 15.10.1914.È doveroso dire anche un'altra cosa. È con trepidazione che ci si affaccia su questo periodo della vita della Madre, su questi nove anni appena della sua vita. Un senso di trepidazione non è dato solo dal fatto di avere ancora pochi documenti per tentare di fare un profilo di questi anni, ma dalla certezza che sono stati gli anni più decisivi della vita della Madre e anche gli anni nei quali il Signore l'ha "chiamata" a l'ha "formata" per poter fare dono alla Sua Chiesa di una nuova Fondazione. Si ha la sensazione che la Madre abbia vissuto questi anni maturando in se stessa una disponibilità incondizionata alla Volontà di Dio, disposta con sincerità e con coerenza a lasciare tutto e anche le cose più care per mettersi al servizio di Dio.
Viene da ripensare alla storia di Abramo (che è la storia di ogni "chiamato da Dio".
«Il Signore disse ad Abramo: lascia la tua terra, la tua tribù, la famiglia di tuo padre e và nella terra che io ti indicherò... Contempla il cielo e conta le stelle, se le puoi contare! I tuoi discendenti saranno altrettanto numerosi!... Prendi tuo figlio Isacco, il tuo unico figlio, che tu ami molto, e và nel territorio di Moria. Là, su un monte che io ti indicherò, lo offrirai a me in sacrificio»
(Gen.12-21).Ad Abramo il Signore chiese un amore disposto a sacrificare anche il figlio Isacco («il tuo unico figlio, che tu ami molto»...) Quando la Madre, cresciuta e formata alla scuola di S. Antonio Maria Claret, si sentì chiamata da Dio a uscire dall'Istituto delle Clarettiane dovrebbe aver vissuto lo stesso stato d'animo di Abramo (esci dalla tua terra... lascia l'istituto che tu ami molto... questo il sacrificio che mi offrirai su un monte che io ti indicherò...).
Il 15 ottobre 1914, all'età di 21 anni, la Madre aveva lasciato la sua famiglia e il suo paese per entrare come religiosa a Villena con "Le figlie del Calvario"
(Las Hijas del Calvario). Questo era un Istituto fondato nel 1863 ad Urgel (Lerida) da Esperanza Pujol, la quale il 4 maggio 1863 era stata incoraggiata alla Fondazione da Don Antonio Maria Claret, allora Vescovo di Traianopoli, con questa lettera: «Abbiamo letto le Regole e Costituzioni de Las Hijas del Calvario e ci sembra che, se saranno osservate con fedeltà, Dio nostro Signore sarà servito, las Hijas del Calvario si santificheranno e faranno sì che si salvino tante anime...».Quando la Madre entrò tra le Figlie del Calvario a Villena, questo Istituto era ormai in via di estinzione. Erano molto sostenute ed aiutate dai Padri Clarettiani; lo stesso Padre Juan Oteo, clarettiano, aveva predicato loro più volte corsi di esercizi e le aveva informate della possibilità di aggregarsi all'istituto delle Clarettiane, in conformità a tentativi che si stavano facendo di aggregare anche altri Istituti allora piccoli e di poco personale come las Misioneras Agustinas, las Hijas del Corazón de María ecc. Questa proposta era portata avanti dal Padre Maroto del quale la Madre Generale delle Misioneras Claretianas aveva molta stima per essere questo Padre di grande esperienza nel campo del Diritto.
Quando la Comunità di Villena si decise per questa fusione ed ottenne il permesso del Vescovo di Cartagena-Murcia, insieme alla Madre Mercedes Vilar Prat, proprio la nostra Madre Speranza fu incaricata di iniziare le trattative per la stessa fusione con le Clarettiane. Il 19 novembre 1921 anche la nostra Madre vestiva l'abito delle Clarettiane, e il 21 novembre 1921 emise i suoi voti perpetui come Clarettiana.
Quanti hanno avuto modo di conoscere Madre Speranza ricordano quanto abbia portato sempre nel cuore questo Istituto e quanta venerazione abbia sempre avuto per il S. Antonio Maria Claret. Uno dei miracoli che dovevano essere presentati per la causa di beatificazione di S. Antonio Maria Claret si riferisce per l'appunto a una guarigione prodigiosa della nostra Madre, ottenuta per l'intercessione del Santo.
La Madre Speranza ha sofferto molto per dover lasciare il "suo Istituto" allora con accentuazione contemplativo e dedito all'insegnamento; il Signore voleva fare dono alla Sua Chiesa anche di un altro Istituto che facesse decisamente la scelta dei poveri e dei bisognosi, la scelta della "carità senza altri limiti che l'impossibilità morale". Le Regole delle Clarettiane, non potevano consentire spazio e possibilità per altre opere caritative e di assistenza. Ma non fu senza dolore profondo per la Madre "uscire dalla sua terra" e sempre ha portato nel cuore gratitudine grande.
La Madre Clarettiana
21.11.1921 - 06.12.1930
Il 30 di luglio la Sacra Congregazione dei religiosi aveva firmato il Decreto di annessione della Congregazione delle Figlie del Calvario (Hijas del Calvario) con la Congregazione delle religiose di Maria Immacolata Missionarie Clarettiane (R.M.I.), dando potere al Vescovo di Cartagena-Murcia di procedere con libertà nell'applicazione del Decreto.
Il Decreto esigeva che le religiose di Villena (Hijas del Calvario) facessero di nuovo la professione religiosa secondo le Costituzioni Clarettiane e che potessero conservare il posto che a ognuna corrispondeva in ordine alla data della prima professione.
Di queste religiose di Villena una fu mandata a casa perché non giudicata adatta per la vita religiosa; due - molto avanti negli anni e ormai non pienamente coscienti - furono accolte nella Congregazione R.M.I. ma non fecero la professione religiosa, perché ormai non più capaci di intendere; le altre cinque - tra cui la nostra Madre - furono ammesse alla professione come religiose clarettiane.
Il 9 novembre 1921 il Vescovo Mons. Vicente Alonso Salgado firmò il Decreto in Murcia.
Dall'11 al 18 novembre 1921 le cinque suddette religiose di Villena fecero Esercizi spirituali; il 19 novembre vestirono l'Abito clarettiano e il 21 novembre, festa della Presentazione, emisero i santi voti perpetui nelle mani della Madre Generale M. María Luisa Lloret de S. Juan. Alla nostra Madre fu imposto il nome di Madre Esperanza de Santiago e così essa lo ricorda in una immaginetta, scritta nel retro di suo pugno: «Ricordo della professione di voti perpetui de la Madre María Esperanza de Santiago, emessi il giorno 21 novembre 1921 nel Convento di Maria Immacolata nel Calvario di Villena».
La Madre è vissuta come religiosa clarettiana dal 21 novembre 1921 al 6 dicembre 1930, quando ottenne la dispensa dai santi voti per poter fondare la nuova Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso; quindi per poco più di nove anni.
― Dal 21-XI-1921 fino al marzo/luglio 1925 ha vissuto nella casa di Vicálvaro, in Madrid.
― Dal 1925 nei mesi di marzo/luglio, fino a settembre 1926 è trasferita nel sud di Spagna, alla Casa di Vélez-Rubio.
― Dal settembre 1926 al 23 febbraio 1929 di nuovo a Madrid, non più a Vicálvaro, ma nella Casa di C. Toledo 143, una Fondazione particolare iniziata il 14 maggio 1925, sostenuta da una Associazione di Señoras Católicas, con internato per dare scuola: il Collegio si chiamava «Colegio de Ntra. Sra. del Carmen».
― Dal 23 febbraio 1929 sempre in Madrid ma incomincia a funzionare ufficialmente la nuova Casa di C/. del Pinar 7 con la Fondazione dell’«Asilo Ntr. Sra. de la Esperanza». Da questa Casa nel 1930 uscì dalle Clarettiane per fondare la sua nuova Congregazione di E.A.M.
Di questi anni non siamo in possesso ancora di molti documenti ma pure conosciamo alcuni fatti che ci sembrano significativi e importanti per apprezzare il cammino per il quale il Signore l'ha condotta e come l'ha preparata alla sua nuova grande missione. Una preparazione fatta non solo con realizzazioni esterne o con una progressiva presa di coscienza di quello che Dio le chiedeva, ma soprattutto in un arduo cammino ascetico per poter arrivare a fare solo tutto quello che fosse compimento della volontà di Dio e quindi docilità e disponibilità incondizionata a Lui. Il mezzo preferito per poter piegare la sua volontà, per dominare gli impulsi dettati dalla propria natura, e per fare in modo che tutto in essa parlasse di docilità, di sottomissione e di unione con Dio, lo trova in un costante eroico esercizio di abbandono fiducioso e di obbedienza ai superiori e al Padre Spirituale.
1° La Madre a Vicálvaro:
dal 21.XI.1921 alla prima metà del 1925
A. ― Il suo abbandono fiducioso in Dio
Appena emessa la professione come clarettiana, con molta probabilità la Madre fu destinata da Villena alla nuova Comunità di Vicálvaro in Madrid, anche se almeno tre documenti farebbero pensare che fosse stata destinata a Vélez-Rubio, nel sud della Spagna.
Questa casa in Madrid nella zona di Vicálvaro era stata aperta dalle Clarettiane il 24 maggio 1921; oltre la casa avevano 4 ettari di terreno; il tutto era costato 63'000 ptas.; qui vi stabilirono il Consiglio Generale e il Noviziato; avevano la direzione di una scuola di "enseñanza básica" (quindi elementari e medie nostre) completamente gratuita e avevano anche un pensionato.
Fino al 1936, quando fu distrutta al tempo della rivoluzione, restò per 15 anni il centro e il cuore della Congregazione delle Clarettiane.
Tutto lascia supporre che la Madre subito dopo la professione sia stata destinata alla Casa di Vicálvaro; comunque perlomeno è certo che in effetti dal dicembre del 1921 alla prima metà dell'anno 1925 si trovò in Vicálvaro per il fatto che già il mese successivo ai voti (il dicembre 1921) si trovava a Vicálvaro dove con certezza dal dicembre 1921 al luglio 1922 la Madre ha subito in Madrid in sette mesi, tre interventi chirurgici, così come lo attesta lo stesso Dottor Leonardo Pérez del Yerro. Anche dopo questi interventi nel 1923-24-25 ha avuto dei controlli medici sempre in Madrid - come lo attesta lo stesso medico -, mentre è certo che nel 1925 è destinata alla Comunità di Vélez-Rubio.
La Madre aveva fino ad allora goduto buona salute. Essa stessa scrive: «Ho trascorso gli anni della mia infanzia godendo di buona salute: potevo mangiare di tutto e stavo bene».
Ai primi del 1922, a soli 29 anni, dovette essere operata al basso ventre di tumore, praticò la "laparatomia infraumbelical" il chirurgo Dr. Recasens, per probabile tumore all'utero.
Come conseguenza di questa operazione restò alla Madre una ernia, uno "sventramento" che si era prodotto per non essersi riuniti i muscoli "recto y aponeurosis" nell'intervento chirurgico del Dr. Recasens; era tanto grande che permetteva il passaggio di un pugno della mano. Questo lo poterono accertare il medico Dr. Andrés, il Dr. Leonardo Pérez del Yerro, specialista delle vie urinarie, e i Dottori Recasens e Gerónimo Hur, specialista in ginecologia.
Di questa ernia, prima del luglio 1922, la Madre fu operata due volte, quindi dal dicembre 1921 al luglio 1922, in sette mesi dovette sottoporsi ai ferri per ben tre volte. L'ultimo di questi interventi all'ernia era riuscito abbastanza bene ma nella prima quindicina di agosto dello stesso anno 1922 «poco dopo uscita dall'ospedale, ebbi la disgrazia di cadere mentre scendevo le scale, portando una cassa e mi si ruppero i punti interni...».
Non si fece ricorso questa volta a un terzo intervento chirurgico su questa ernia; il Dr. Pérez del Yerro consigliò un tipo di fasciatura che non poté essere tollerato e che produsse dopo solo una quindicina di giorni uno sfogo su tutto il corpo. Fu a questo punto che, il 5 settembre 1922, la Madre priora della Comunità consigliò alla nostra Madre una Novena al Cuore di Maria chiedendo la salute per intercessione dell'allora venerabile Padre Claret; nella notte tra il 6 e il 7 settembre 1922 la Madre si trovò prodigiosamente guarita.
Essa stessa nel processo di beatificazione del P. Claret il 22 dicembre 1925 poteva scrivere ed attestare: «Da allora io ho potuto di nuovo fare tutto, anche pulire pavimenti e prendere dei pesi senza che abbia mai notato nulla fino ad oggi».
Il fatto straordinario narrato curò la Madre della ernia ma lasciò intatto il quadro generale della sua salute, che già da tempo presentava sintomi di gastrite, forse provocata o almeno accentuata dalla narcosi a base di cloroformio usata nei primi tre interventi chirurgici subiti in sette mesi.
«Questa gastrite cloroformica che sfocia in una stomatite ulcerosa - scrive il Dr. Pérez del Yerro - in alcuni operati è tanto violenta che esige trattamenti rapidi e immediati, lavaggi di stomaco, dieta speciale per molto tempo; causa vomiti irrefrenabili, bruciore e dolori di stomaco, dolori alla regione epigastrica da avanti a dietro e che si propagano fino alla spalla... piccole ulcere alla bocca... cattivo alito...».
Tutto questo fu così grave per la Madre che la condusse alle porte della morte. Essa stessa così lo descrive il 22 dicembre 1925: «Saranno ormai due anni che cominciai a sentire disturbi allo stomaco ma - dopo cinque o sei mesi - nell'agosto del 1924 mi sentii così male da dover ricorrere al medico... non potevo mangiare nulla perché tutto mi faceva male e mi provocava continui vomiti di sangue... Ai primi di febbraio del 1925 la cosa peggiorò ancora... il 14 febbraio un nuovo conato di vomito e... poi perdita continua di sangue...». Venne il medico il Dr. Andrés; le fece le cure del caso; momentaneamente recuperò la conoscenza che aveva perduto.
Il parroco di "S. Maria la Antigua", Dr. D. Andrés Gómez, poté solo confessarla e non poté darle il S. Viatico perché rimetteva continuamente tutto: il 14 febbraio 1925.
Il giorno 15 febbraio le amministrò la Estrema Unzione e le dette il Viatico, la Indulgenza plenaria e cominciò la Raccomandazione dell'anima.
Venendo incontro al suo desiderio, fu portata una reliquia del Padre Claret al quale chiese che gli ottenesse dal Signore la grazia della salute, se questa fosse per il bene.
Il 16 febbraio alle due e mezza della notte non aveva più polso; alle sette chiese la S. Comunione e si trovò guarita. Così la Madre racconta il fatto: «La Madre Superiora mi chiese se mi sentivo in grado di poter ricevere la Comunione. Io dissi di sì e allora essa si recò ad avvisare perché me la portassero. Nel frattempo io tornai a raccomandarmi al mio santo padre Claret con una confidenza tale che è difficile spiegare. Poco dopo ho ricevuto la Comunione e insieme con essa il beneficio della salute sentendomi immediatamente guarita, di tale maniera che mi sentivo come se prima non avessi avuto niente.
La guarigione miracolosa fu constatata dai Dottori Dr. Leonardo Pérez del Yerro e Dr. Antonio Andrés i quali si proposero di far fare alla Madre una radiografia dello stomaco e del duodeno per evidenziare l'ulcera allo stomaco che aveva prodotto la grave malattia.
Tale radiografia fu fatta il 3 agosto 1925 a Murcia dal Dr. Molina Niñirola con il seguente esito: «nelle prove radiografiche fatte alla Sig.na Esperanza Alhama Valera non si è riscontrata lesione né allo stomaco né al duodeno e questo lo faccio constatare in Murcia il 3 di agosto del 1925».
Poco dopo la guarigione miracolosa del 16 febbraio, e comunque prima della fine di luglio dello stesso anno, la Madre si ritrovò trasferita alla Comunità di Vélez-Rubio, da dove il 28 luglio parte per Murcia per fare le radiografie suddette.
B. ― La sua obbedienza ai Superiori e al Padre Spirituale
La Madre stessa ci racconta due episodi particolarmente significativi, che devono essere avvenuti tutti e due nel tempo della sua permanenza a Vicálvaro (1921-1925) perché il primo le fu occasionato da una novizia (le novizie stavano nella casa di Vicálvaro) e avvenne poco dopo essere stata operata di tumore (1922) e anche ciò avvenne quando stava a Vicálvaro. Ugualmente il secondo deve essere avvenuto a Vicálvaro perché è legato alla Madre generale che risiedeva a Vicálvaro.
Così la Madre racconta.
Il primo - «Ricordo che, essendo io sacrestana, ero solita lasciare le ampolline di metallo sul davanzale del pozzo perché prendessero sole. Un giorno mi dice la Superiora: "non le lasci qui un'altra volta perché potrebbero cadere dentro" - "Bene, Madre" - Da allora non le ho poste più sul parapetto ma in basso, dove non c'era nessun pericolo che potessero cadere. Però il Signore permise che una novizia, per farmi uno scherzo, le nascondesse. Io finisco di pulire la cappella e non trovo più le ampolline. Vado dalla Superiora e le dico: "Madre, non trovo più le ampolline e io non le avevo lasciate dove mi aveva proibito, ma sotto perché non cadessero". "Ah! questo è impossibile! non venga qui con imbrogli! Lei le ha lasciate sopra e ora sono cadute dentro. E allora adesso prende una corda e con il secchio vuota il pozzo"».
Era assurdo poter così vuotare un pozzo che era di sorgente. Io comunque, per farlo prima e faticare meno, legai un secchio per parte ai due capi della corda, in modo che uno scendeva e l'altro saliva. Ché ribellione avvertivo dentro di me! ma dicevo al Signore: «aiutami Signore, a cavare l'acqua da questo pozzo». Cominciai questo lavoro alle 8 del mattino. Verso le dieci venne la Madre e mi disse: «Non si muova di qui finché non ha asciugato il pozzo». Io le dissi: «Madre, io caverò tutta l'acqua che posso, ma non so se riuscirò a svuotarlo». «Deve farlo» - fu la risposta - «Signore aiutami!». E seguitai a cavare secchio dopo secchio: uno scendeva e uno saliva; e a me cadeva più sudore dal corpo che acqua dai secchi.
Alle una la novizia, dandosi conto che io non ero andata al pranzo ma che stavo cavando acqua dal pozzo, si ricordò che aveva nascosto lei le ampolline; corse dalla Madre Maestra e le disse: «Madre, M. Speranza sicuramente starà cercando le ampolline nel pozzo, ma le ho nascoste io per farle uno scherzo».
Quando andarono a cercare la M. Speranza, la trovarono a terra svenuta.
Il secondo - «Già sapete che nella Congregazione delle Clarettiane allora nell'ambito religioso portavamo una pettina bianca inamidata.
Io avevo il piacere di portarla sempre ben inamidata, stirata e lucida. Per questo motivo io mi preoccupavo di inamidare quella della Madre Generale: così avevo la possibilità di fare anche la mia. Anche le scarpe mi piaceva portarle ben pulite e lucide.
Dopo un certo tempo cominciai a sentire dentro di me un certo rimorso e mi dicevo che tutto questo non poteva piacere al Signore e finii per esporlo al Padre Spirituale. «Sì, padre, ci sono due cose che mi riempiono tanto la mente» e gli raccontai quello della pettina. - «Ma non c'é una suora incaricata?» - «Sì, padre, però lo fa tanto male e con poco gusto» - «Certo che senza essere lucide - mi dice - non stanno bene, è naturale» - E, dopo avermi dato tutte le ragioni, soggiunse: - «Bene, figlia, io adesso vado a parlare con la Superiora e poi torno a dirti quello che devi fare» - Io cominciai ad avere paura, perché quando il Padre spirituale mi dava un castigo pubblico, prima lo diceva alla Superiora. Dopo poco tempo torna e mi dice: - «Già ho parlato con la Superiora guarda: per un mese farai tu da portinaia al Collegio, però devi presentarti con la pettina ben sporca di cioccolato».
Io la sporcai un po'. Il giorno seguente andai ad aprirgli la porta e, al vedermi, mi disse - «No, no, sporcala di più, molto di più» - Così dovetti fare la portinaia in queste condizioni per un mese intero. Mi sono scomparse tutte le voglie di perdere il tempo in una cura eccessiva di me stessa.
2° La Madre a Vélez - Rubio
lì ho imparato ad amare
Alla fine di luglio 1925, e probabilmente ormai già da qualche mese (forse fin da marzo), la Madre Speranza è aggregata e trasferita alla Comunità di Vélez-Rubio.
Della permanenza della Madre in questa comunità non sappiamo molte cose, ma una è particolarmente interessante perché mette in risalto quanto Dio ha permesso per forgiare e preparare a grandi cose questa sua creatura prediletta. La stessa Madre ricordando quanto le capitò di sofferenza in Vélez-Rubio, conclude con una grande verità: «lì ho imparato ad amare». Si tratta di questo, così come lo raccontano la Sig.na Pilar e Madre Aurora Samaniego.
Scrive la Sig.na Pilar de Arratia.
«C'era nel convento di Vélez-Rubio una Religiosa che si occupava delle bambine ed era ben voluta da queste; lì fu trasferita Madre Speranza alla quale fu dato l'incarico occupato da detta Religiosa.
La Madre era rettissima nel tratto con le bambine e non permetteva il minimo disordine, però Dio le aveva posto in cuore un grande amore per i suoi simili che le dava fascino speciale: per questo le bambine le volevano un gran bene. In poco tempo in quella casa cambiò la fisionomia del Collegio e le bambine non si preoccupavano di altro che di piacere a Dio».
Questa è testimonianza di quanti hanno conosciuto la Madre: era tale il suo ascendente sulle bambine e tale il cambio che in esse si operava che le stesse bambine sembravano angeli.
La Religiosa che era stata sostituita dalla Madre non riuscì a sopportare tutto questo; cominciarono in convento a succedere diverse cose che toglievano la pace e di tutto si accusava ingiustamente Madre Speranza. Scomparivano oggetti e se ne dava la colpa alla Madre Speranza che li avrebbe rubati per darli alle bambine. Piano piano tutta la Comunità arrivò a convincersi di questo tanto che decisero di rinchiudere la Madre in una cella, dove la lasciarono per sette mesi. Doveva dormire per terra.
In quella solitudine - dice la Madre stessa – passavo le notti guardando il cielo, e in quella solitudine ho imparato ad amare».
Era Superiora Generale in quell'anno la Madre María Luisa Lloret de S. Juan, che solo nell'agosto del 1926, appunto nel capitolo generale lasciò l'incarico di Madre generale e fu nominata Superiora a Vélez-Rubio, mentre fu eletta a Madre generale la M. Patrocinio Pérez de Sto. Tomás.
Nel volume: «La perfección de la vida religiosa» scritto dalla stessa Madre anni più tardi, al n. 55 p. 65-66, la Madre racconta un fatto simile come capitato ad una certa persona e probabilmente invece è una nota autobiografica, cioè parla della sua vita. Dice: «Qualche tempo fa ho conosciuto una persona amica di Gesù, ossia un'anima che amava, e mi diceva che aveva sofferto molto durante un castigo che i suoi Superiori le avevano inflitto.
Ho sofferto molto - diceva - al vedere che ero accusata di cose che non avevo neanche pensato. La mia natura ribelle mi spingeva a scusarmi ma, fissando lo sguardo sul Crocifisso, trovavo la forza per non farlo. Mi vedevo disprezzata da tutti, sola, senza affetto di nessuno, privata anche del necessario e nello stesso tempo ero felice, molto felice, ma sempre senza staccare lo sguardo dal Crocifisso che mi dette la forza per tutti quei sei mesi di isolamento che furono il castigo che mi fu dato; le mie labbra non si sono aperte a nessuna lamentela e in quei mesi ho imparato ad amare».
Questo testo della Madre e quello della Sig.na Pilar de Arratia si concludono tutte e due con la stessa frase: «lì ho imparato ad amare». La Madre parla di sei mesi, la Sig.na Pilar de Arratia di sette mesi.
È un episodio che parla da sé e svela il cammino duro che anche la Madre ha dovuto fare su se stessa per imparare ad amare come ama Dio «che perdona e non tiene in conto i peccati degli uomini» e perché la sua vita diventasse ogni giorno di più una immagine e un riflesso dell'Amore Misericordioso.
Più tardi, il 21 maggio 1928, Madre Aurora Samaniego scrive e racconta come abbia potuto essere presente a una estasi della Madre Speranza. Insieme con lei erano presenti quel giorno a Madrid in C/. Toledo 143 il P. Fructuoso García, provinciale dei clarettiani, il Dr. Grinda e varie suore.
Dice «Madre Speranza cominciò a sentirsi male ed erano dolori tanto forti: un vero sudore di sangue. Si ritirò in cella, ma si sentì un profumo così intenso che durò per tutta la casa un quindici giorni. Quando poterono entrare nella sua cella, trovarono la Madre Speranza svenuta, rossa di sangue, sfigurata, come una persona in agonia, con dolori impressionanti. Quando i dolori furono calmati, Madre Speranza si trovò in estasi e cominciò a supplicare il buon Dio per molte persone vive e defunte: tra le altre persone pregava molto per la Madre María Luisa Lloret de S. Juan che le aveva fatto tanto male, essendo la causa dell'isolamento a Vélez Rubio e avendo sempre dimostrato un animo cattivo contro questa creatura che adesso si vendica versando con immenso dolore il suo sangue per tirarla fuori dal Purgatorio».
3° La Madre di nuovo a Madrid, ma a C/. Toledo 143
settembre 1926 - 23.2.1929Questo collegio di C/. Toledo 143 era stato aperto dalle Clarettiane il 14 maggio 1925. Era una "fondazione particolare", poiché era sostenuta da una Associazione di signore Cattoliche. Si chiamava "Collegio di N. Sra. del Carmen".
Quando si aprì questa Casa, vi furono destinate cinque religiose: M. Pilar Antín de S. José Superiora, M. Rosario Parrilla de S. Mateo, M. Angeles Martínez de Santiago, M. Guadalupe Girona de S. Tomás e Suor Isabella García de S. Lucas. Dopo un anno e mezzo nell'agosto del 1926, con il Capitolo Generale, M. Pilar Antín fu eletta 4° Consigliera generale, Segretaria e Prefetto generale e passò quindi a Vicálvaro; prese il posto di Superiora M. Ana Rué de S. Andrés, che reggerà la Casa fino al dicembre 1927.
Un mese dopo, nel settembre del 1929, è trasferita qui Madre Speranza da Vélez-Rubio perché la superiora di quella casa (la ex Madre Generale M. Luisa Lloret) aveva chiesto con insistenza il suo trasferimento perché - affermava - in quella casa la sua presenza aveva causato gran turbamento. Evidente allusione al castigo di sette mesi che era stato dato alla Madre in Vélez-Rubio.
Quando la Madre giunse a questa nuova casa di C/. Toledo 143, le Religiose di questa Comunità la fecero molto soffrire perché prevenute da quelle di Vélez-Rubio. «La Comunità - scrive la Sig.na Pilar de Arratia in Notas il 18 dicembre 1939 - era molto prevenuta contro la Madre. se si perdeva qualche cose era essa che lo aveva rubato e con ciò si turbava l'ordine e la costringevano giornate intere a ricercare quello che mancava. Era allora Superiora di quella casa una religiosa esemplare (M. Ana Rué de S. Andrés) e Dio permise che - dopo poco tempo - potesse rendersi conto della innocenza della Madre».
A. Natale: un pranzo per i poveri
La Madre stessa lo racconta. Il fatto avvenne nel Natale del 1927 o, più probabilmente, del 1926; sicuramente in questa Casa di C/. Toledo 143, che - come racconta la Madre - non era proprietà della Congregazione e nella quale era Superiora a quel tempo M. Ana de Rué de S. Andrés (che per l'appunto era catalana) una persona retta, esemplare. Anche essa, in un primo momento, era molto prevenuta nei riguardi della Madre per le impressioni o le voci che nei suoi riguardi erano giunte dalla Comunità di Vélez-Rubio, ma «dopo alcuni fatti particolari, si rese conto della innocenza della Madre» (come scrive la Sig.na Pilar de Arratia in Notas 18.12.1939).
L'episodio è bello e interessante perché rivela come il Signore la vada rendendo ogni giorno più attenta e sensibile verso i poveri e i bisognosi.
Nel maggio del 1925 la Congregazione aveva aperto una nuova Casa a Madrid per l'insegnamento alle bambine e nel settembre 1926 «anch'io fui trasferita e destinata a quella comunità. Avevo l'incarico di economa e Vicaria della Casa.
Ebbi una Superiora che sembrava fatta a posta perché io mi santificassi. Son sicura che, se avessi sopportato tutto con tranquillità e con il desiderio di farmi santa lo avrei conseguito senza dubbio alcuno; però mi è mancato tante volte la pazienza.
È stata per me una illusione quella di poter aver cura dei poveri, ma quella casa era per bambine ricche ed era inutile che io proponessi di prendere anche bambine povere, perché la mia proposta non poteva essere accolta.
Io non potrò dimenticare le molte prove per le quali sono dovuta passare in quella casa; ne sono sinceramente riconoscente al Signore, perché solo Lui le ha disposte sul mio cammino.
Mancava un mese per la festa di Natale: io avevo la illusione di poter dare da mangiare quel giorno a un buon numero di poveri. Non era facile dirlo alla Superiora, una catalana, piuttosto risparmiatrice e tirata. Ci provai e le dissi: «Madre, io credo che sarebbe bene durante le feste di natale dare da mangiare a tutti i poveri che vorranno venire a questa nostra casa» - «Ecco la ricca! - mi rispose - dopo aver portato così poco come dote, adesso vuol dare anche da mangiare ai poveri...!». Queste ed altre cose che mi disse mi procurarono non poca sofferenza.
Passò altro tempo; mancavano ormai appena 3 o 4 giorni per Natale e tornai di nuovo dalla Superiora a chiedere la stessa cosa. Fu allora che la Superiora (che era molto retta ed esemplare) mi venne incontro e mi disse: «Di quanto denaro dispone per comprare il necessario per dar da mangiare a questi poveri?» «Solo 300 ptas.» - «Va bene; compri quello che può con questo denaro, lo metta separato a parte, ma non prenda nulla dalla dispensa». Che potevo comperare io con 300 ptas.? presi un pezzo di carne, olio e un po' di frutta. Il tutto non sarebbe bastati più che per una persona o due.
Arrivò il giorno di Natale. In una maniera misteriosa, fin dal mattino, davanti alla casa si formò una fila di poveri della quale non si vedeva la fine.
Mi chiama la Superiora e mi dice: «Venga a vedere, Madre Speranza: tutti questi sono poveri?» - «Penso di sì» - «E chi li ha chiamati?» - «Io no, sarà stato il Signore».
Con grande fede e fiducia mi portai in cappella e cominciai a dire: «Signore, io ho potuto comprare solo il campione di quello che vorrei dare; adesso vieni Tu, aiutami a dar da mangiare a tutti questi poveri che hai portato qui...!» Il Signore fu così generoso che dopo aver dato con abbondanza a tutti quei poveri, per due e tre mesi ci avanzò ancora olio, carne, pane, frutta.
Ma qui sorse un altro problema: dove sistemare tutti quei poveri che - tra uomini e donne - erano più di 400. Alla fine decidemmo di farli accomodare in una grande galleria che c'era in casa. Stavano tutti serenamente mangiando, quando arrivò una delle padrone della Casa e che apparteneva all'Associazione di Signore Cattoliche che reggevano questa casa. Molto dispiaciuta e sostenuta mi disse: «Chi le ha dato il permesso di far entrare tutta questa gente a sporcare tutto?» «No, signora, non son venuti a sporcare, ma a mangiare, perché oggi è Natale anche per loro». «Si guardi bene dal portare un'altra volta tutta questa gente in casa; questo lo potrà fare quando la casa sarà sua». E partì.
Io andai di nuovo in Cappella dal Signore e così compresi da Lui: «Esperanza, dove non possono entrare i poveri, non ci devi entrare neanche tu. E' bene che parta da questa casa!». «Signore, e dove devo andare?».
È da questo momento che si cominciò a pensare a lavorare e a soffrire per preparare la nuova Opera nella nuova sede di C/. del Pinar 7, sempre in Madrid ma che si aprirà ufficialmente solo il 23 febbraio 1929.
B. Per un cammino duro ma sicuro
Ancora un altro episodio che ci fa comprendere quanto la Madre era tenace in un costante esercizio di abbandono fiducioso in Dio e di obbedienza ai Superiori e al Padre Spirituale. I fatti già raccontati e anche questo ci aiutano a vederla ormai abituata a obbedienze assurde e a castighi incomprensibili ma che lei li vive in uno spirito di fede e proprio in questo spirito di fede "impara ad amare".
Sentiamolo dal suo stesso racconto.
«Ricordo che un giorno (da Vicálvaro) venne (a C/. Toledo) la Madre Generale e mi disse: «Madre Speranza, vada con questa suora a S. Carlos per accompagnarla dal medico». «Va bene, Madre». Essa mi dette un ombrello perché era un giorno che pioveva molto. Io notai subito che era un ombrello rotto: lo aprì e in effetti ogni bacchetta se ne andava per conto suo. Le dissi: «Madre, devo andare con questo ombrello?» - «Se ci sono venuta io, perché no?».
Io non le risposi niente, ma dentro di me pensavo. «E se lei è così trasandata, che? anch'io lo devo essere...?».
Presi l'ombrello, accompagnai la suora ma preferii bagnarmi tutta pur di non aprire quell'ombrello. Mi sembrava che, se lo avessi aperto, avrei fatto la figura del tonto del circo.
Il giorno seguente venne il Padre Spirituale, il P. Antonio Naval, che era solito venire in quel tempo tutti i giorni. Gli raccontai quanto avevo fatto e mi dice: «E le pare bene?». «No, padre, non mi pare bene, però se essa è tanto trasandata perché obbliga anche a me a fare lo stesso?». Dopo avergli mostrato l'ombrello, anche lui dice: «Oh, sì, figlia, ha ragione! Adesso devo uscire un momento: se non potessi tornare oggi, resti tranquilla, verrò domani».
Il giorno seguente lo vedo venire con uno di quegli ombrelloni grandi che si usavano sui carri, grande, a strisce rosse e verdi. Mi chiama e mi dice: «Vede, figlia, è bene che oggi rifaccia con questo ombrello aperto tutto il percorso che ieri ha fatto con l'ombrello chiuso!».
Dovetti andarmene per le strade di Madrid con quell'ombrello grande che non riuscivo a tenere con tutte e due le mani, in una giornata di splendido sole. Tutta la gente mi guardava e diceva: «poveretta! ha perso la testa!».
Commentando questo episodio, la stessa Madre diceva: «Io ringrazio il Signore di aver posto sul mio cammino questo santo sacerdote che mi ha fatto passare per cose strane, ma che hanno fatto un gran bene alla mia anima: da giovane io ero piuttosto piena di me, e lui che mi conosceva mi ha fatto passare per un cammino duro ma sicuro».
C. Documenti dei primi segni straordinari
Quando nel dicembre 1927 la Superiora M. Ana Rué de S. Andrés sarà trasferita Priora a Vélez-Rubio per la morte della Priora di quella Casa di C/. Toledo 143 avrà come Priora di nuovo M. Pilar Antín de S. José.
Anche la Cronica di Vicálvaro dice che già dalla fine del 1926, sono documentati nella Madre Speranza segni straordinari, da alcuni ritenuti soprannaturali, da altri giudicati manifestazioni isteriche: estasi, sudore di sangue, moltiplicazione di cibi e cose necessarie, percosse e insulti del demonio, manifestazioni dell'intimo di coscienze, visioni, apparizioni, S. Comunioni avvenute in forme strane e inspiegabili, provvidenza divina di denaro o di caramelle per le bambine, ecc... Tutto questo assicurano di averlo visto e sperimentato più volte non solo le Religiose della Comunità, ma anche persone di fuori.
La fama di tutto questo si diffuse ben presto; cominciarono a venire al Collegio persone e infermi per vederla; a volte erano anche sacerdoti e confessori a inviare da lei queste persone, che venivano non solo da Madrid, ma dalla Spagna intera e da altre Nazioni.
La Sig.na Pilar de Arratia scrive che quando la Madre nel settembre del 1926 fu trasferita a C/. Toledo 143, dovette molto soffrire perché la Comunità era prevenuta verso di lei per le cattive informazioni avute da Vélez-Rubio e prosegue: «Ci si aggiunse il fatto che favorita da doni speciali dal cielo, questi per un certo periodo vennero a mancare e per quasi due anni fu tanto grande la sua pena, credendo che fosse una punizione per le sue colpe, che pianse tanto da restare quasi cieca». «Dovettero portarla all'ospedale di S. Carlos di Madrid per sottoporla a una nuova operazione, vi fu trattenuta per tre mesi in uno stato così grave che i medici pensavano non potesse sopravvivere».
Era il mese di maggio del 1927. Verso agosto/settembre guarì immediatamente e "prodigiosamente" e maturò l'idea di offrirsi vittima perpetua al Buon Gesù.
Probabilmente questi segni straordinari devono essere cominciati a manifestarsi nella Madre fin dal 1924 o 1925, - come scrive la Sig.na Pilar de Arratia in Notas il 18.12.1939 - quindi quando era ancora a Vicálvaro o sicuramente quando era a Vélez-Rubio.
Il Padre Eutikiano García, (Segretario Generale dei Clarettiani in Spagna - Chiesa del Buon Suceso) ricorda a quei tempi e asserisce che uno dei motivi per i quali la Madre fu trasferita da Vélez-Rubio a C/. Toledo 143 in Madrid fu che la presenza e la vicinanza in Madrid dei Padri Clarettiani esperti potesse meglio verificare la causa e l'origine di questi fatti straordinari di Madre Speranza. Comunque dai vari documenti è certo che dal settembre 1926 questi fatti straordinari sono noti a molte persone e sono con certezza documentati.
D. La Madre e la devozione all'Amore Misericordioso propagata dal Padre Arintero
Il rev.do P. Juan Golzález Arintero era nato a Lugueros provincia e diocesi di León il 24 giugno 1860.
Aveva vestito l'abito domenicano il 10 settembre 1875 e fatto la prima professione il 10 settembre 1976. Compiuti gli studi propri del suo ordine, frequentò la facoltà di Scienze fisico-chimiche presso l'Università di Salamanca. Ha insegnato scienze ecclesiastiche e profane a Vergara, a Corias, a Valladolid, a Roma e a Salamanca presso i Collegi dell'Ordine.
Ha scritto diversi volumi.
Nell'anno 1921 fondò la Rivista "La vida sobrenatural", che si proponeva lo studio degli ineffabili misteri e le meraviglie della vita della grazia, della vita soprannaturale.
Negli ultimi 5 o 6 anni della sua vita (quindi dal 1922-23) ebbe un interesse particolarissimo e una attività costante nel propagare la devozione dell'Amore Misericordioso con migliaia e migliaia di volantini, foglietti, opuscoli. In poco tempo con la collaborazione di anime generose tale devozione si è diffusa in America, in Francia, in Spagna.
Alla vigilia della sua morte raccomandò con grande interesse le due opere che gli sono state più a cuore: la rivista "La vida sobrenatural" e la devozione dell'Amore Misericordioso.
Scrive la Madre nel suo Diario: «Nell'anno 1927, essendo io religiosa della Congregazione di Maria Immacolata, il 30 di ottobre il buon Gesù mi chiese che io mi dessi per completo a collaborare fortemente con il P. Arintero, religioso domenicano, per far conoscere la devozione dell'Amore Misericordioso. Era già un po' di tempo che io collaboravo con detto Padre, però con l'ordine da parte del mio Direttore Spirituale di non dire a nessuno, neanche ai miei Superiori, che io ero unita a detto Padre in questo lavoro. Lo stesso P. Antonio Naval aveva esposto al P. Arintero questo suo desiderio che nessuno sapesse che anch'io collaboravo in questo lavoro».
Il giorno 5 novembre 1927 scrive: «Ho passato parte della notte fuori di me e molto unita al buon Gesù e Lui mi ha detto che io devo arrivare a fare in modo che gli uomini lo conoscano non come un padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli ma come un padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e far felici i suoi figli e che li segue e li cerca con un amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro».
Tre mesi più tardi, il 7 febbraio 1928 scrive: «Il buon Gesù mi ha detto che mi sforzo poco di far conoscere a tutti quelli che trattano con me il Suo amore e la Sua misericordia verso gli uomini; questo mi succede perché mi sono data poco a compiere la sua divina volontà, anzi perdo il tempo in vane preoccupazioni dopo che ho saputo che la devozione al suo Amore Misericordioso avrà un arresto e delle proibizioni; al punto che, invasa da quello che potrà succedere e di quello che potranno dire, sto perdendo miserevolmente i giorni e le notti, preoccupata dalla paura della vergogna di un fallimento. Quanta pena mi ha prodotto questo paterno rimprovero!
È vero, da un po' di tempo mi invade la preoccupazione che ci potrà essere un fracasso in tutto questo della devozione dell'Amore Misericordioso, perché il P. Arintero, pur essendo un gran santo, come uomo ha la sua maniera di vedere le cose e allora succede che molte volte negli opuscoli che si riferiscono all'Amore Misericordioso lui propaga delle cose che secondo il buon Gesù - non sono esatte.
Io ho provato a dirglielo più di una volta però vedo che gli costa sottomettersi in molte cose al parere di una povera religiosa senza studi e senza tanta istruzione come lui.
E io, rendendomi conto di questo, pur con grande sforzo, gli dico quello che il buon Gesù mi dice, ma vedo che lui non lo mette tale come gli viene comunicato, questa stessa cosa l'ha fatto con alcuni particolari della Novena che ormai è diffusa già in America, in Francia e in Spagna.
Mi deve perdonare, padre, di non averglielo detto prima..., temevo di essere spinta più dall'amor proprio che dalla sincerità... soprattutto dopo che la Marchesa di Almaguer mi ha informato che ormai non si può più lavorare per la propaganda della devozione dell'Amore Misericordioso perché è una devozione nuova che la Chiesa non approva».
Appena 12 giorni più tardi, il 19 febbraio 1928, scrive: «Oggi la Marchesa di Almaguer mi comunica che si devono ritirare i quadri dell'Amore Misericordioso da tutte le Chiese e che i Domenicani già lo hanno fatto; e che si devono ritirare anche quelli che stanno passando per le case».
Il 20 febbraio 1928, il giorno dopo, moriva P. Arintero; quattro giorni più tardi, il 24 febbraio 1928, la Madre riceveva definitivamente le stimmate.
Da quanto tempo, prima del 30 ottobre 1927, la Madre collaborasse con P. Arintero per la Diffusione della Devozione dell'Amore Misericordioso non ci è dato saperlo con precisione. Dovrebbe essere stato comunque dopo il 17 agosto 1924, giorno nel quale il P. Arintero aveva scritto il suo testamento. Infatti in questo testamento il P. Arintero elencava anche i nomi delle persone (una quindicina) che avevano collaborato sulla Rivista "La vida sobrenatural" e si erano firmate con lo pseudonimo "Sulamitis"; anche la nostra Madre firmava con questo pseudonimo ma il suo nome non figurava in questo elenco redatto nel 1924 per il testamento.
Almeno due documenti (tutti e due del 13.12.1928, due lettere indirizzate al P. Felipe Maroto, Procuratore Generale C.M.F., e una da Pilar Antín) attestano che il P. Antonio Naval in quell'epoca (ai primi del 1928) fu nominato Padre Spirituale della Madre: infatti essi scrivono per ringraziare di questa degnazione. Ma non è detto che questa fu la prima volta. Difatti, confrontando tutto ciò con quanto la Madre scrive in data 30 ottobre 1927, si può pensare che già prima del 1928 (già prima di questa nomina ufficiale a Padre Spirituale della Madre), il Padre Antonio Naval fosse stato suo confessore e Padre Spirituale, forse anche prima del 1925 quando ancora era a Vicálvaro (1921-1925) e prima che fosse trasferita a Vélez-Rubio (1925-1926) o almeno quando trasferita a C/. Toledo nell'agosto del 1926.
E. La Madre si offre vittima
Quando M. Aurora Samaniego racconta della guarigione prodigiosa della Madre Speranza nell'agosto-settembre 1927 dice: «Un giorno chiamarono la Rev.ma Madre generale con tutta urgenza dalla Casa di C/. Toledo 143 perché la Madre Speranza stava per morire.
Il giorno dopo la Rev.ma Madre tornò a Vicálvaro e chiaramente non disse niente, ma tutte comprendemmo che doveva essere successo qualche cosa di soprannaturale. Io ho saputo della meravigliosa guarigione di Madre Speranza solo il 7 maggio 1928 e quel giorno ho conosciuto anche quelle amorose ed edificanti parole con le quali con immensa generosità essa si offrì vittima perpetua a Gesù».
Anche la Madre stessa nel suo diario conferma di essersi offerta definitivamente vittima al Signore il giorno 24 dicembre 1927. Così dice: «io non devo desiderare altra cosa che non sia amare il buon Gesù, soffrire in riparazione delle offese che Lui riceve dal suo amato clero e fare in modo che tutti quelli che trattano con me sentano questo desiderio di soffrire e offrirsi come vittime di espiazione per i peccati che commettono i sacerdoti del mondo intero e io mi devo sforzare di cercare solo la sua gloria, a qualunque costo, anche a costo del mio annullamento e del disprezzo della mia persona».
F. Le stimmate
Anche la Madre Speranza ha avuto dal Signore il dono di portare nel suo corpo le stimmate. Il primo documento che ce ne dà fede è una lettera della Madre Patrocinio Pérez de Sto. Tomás (eletta Madre generale nel Capitolo dell'agosto 1926) al M. Rev.do P. Felice Maroto C.M.F., Procuratore generale dei Clarettiani, in data 4 aprile 1928 che dice così: «...vorrei indicarle qualche cosa della nostra sorella Madre Speranza. Penso che il P. Giacinto Blanc già le avrà detto qualche cosa e forse anche qualcun altro. Da un po' di tempo a questa parte sembra che il Signore, la conduca per le vie di certo molto straordinarie. C'è stato un periodo che il demonio la tormentava atrocemente percuotendola fino a lasciarla mezzo morta, così come attesta Madre M. Ana Rué (la Superiora) che lo ha visto e sentito parecchie volte. Poi questo sembra che sia finito mentre la maggior parte delle settimane, nella notte tra il Giovedì e il Venerdì l'ha presa un sudore di sangue così abbondante che a volte l'ha lasciata così sfinita da dover restare a letto per diversi giorni; adesso, dal primo Venerdì di quaresima, le sono apparse nei piedi le stimmate, proprio come le dipingono in alcuni santi; si conservano sempre come piaghe fresche (vive) e a volte perdono molto sangue.
Oltre questo ci sono mille altre cose rare che le succedono, come per es. la Sacra Ostia che quasi ogni giorno si posa sulla bocca, specie nei giorni che è dovuta restare a letto; e in estasi, quanto sembra, se ne va ad ogni momento, al punto che se questo viene da Dio è cosa molto straordinaria ma, se non lo fosse, Dio ci liberi!
A me - creda - mi sta entrando un po’ di timore perché tutto questo sta diventando di dominio pubblico, nonostante che io raccomandi molta riservatezza a quanti vedono queste cose perché ho paura che si fa del male a lei stessa. Mi consola il vedere che - almeno per quello che si vede - si conserva umile, molto obbediente ai suoi Superiori, mortificatissima e ha grande carità con le sue consorelle, molto zelo per la gloria di Dio; il che dimostra che ha buono spirito».
La lettera conferma che già nel periodo che va dall'agosto 1926 al dicembre 1927 la Madre riceve percosse dal demonio, così come la Superiora M. Ana Rué ha potuto vedere e sentire più volte in questo periodo che lei fu Superiora a C/. Toledo.
E prosegue dicendo: «adesso, dal 1° Venerdì di quaresima sono apparse anche le stimmate»: era il 24 febbraio 1928 perché le Ceneri nel 1928 furono per l'appunto il 22 di febbraio.
Conferma la cosa anche la testimonianza di M. Aurora Samaniego che il 7 di maggio del 1928 fu trasferita alla Casa di C/. Toledo dove viveva la Madre. «Così stava M. Speranza quando io arrivai a far parte (solo per due mesi, mi aveva detto la Madre Generale) della Comunità di questa santa». Così scrive:
«Come ancora era poco tempo che era passata la Quaresima nella quale la Madre Speranza restò definitivamente stimmatizzata e per la quale causa cominciò a star male di cuore, il Dr. Grinda - che pieno di ammirazione, poté contemplare le cinque stimmate e poté attraversare con il suo dito da parte a parte i piedi di Madre Speranza che aveva le stimmate aperte - volle consultare il caso con lo specialista del cuore Dr. Carrión.
Questo signore - che ignorava la azione soprannaturale che si era profusa su Madre Speranza - le fece una radiografia e, vedendo che il cuore era perforato, si allarmò moltissimo. Disse alla Madre Pilar che la riportasse a casa in macchina e con molta attenzione perché correva il pericolo di morire per strada.
Quando arrivò a casa Madre Speranza si mise a fare le faccende come sempre. Gesù le aveva detto che quanto aveva non era malattia e che per questo non si sottomettesse a nessuna cura perché le avrebbe fatto peggio.
Nonostante questo il confessore le ordinò di assoggettarsi in tutto a quanto aveva disposto il Dr. Carrión e con questo - come era stato previsto si mise tanto male e vicino alla morte con ripetuti collassi.
Alla fine il confessore si convinse del male che le facevano tutte le cure e le ordinò di non farle più, dandole il permesso anche di poter continuare con la vita di mortificazione e di penitenza che già da molto tempo faceva.
Da quel momento si ebbe l'impressione di vedere Madre Speranza come risuscitata».
Resta ancora tutto da dire sull'ultimo periodo che la Madre Speranza ancora permase come Clarettiana e che visse nella Casa di C/. del Pinar, 7 a Madrid dal 23.02.1929 al 06.12.1930, quando ottenne la dispensa dei santi Voti come Clarettiana per poter fondare la sua nuova Congregazione di Ancelle dell'Amore Misericordioso la notte di Natale 1930.
È un periodo che merita di essere trattato a parte perché forse uno dei più significativi della vita della Madre. Lo visse sempre in Madrid con la Fondazione dell’«Asilo Nuestra Señora de la Esperanza» in C/. del Pinar, 7. È da questa casa che la Madre uscì dall'Istituto delle Clarettiane per fondare la sua nuova Congregazione.
P. Mario Gialletti