PROFILI DI MADRE SPERANZA – 16 Mª Jesús Muñoz Mayor O.P. L'Opera dell'Amore Misericordioso e Madre Speranza Edizioni Amore Misericordioso |
Chi si è avventurato nel lavoro appassionante dell'investigazione sa quanto sia necessario, come prima precauzione, rifornirsi di una buona dose di pazienza nella ricerca del "documento perduto", e di una non minore speranza di ritrovarlo, nonostante le molteplici difficoltà del cammino e la scarsezza delle fonti. Prima o poi apparirà e, come un piccolo tassello, sarà utile per la ricostruzione di un fatto, un avvenimento, una biografia, ecc. che sembravano perduti per la storia.
Poco sappiamo circa la relazione tra il P. Arintero e M. Speranza de Jesús Alhama, fondatrice delle due Congregazioni dell'Amore Misericordioso. però a mio avviso, i documenti sui quali fino ad ora possiamo contare sono più che sufficienti per provare la tesi dello stretto legame tra i due, o meglio, tra l'Opera dell'Amore Misericordioso (O.A.M) e il progredire di questa attraverso la persona di M. Speranza e le sue Istituzioni.
M. Speranza scrisse una decina di libri. Si conservano inoltre 134 lettere circolari, 579 lettere private dirette a varie persone, 112 dediche di santini, 112 conferenze incise su nastro magnetofono, e altre fonti di notevole valore critico e storico, come i verbali delle riunioni delle comunità di Collevalenza, alle quali partecipava la Madre (importante il fatto che ciascuno di questi verbali veniva letto ed era approvato dalla comunità nella riunione successiva), ecc.
Fonte originaria, senza dubbio, sono le sue Note: quaderni scritti fra il 30 ottobre del 1927 e il 29 settembre del 1957. Questi appunti non sono un vero diario, bensì, come la Madre stessa precisa, una "relazione scritta solo per obbedienza al mio Padre Spirituale, P. Antonio Naval della Congregazione del Cuore di Maria". Tuttavia, data l'intimità con cui ella manifesta in essi la propria anima e riporta tutta una serie di avvenimenti - lieti o penosi - accaduti durante questi trent'anni, d'ora in poi farò riferimento a questo documento chiamandolo "diario".
In questo diario la Madre non annota tutti gli avvenimenti importanti; lunghi periodi, infatti, segnano un vuoto di notizie (per es. gli anni 1946 - 1947 e 1948 non sono neanche menzionati). Non si tratta pertanto di una storia, o cronaca, ma della testimonianza di una donna che, guidata dallo Spirito, rende palese la propria esperienza. E' un diario che ci rivela per gradi il progetto di Dio sulla Madre e l'accoglienza e la risposta che ella dà a tale divino progetto.
E' quindi una fonte di prima mano, dalla quale in primo luogo attingeremo.
Il diario incomincia così: "Nell'anno 1927, quando ero religiosa della Congregazione di Maria Immacolata, il 30 ottobre, il buon Gesù mi chiede che mi dedichi totalmente e con intensità a lavorare insieme al P. Arintero religioso domenicano, di far conoscere la devozione all'Amore Misericordioso; io già però da qualche tempo lavoravo con detto Padre, però con l'ordine da parte del mio Direttore che nessuno sapesse che io ero unita a quel Padre in quel lavoro, neppure i miei Superiori; e lo stesso P. Antonio Naval espose al P. Arintero il suo desiderio che nessuno venisse a sapere che io collaboravo con lui in quel lavoro".
Molto importante e decisiva deve essere stata l'influenza del P. Arintero nella vita di M. Speranza, dato che proprio nelle prime pagine del suo diario comincia a parlare di lui e dell'Opera dell'A.M.
All'inizio del 1928 sente un pressante invito del Signore, che però ancora non comprende: "Ho trascorso questa notte distratta e il buon Gesù mi ha detto che desidera valersi di me per grandi cose. Io gli ho risposto che, con la sua grazia, sono disposta a tutto quanto Egli decida, ma che io mi sento molto inutile e incapace di fare qualcosa di buono.
Egli mi ha risposto che é così, ma che si vuole servire della mia incapacità affinché si possa vedere meglio che é Lui che fa cose tanto grandi per la sua Chiesa e le anime.
Che vorrà il Signore da me?".
Continuiamo il diario. In quel tempo la Madre sospettava che il P. Naval "avrebbe posto fine (alla cosa) dicendomi di non comunicare più con quel Padre (Arintero); cosa certamente più gradita alla mia natura. Specialmente da quando la Marchesa di Almaguer mi ha comunicato che forse non si potrà più lavorare per la diffusione della devozione all'A.M., essendo questa una devozione nuova che la Chiesa non approva".
Perché mai il P. Naval aveva tanto interesse che nessuno sapesse di quella relazione con il P. Arintero? La stessa Madre confessa che le sembravano ingiusti alcuni ordini dati dal suo direttore spirituale e più di una volta si sentì tentata di non farsi più dirigere da lui. D'altra parte sappiamo che il P. Naval appoggiava questa collaborazione; quindi il perché del silenzio da lui richiesto non deve essere cercato in motivi personali, in una posizione di confronto con il P. Arintero, ma piuttosto nel timore che l'O.A.M. fallisse da un momento all'altro (come aveva comunicato la Marchesa de Almaguer) e, con quella, anche il proprio prestigio come direttore di anime. In sostanza, il P. Naval temeva il proprio insuccesso. La Madre non nasconde la sua meraviglia e gli dice: "mi sorprende e aumenta la mia tristezza il fatto che Lei abbia avuto tanto interesse che i miei Superiori non venissero a conoscenza del mio lavoro con il P. Arintero".
Quali supposizioni ho fatto, Padre mio, oggi su questo, chiedendomi: "il Padre temeva il proprio insuccesso per avermi incaricata di lavorare con il P. Arintero e qui sta il motivo della cautela del mio Padre spirituale".
Era ben lontana dal sapere che, poche ore dopo aver scritto questa frase rivelatrice, sarebbe morto santamente il P. Arintero. Durante gli otto anni che seguirono questa morte, la devozione all'Amore Misericordioso e la sua dottrina si diffusero in vari paesi, non soltanto in Europa ma anche in America e in Africa. A motivo di alcune presunte proibizioni (che non é il caso qui di commentare), fu sospesa la propaganda dell'O.A.M., che in apparenza scomparve. Molti credettero perfino che il P. Arintero fosse fallito nella sua ultima e più amata iniziativa apostolica.
La realtà era un'altra, ben diversa. Nessuno sospettava che l'Amore Misericordioso per far progredire questa opera avrebbe scelto ora colei che, umana-mente parlando, poteva essere considerata la meno indicata a tale scopo, cioè la Madre Speranza di Gesù. Il Signore l'aveva preparata, attraverso una dolorosa via crucis, ad assumere quella preziosa missione nella Chiesa: rivelare al mondo intero che Dio é "Amore Misericordioso" Questo messaggio costituirà il centro vitale del suo carisma.
Di rado il Signore ci fa conoscere in una sola volta ciò che vuole da noi. Spesso la sua volontà ci si manifesta progressivamente, o perché sa che non possiamo ricevere tutto in una volta, o perché gode di questo farci penetrare in Lui. C'é un testo prezioso nel diario di M. Speranza che riflette questa attitudine al rapimento in Dio: "Io non so se sarà una illusione, però mi sembra che amo il buon Gesù più di prima; ci sono momenti, Padre mio, che mi sembra di sentire nella mia anima un movimento interiore che la trasporta a Lui, staccandola dalle cose che non sono Lui, e infondendo in me una sete ardente di soffrire con Lui, e attendendo con ansia che giunga il momento che Egli mi chieda di fare quel lavoro che vuole che faccia aiutata da Lui.
Che lavoro sarà?
Mi creda, Padre, io non desidero altro che far piacere al Buon Gesù e sottomettermi in tutto e per tutto alla sua divina volontà".
Molti sono coloro che vogliono unirsi a Gesù nei trionfi senza passare attraverso le sofferenze; ma é necessario, invece, andare con Lui su tutte le strade – Tabor e Golgota - per poter godere della sua intima amicizia, si deve patire e soffrire con Lui, per essere con Lui glorificati. Per questo il Signore ha detto che "se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24).
Verso la fine di marzo del 1929, M. speranza aveva ormai una chiara conoscenza del suo "lavoro" . Ancora religiosa clarettiana incomincia a scrivere le Costituzioni, con le quali, più tardi, si sarebbero governate le sue due Congregazioni. Parleremo di questo un poco più avanti.
Sarà il P. Menéndez-Reigada a rendere testimonianza di alcune parole rivelatrici del P. Arintero, pronunciate sul letto di morte: "queste due Opere (la rivista "La Vita Soprannaturale" e l'Opera dell'A.M.) sono destinate a dare tanta gloria a Dio e a produrre frutti immensi di santificazione nelle anime. IO prometto che, se il Signore, come spero, si degna di accogliermi nella sua infinita misericordia, dal cielo sarò più utile a queste opere di quanto lo sono stato qui sulla terra. IO ora sono di ostacolo in questo mondo alla loro diffusione e fioritura, per questo il Signore mi prende con sé e le affida a coloro che in esse devono succedermi".
Perché non pensare che queste ultime parole erano veramente parole profetiche, che si sarebbero realizzate nella persona di M. Speranza? Non dimentichiamo che il distintivo della sua vita fu: "far si che gli uomini conoscessero Dio, non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli, che li segue e li cerca con amore instancabile, come de Egli non potesse essere felice senza di loro".
Non sono state forse parole profetiche anche quelle indirizzate dal P. Caballero ad una religiosa francese? Scrisse in proposito la M. Maddalena del Cuore di Gesù al P. Arintero, in data Lunedì di Pentecoste del 1924: "ho ricevuto una lettera del P. Caballero e mi ha divertito molto vedermi così incorporata in un Ordine religioso, che egli spera di conoscere...Sarà quello dell'Amore Misericordioso, il cui direttore é Lei, Padre mio. Le accludo la lettera in questione".
Basta una scorsa sintetica alla storia per concentrare in poche righe alcuni dati che confermano entrambe le profezie. Madre Speranza istituzionalizza carismaticamente la spiritualità dell'Amore Misericordioso. Nella notte di Natale, 24 dicembre 1930, nasce per la Chiesa la Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso. Il 24 febbraio 1951 comprende che il Signore desidera la fondazione dei Figli dell'A.M. e, appena sei mesi più tardi, in un luminoso 15 agosto, fonda in Roma questa Congregazione. Il grano non può essere ammucchiato... e, tre giorni dopo, insieme con alcune Ancelle, si trasferisce a Collevalenza. Nel 1955 costruisce il Santuario piccolo e, mentre aumentano i religiosi di entrambe le Congregazioni e si moltiplicano le fondazioni, M. Speranza porta a compimento la costruzione del grande Santuario e tutta l'opera dell'A.M.
Seguiamo il filo conduttore che ci permette di penetrare poco a poco nella relazione fra il P. Arintero e M. Speranza. In principio poté sembrarci come qualcosa di accidentale o sporadico, ma ci sono elementi che confermano il contrario. In tutto quello che si riferisce alla collaborazione tra loro non credo che si possa continuare a sostenere la tesi di quelli che ritengono che i contatti con questo Padre domenicano si riducessero a suo beneplacito al momento di pubblicarli, dato che la stessa Madre dice che "il Buon Gesù mi chiede che mi dedichi totalmente e con intensità a lavorare insieme a P. Arintero" e poi "io già da qualche tempo lavoravo con detto Padre".
Neppure mi sembra esatto affermare che il P. Arintero faceva modificazioni a suo beneplacito. E' certo che modificava alcuni degli scritti che riceveva ma forse lo faceva (più che per il suo modo di essere, di pensare o di scrivere) per trovare un modo più accettabile di far penetrare una dottrina nuova, non da tutti conosciuta e da alcuni apertamente avversata. Non ci sono documenti che provino questa ipotesi, però non la escludo perché mi sembra più in sintonia con la santità della vita del P. Arintero.
D'altra parte, egli aveva ormai l'abitudine di correggere gli scritti che alcune religiose gli inviavano affinché li pubblicasse nella rivista. Citiamo soltanto un esempio. Nella lettera che scrive il 7 giugno 1922 alla M. Maddalena (J. Pastor), dice: "mi sembra che si possa pubblicare sulla rivista (un articolo inviato da una religiosa Passionista) modificando un poco il titolo (...) e firmando con lo pseudonimo, affinché nessuno possa sapere né sospettare da dove proviene. Ma in tal caso sarebbe conveniente che Lei ne facesse una nuova redazione molto più estesa, aggiungendo ciò che il cuore le suggerisce, senza preoccuparsi dello stile, perché poi lo ritocco io...".
In una occasione M. Speranza scriverà così del P. Arintero: "sebbene sia un gran Santo, come uomo ha il suo modo di vedere le cose e così molte volte negli opuscoli egli propaga cose che secondo il buon Gesù non sono esatte.
Io gliel'ho detto più di una volta, però vedo che gli costa sottomettersi in molte cose a una povera Religiosa senza studi e senza tante conoscenze, come ha lui. Essendomi resa conto di ciò, con un certo sforzo gli riferisco quello che mi dice Gesù, ma vedo che non lo riporta così come glielo comunico; lo stesso ha fatto con alcune cose della novena che ha diffuso in America, Francia e Spagna".
Vediamo che Madre Speranza gli dava anche consigli affinché modificasse alcuni punti dottrinali pubblicati negli opuscoli dell'O.A.M. o nella rivista la Vita Soprannaturale.
Osserviamo inoltre che in questa umile confessione affiora già nella Madre il dono del discernimento, dono che l'accompagnerà lungo tutta la vita. Centinaia di persone possono testimoniare oggi questa affermazione.
Ella stessa dice di essere "una povera religiosa senza studi e senza tante conoscenze come a lui", però é sicura che la conoscenza che possiede, non le viene dagli studi di teologia o universitari, ma dalla fonte stessa del sapere. E' per questo che passa sopra ad ogni rispetto umano e sente l'obbligo fraterno di "dirglielo più di una volta"...perché non gli dà la propria opinione, più o meno qualificata, non trasmette farina del proprio sacco, ma solo "gli dico quello che Gesù mi dice"...
E' ben vero ciò che pensa del P. Arintero, che "sebbene sia un gran Santo, come uomo ha il suo modo di vedere le cose" e, aggiunge noi, il suo modo di scrivere... Quando uno dei suoi libri fu oggetto di contestazione, egli chiese che l'esame del libro fosse fatto da "teologi competenti", ai quali raccomandava di "non fissare troppo l'attenzione su frasi isolate che io stesso non so precisare, bensì di considerare il libro nella sua interezza e l'opera nella sua globalità".
Non ci deve causare meraviglia il fatto che il P. Arintero non fosse giunto a conoscere totalmente la profondità spirituale e il talento di quella donna di poco più di trent'anni, donna di statura eccezionale anche sul piano meramente umano.
Nell'archivio del P. Arintero non esistono documenti che diano la prova della collaborazione diretta di M. Speranza nella rivista, quantunque é senz'altro possibile che sia stata l'autrice di qualche articolo, anche sotto lo pseudonimo "Sulamitis" (posto dal P. Arintero); non riuscirebbe difficile chiarire la questione applicando il metodo della critica letteraria e stilistica. Personalmente propendo a pensare che la sua collaborazione consisteva nel fare la supervisione delle pubblicazioni che si riferivano all'O.A.M.
Erano molte persone a tradurre gli scritti della M. M. Teresa Desandais e, probabilmente, non tutte erano ugualmente degne di fede al momento di esprimerne il senso autentico. Inoltre sotto questa stessa sigla venivano pubblicati anche altri scritti che, per il loro contenuto avevano relazione con la spiritualità dell'Amore Misericordioso.
In ogni modo, la Madre non ebbe timore di dare il proprio parere a quel teologo riconosciuto "con il quale già da qualche tempo lavorava"., prima del 1927.
La prima riunione ufficiale dell'O.A.M. si tenne l'11 novembre 1923, nella cappella privata dell'Amore Misericordioso, in via Martín de las Heras, 67. la riunione fu presieduta dal gesuita P. Fernando Vives del Solar e fra i presenti - tre religiose e tre signorine - non c'era M. Speranza; é però molto probabile che in quell'epoca, o poco dopo, già fosse entrata in contatto con persone legate a questo circolo di Madrid.
Nel gennaio del 1924 fu pubblicata, nel n.37 della rivista, la Novena perpetua all'Amore Misericordioso e proprio su questa il P. Arintero suggerisce qualche correzione.
Vediamo ora un ipotetico itinerario che può essere stato seguito dalla Madre per una conoscenza rispetto all'Immagine dell'Amore Misericordioso.
Nella prima lettera che la M. Maddalena del Cuore di Gesù scrive al p. Arintero il 3 febbraio 1922, gli comunica che: "Tutti gli scritti (della M. M. Teresa Desandais) girano intorno o si ispirano ad un Cristo, che le accludo, "L'Amore Misericordioso". L'Amore divino che ci rivela la Croce, il divin Cuore e l'Eucarestia (...). La religiosa ha ricevuto ispirazione solo per l'espressione, cioè per il volto. Che é Divino. Un giovane artista, m. St.Jean, ha dovuto correggere i difetti anatomici del corpo.
Il Signore vuole inoltre che le sue braccia siano perfettamente tese verso l'Umanità e così quasi perpendicolari. L'immagine si va completando poco a poco; quella che le accludo ancora non possiede gli ultimi dettagli. I raggi della luce, o Misericordia, cadono su di un libro dei Vangeli. Il Vangelo dell'Amore".
Il P. Arintero riceve notizia del Cristo dell'Amore Misericordioso nel febbraio 1922; quando M. Speranza? Quasi con totale certezza non prima di settembre del 1923, data in cui la rivista la Vita Soprannaturale riprodusse, per la prima volta, l'immagine dipinta dalla religiosa della Visitazione in calce ad uno dei suoi articoli, intitolato "La divina realtà".
Nelle due Congregazioni fondate da M. Speranza - e nel Santuario di Collevalenza - i simboli usati per rappresentare sia l'Amore Misericordioso che la Vergine Mediatrice sono, in realtà, gli stessi che usava l'O.A.M... Non possiamo fare qui la storia di entrambe le immagini, ma indicherò come primizia alcuni dati che ci aiuteranno a comprendere la sua ulteriore evoluzione. In questo articolo mi limiterò all'immagine del Cristo.
Possediamo una "Autobiografia di P.M. Sulamitis" la quale rivela quanto segue: "Nel febbraio del 1904, in uno dei momenti del Signore, ebbi la prima visione di ciò che Egli voleva che io facessi: una Immagine del suo Crocifisso, con il suo Cuore, e che aveva l'Offerta nella parte sottostante (...) Ella (usa parlare di se stessa in terza persona) quando vedeva un Crocifisso aveva l'impressione di sentire dentro di sé: "Sono Io vivente che mi offro nell'Ostia... lì sta la maggiore manifestazione del mio Amore. Quando riceveva la Comunione era come avvicinarsi al Calvario e la vista o il pensiero del Sacro Cuore la portava al Calvario e all'Altare".
Nel natale del 1912 dipinse la prima immagine con gli attributi caratteristici dell'Amore Misericordioso.
Nel gennaio 1913 iniziò il suo grande quadro ad olio per il chiostro del monastero di Dreux: di questo dipinto dice che: "Monsignore lo benedisse nella sua prima visita e lodò l'idea di un Cristo Sacro Cuore. Concesse indulgenze e tutti coloro che avrebbero guardato con venerazione questo quadro e la sua riproduzione e si fecero i primi santini". Fino al 1916 non aggiunse la corona ai piedi di Gesù; aveva infatti dipinto soltanto delle fiamme come di un focolare - in conformità alla visione che aveva avuto.
Dipinse anche espressamente un altro quadro per Juana Lacasa Moreno, la principale collaboratrice del P. Arintero nell'O.A.M., e che costituisce un autentico punto di riferimento per valutare la portata e l'influsso dell'Opera in tutti gli ambienti sociali della geografia spagnola. Il ruolo da lei svolto nell'O.A.M. ancora deve essere studiato, però indiscutibilmente può essere riconosciuto pari, - e forse anche superiore - a quello attribuito al P. Arintero.
Non conosciamo la data esatta in cui fu inviato il dipinto a olio, forse verso la fine del 1926; certamente se ne hanno abbondanti notizie già nel 1927 e nel 1928.
Avendo avuto l'opportunità di consultare i documenti privati scritti da Carmen e Pilar Moreno Lacasa, possiamo offrire la seguente informazione circa questo prezioso quadro - oggi in possesso della famiglia di Juana Lacasa.
"Era tanto straordinario l'apostolato che realizzava, che la Visitandina le volle fare dono di questo quadro che inviò direttamente dalla Francia a Montalbán. In questa immagine é completata solo la testa, il busto é appena abbozzato. Lo sguardo manifesta soltanto amore, perdono e misericordia...Non esprime sofferenza; sembra che stia pronunciando le parole "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno"... Con l'arrivo di questo quadro aumentò la propaganda; continuamente venivano a vederlo nella nostra casa di Montalbán e, di conseguenza, ella non si sottrasse a nulla: il Quadro viaggiò per tutta la Spagna con lei, che lo portò nei conventi, nei collegi, nelle parrocchie, ecc.".
E in un altro documento: "fece fare una custodia speciale per poterlo trasportare con facilità e fu così che questo Quadro, come un pellegrino, raggiunse famiglie, conventi, chiese, locali, ecc.".
Si conservano nell'archivio del P. Arintero un paio di documenti (non datati) scritti da Juana Lacasa nei quali c'é una lunga lista di nomi di prelati – spagnoli e stranieri - personalità ecclesiastiche, superiori maggiori di congregazioni religiose, ecc. che conobbero il Quadro. Nella relazione sulle comunità religiose che l'hanno visto leggiamo: "il convento delle Madri di Vicálvaro, dove si trovava allora Madre Speranza, amica della Marchesa di Zahara". Pertanto il documento in questione può essere datato dopo il 1928-1930.
Le due lettere del P. Arintero a Juana egli fa menzione di quanto abbiamo detto: "Mi rallegro che la chiamino nelle Comunità; é lì dove può produrre maggior frutto che poi si espanda" e "approvo ce stabilisca determinati giorni per ricevere, affinché le rimanga tempo per i suoi doveri e per... tradurre, correggere e divulgare".
La Madre conobbe questo quadro, del quale furono fatte un gran numero di fotografie di vari tipi e grandezze, come pure varie riproduzioni in semplici santini. Nella cartolina che scrisse a Juana Lacasa il 3 luglio 1928, la Marchesa di Zahara le dice: "Cara amica, scusami se così tardi mando a prendere il quadro dell'Amore Misericordioso, ma questo pomeriggio non mi é stato possibile. Mando i 20 duri che mi pare di aver sentito che costa la fotografia, ma mi deve dire cosa le devo per il quadro, cioè per la cornice". Sulla parte superiore di questa cartolina Juana Lacasa scrive: "Regalo della Marchesa de Zahara a M. Speranza perché lo ponga nella cappella" (a quel tempo la Madre già si trovava destinata in via Toledo, 143).
Un'altra immagine dell'Amore Misericordioso che conobbe e venerò la Madre é quella della Basilica di Atocha, inaugurata solennemente al pubblico nella festa di Cristo Re, 26 settembre 1927. Opera anche questa eseguita dalla M. M. Teresa Desandais, questa volta per incarico dei Padri Domenicani.
Forse a qualcuno farà meraviglia il seguente testo scritto nel dicembre 1930 da M. Speranza: "Nella cappella di Gómez Herrero Gesù mi fece conoscere come voleva che facessi l'immagine del suo Amore Misericordioso, i simboli che doveva portare e immediatamente andai a commisionarla allo scultore Cullot Valera, mio parente, e questo interpretò bene l'idea e mi chiese per farla 15.000 ptas.".
Queste parole non devono essere mal interpretate. In nessun modo ella intendeva costituirsi prima depositaria del simbolismo dell'immagine dell'Amore Misericordioso, sappiamo infatti che alle prime suore della Congregazione regalava medaglie dell'O.A.M. (con su una faccia il Cristo e sull'altra Maria Mediatrice) e tutte conoscevano il quadro di Atocha e quello di Juana Lacasa.
Non fa problema né sorge ombra di dubbio se guardiamo a una Madre Speranza sempre pronta a compiere la volontà del Padre. Ora, fondatrice della nuova Congregazione, ha pensato a ordinare un'immagine per la cappella. Il buon Gesù vuole essere raffigurato con quei simboli già conosciuti dell'Amore Misericordioso? Al suo interrogativo il Signore forse rispose manifestandosi in una visione o in una semplice percezione interiore. Questo non lo sapremo mai; quello che é certo é che M. Speranza sapeva di essere debitrice di una spiritualità che la precedeva nel tempo e che, ora ella era chiamata a vivere e a trasmettere il carisma di annunciare al mondo intero che: é possibile l'esperienza di un amore divino più potente del peccato, di un amore che, in Gesù, si fa visibile come "Dio ricco di Misericordia" (Ef 2,4).
Spesso esortava le sue figlie con queste parole: "Mettiamo speciale interesse nel far comprendere ai nostri fratelli che Gesù é per tutti un Padre pieno di bontà e che ci ama con un amore infinito, che non fa distinzioni. L'uomo più perverso, il più miserabile e infine il più abbandonato é amato con immensa tenerezza da Gesù che é per lui un Padre e una tenera Madre".
Mentre alcuni tentavano di screditare questa spiritualità (totalmente opposta a quella che predicava un Dio severo e implacabile nella sua giustizia), altri volevano sopprimere il simbolismo con cui era espressa (perché lo consideravano eccessivamente sovraccarico e "poco teologico"...). Ma Cristo Re signore aveva altri piani e voleva che si continuasse ad onorarlo sotto il titolo luminoso e soave di "Amore Misericordioso".
"Da dove proviene questa tenera compassione verso i peccatori che non trova spiegazione? quale ne é la causa? La causa é che Egli tanto più moltiplica il suo amore quanto più l'uomo diventa miserabile.
Mi sembra che tutti gli attributi del nostro buon Gesù siano al servizio dell'amore, e così vediamo che usa la sua esperienza per riparare i nostri errori, la sua giustizia per correggere le nostre iniquità, la sua bontà e misericordia per consolarci e colmarci di benefici, e la sua onnipotenza per nutrirci e proteggerci (...).
In questi tempi nei quali l'inferno lotta per togliere Gesù dal cuore dell'uomo, é necessario che ci impegniamo il più possibile affinché l'uomo conosca l'Amore Misericordioso di Gesù e veda in Lui un Padre pieno di bontà che arde d'amore per tutti, che si offre a morire su di una croce per amore dell'uomo, affinché viva".
Giovanni Paolo II, in occasione del suo pellegrinaggio al santuario dell'Amore Misericordioso, ci ricorda che: "Non è possibile essere araldi della misericordia senza l'assimilazione intensa del senso e del valore delle estreme donazioni di un amore divino infinitamente più potente della morte: il crocifisso e l'Eucarestia".
E' per questo che l'immagine dell'Amore Misericordioso manifesta la presenza simultanea di tre realtà: Cristo crocifisso, l'Eucarestia e il comandamento dell'Amore. L'Immagine commissionata dalla Madre fu consegnata l'11 giugno 1931. Pochi giorni dopo, in occasione di un solenne triduo di ringraziamento all'Amore Misericordioso - celebrato nel Santuario del Cuore di Maria - fu esposta alla venerazione del pubblico. Nella rivista "Iride di Pace" dei Padri Clarettiani, leggiamo: "...offriamo ai nostri lettori la prima riproduzione di una bellissima immagine di Cristo, dell'Amore Misericordioso, la prima scultura che rappresenta questo venerato titolo. E' opera del celebrato artista Cullot Valera; il Cristo é di grandezza naturale, perfettissimo per intaglio e colorito".
E' la scultura che attualmente si venera nel santuario di Collevalenza. Per aiutare lo scultore nella realizzazione di questa immagine, la stessa Madre Speranza cercò un uomo che potesse servire da modello e il Signore stesso le indicò un giudeo che aveva uno "dei corpi meglio formati".
Questo lo ha raccontato molte volte ai suoi figli e figlie agli inizi della fondazione.
In numerosi conventi e chiese veniva tributato culto pubblico all'Amore Misericordioso. Juana Lacasa scrive una breve relazione. Generalmente si trattava di quadri, ma parla anche di alcune sculture, come quella della cattedrale di Tenerife e quella che sarebbe stata esposta nel convento delle Carmelitane di Palencia, dono della Marchesa di Pacheco: "questa scultura - scrive - é esposta a Madrid nella vetrina del negozio di oggetti religiosi di Arteaga, in via della Pace, di fronte a Enrico Hernández, e lei non sa quanta gente sfila davanti a essa. Questa scultura é stata fatta senza copiare l'Amore Misericordioso di Atocha né quello mio, e naturalmente il Cristo non ha la dolcezza divina che la nostra Visitandina Gli pone sul volto, ciò nonostante, lei non può immaginare quanto emozioni questa immagine e come tutti rimangano impressionati nel vederla".
La stretta relazione tra Juana Lacasa e M. Speranza é messa in evidenza da molti altri dati. A mio avviso, uno dei più chiari e sorprendenti é che la prima avesse notizia delle Costituzioni, scritte dalla Madre quando ancora faceva parte della Congregazione di Maria Immacolata.
Il 28 di marzo 1929, annota nel suo diario: "Il buon Gesù mi dice che é giunto il momento che scriva le Costituzioni con le quali più tardi si dovrà reggere la Congregazione dei Figli del suo Amore Misericordioso e molto presto la Congregazione delle Ancelle del suo Amore Misericordioso (...). Ciò mi ha riempito di preoccupazione perché non so che mettere né cosa fare". Cinque giorni dopo scrive: «Questa notte mi sono distratta, o meglio , Padre, prima di coricarmi, compenetrata da quello che il buon Gesù mi aveva detto, ho preparato un quaderno e una matita e ho detto: "Gesù, sono pronta". E quando stavo per coricarmi é venuto il buon Gesù e mi ha dettato quello che devo porre nelle Costituzioni».
Veramente fa impressione questa docilità piena di fiducia. Solo un tale abbandono nelle mani di Dio può farci comprendere la purezza delle sue idee e decisioni, la perseveranza in tutte le iniziative che intraprese e quella pace e serenità di animo che seppe conservare in tutte le circostanze, favorevoli o avverse. Anticipatamente accettava tutto quanto voleva il buon Gesù.
Durante quei mesi rimase isolata, per ordine del Vescovo di Madrid. Approfitto di questo tempo "per scrivere in bella copia le Costituzioni".
Il fatto che Juana Lacasa fosse a conoscenza di questi avvenimenti della sua vita, così straordinari e trascendentali, conferma l'intimità tra loro. In una lettera che Juana scrive al P. Reigada il 29 aprile 1929 (poco di un mese dopo che erano state scritte le Costituzioni), gli dice: "Alfine lo portò un Sacerdote (si riferisce al quadro dipinto dalla M. Maria Teresa Desandais per il Papa XI), don Alessandro Huneeus, cileno, che presentò a Sua Santità le Costituzioni della Congregazione delle "Ancelle dell'Amore Misericordioso"; titolo che il Papa ha approvato!... Questo sacerdote ha portato un quadro di quelli grandi da 150 ptas., bellissimo, per metterlo lì in Cile nella sede dell'Unione sacerdotale dell'Amore Misericordioso, e una quantità di fotografie, opuscoli, foglietti, infine, un buon pacchetto di propaganda".
Da questo brano deduciamo la profonda convenzione di M. Speranza che la sua opera é "opera di Dio", e anche la quasi sicura relazione con quella "Unione Sacerdotale dell'A.M.", chiaro precedente dei Figli dell'Amore Misericordioso.
In un'altra lettera dell'11 agosto 1930, ugualmente diretta al domenicano P. Reigada, Juana Lacasa consiglia riservatezza e la prudenza di non dare l'indirizzo del convento dove viveva la M. Maria Teresa Desandais, affinché non succedesse lì quello che era avvenuto: «...proprio ora a Madrid, l'aver fatto pubblicità a cose soprannaturali di una religiosa (M. Speranza), ha portato un enorme pregiudizio a tutta la comunità».
Non c'é dubbio che i mesi che precedettero la fondazione delle Ancelle dell'A.M. apportarono un autentico martirio per M. Speranza e una grossa inquietudine per la Congregazione di Maria Immacolata. Questa Congregazione stava cominciando a risorgere da una forte crisi sofferta fino al "Capitolo Generale di Unione", celebrato nel 1920, e ora tornava a perdere alcuni dei suoi membri più validi. Tra le religiose che abbandonarono la Congregazione per seguire M. Speranza, si distingue M. Pilar Antín di S. Giuseppe, superiora della casa di Madrid e incaricata della segreteria generale della Congregazione delle Religiose Clarettiane (anni più tardi rientrerà nell'Istituto di origine).
A sua volta la Marchesa di Almaguer fornisce a Juana Lacasa notizie sui primi successi della nuova fondatrice. Nella lettera datata 25 agosto 1931, leggiamo: «M. Speranza continua in Alfaro, é molto contenta e credo che presto comprerà la casa. L'amministratore racconta meraviglie; questa l'Amore non la vuole tenere occulta (al contrario della Visitandina) infatti la esalta davanti a tutti; io andrò ad Alfaro per trascorrervi alcuni giorni, ma non ti so dire quando sarà. Ti racconterò al mio ritorno quello di cui avrò parlato con lei».
Questa "esaltazione davanti a tutti" costituì una vera purificazione per M. Speranza, causandole non pochi e seri dispiaceri. In quei primi anni poteva ben dire con il salmista: "misericordia, Signore, misericordia, perché sono sazia di scherni e disprezzo" (Sal. 122).
Il Signore la sollecitava alla missione; non aveva tempo da perdere e così, dopo appena sei mesi dalla fondazione della Congregazione, apriva una seconda casa-collegio - al riparo dalla recente legge sulle Associazioni - nella città di Alfaro (Logroño) il giorno 18 giugno 1931. Si tratta del palazzo affittato ai sig.ri De Heredia, una casa grande di 150 stanze, con uno spazioso cortile interno e un orto .
Una persona chiave nella vita e nell'opera di M. Speranza é la sig.na Pilar de Arratia e Durañona, un anno più grande di lei. Nel maggio del 1929 la Madre annota nel diario: «Dissi al Padre che avevo capito che, trascorsi due anni dall'avvenuta fondazione, sarebbe apparsa una benefattrice, che non soltanto mi avrebbe aiutata a porre quanto era necessario nella Congregazione, ma anche nella parte spirituale, perché mi avrebbe messa in contatto con la Chiesa, avvalendosi della sua influenza presso le alte dignità di questa; in una parola, Padre, che detta signorina ci avrebbe aiutate in tutto e per tutto».
Non possiamo qui percorrere interamente l'iter dell'amicizia, particolarmente e commovente, tra M. Speranza e Pilar de Arratia, dal giorno in cui si conobbero, 4 marzo 1932, fino al 29 agosto 1944, data la morte di Pilar. Tuttavia l'accludiamo nel presente studio per mostrare il legame di Pilar con Juana Lacasa, prima di conoscere personalmente M. Speranza. In tre lettere almeno scritte da Juana Lacasa nel 1929, si parla di Pilar de Arratia, a proposito di una importante sovvenzione fatta da quest'ultima in quell'anno, per coprire le spese dell'opuscolo "Ai Sacerdoti", che anteriormente era stato pubblicato nella rivista, La Vita Soprannaturale per otto mesi consecutivi, dal luglio del 1927 all'aprile del 1928.
L'impatto che provocò questo ampio articolo della M. Maria Teresa Desadais, superò tutte le aspettative e dovette essere stampato in un opuscolo a parte. Si fecero varie edizioni. Il 2 aprile 1928, il cardinale arcivescovo di Toledo scrive a Juana Lacasa: «Avendo letto la lettera prologo già scritta per l'opuscolo "Ai Sacerdoti" dal Rev.mo Arcivescovo di Santiago di Compostela, mi sono convinto che non era opportuno unire nello stesso opuscolo un'altra lettera mia che avrebbe a coincidere nella sostanza con quella già mirabilmente scritta dall'Arcivescovo (...) l'elevazione spirituale della dottrina che in essa si espone rivela chiaramente la sua origine. E' urgente stampare quanto prima questo opuscolo che tanto bene farà ai sacerdoti».
Fu Pilar de Arratia che si incaricò di pagare una seconda edizione. Nella lettera del 16 novembre 1929, scritta da Juana Lacasa al P. Reigada, leggiamo: «desidero riferirle quello che é avvenuto dell'opuscolo "Ai Sacerdoti", del quale già ho parlato con il P. Serrano. Già sa che varie signore volevano sostenere una edizione dell'opuscolo "Ai Sacerdoti" a bassissimo prezzo per poterlo diffondere sempre più; parlarono con la tipografia dell'Ave Maria di Bilbao e la sua proprietaria Dna. Pilar de Arratia (che ha dato tutto il patrimonio per quella), si é innamorata dell'opuscolo e si é impegnata a farlo fare, comunque fosse, ad un prezzo inverosimile; però quando andarono a imprimerlo si trovarono in difficoltà perché le dimensioni dell'opuscolo erano troppo grandi per poter entrare nella piccola macchina a mano con la quale imprimono i fogli degli stampati. Non potendo pertanto stamparlo tutto completo, vorrebbero per lo meno poter fare a bassissimo prezzo una tiratura della prima parte (la Messa, ecc), e sono rimasti che proveranno venire 10.000 esemplari.
(...) Trovandomi già a Madrid, ricevetti una lettera di D. Doroteo Irizar, sacerdote Direttore della tipografia, il quale entusiasmato da questa prima parte che aveva letto, mi chiedeva, per amore di Dio, di lasciarglielo imprimere rapidamente, per poterlo portare al Congresso delle Missioni a Barcellona, dove avrà una straordinaria diffusione (...)».
Ho voluto citare testualmente questo lungo brano con l'unico intento di far entrare in queste pagine un altro nome, D. Doroteo Irizar. Questo Sacerdote della parrocchia di San Francesco di Bilbao, avrebbe svolto posteriormente un ruolo decisivo e, per altra parte controverso, durante i primi anni di vita della Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso.
D. Doroteo Irizar era stato il confessore di Pilar de Arratia per 25 anni, fino al 1934. Lo fu anche di M. Speranza. Ella stessa, nel gennaio del 1933, chiese che l'aiutasse nella formazione delle giovani Suore di Bilbao, perché, sebbene fossero già cominciati i dissensi, lo considerava "un buon sacerdote e specialmente zelante della gloria di Dio". E' sicuro che egli accettò questo nuovo incarico con entusiasmo e fu ben ricevuto nella comunità, forse perché le Suore rimanevano estranee ad alcuni seri problemi che, come ho detto, incominciavano ad affiorare.
In Vescovo di Vitoria, dopo aver accolto la Congregazione in via di prova, lo nominò Direttore di questa, con l'incarico di tenerlo informato sul suo procedere. Con tale motivo, D. Doroteo poté visitare tutte le case ed ebbi ampi poteri per fare e disfare quasi esclusivamente secondo la propria convenienza, come vedremo di seguito.
Già verso la fine di aprile del 1933, Madre Speranza notò per la prima volta "una cosa strana nella casa; una delle figlie M. Pilar Antín lo persuade che lei è capace di governare meglio la Congregazione e D. Doroteo, convinto di ciò, dispone che io cessi di governare e si ponga M. Pilar alla guida della Congregazione, e provvisoriamente, in prova, della casa di Bilbao; (tutto questo) senza comunicarlo a nessuno fino a quando si veda come (M. Pilar) se la cava, se la conduce bene, e allora si comunicherà al Vescovo di Vitoria e si procederà nella dovuta forma. Mi disse inoltre che questa prova non si faceva senza il consenso del Vescovo, dato che prima di fare questo passo gli aveva comunicato quello che pensava di fare per il bene della Congregazione e il Vescovo aveva disposto che si procedesse senza dare pubblicità a questo suo ordine".
La Madre confessa che vide che era "una pazzia" - come in effetti lo era - ma si rallegrò che non si facesse pubblicità a questa decisione "allo scopo di evitare mancanze di carità o che qualche figlia si ribellasse" e anche perché desiderava occupare il posto "più umile" per cui decisero di mandarla a lavorare nell'orto fino al 21 di maggio.
Ecco, dalla sera alla mattina, una M. generale - e Fondatrice - deposta dal suo incarico e rimessa alla guida della Congregazione dopo pochi mesi, quando D. Doroteo si persuase che senza M. Speranza alla guida la nascente Congregazione sarebbe andata a picco.
E' opportuno ricordare che D. Doroteo era anche direttore delle "Scuole dell'Ave Maria" e il 19 ottobre 1934 Pilar de Arratia - che era la proprietaria - ne fece donazione alla Congregazione. Questo aumentò il dissapore di D. Doroteo, accresciuto ancora più dal fatto che gli erano state ritirate dalla Banca le 300.000 ptas., di cui egli annualmente riscuoteva gli interessi. E, come se non bastasse, dal 1932 aveva cessato di fare i suoi viaggi annuali a Roma e in altri paesi europei, nei quali accompagnava la sua benefattrice. La ricchezza della sig.na Pilar era ora in parte "rivolta altrove" non a scopi di lucro e di mero divertimento, bensì a finanziare le spese crescenti di questa Congregazione delle E.A.M. Così ella aveva disposto.
Questa é l'intelaiatura dell'ordito. Non c'è di che scandalizzarsi. Ognuno possiede le proprie luci e ombre, e in più di una occasione, nonostante la nostra buona volontà e il desiderio sincero di fare il bene, ci lasciamo accecare e sbagliamo.
D. Doroteo Irizar, che fu un sacerdote per altra parte esemplare e tutto dedito all'attività apostolica, non seppe "capire la verità" riguardo a M. Speranza. Un gran numero di fatti e atteggiamenti lo dimostrano ampiamente (non è il caso di esporli qui). In definitiva si dovrebbe affermare che, più che pietra d'inciampo, egli fu il "cestello" che forse meglio contribuì a modellare la Madre. E che fu così non c'è dubbio, come si deduce dalle parole del P. Gino Capponi. Alludendo al grande zelo di M. Speranza in favore delle anime dei defunti, per cui nessuno che ella avesse conosciuto venendo a morire rimase senza il più abbondante suffragio, dice P. Gino: «Altrettanto simpatica la premura per il defunto sacerdote spagnolo di Bilbao, D. Doroteo. Intanto lo definiva il suo più grande benefattore, dicendo che, creandole contrasti, l'aveva aiutata a santificarsi. Ho celebrato più Gregoriane io, in quel periodo, che non si sa. E anche altri hanno avuto l'incarico di celebrarne".
M. Speranza diceva sempre che "il Padre ci ama, perdona, non tiene in conto e dimentica". Ed ella cercava di comportarsi con questa tenerezza misericordiosa verso tutti e ciascuno; ma ancor di più, se fosse possibile, verso i sacerdoti, per i quali ella stessa dal 1927 si era offerta vittima di olocausto.
Non si può capire la rivista La Vita Soprannaturale senza Bilbao; qui ne viene pagata la maggior parte delle spese. Il Sig. Goya (uno di quelli che più aiutarono nel finanziarla), il suo intimo amico D. Josè Anido - "fervorosissimo coadiutore della chiesa di S. Francesco, il quale è stato affascinato dall'Amore Misericordioso" (scrive Dna. Juana il 22 ottobre 1929), - D. Domingo Abona, ecc. sono nomi che quasi obbligatoriamente devono tenersi in considerazione nei primi anni della Congregazione delle E.A.M., tutte persone anteriormente molto impegnate nell'O.A.M.
In effetti, quando M. Speranza fondò e inaugurò una casa di formazione (postulato-noviziato) in Bilbao, verso i primi di giugno del 1932, la spiritualità dell'Amore Misericordioso già aveva messo profonde radici in un nutrito gruppo bilbaino, da quando anni addietro lo stesso P. Arintero - provvidenziali strade, Signore! - vi avrebbe preparato il terreno e sparso la semente. Nella lettera che gli invia una religiosa il 16 giugno 1923, leggiamo: "mi rallegro che con tanto piacere abbiano ascoltato in Bilbao la dottrina dell'Amore Misericordioso si vede che le anime sono preparate e la dottrina dà frutti".
Senza dubbio il P. Arintero e la Madre Speranza sono due nomi che non potranno essere separati al momento di fare una storia della spiritualità dell'Amore Misericordioso. Alcuni piantano ed altri irrigano..." ma non c'é differenza tra chi semina e chi irriga; é solo Iddio che fa crescere: chi pianta e irriga sono una stessa cosa; ma ciascuno riceverà la mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio (1 Cor 3, 79).
Ci risulta anche che nel Bollettino parrocchiale di S. Francesco di Assisi in Bilbao si pubblicarono mensilmente estratti di articoli della M. Maria Teresa Desandais, sotto l'iscrizione L'Opera dell'Amore Misericordioso; e così venivano fatti conoscere brani scelti da "Appello ai giovani", "Se conoscete il dono di Dio", "Siate buoni", "La settimana con Gesù", ecc..
Infine, si potrebbe citare qualche testo ancora per avvallare questa tesi sostenuta nel presente lavoro, ma credo che sia sufficientemente provata. desidero concludere richiamando il nome scelto da M. Speranza per la sua Congregazione: Ancelle dell'Amore Misericordioso
L'appellativo "ancella-schiava- era diventato usuale, dal secolo XIX, nella nomenclatura di varie congregazioni religiose femminili. Però, nel nostro caso, oso insinuare che non si tratta di un nome casuale, né scelto per mera tradizione.
Nella decade 1920-1930, la Madre non fece altro che assimilare e trasformare in propria vita quella dottrina straordinaria che l'O.A.M. diffondeva e che sembrava così bene sintonizzare con la sua anima. Attraverso uno studio attento e approfondito potremmo arrivare finanche a segnalare le grandi certezze che la muovono e la dispongono a fondare questa nuova Congregazione, così ricca di bene per la Chiesa.
Abbiamo detto che era assidua lettrice della rivista La Vita Soprannaturale, nella quale si andavano pubblicando, dal 1922, gli scritti della M. Maria Teresa Desandais. Orbene, in molti di essi abbiamo incontrato ripetute allusioni a Maria Mediatrice e, in alcuni la bella espressione "Ecce Ancilla Domini", tanto apprezzata e con frequenza usata da M. Speranza.
Non possiamo moltiplicare gli esempi, però vogliamo riportarne una paio, che meritano di essere citati per esteso per la loro profondità e, al tempo stesso, la loro perenne novità.
"Entrate sempre più nel piano della riparazione, costituitemi Re della vostra volontà, in nome di tutti i vostri fratelli, in unione con Me, come lo fece Maria vostra Madre durante tutta la sua vita; disposizione da lei espressa quando disse: ecco la schiava del Signore, cioè: riconosco il mio Dio come mio Re, come mio sovrano Padrone, come mio Signore, e io sono la sua umile serva, il cui unico dovere é aderire a Lui, la Verità, attraverso la fede, e compiere la sua volontà in tutte le cose(...).
Più che a nessun altro, appartiene a voi, anime religiose, celebrare una splendida festa di Cristo Re...e approfittare di questo momento per darvi di nuovo a Me totalmente... Rinnovate in modo più perfetto i vostri santi impegni... sotto la protezione di Maria vostra Madre, prendete una determinazione risoluta e sincera di trattarmi d'ora in poi, in nome di tutti i vostri fratelli, come vero Re: Re delle intelligenze, delle volontà, dei cuori... Per rinnovare questa donazione servitevi delle parole di Maria Ecco la schiava del Signore.
(...) Qualunque sia il tuo passato fino ad oggi, affidalo a Maria, e per mezzo di lei, vieni a Me... Disponiti a dare, se possibile, più che mai... disponiti a dare con Maria, non far nulla senza la tua cara Madre: ella ti custodirà e ti modellerà, mentre Io stesso opererò con il mio Spirito Santo...
(...) sforzatevi di essere fedeli, mendicando senza sosta la grazia e abbandonando tutto alle riparazioni del mio Amore Misericordioso, senza guardare a voi stessi, per continuare sempre il vostro cammino... Guardate il mio Cuore sulla Croce, nell'Ostia e con Maria... seguite Cristo Re .
E' conveniente ricordare quanto significativa era questa festa per M. Speranza. Fece coincidere almeno tre fondazioni con questa data: _ Larrondo (1933), San Sebastián (1934) e Sestao (1935). E nemmeno sembra casuale il fatto che cercasse, nelle sue case, di fai coincidere gli esercizi spirituali con gli ultimi giorni di ottobre (cfr. Storia delle Congregazioni... III, 21 settembre 1940).
In un altro testo della M. Maria Teresa Desandais, leggiamo: "La vita di Maria si svolse racchiusa totalmente nelle mia volontà... Questa parola ancella dice, senza paragone, molto più di quello che potete immaginare. E' la grande parola della creatura prostrata innanzi a Me; parola di adorazione, di sottomissione, di ringraziamento; dono completo di se stessa; acquiescenza a tutto ciò che Io sono, o che Io voglio; pratica del Vangelo, docilità al mio Spirito Santo e, conseguentemente, il costante compimento della volontà del Padre. Questa parola é il compendio della mia perfetta sovranità nell'anima e costituisce io contrappeso più diametralmente opposto al peccato.
Sciava di un amore libero e volontario! Io vorrei che fosse la vostra vita sulla terra, con Maria; che vi lasciaste formare dalla vostra Madre, che viveste in Lei ed Ella in voi, nei vostri pensieri nelle vostre volontà, nel vostro amore; che non faceste più nulla se non in lei. Ciò costituirebbe la sua gioia e la sua gloria: Ella vi condurrà sempre con sé, e con sé vi offrirà a Me".
Mi piace pensare che fu la meditazione di queste parole, o altre simili, che lasciò una impronta ed influì nell'anima di M. Speranza al momento di cercare un nome per la sua Congregazione e, nell'imitazione di Maria di Nazareth, di continuare a promulgare nel tempo e nello spazio, come un'eco, quell'Ecce Ancilla Domini" della prima Ancella dell'Amore Misericordioso «Fra .tutte le beatitudini che sulla terra é concesso di gustare ed assaporare come anticipo del cielo, la più grande é vivere uniti a Maria; questa grazia, figlie mie, é immensa e ci prepara alla suprema felicità di vivere in Gesù; il mezzo più efficace, infatti, per purificare e rafforzare la nostra unione con l'Amore Misericordioso é Maria. IO credo che quando per Maria ci doniamo a Gesù, é raddoppiata la gioia e più pieno il possesso».
Con queste parole di M. Speranza concludo il presente lavoro, modesta collaborazione con la quale miravo a mostrare come ella si mosse in quel circolo di persone attive e devote di Madrid (e successivamente di Bilbao), dedicantesi a divulgare la devozione all'Amore Misericordioso, sotto la direzione del P. Arintero. Quest'ultimo e gli scritti della M. Maria Teresa Desandais le diedero l'apporto di un aiuto teologico nella comprensione di quel mistero dell'Amore Misericordioso che, personalmente, sperimentava nel più profondo di sé. Quantunque sia certo che la Madre ricevette e assimilò molto dell'O.A.M., non é però meno certo il contributo che ella stessa diede all'Opera con il suo personale valore e, soprattutto, con la sua esperienza mistica, attraverso quel suo dialogo esistenziale con Dio che la rese testimone di fede, di amore e di speranza, come un profeta che si erge in mezzo al popolo ed esorta alla conversione.
E' questo il suo grido profetico: "il cuore del Signore arde nel desiderio che tutti gli uomini si salvino. Egli ci attende con amore e misericordia".