PROFILI DI MADRE SPERANZA – 14

P. Domenico Cancian fam

Considerazioni sulla personalità della Madre Speranza

Edizioni Amore Misericordioso

Sono considerazioni che vogliono presentare una "persona viva", conosciuta da molti di noi, una persona che ha sviluppato a pieno e in modo armonico sia la dimensione umana che religiosa: siamo soliti chiamarla, giustamente, "Nostra Madre".

Presento tre modi di avvicinare la personalità della Madre:

I. Struttura della personalità.

II. I riferimenti essenziali della personalità carismatica.

III. I simboli della sua esperienza umana e religiosa.

 

I. Struttura della personalità della Madre Speranza

1. La dotazione umana e spirituale della Madre

― Cosa la Madre pensava di sé (l'immagine di sé).

Da un lato si ritiene "molto inutile e incapace di fare niente di buono" (Hist 2.1.28); si chiede cosa possa dare lei a dei sacerdoti; confessa la sua paura di rovinare tutto (Exh 9.9.65), come la bambina che invece di aiutare la mamma, le dà fastidio e le complica il lavoro (Exh 15.10.65). Dall'altro lato è ben sicura e consapevole che il Signore vuole servirsi di lei "para grandes cosas" (Exh 16.8.65), che Le parla ("El Señor me ha dicho") e che la ama tanto ("Figlia mia, io ti amo tanto, tanto") (Hist. 24.2.51).

La sua coscienza dunque è quella di chi si considera "strumento nelle mani dell'Amore Misericordioso"; è la coscienza del "servo inutile". "Il Signore, vedendo che io non avevo umiltà quando mi lamentavo con lui dell'una o dell'altra cosa mi disse: "Io per le cose grandi scelgo sempre il più inutile". Perciò non dovete fare nessun castello in aria... Vi supplico di convincervi che io sono una povera religiosa e che tutto lo fa il Signore; così voi dovete condurre al Signore tutti quelli che qui arrivano (Exh. Bob. 36/a: è una delle ultime "esortazioni" alle figlie).

Le immagini che la madre ha di sé nel corso della su avita sono:

* «scopa» - "Madre, s'immagini che è non una persona, ma una scopa" (Exh 15.10.65).

* «asina di Balaan» - "Io sempre mi sono valso delle cose più inutili" (Hist. 14.5.49).

* «portinaia del Signore» gli presenta le necessità degli uomini (Exh. 3/30.9.59).

* «flauto» che suona per attrarre al roccolo dell'Amore Misericordioso (Exh.2.2.65).

* «paño de lágrimas» = fazzoletto che asciuga le lacrime; (Perf. n. 85, p. 97).

Lei si sente soprattutto la "messaggera dell'Amore Misericordioso" (Hist. 5.11.27).

La coscienza di essere strumento nelle mani del Signore le consente:

di non sentirsi di più di quel che è (non ci sono né protagonismo, né fanatismo),

di non sentirsi di meno ("sono nelle mani sue per cose grandi"),

di andare subito all'essenziale (quello che Dio vuole),

di avere un certo umorismo nel parlare di sé (cf per esempio Hist 1.3.1952),

di essere trasparente: la lode va alla Bontà del Signore! (il suo Magnificat. "Signore, mi vedo come quelle donne che hanno un figlio, che è figlio di nessuno... No, Madre Speranza non ha fatto niente, lo fa tutto il Signore! Bob 36/a).

Le sue qualità e tendenze

* Alla base della sua dotazione umana e spirituale vi è un grande desiderio, per il quale è disposta a tutto: l'aspirazione alla santità. È questa la costante e appassionante ricerca della sua vita, ciò che mette in moto tutte le sue energie e la sua fantasia. Per questa causa vuole impiegare tutti i suoi talenti. Per lei la santità è essenzialmente fare la volontà del Signore, in ogni caso e in ogni modo, fargli piacere ("darle gusto"), cercare Lui solo e la sua gloria ("voglio che Lui e solo Lui sia il movente principale dei miei affetti, della mia vita; voglio che Lui sia per me tutto e tutte le mie cose"), (Hist 7.4.1952).

È il motivo che traspare come un'ossessione durante tutto l'arco della sua vita, un motivo che col passar degli anni aumenta. Lo ritroviamo quando fa la prima comunione, quando lascia i suoi a 21 anni per andare a "farsi santa, grande santa, come Teresa la grande" (Exh 15.10.65), quando fa nelle sue lettere infinite richieste di preghiere per questo, quando fa molte raccomandazioni ai suoi affinché diventino santi. È questo il filo conduttore della sua vita. "Debbo aspirare ad una maggiore perfezione, così che egli mi chieda quello che vuole; per questo debbo impiegare ogni mezzo; il primo è animarmi a fare per Lui grandi cose, costi quello che costi" (Hist. 5.1.28). "La religiosa fervorosa mette tutto il suo desiderio nell'arrivare alla perfezione... niente la fermerà... Desidera la perfezione come l'avaro ambisce il danaro, come il superbo desidera l'onore" (Perf. n.85, p.97).

Ma lei sa mettere insieme questi grandi desideri con uno spiccato realismo che tiene conto dei limiti, delle fragilità e quindi della necessità dell'ascesi a cominciare dalle piccole cose: lei sa volare, ma sa stare anche molto bene coi piedi per terra. Proprio l'insieme di queste due linee fa l'equilibrio personale. Così nel suo Testamento lei può raccomandare con la stessa forza le virtù teologali e, non meno, quelle cardinali (umane), "virtù che rappresentano la Passione e morte del nostro divin Maestro"; raccomanda l'umiltà, l'attenzione ai giudizi temerari, il non ambire incarichi, il non discutere ecc. "Non dimentichiamo quanto sia importante suscitare in noi vivi desideri di avanzare sempre nella perfezione e non diminuire le ansie della santificazione...

Desiderare con vero entusiasmo la perfezione significa tendere ad essa e questo è l'inizio della realizzazione... Non dimentichiamo che desiderare la perfezione e lasciare per un altro giorno l'attuazione del desiderio, volersi santificare nelle occasioni più importanti senza curarsi di quelle che sembrano di poco o nessun valore, queste sono due illusioni disastrose. Siamo sempre fedeli nelle piccole cose, persuasi che la fedeltà nel poco è garanzia della fedeltà nel molto. Aspirare ad un alto grado di santità e non procurare di porre i mezzi che ad essa ci conducono, è un grave errore" (Bal, pp. 203-307).

* Volontà ferma di realizzare cose grandi e belle, volontà decisa di compiere attività che abbiano senso; cercare di riuscire a realizzare con tutte le proprie forze anche ciò di cui era ben consapevole esservi sproporzione, se questo però lo voleva il Signore. È la tendenza al "conseguimento e/o all'acquisizione", al vero successo nella vita.

Lei ha concentrato al massimo le sue energie su quest'unico obiettivo: compiere la volontà del Signore ad ogni costo, rischiando, osando con audacia. La base per tale audacia era:

1°) la certezza che quelle cose le voleva il Signore e non se le inventava lei, magari per la sua ambizione;

2°) la disponibilità da parte sua a giocare in questa direzione tutte le sue forze, con intelligenza e amore cominciando dalle piccole cose, dall'ascesi personale (per esempio sulla sua volontà), dal prevedere e rispettare la gradualità di una crescita dai tempi lunghi.

Uno dei suoi slogan, oltre al "tutto per amore", era quello di "fare la volontà di Dio, costi quello che costi" (Cf. Hist. Maggio 1929; 24.2.51 dove si può riscontrare un vero schema di "annunciazione"; Hist. 14-30 maggio fino al 16 sette. 49). "Chiedete al Signore che non si stanchi mai di far uscire (tirar) da questa povera vecchia (quello che Lui vuole) e che si serva di lei per fare il lavoro che Lui vuole svolgere; che io sia sempre disposta a ciò e non le dica mai di no. Adesso costa alle mie gambe muoversi, costa anche alla testa... cammino come un ubriaco. Avete mai visto un ubriaco che va di qua e di là? Così cammino io. Ma, presa per mano dal Signore e aiutata dai miei figli e dalle mie figlie, che io possa dare al Signore tutto quello che mi chiede per la sua gloria" (Exh 18.12.66). Qui vi è fiducia assoluta in Dio, fiducia nei suoi figli/e, coraggio e umorismo.

Altri testi molto significativi: Circ. 103, p.120; Circ. 37, p.74; Usanze dei FAM, p.15s.

Questa tendenza al successo vero ha moltiplicato in lei le forze, come se ogni giorno queste crescessero e lei si sentisse sempre più capace di cose grandi, di superare ostacoli maggiori, di affrontare sofferenze più forti. Basti pensare alla sua capacità di lavoro, alla sua resistenza fisica, riducendo di molto il sonno e il cibo. Un lavoro che lei organizzava (laboratori, costruzioni, mense, collegi, servizi di ogni genere) e che faceva personalmente (cucina, conferenze, scritti formativi, accoglienza delle persone, fare cordoni).

M. Maria Speranza Pérez del Molino scrive la giornata-tipo della Madre nel '45 a Roma. "La Madre sta male, ma si alza al più tardi alle 6. Dopo la Messa va in cucina fino alle 14/15, quindi pranza; alle 16 incomincia di nuovo a preparare la cena. Serve il pranzo anche a 1000 bambini (due colonie) e a circa 800 poveri; la cena a 100 operai (lettera a M. Ascensione, 24.10.45).

Scrive la Señorita Pilar: "Sembra la serva di tutti, lavora nell'orto, nella cucina, lava i piatti e la biancheria".

Questo desiderio di successo in cose grandi è proiettato anche nel futuro come risulta dalle sue predizioni su Collevalenza, sull'espansione della Famiglia dell'Amore Misericordioso nel mondo intero (cf Perf., n.53, p.62).

* Altra tendenza che corre parallela alla precedente è il coraggio, la reazione, la magnanimità. Che è affrontare con tenacia le difficoltà: esperienze frustranti, sofferenze, umiliazioni, critiche, accuse, diffama zioni, "persecuzioni". Queste situazioni non le evita per cautelarsi contro l'insuccesso, il dolore, la novità, l'imbarazzo; non ricorre alla falsa prudenza che sconsiglierebbe di non esporsi per non rischiare nulla.

Questo non vuol dire che non abbia pianto (piange per due anni il fatto di non sentire più Gesù; piange per un mese un gesto di superbia), non abbia provato la paura e non si sia lamentata qualche volta col Signore (cf Hst 24.2.51).

Tale reazione la si coglie nell'affrontare tutti i generi di difficoltà: fondazione delle due Congregazioni; opposizioni e contrasti (don Doroteo, sant'Ufficio), la povertà e i disagi della guerra, le mense per i poveri; il complesso delle costruzioni in Via Casilina e a Collevalenza; disponibilità a ricevere ogni giorno i pellegrini; le numerosissime sofferenze fisiche, come aver parte alla Passione del Signore.

Con la sua reazione positiva lei riesce a trasformare tali situazioni in momenti di grazia; per esempio il sant'Ufficio da lei ritenuto il momento più duro, diventa anche il momento in cui fa esperienza delle maggiori grazie del Signore. Cf anche Hist 10.8.49.

* Ordine, inteso come avere in mano un corretto quadro di riferimento per il suo agire, mettendo così le cose al loro giusto posto.

Emerge il posto primario dato a Dio nella preghiera e nella continua comunione con Lui, anche in mezzo a moltissimi impegni; quindi il posto dato al lavoro, ben fatto nella qualità e nella quantità (ad esempio quando dice che in cucina si deve preparare come se si dovesse servire il pasto a nostro Signore; quando organizza i laboratori). Nel dirigere le costruzioni fa riferimento a criteri moderni, funzionali, restando sempre fedele alla povertà; si serve di persone competenti e dotate di buon gusto artistico; vuole dare il massimo a Dio, il meglio ai poveri e quello che resta per sé e per i suoi. Sa attendere le persone secondo le loro specifiche necessità. Esige una particolare pulizia e accoglienza.

* Libertà interiore ed esteriore, autonomia. Si rivela libera dai vari condizionamenti interni ed esterni. Progressivamente, con un notevole lavoro su di sé, si rende autonoma dai giudizi altrui. Basti ricordare come ha reagito dinanzi alle critiche mossele quando costruiva Collevalenza: "Spende tanti soldi per costruire un grande Santuario in un piccolo paesino! ma dove prende tutti questi soldi? se fosse veramente santa perché non darebbe tutto quanto ai poveri? Sta ammazzando le suore col superlavoro!" lei continuava serena a compiere quello che Dio le aveva detto di fare.

Una libertà, la sua, che si era acquistata superando con coraggio la paura del disonore, del disprezzo, del fallimento, della solitudine. e questo l'ha imparato accettando umiliazioni, critiche, sofferenze con serenità (cf. Perf. n.55, p.65s).

Di qui la sua insistenza educativa a non dipendere dal "que dirán" della gente.

* Conoscenza/intelligenza. "Nemica di chiacchiere inutili" (Hist 29.10.44), donna di "spirito" ("genio": Exh. 12.8.64) decisa nel prendere le opportune risoluzioni (Hist 10.6.36), è dotata di un'intelligenza che è intuitiva (sa cogliere con uno sguardo profondo e con immediatezza l'essenziale) e operativa/pratica (tende a portare subito all'azione ciò che ha intuito). Le sue conoscenze non vengono tanto dai libri quanto dalla sua esperienza, dunque creativa e originale, anche nello stile, che non è né raffinato, né sistematico, ma certo ricco di immagini, carico di sentimenti genuini e di indicazioni coraggiose per la vita religiosa. Donna aperta alla realtà, pronta a cogliere e interpretare i segni e le situazioni, affronta ogni argomento. I suoi occhi luminosi e furbi sono espressione della sua intelligenza penetrante, della sua persona semplice come la colomba e astuta come il serpente (cf Mt 10.16).

"Madre Speranza è molto discreta anche se dice le cose crude" (Carta a P. Maroto del 7.4.30 A.G.L.A. 1).

"Non mi piacciono i giochi a due facce ("los juegos a dos caras") e non posso tollerare le persone che vogliono accontentare tutti" (Hist 7.5.41).

* Amicizia. La madre ha stabilito rapporti autentici, personali, significativi, è stata capace di stimare gli altri, di valorizzarli, di saper collaborare e chiedere collaborazione, è rimasta fedele dinanzi a delusioni e infedeltà.

Ciò appare in modo eccezionale con la Señorita Pilar, quell'angelo custode a cui lei faceva le sue confidenze e da cui riceveva aiuto, sostegno, comprensione. Un'amicizia disinteressata, anche quando si trovava nel disagio economico e sapeva bene che l'amica avrebbe goduto nell'offrirle il suo danaro. Un'amicizia che non va mai contro la volontà del Signore "No, figlia, io chiederò che si compia la volontà del signore, come Lui vuole e nel modo che piace a Lui, anche se per noi sarà motivo di grande sofferenza" (Hist. 6.8.44). Un'amicizia che dice quanto affetto sente la Madre: "Alle due meno dieci questa figlia spirò, guardandomi fissa e sorridendo; mi lasciò sola per sempre e con grande dolore" (29.8.44). Il 10 settembre dello stesso anno "il Signore mi chiede di allontanare la tristezza e la pena che avevano invaso il mio cuore con la morte della Señorita Pilar, una pena che paralizzava le mie energie". Proprio nel mezzo di questo grande dolore il Signore apre alla Madre un nuovo momento di grazia (le mense per i poveri a Roma).

Tale amicizia la Madre la vive con sfumature personalizzate nei confronti dei figli/e, nei confronti delle persone che avvicina. I dettagli delicati, fatti di parole e gesti appropriati alle situazioni specifiche, le attenzioni materne che riguardavano indistintamente la vita del corpo e quello dello spirito, sono davvero incalcolabili: ognuno di noi conserva in modo indelebile la memoria di tali episodi carichi di tenerezza. Tutto questo indica enorme capacità d'intuito affettivo e disponibilità delicata.

È ancora amicizia l'aver comunicato ai figli/e i suoi segreti, i suoi desideri e progetti, l'aver chiesto e suscitato collaborazione generosissima.

* L'aiuto agli altri. La sensibilità nei confronti di ogni genere di bisogni e il suo intervento generoso, è noto. Lei ha atteso bambini poveri e bisognosi di educazione, pellegrini appenati, gente sfrattata e senza niente, persone in difficoltà e nel peccato, malati gente disperata... Ogni genere di difficoltà e ogni categoria di persone ha avvicinato con cuore materno, dilatato al massimo.

Capacità organizzativa e direttiva che si riscontra come M. Fondatrice e Generale, capace di offrire una formazione solida, originale, fatta prima di tutto della sua propria testimonianza. Ha diretto e guidato le costruzioni e le opere (scuole, mense, laboratori). Ha illuminato e diretto le persone che a lei chiedevano consiglio.

È la Madre "in pantaloni", la donna-leader, trascinatrice, con grinta, quella che fa modificare all'architetto i progetti, quella che non accetta che la M. Pilar Antín si faccia chiamare "confondatrice" perché non è vero (Hist. 20.2.40), quella che scrive al Vescovo così: «Prostrata ai piedi di V. E. la supplico di non permettere che si cambi una sola lettera delle mie amate Costituzioni» (Hist 23.7.42) e avverte i suoi figli che Dio farà giustizia nei confronti di chi oserà modificarle (cf Testamento). È la madre che scrive la benedizione e la maledizione in un famoso Giovedì santo.

* Umorismo genuino, fatto di battute cariche di spirito e pronte a sdrammatizzare le situazioni. Sono da ricordare le ricreazioni, le feste, le gite, il Natale con i canti da lei guidati, i piatti serviti con cura particolare da lei, le caramelle; la sua attenzione alla natura, alla pace nelle famiglie (cf il suo abituale augurio: "salute e pace"), il non prendersi troppo sul serio (sa ridere anche di sé, dei suoi modi). Non è stata certo una persona pesante e noiosa. Non sono da dimenticare le vacanze in famiglia volute da lei e l'attenzione ai problemi familiari dei figli/e.

= Tutte queste capacità e queste forze vengono riconosciute in modo sempre più consapevole; quindi vengono distinte (discernimento) in "forze buone" da sviluppare al massimo e in "forze contrarie" (lei le chiama "la mia natura ribelle") che cerca di controllare sempre più e meglio. Più va avanti in questo lavoro su di sé e più cresce la fiducia che con la Grazia del Signore può fare tutto. "Io, con la tua Grazia, posso fare tutto" (cf la frase di Paolo: "Posso tutto in Colui che mi dà la forza"). (Cf il testo della Hist. 10 .10.44).

Viene così rafforzata la sicurezza, la vera stima di sé, sulla base di uno sviluppo armonico e compatto delle forze, messe al servizio della volontà del Signore, una vera santità e di conseguenza una notevole efficacia apostolica (basta una sua parola per smuovere un cuore indurito, perché dietro quella semplice parola c'è tutto il suo Dio e tutta la sua Persona).

Da un lato impara a non tirarsi mai indietro davanti alle richieste sempre più esigenti del Signore perché capisce che così si cresce nell'amore; dell'altro lato non si sente mai la prima donna o la protagonista, anzi si muove con una disinvoltura sconvolgente nei momenti chiave (per questo ci tiene che le sue figlie siano contente di chiamarsi "Esclavas del Amor Misericordioso"). È il suo disporsi senza tante storie a tirar fuori tutti i talenti per fare quello che Dio vuole. E Lui la umilia e la esalta, le chiede per darle ancora di più, la fa soffrire per amarla maggiormente e per renderla capace di amare sempre di più, facendola sempre più "madre". E lei paga contenta il prezzo della sua crescita, della crescita della sua capacità di amare, mettendo da parte stanchezza, scoraggiamenti, lamenti, possibili ribellioni.

2. Gli ideali che la Madre si è proposta

La ricca umanità della Madre è interpellata dalla pedagogia dell'Amore Misericordioso che la educa via via con la dolcezza della sua Presenza e con l'esigente richiesta di una collaborazione sempre più totale. La sua mente e i suoi ideali li possiamo concentrare nell'espressione tutta sua "el buen Jesús", che diventa l'Oggetto del suo pensiero, del suo desiderio e del suo agire. La presenza benevola di Gesù esercita sulla sua persona un fascino sempre più forte, un'attrazione crescente che movimenta tutta la sua psiche.

Questo "Oggetto" appare chiaro fin dalla sua prima comunione e poi si approfondisce man mano (cf Usanze, pp.14s; Costituz FAM pp.61s, art.53 e 54; Costituz. EAM art.50 e 51).

La Persona di Gesù è colta con la mente, col cuore e con la volontà: si lascia coinvolgere totalmente. Nell'espressione "el buen Jesús", l'aggettivo "buen" indica che Gesù è il Bene ("el Bien de mi vida"). Altre volte lo chiama "Padre bello", oppure esclama "qué majo es Jesús!" (Hist 6.12.39) e si chiede: chi può resistere al suo Amore? (Hist 25.11.41). Si tratta in ogni caso di un Gesù vivo, quello con cui ha ore di "oración afectiva", quello che lei spesso vede coi suoi occhi. Questa Persona che le si rivela diventa la sua passione; il fine della sua vita non sarà altro che seguirlo, soffrire per Lui e con Lui, amarlo con tutta se stessa. Perché Lui ama "pazzamente/perde la testa" per i suoi figli, come se da solo non potesse essere felice.

Questa Presenza viva fa chiarezza sui fini ultimi, assoluti: la Gloria sua, la sua Volontà, Lui stesso. Ciò costituisce il massimo riferimento: se Lui lo vuole, non ci sono né difficoltà, né obbiezioni, neanche nella fondazione dei Figli dell'Amore Misericordioso, nella costruzione di Collevalenza. Un "Criterio" sempre tenuto presente e che le consente di operare per Amore suo ("Tutto per amore"), con intensità e purezza.

Questo fine ultimo (fare la volontà del Signore in comunione con "el buen Jesús") rafforza i valori evangelici della povertà, castità e obbedienza, che vengono vissuti, come mezzi per "amare più coi fatti che con le parole", perché Gesù ha amato così. Ogni altra virtù, ogni indicazione evangelica è vissuta come segno e prova di amore vero, di sequela autentica di Gesù. Ad esempio, i poveri sono amati con passione proprio perché ama con passione Gesù, che è anche in loro. E quando Gesù le chiede di costruire le opere di Collevalenza, non ha difficoltà a lasciare Roma dove aveva già avviata un'organizzazione perfetta, come non aveva avuto difficoltà decenni prima a lasciare la Spagna dove aveva aperto e messo in funzione decine di case.

Questa presenza viva diventa la fonte dei suoi giudizi su ciò che è bene e ciò che non è bene (bene apparente o male); un giudizio aperto, comprensivo e benevolo, ma anche deciso ed esigente. Un giudizio su di sé, sui propri pensieri-affetti-azioni. Nel confronto con Lui, con suo Amore, tutto appare nel suo reale valore, nel vero senso: si approfondisce la conoscenza di sé. Per esempio, le sue confessioni e i suoi esami di coscienza, la preghiera e la meditazione, diventano momenti di sincera autorevisione dinanzi alla "mirada amorosa/cariñosa del buen Jesús" (Hist 24.2.51). Così mettendo insieme varie espressioni ricavate dai suoi scritti, soprattutto dal suo Diario, si può ottenere questo tipo di confessione della Madre: "Ti chiedo perdono, Gesù mio, perché ho perso il tempo in pensieri che non erano i tuoi, non ti ho amato con tutto il cuore, ti ho cercato poco, mi sono sacrificata poco, ho trattato male le figlie, mi sono lasciata prendere dalle mie paure, dal mio orgoglio, dallo sconforto, dalla superficialità e non ti ho dato subito quello che mi hai chiesto... perdonami Gesù mio ancora una volta, castigami e non permettere che io pensi più a me, bensì a darti gloria" (cf La Madre Clarettiana, p. 28).

"El me ha perdonado y, con voz de Padre y mirada cariñosa, me dijo: Hija mía, Yo no cuento, olvido y perdono y te amo tanto, tanto" (Hist. 24.2.51).

Pie esagerazioni? Forse è più giusto ammettere che sono superficiali le nostre confessioni, magari senza quel dolore (contrizione) che viene dalla percezione di aver offeso l'Amato. La Madre qui impara a ricevere il perdono, sperimentare la misericordia, qui impara a perdonare come Lui. Alla luce di questo Amore, vede con sempre maggiore chiarezza ciò che in lei porta al Bene per svilupparlo e ciò che porta lontano da Lui per non farlo (cf tutta l'attenzione data alla modifica del carattere, alla mortificazione, penitenza e silenzio: Usanze, pp. 26ss). Guardare il Cristo Crocifisso e l'Eucarestia significa cogliere più oggettivamente il Vangelo di Gesù e conformarvi la vita=amare coi fatti, come Lui. Significa di conseguenza avvicinare gli altri con una comprensione sempre più benevola e sempre più significativa, stimolante la maggior crescita possibile, offrendo gli incoraggiamenti che vanno bene per quella persona lì, superando sia il materialismo che la durezza di cuore.

Così nasce la sua opera educativa e formativa come qualcosa di originale.

Infatti lei si rivela aperta e materna, delicata e attenta, ma anche capace di interventi forti, di correzione che hanno il sapore della provocazione che scuote.

Espressioni di apertura materna: una vita religiosa incentrata sul rapporto confidenziale con Gesù che abita nel nostro cuore quanto noi lo vogliamo, su un clima di famiglia (si vive insieme fratelli e sorelle, si condivide, si lavora e si fa festa), sull'attenzione ai poveri, ai familiari; una concezione morale che non cerca tanto di misurare la gravità esterna del fatto, quanto il cuore, la volontà e l'impegno (cf le sue indicazioni su come valutare le passioni nel Bal p.169 - o le mancanze di tipo sessuale, o di certi momenti di rabbia).

Espressioni delle sue forti esigenze: il lavoro, la vigilanza su se stessi, sul proprio carattere, sul parlare, sull'uso corretto dei mezzi di comunicazione, sull'abito religioso, sul modo di star seduti... (Usanze pp. 26ss. 34; Bal pp. 158.188ss; " al diavolo basta molto poco all'inizio"). Lei, così aperta, parlava con una certa forza dell'importanza di queste piccole cose: la sicurezza le veniva dalla sua esperienza umana e cristiana; lei non era certo ingenua.

 

Concludendo

Nella personalità della Madre riscontriamo un'integrazione armonica tra la sua dotazione umana (tendenze naturali e talenti) e valori evangelici imperniati sull'Amore Misericordioso del buen Jesús. L'umano si apre al divino con passione e l'Amore Misericordioso sviluppa grandemente l'umano, dando come risultato "una donna piena", realizzata al massimo. L'Amore Misericordioso la definisce, diventa la base della fiducia negli altri e in se stessa: il suo nome infatti è SPERANZA.

È una nuova esperienza di Dio in una creatura che le si è data tutta intera e l'esperienza che una donna ha fatto di Dio. Ne segue da un lato la santità cristiana, dall'altro l'esaltazione di una personalità compatta e armonica, matura. Superando progressivamente le sue paure, le sue debolezze, le sue difficoltà, "ha imparato ad amare" in modo sempre più vero, ha realizzato nei fatti la sua conversione all'Amore Misericordioso, vivendo "tutto per amore".

Alcuni esempi di tale integrazione: Circ. 22 2 48; Lettera ad una figlia 25.3.47.

Lei realizza l'unità di vita amando el buen Jesús con la stessa passione in chiesa e in cucina (estasi in cucina; le moltiplicazione del cibo); vive il più alto grado di unione mistica e l'impegno umano più materiale, vive la fiducia in Dio usando intelligentemente tutte le sue forze; rischia tutto (salute, fallimento possibile, essere fraintesa e disprezzata, restar sola) senza abbattersi, senza cadere al pessimismo, ma anche senza esaltarsi quando va bene. Anzi, più va avanti e più si fa attenta, disponibile, semplice, riconoscente, mortificata... persona che diventa sempre più fresca, consapevole di morire per dar frutto.

Il test ultimo, quello che non smentisce l'autenticità della sua vita: il modo con cui ha vissuto la sua vecchiaia. Senza l'ombra dell'amarezza, della tristezza, del fastidio, senza le tipiche stranezze dell'età. Una testimonianza davvero trasparente, per lei così attiva.

Serena come "una regina" muore sul suo letto, guardando i suoi figli con intenso amore. Volava tra le braccia del buen Jesús, L'Amore Misericordioso, ormai tutto suo per sempre.

 

 

II. I riferimenti essenziali della personalità carismatica

La personalità carismatica in genere, evidenzia 4 aspetti che ritroviamo anche nella Madre in modo tutto suo.

1) Linea MISTICA. Lei sviluppa un rapporto intimo con Gesù come Amore Misericordioso. Anzi, si deve dire che è l'Amore Misericordioso a sceglierla e guidarla ininterrottamente durante tutto l'arco della sua vita. Lui si rivela e si dona sempre di più a lei e lei è sempre più disponibile e attratta a Lui, dal suo Amore. Lui "la forgia" si può dire, momento per momento (Cf. Ger 18). Il suo Diario infatti annota le estasi come il progressivo sviluppo di un cammino: "Mi ha detto che devo prepararmi a... mi ha detto che adesso è arrivato il momento"... e lei fa quel che le viene detto.

Questo rapporto col buen Jesús è contrassegnato dal rendersi sempre più conto che Lui è veramente Amore Misericordioso e quindi questa comunione con Lui è soprattutto a livello affettivo e operativo (a "El me ha dicho" fa riscontro l'«Ecce Ancilla Domini»).

2) Linea ASCETICA. Comprende l'impegno, a volte straordinariamente duro (cf le penitenze), a rendere la sua umanità più trasparente alla grazia; l'impegno a liberare le sue energie dai blocchi della paura, dai contraccolpi delle debolezze, dei limiti, dei suoi gusti, di quello che nel suo carattere non corrispondeva bene a ciò che il Signore le chiedeva, accettando le prove e superandole. Questo lungo e paziente lavoro le consente un approfondimento e un allargamento reale delle sue responsabilità.

Esempi: com'era possibile vivere quel perdono così eroico senza un attento controllo dei suoi impulsi?

Com'era possibile fare le piscine così criticate se fosse stata solo un po' preoccupata della sua immagine?

Che senso avrebbe avuto soffrire la Passione del Signore senza accettare con amore i sacrifici quotidiani, magari incominciando dal lavoro in cucina, all'orto, in lavanderia, come una semplice suora? Di qui tutta la sua insistenza sull'importanza dell'ascesi come fondazione autentica e solida delle capacità di amare. La capacità di amare è data certo dalla grazia, è data dallo sviluppo delle tendenze buone, ma anche dal saper dire no alle tendenze egocentriche, il che è una reale sofferenza: è il mistero pasquale tradotto nel quotidiano del cristiano!

Un'ascesi motivata dall'Amore, accettata con gioia, con momenti di ricreazione, di svago, di sano buon umore.

3) Il carisma di FONDAZIONE. Il Signore le chiede di fondare la famiglia dell'Amore Misericordioso articolata "in vari rami", come un albero che si estende in varie direzioni. È il momento della generazione nel dolore e nell'amore, come Maria; è il momento del dare alla luce. Il processo intero è: accogliere il seme della Parola (questa Parola), gestare nel proprio seno per diversi anni, dare alla luce, educare pazientemente, lasciar crescere dando la sua testimonianza personale, dare l'addio (processo che lei chiama "elaborazione": (cf Hist. 14.5.49 riportata nel profilo n.12, p.17). Nei confronti della Famiglia dell'Amore Misericordioso ha mostrato le sue "viscere materne" (rahamin) e noi di fatto abbiamo capito l'Amore Misericordioso attraverso la mediazione della sua maternità.

4) La MISSIONE APOSTOLICA. La si ritrova nel suo essere madre di tutti: sacerdoti, poveri, pellegrini, bisognosi di ogni genere. Lei si è offerta vittima per i sacerdoti, per i quali è pronta anche al purgatorio permanente; da alcuni di loro (cf don Doroteo) riceve con paziente amore sofferenze a non finire. E poi madre di tutti: bambini, vecchi, giovani, famiglie ...com'è scritto nel famoso Prologo delle Costituzioni dettate dal buen Jesús. Lei è lì ad accogliere con attenzione materna pronta a farsi carico delle loro sofferenze, servendo con tempestività pane, affetto, una parola di speranza, la sua potente preghiera. Come una Madre Buona, fatta così dal buen Jesús. E tutto questo per dire al mondo intero "più coi fatti che con le parole", più col suo cuore che con le labbra, che Lui è buono oltre ogni immaginazione e ci sta aspettando non per castigarci, ma per offrirci le tenerezze del suo Amore e della sua Misericordia. Il Santuario sarà il luogo privilegiato di questa proclamazione accompagnata dai segni.

 

III. I simboli esistenziali della sua esperienza umana e religiosa

Raccogliamo quei simboli che ci comunicano la sua esperienza.

Il simbolo è una realtà, percepibile da tutti, che ci traduce una realtà spirituale esperimentata solo dal soggetto in un determinato modo e quindi inesprimibile a parole, a concetti. Infatti: come l'uomo può parlare del Dio invisibile se nessuno può vedere Dio? Gesù, vivendo per 30 anni come falegname e poi predicando il Regno di Dio, facendo del bene a tutti, morendo sulla croce e risorgendo, Lui è la piena rivelazione del Padre. E Lui ci ha parlato del Padre con la sua vita e in parabole. Dio arriva a noi attraverso dei segni e noi andiamo a Lui attraverso il sacramento che è la Chiesa e attraverso i sacramenti della Chiesa.

Uno di questi segni che ci mediano il rapporto con Dio è il simbolo. Ha il vantaggio di raccogliere insieme esperienza umana ed esperienza cristiana, come quando Gesù si è servito abbondantemente di immagini semplici: pastore-pecore; vite-tralci; seminatore-seme-terra; pane e vino per l'Eucarestia...

Il simbolo stimola non solo il pensiero, ma anche il sentimento, l'affetto, il ricordo, la fantasia, prende un po' tutta la persona.

Ci chiediamo: quali sono i simboli che ci rendono l'esperienza della Madre, la sua persona, il suo rapporto con Dio e con gli altri?

È chiaro che questi simboli corrispondono anche alle caratteristiche femminili. Il fatto che la Madre è donna, non è affatto secondario: la grazia anche qui non sopprime la natura, piuttosto la sviluppa nel senso migliore.

Ora, sintetizzando molto, le principali caratteristiche femminili dal punto di vista psicologico, sembrano le seguenti, secondo gli studiosi:

Maggior capacità di soffrire (rispetto all'uomo), collegata alla maternità (il ciclo mestruale, le doglie del parto). Tale tendenza può portare, negativamente, a forme di vittimismo e di passività.

Intelligenza intuitiva e pratica: capacità d'intuire le necessità dell'altro ("non hanno più vino" osserva Maria a Cana) e di offrire risposte concrete, immediate, opportune (Maria va subito dalla sua cugina dopo l'annunciazione). La realtà interpretata nei termini essenziali e esistenziali (cf "la casa").

Capacità di comprensione, di relazione tenera e delicata, di comunione, come accoglienza del dono e capacità di abbandono, capacità di far fruttificare il dono (capacità di generare). Tutto questo può portare, negativamente, anche all'esibizionismo, alla seduzione: attirare l'attenzione su di sé, servendosi proprio di queste notevoli capacità affettive; una ricchezza affettiva e poi che può essere usata con "sadismo": attira l'altro e poi lo "pianta", lo "butta", lo fa sentire solo e povero = strumentalizzazione dell'altro, dei suoi sentimenti.

Il fatto che la Madre, cioè una donna, sia stata scelta per l'annuncio dell'Amore Misericordioso non deve essere sottovalutato, specie in questo secolo in cui si è giustamente presa più coscienza della dignità della donna, non sempre rispettata a dovere lungo i secoli. Va riconosciuto l'apporto essenziale della donna nella vita del mondo e della Chiesa. Nel nostro caso il Signore, nonostante l'insistenza della Madre, non ha scelto un uomo, monsignore o vescovo che fosse. Forse Madre Speranza, insieme alle sante donne di tutti i tempi, costituisce una delle risposte al problema del posto della donna nella Chiesa e nel mondo.

Qualche teologo per esempio Evdokimov, in compagnia di alcuni santi Padri, afferma che "il principio religioso nell'umano si esprime attraverso la donna" nel senso che la fede implica essenzialmente accoglienza del seme della Parola, capacità di conservarlo/custodirlo "gelosamente" (come appunto in un grembo materno), farlo proprio, farlo fruttificare. Ma questo è proprio il processo generativo per cui una donna diventa sposa e madre. Del resto l'ideale massimo della Chiesa, la sua figura è MARIA. All'Amore Misericordioso del Signore che è Padre (e Madre) fa riscontro una risposta umana che ha "viscere materne" (rahamin).

Tentiamo ora di elencare i principali simboli che raccolgono l’esperienza della Madre, tenendo conto anche del suo essere donna.

1. Ancella (esclava) e figlia dell'Amore Misericordioso

Sono due dimensioni che si richiamano e si completano: lei è l'esemplare delle Ancelle e dei Figli.

"Ancella" vuol dire essenzialmente la totale disponibilità espressa nell'Ecce Ancilla Domini (lei spiegherà: schiava non degli altri, né di se stessi e quindi libera, libera di essere a completa disposizione dell'Amore Misericordioso).

"Figlia" indica la libertà vera e la fiducia davanti al Padre che dispone sempre per il maggior bene dei suoi figli = confidenza filiale.

Di conseguenza la sua obbedienza e la sua preghiera hanno questi due connotati: "Ecco qui la tua serva pronta, con la fiducia di una figlia che si mette nelle tue mani". La sua attività sarà poi l'espressione di un enorme capacità di servizio e di coraggio, come chi ha piena fiducia e sicurezza nel Signore. Le caratteristiche del servire con fiducia e coraggio trovano il loro compimento massimo nell'offerta di vittima: "Signore, fai di me quello che tu vuoi!".

2. Amica e sposa di Gesù

È la relazione affettiva espressa dal "Jesús mío!", dell'intimità propria di una relazione amicale, anzi sponsale: l'alleanza nell'Amore e nella fedeltà (cf Os 2). Basti citare il pensiero autografo in occasione dei suoi voti perpetui (Roma 12.6.62), oppure le sue estasi.

Questo simbolo sponsale comporta il dono di sé in modo assoluto: qualcuno lo chiama l'«amore folle» che ha le caratteristiche dell'unicità e della totalitarietà (la bibbia parla del "cuore intero"; la tradizione cristiana del "cuore indiviso"). Non si può amare che una persona sola con tale amore, proprio perché è totale. Tale amore ha due spinte che somigliano alla sistole e diastole del cuore umano: la spinta della concentrazione, movimento che tende a raccogliere tutti i pensieri-affetti-desideri-volontà-azioni su una persona sola, che diventa il polo magnetico attraente; e la spinta alla dilatazione, ossia l'effetto di espansione che ne consegue: la generatività che si esprime nella maternità. Così S. Teresina, seguendo la spinta alla concentrazione, arriva a desiderare di essere "il cuore della Chiesa" per poter poi battere per tutte le necessità della Chiesa stessa.

La sponsalità comporta reciprocità del dono totale dell'uno all'altro in un'intimità unica (la Madre arriva a chiedere il cambio del cuore; cf P. Gino, profilo 3, p.12s). La Madre fa la volontà di Gesù e Gesù - davvero mirabile - fa quello che la Madre gli chiede nella preghiera.

Significa sperimentare che Dio è innamorato di te, ti desidera, vuole essere "una cosa sola con te" (cf Hist. 23.3.1952; 4 e 7.3.1952; cf Gv 15,9; 17,21ss).

Amore sponsale è anche amore fedele che implica il "legarsi" all'altro con degli impegni: ecco i tre voti che da un lato comportano il legame di una indissolubile unione e dall'altro il distacco da tutto il resto (cf. ricordino della professione perpetua della Madre; la novena all'Amore Misericordioso, specie al VI° giorno; cf Ez 16).

È avere dei segreti solo con Lui, è abbandono, è vivere già l'eterno, perché questo Amore è già Bene futuro: nel Regno non ci si sposa perché Lui è lo Sposo; ci sarà l'Amore scoperto, faccia a faccia per Lui... lì resta solo l'Amore (cf 1 Cor 13,8,13; Apoc 21,2.9; 22,10-20).

3. Vergine e madre

La sposa del Signore è vergine (concentrazione), ma proprio perché è vergine-sposa diventa madre (dilatazione, generatività). Le grandi figure femminili della bibbia sono spesso sterili/vergini (Sara, Anna, Elisabetta, Maria).

Credo che proprio la verginità trasparente (i puri vedono Dio) della Madre, le abbia dato quel fascino particolare nei suoi occhi, il profumo di pulizia, l'attrazione del suo gesto semplice e della parola originale, attenzione delicate ed anche energiche. Lei aveva rotto con coraggio ogni affezione disordinata, aveva raccolto tutta la sua potenzialità affettiva e l'aveva investita nella consacrazione verginale allo Sposo... allora è diventata fecondissima.

La fecondità cristiana ha la sua fonte nella comunione verginale con lo Spirito che ci porta anzitutto nel deserto perché lì "a solas" avvenga l'innamoramento completo (cf il popolo nel deserto in Os 2 e Hist 18.3.1952 dove dice di non desiderare altro che "fare la volontà de mio Dio, amare tanto, tanto e stare sola con Lui per parlargli e perché Lui parli a me").

Scrive la LG, 63: "Maria, anche come Vergine e Madre, è l'esemplare perfetto e incomparabile della Chiesa, chiamata anch'essa con ragione, madre e vergine... Anche nel suo ministero apostolico la Chiesa sente di assomigliare alla Vergine, che generò il Cristo dopo averlo concepito per opera dello Spirito Santo. Come Lei, infatti, la Chiesa contribuisce efficacemente alla prima presenza e alla crescita di Cristo nel cuore dei credenti".

Credo che queste parole si possano applicare ai veri cristiani e quindi anche alla Madre; perché lei è soprattutto madre, la nostra madre: questo è il titolo che più le si addice.

È Madre delle Ancelle e dei Figli dell'Amore Misericordioso, della nostra Famiglia dell'Amore Misericordioso = NOSTRA MADRE. Tutti ricordiamo la carica affettiva con cui ad ognuno/a diceva "hijo mío!" Madre dei sacerdoti, dei poveri, dei pellegrini di ogni uomo che aveva una pena, o una gioia da confidarle.

Lei si è sentita Madre di... Gesù! Ricordiamo con quanto affetto, rispetto e ardire, esclamava rivolgendosi a Gesù: "Hijo mío!" (Hist 26.12.27; cf del resto Lc 8,19-21).

Madre nostra. Nei suoi scritti un'infinità di invocativi (quasi ad ogni riga): "Hijas/hijos míos" e siamo convinti che non sono espressioni di sentimentale maternalismo: è la verità del suo amore che le faceva dire questo ("vuestra madre que en serio os ama!"). "Da parte mia procuro di evitare alle figlie ogni sofferenza; per quanto posso le nascondo perché non soffrano" (Hist 6,32). "Mi sono difesa solo per amore della mia amata Congregazione perché un giorno i miei figli non avessero a vergognarsi". "Sono madre, ma no di quelle madri tonte que se enredan en bobadas; io non ammetto tonterie e voglio che le mie figlie siano forti" (Exh 6.5.65; 16.6.65).

Madre capace di finezze, capace di squisita tenerezza: "Mettiti al posto di queste figlie e vedrai come le scuserai di tutto!" (Hist 31.12.40). "Dio ha scelto come fondatrice questa povera creatura e l'ha fatta per niente adulatrice, energica, senza rispetto umano per dire alle figlie la verità" (Hist 16.10.42) Cf anche Perf. 144,p.148.

Le piaceva essere attorniata dai suoi figli/e, li pensava ad uno ad uno, nelle caratteristiche di ognuno, ricordava con attenzione i gusti e le necessità loro; voleva che alla sua morte fossero presenti il più possibile, li educava, li difendeva, li voleva migliori di tutti (alla destra e alla sinistra del Signore); li voleva in tutto il mondo, li voleva santi... desideri di una madre che vuole i suoi figli rassomiglianti a lei. Quel "hijo mío!" che ci rivolgeva col tono accorato della madre "que en serio os ama", significava: "Quanto ti voglio bene! quanto mi sei costato! come vorrei che fossi somigliante a me!... Non deludere el buen Jesús e neanche... tua madre!".

Nella sua maternità vediamo realizzarsi le caratteristiche femminili suddette: capacità di intuire e ricordare le esigenze di ognuno; capacità di accogliere e soddisfarle nel senso più giusto, attento e delicato; capacità di coinvolgimento affettivo: calore materno, com-passione viscerale, pagando di persona, soffrendo per noi. "Quando vi incontrate con un uomo sotto il peso del dolore fisico o morale, non cercate di offrire subito un aiuto o una parola di conforto, senza dargli prima uno sguardo di com-passione... È necessario comprendere, sentir con ellos y simpatizar con ellos" (perf. n.2). Capacità di offrire l'aiuto giusto nel modo giusto e nel giusto tempo: il pane, la parola, la preghiera... più coi fatti che con le parole. Nascevano così i momenti significativi: quelli che lasciano il segno perché arrivano carichi dell'amore vero. Chi non ricorda un dettaglio di questo amore materno che non ti aspettavi: delicato e puntuale, pulito e profumato?

Da questa maturità umana e da questa maturità religiosa deriva una testimonianza di "gioia". Infatti tutti ricordiamo la sua serenità e la sua pace, ancor più visibili nel momento della sua morte. Donna di pace perché aveva espresso al massimo tutta se stessa nella comunione col bune Jesús e in quello che Lui le aveva chiesto.

Possiamo chiedere per noi, allo scopo di rassomigliarle un po' di più, qualcosa di quello che era tipicamente suo: uno sguardo più luminoso e penetrante, un cuore più capace di amare e di soffrire alla scuola dell'Amore Misericordioso, delle mani svelte e operose nel compiere le opere di misericordia.

Appendice

1) Riportiamo un passaggio del Testamento Spirituale di Sant’Angela Merici. Illumina la personalità della Madre.

"Vi supplico di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figlie ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato ed ogni loro cosa. Il che non vi sarà difficile, se le abbraccerete con viva carità.

Anche le madri secondo la carne, se avessero mille figlioli, tutti se li terrebbero nell'animo totalmente fissi ad uno ad uno, perché così opera il vero amore. Anzi pare che, quanti più ne hanno, tanto più cresca l'amore e la cura particolare per ciascuno. Maggiormente le madri secondo lo spirito possono e devono far questo, perché l'amore secondo lo spirito è, senza confronto, molto più potente dell'amore secondo la carne. Dunque, mie carissime madri, se amerete queste nostre figliuole, con viva e sviscerata carità, sarà impossibile che non le abbiate tutte particolarmente impresse nella memoria e nel cuore.

Impegnatevi a tirarle su con amore e con mano soave e dolce, e non imperiosamente ne con asprezza... soprattutto guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza: poiché Dio ha dato ad ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone, invita e consiglia. Non dico però che alle volte non si debba usare qualche riprensione ed asprezza a tempo e luogo secondo l'importanza, la condizione e il bisogno delle persone, ma solamente dobbiamo essere mosse a questo dalla carità e dallo zelo delle anime" (dal Testamento Spirituale, si Sant'Angelica Merici; cf Liturgia delle ore, Poliglotta Vaticana 1975, vol. 3, p. 1248s).

Ed ora alcuni passaggi di lettere scritte dalla madre Speranza.

«Ricevi un forte abbraccio da questa tua madre che, unita a te, supplica Lui (el buen Jesús) perché ti riempia dei doni che tu dici di desiderare» (Lettera ad una figlia in Hist. 5.3.47).

In un'altra scrive (Hist 18.12.1947): «Le Madri vi porteranno un po' di torrone che con molto amore ho preparato per tutte le mie figlie di Spagna; questo torrone l'avevo preparato con la grande illusione di portarvelo io stessa: questa speranza mi è servita di grande consolazione fino a pochi giorni fa. Che gioia ha provato il mio povero cuore con questa speranza! E quanto godevo, figlie mie, nell'abbracciare le mie amate figlie! Ma Gesù, che ben conosce il valore del sacrificio, ha voluto chiedermi anche questo» (Lettera alle figlie di Spagna: Hist 18.12.1947).

«Ricevete tutte il mio augurio più affettuoso di Pasqua, unito ad un forte abbraccio da parte della vostra madre che molto vi ama e non vi dimentica un momento; chiedete tutte che io possa compiere sempre la volontà di Gesù, anche se mi costasse molto» (Lettera circolare del 22.2.1948).

2) Molto eloquenti in proposito due "letterine" scritte a due Figli dell'Amore Misericordioso.

Tutto per amore

Amato padre, debbo dirle che io prego per lei già da alcuni giorni perché il Buon Gesù l'aiuti a misurare bene il tempo, così che il suo lavoro apostolico sia sempre per lei un mezzo di santificazione e mai una fonte di dissipazione, lasciandosi assorbire dalle cose esterne al punto da non aver più tempo per fare le sue pratiche di pietà, come deve. Mi perdoni, padre mio, e veda nella mia richiesta il cuore di una madre che desidera ardentemente per lei quello che è più perfetto e lei chieda al Buon Gesù che si degni di provare il mio Amore per Lui con il dolore, perché Lui sa bene che facilmente mi prende lo sconforto e così non arrivo mai a compiacermi nel dolore.

Tutto per amore

«Dì a quel figlio che, dopo la grazia che ha ricevuto, deve santificarsi; per questo, e per il dovere che ha di santificare le anime, gli ho concesso quel che sa e sono disposto a fare ciò che è necessario perché giunga ad una grande santità, giacché solo questa lo farà essere come gli richiede il suo ministero divino: uomo crocifisso per il mondo, che non desidera se non i beni celesti e che lavora senza riposo per inculcare negli altri gli stessi principi.

Voglio prepararlo con l'amore e la sofferenza perché splenda la sua luce davanti agli uomini, in modo che vedano le sue buone opere e così lodino me».

3) Riportiamo, infine il testo composto dalla Madre in occasione dei suoi voti perpetui (12.6.1942).

Tutto per amore

Gesù mio, amore mio, Ti prometto obbedienza, castità e povertà; obbligami, Gesù mio, a compiere, sempre e in ogni momento la Tua divina volontà, perché unirsi a Te e fare quello che Tu desideri è la cosa più amabile; amarti con preferenza è la cosa più dolce e degna di desiderarsi.

A Te mi offro, ho unico bene del mio cuore! per vivere di qui in poi, solo per Te. Rendi, Gesù mio, il mio cuore a somiglianza del Tuo, perché durante tutta la mia vita mi conformi alla tua santa volontà.

Oh, amor mio! norma, speranza e corona di tutte le vergini! per intercessione della nostra Madre, la benedetta Vergine Maria, conservami casta nel corpo e nell'anima.

M. Speranza di Gesù eam.