PROFILI DI MADRE SPERANZA – 17 P. Gino Capponi fam I preti sono la mia passione! Edizioni Amore Misericordioso - 18 dicembre 1992 (2ª Edizione) |
"I preti sono la mia passione!". Dal cuore materno di Madre Speranza sono uscite queste parole. L'interessamento di quest'anima per il buon Gesù la spinge a buttarsi tutta intera verso di Lui e verso chi Gli appartiene. I sacerdoti sono discepoli di Gesù Sacerdote e Madre Speranza li ama.
L'Amore Misericordioso l'ha resa disponibile a chi ha delle necessità e infatti il buon Dio ha dato a lei un grande cuore materno, sempre proteso al bene altrui; per questo ha rivolto le sue premure ai bambini, ai malati, agli anziani, ai poveri di fede, di fiducia e di amore.
Anche ai preti si è dedicata in nome di quell'Amore Misericordioso che la ardeva dentro. Si è buttata nelle braccia del Signore fin da quando appartenne alle Figlie del Calvario di Villena ed alla Congregazione delle Clarettiane; ha atteso ai bisognosi con tenerezza e sacrificio, donandosi.
Ora ella non fa uno sforzo ad avvicinarsi con rispetto e affetto materno ai sacerdoti dopo aver passato gli anni della sua prima giovinezza in casa del parroco del suo paese natio, Santomera nella regione di Murcia in Spagna.
"Signore, insieme a Te pago io"
I sacerdoti avranno un posto privilegiato nel suo interessamento. A loro darà il meglio di se stessa tanto che si offrirà vittima al buon Gesù devolvendo ogni suo merito per la santificazione dei sacerdoti del mondo intero ed in espiazione dei peccati da loro commessi.
Con semplicità ha detto al Signore: "Insieme a Te pago io". Ha pagato amando, pregando, mortificandosi con umiltà ed entusiasmo.
Ha incoraggiato tanta gente ad offrirsi per lo stesso motivo, soprattutto lo ha raccomandato ai Figli e alle Figlie delle sue due amate Congregazioni. Quante anime belle (laici compresi) si sono messe su questa pista di concreto amore fraterno verso i sacerdoti!
Essi si sono accorti che Madre Speranza è tutta per loro? A dimostrazione eccovi una lettera di uno di loro che si definisce "povero ex-pastore".
Egli si sente talmente protetto dalla Madre che chiede preghiere, sacrifici e assistenza fino a quando non sarà al suo fianco in Cielo.
Rev.ma Madre Speranza,
riallaccio un colloquio di qualche minuto, che ebbi con Lei, quattro anni fa.
Sono un povero ex pastore (Sacerdote e Religioso) che ha ottenuta regolare dispensa di tutto. Ed ora, sono nella vita civile, con un'acuta amarezza, sofferenza, tormento interiore.
Rev.ma Madre Speranza, preghi - faccia tanto pregare - offra sacrifici perché non mi perda, e con me, non rovini la compagna con cui convivo.
Voglio tanto bene alla Madonna SS. e a S. Teresa di Gesù Bambino.
Rev.ma Madre Speranza, deve aiutarmi a trovare la Via per rientrare, nel piano della volontà di Dio, là, da dove con forte amarezza dovetti andarmene per mia sola scelta, non per alcuna ingiunzione giuridica; anzi.
Grazie, grazie infinite.
Preghi il buon Dio, in Gesù Amore Misericordioso, la Madonna SS. e S. Teresa del B. Gesù. Grazie.
Chiedo la Sua S. Benedizione.
Voglio esserLe a fianco in Cielo, con tutte le anime da me avvicinate.
Mi aiuti e si tenga impegnata.
(firma illeggibile)
Due frasi sono decisamente filiali nei riguardi di M. Speranza da parte del sacerdote, che cerca e non trova la Via per tornare alla casa del Padre e chiede aiuto a M. Speranza. "Voglio esserLe a fianco in Cielo! e "Si tenga impegnata". Bello, forte!
Torna il conto. I preti sono la mia passione! Essi lo sanno che questa è per loro Madre.
Eri presente al funerale della Madre nel febbraio 1983? Concelebrarono centinaia di preti.
Due Sacerdoti
Ho l'impressione che il Signore i Suoi profeti se li prepara e forse nella vita della Madre potrebbero aver influito due figure di sacerdote: uno da lei considerato santo in pieno e l'altro buono e zelante, ma con qualche difettuccio.
Non aveva conosciuto il Padre Valera (el Cura Valera) della parentela di mamma Carmen, ma ne aveva sentito parlare tanto che ne ammirava la figura e lo invocava come un santo da altare. Avrebbe incoraggiato la mamma a promuovere la causa perché la Chiesa lo glorificasse, se la sua famiglia non fosse stata povera. Nella sua mente egli era il modello del sacerdote parroco: tutto Dio e tutto anime. Tutto luce!
Qualche ombra lei la vedeva nel Parroco di Santomera che l'aveva accettata in casa perché aiutasse le due anziane sorelle che erano insegnanti e dalle quali ella ha avuto istruzione e cultura. Utilissimo per lei questo insegnamento che le aprì la mente più di quanto fanno le scuole dell'obbligo.
Josefa (questo era il nome di battesimo della Madre) dal Parroco apprese l'amore a Gesù eucaristico, alla Santissima Vergine: particolarmente amò e praticò il Santo Rosario. Riferendosi a lui ci diceva spesso che sono piccoli gli uomini grandi visti da vicino.
Josefa era sempre grata al Parroco, che chiamava zio e che incoraggiava alla santità pregando molto per lui.
Ricchi di Dio e dignitosi
Nella Fondazione dei suoi Figli ella rifletterà queste sue impressioni e dirà loro di essere luce per quelli che con loro tratteranno, intendendo incoraggiare tutti a privarsi del superfluo e ad assumere uno stile umile e dignitoso.
Per sé e per i suoi ha chiara la meta. Non perde il filo: il nostro Dio deve essere il principio e il fine di tutte le azioni, dimentichi di sé, aspirare a convogliare a Dio, pensieri, desideri ed azioni. Ricchi di Dio e poveri in ogni altra cosa: infatti "è molto più ricco colui al quale tutto avanza che colui al quale manca sempre qualche cosa".
La Madre esige dai suoi figli che formino a questo fine una famiglia distinta assumendo atteggiamenti non trascurati o andanti, ma sempre più corretti e rispettosi. Non li vuole orgogliosi né gente che crei distanze, li vuole disponibili, pieni di confidenza e di amicizia senza scendere a banalità e a luoghi comuni: dignità di linguaggio e di comportamento.
Penso alle beatitudini dei miti e dei misericordiosi che rendono felici quando siamo gentili e discreti, fratelli e non giudici.
Questi suoi figli saranno disponibili ai sacerdoti.
"Temperare la propria anima"
L'augurio per i suoi figli sacerdoti di essere luce e fuoco è di vederli protesi con entusiasmo verso l'incendio del soprannaturale. Ardere per accendere!
Li vuole "persuasi che il loro lavoro nel ministero e nell'esercizio della carità non potrà ottenere un gran risultato se prima non avranno ricavato dalla meditazione quotidiana lo spirito di raccoglimento e di preghiera". A questo punto tenta di mettere in crisi chi di loro non fosse convinto e a chi non lo fosse chiede:
"In mezzo a tante occupazioni e fatiche come potranno trovare il tempo per raccogliersi - come è necessario - per poter temprare le proprie anime nel fuoco soprannaturale? E senza di questo come si difenderanno dagli attacchi delle tentazioni che possono venire anche in mezzo alle occupazioni?
Infiacchirà la fede, verranno meno le energie, aumenteranno le distrazioni nella orazione e poi verrà la tiepidezza.
Di fronte alla tentazione si troveranno senza la necessaria energia per resistere al nemico e allora dove andrebbe a finire il risultato del loro lavoro e dell'apostolato?
Credano e si persuadano che l'apostolato, sia nel ministero che nell'esercizio della carità, non potrà essere fecondo se non basato sulla propria santificazione per lo meno desiderata e cercata per mezzo della orazione quotidiana.
Uomini di preghiera e maestri di preghiera.
Per loro chiederà il fuoco della carità secondo una sua espressione della novena all'Amore Misericordioso. C'è tutto Cristo e il Cristo del Vangelo: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e che cosa voglio se non che esso divampi?"
Fuoco-alleanza, fuoco-amicizia con il Signore per la gloria del Padre.
"Liberi e persuasi"
I sacerdoti, amici di Gesù, si pongono al servizio di Lui su un piano di amicizia. "Non vi chiamerò più servi ma amici". Si tratta di un tipo di amici che Egli stesso ha designato come procuratori e provocatori di altre amicizie. Come si vede tutto è incentrato nell'alleanza-amicizia che è stata sempre solo lo scopo della Sua umanizzazione gioiosa, dolorosa e gloriosa. Il Cristo ha riservato tanto del Suo tempo per formare i Dodici. Ha cercato di dar loro la Sua mentalità e il Suo stile.
Alla gente parlava in parabole, ai suoi le spiegava. Trattamento da amico.
Conversando, la Madre Speranza spesso faceva riferimento alle attenzioni addirittura materne che Gesù aveva per i Suoi discepoli, Suoi amici del cuore.
La Chiesa ha ereditato dal Signore le Sue premure, maternamente interessata a tirar fuori da questi designati, chiamati, inviati, degli autentici uomini di Dio.
Il Signore le affida un ruolo
Una piccola parte di questa premura dalla Provvidenza del Signore è stata affidata alla Madre, apostola dell'Amore Misericordioso e Fondatrice delle Sue Ancelle e dei Suoi Figli.
Ella con spiccata femminilità e sensibilità materna intuisce che i sacerdoti hanno un ruolo di primo piano nella diffusione della Buona Novella.
Li vuole liberi dall'innato egoismo e persuasi che dall'Amore Misericordioso di Gesù potranno avere forze sufficienti per sé stessi e per le anime loro affidate.
In Comunione fraterna
Per affiancarli in questo li affida ai Figli dell'Amore Misericordioso e suoi. Questi hanno come fine principale l'unione tra il clero diocesano e la loro Congregazione; "essi metteranno tutto il loro impegno nel fomentare tale unione, saranno per i sacerdoti veri fratelli, li aiuteranno in tutto più con i fatti che con le parole".
Veri fratelli che siano disponibili verso i preti, essendo sacerdoti in massima parte anche loro.
La stessa Madre nel Libro delle usanze ai suoi figli dà indicazioni precise asserendo nel primo capitolo: "tratteranno i sacerdoti con vero amore di fratelli, con molta carità e prudenza, senza dimostrare stupore, fastidio o timore esagerato quando li vedessero angustiati e deboli di fronte a qualche miseria umana. Con i caduti si comportino come padri affettuosi e comprensivi della loro debolezza, senza scoraggiarli, ma animandoli perché sappiano difendersi con più facilità, e infondendo in essi confidenza nell'Amore Misericordioso, avendo compassione delle loro miserie".
Come non pensare all'altro volumetto da lei scritto che porta il titolo "...perché imparino ad essere padri"?
È evidente che ci tiene a rendere i suoi figli simili al padre celeste perché abbiano "un cuore di padre e di tenera madre".
Asserisce ancora: "I religiosi facciano in modo che i sacerdoti del clero secolare si sentano nella casa religiosa come in casa propria, senza badare in quale diocesi siano né da dove vengano, sempre premurosi che non manchi loro il necessario né moralmente né materialmente. Tutto questo sia praticato senza mai dar ad intendere di far loro "la carità", ma per un obbligo che hanno verso di essi e per vera amicizia fraterna; per i più bisognosi abbiano premure addirittura materne".
I Figli dell'Amore Misericordioso li vuole così perché siano disponibili ai sacerdoti.
I suoi sacerdoti li vuole buoni, santi, luce assieme alle Suore. Seguire Cristo povero, casto, obbediente in spirito di famiglia, di fraternità, amandosi a vicenda, tutti per uno ed uno per tutti. In modo che si sostengano nell'amore vicendevole scambiandosi mutuamente misericordia e tanta attenzione; camminando insieme verso Cristo, coinvolgendo tutti. Nella mente e nel programma della Madre il calore della vita di comunità vissuto dai suoi figli dovrà essere di stimolo e di incoraggiamento, di sostegno e di invito ai sacerdoti diocesani per desiderare e concretare anche loro una vita di comunità che li porti a comunione e fraternità sia sul campo di lavoro che nell'intero Presbiterio.
Tutto è affidato alla grazia di Dio ed alla buona volontà dei singoli, con un enorme vantaggio per loro stessi.
Lei incoraggia con carità cristiana e con tonalità materne.
Protesi a tutti i sacerdoti del mondo
Ai diocesani quindi apre le nostre case e vuole che essi le considerino case proprie e non alberghi del Clero. Il tutto a favore di qualunque prete, ma a maggior ragione di quelli inseriti nella Congregazione formalmente con Voti e vita di comunità: regolarità e clima di famiglia per tutti.
Apertura e disponibilità anche per convogliare all'apertura il fratello ospite.
Solitudine e isolamento spesso sono riservate ai sacerdoti, perché non infrequentemente sono nati nel personalismo ed educati all'individualismo.
Rompere la cerchia dell'isolamento ed avvicinare il prete al prete su un piano di autentica e concreta fraternità.
Non vorrei dare l'impressione con questo che siamo solo noi ad affiancare il sacerdote, no: però ci siamo anche noi ultimi arrivati ed ancora in rodaggio semmai. Dedichiamo tutto il tempo e tutte le energie a questo? No, purtroppo, ma quando ci troviamo accanto alla Tomba della nostra cara Madre, sentiamo dolci e chiari rimproveri con intense stimolazioni: "Avanti! Sempre avanti! Costi quel che costi!".
Teniamo presente che il sacerdote non tanto soffre la solitudine spesso, ma l'isolamento. Attorniato da persone che spiritualmente gli appartengono anche perché è il loro pastore, talvolta è isolato, altre volte si isola. Niente di più triste ai fini della propria realizzazione umana e pastorale. Situazioni di chi è giovane o di mezza età ed anche di chi è anziano o addirittura vecchio. Senza nessuno in casa perché la mamma è morta, la sorella è sposata. Penoso disagio di quel prete giovane che mi confidava di aver due parrocchie e la Domenica faceva catechesi e confessioni e celebrava la Santa Messa in una e poi nell'altra. Tornava a casa all'ora di pranzo. Preparare il pasto? Spesso non se la sentiva. Senza commento.
Caso frequente, non raro. Peccato che non meraviglia più e chi lo fa notare diventa persona ingenua davanti ai più.
Non tutti i sacerdoti sono disponibili a mettersi con un altro e quindi la soluzione comunitaria non è facile, tuttavia la Madre Speranza vuole che i suoi figli siano provocatori di comunità soprattutto animando la propria talvolta con sofferenza, spesso con gioia.
È vero che ogni medaglia ha la sua faccia e il suo rovescio per cui la vita comunitaria è bella e gioconda perché fa abitare insieme fratelli, ma talvolta la stessa vita prende un aspetto deciso di penitenza.
Come per i religiosi, anche per i sacerdoti la vita di comunità vissuta in un ambiente di fede, dove un Dio Padre e un Cristo Fratello ti offrono un elemento di sostegno materiale e spirituale, umano e soprannaturale per maturarti come uomo e potenziarti come apostolo.
Centralità di Cristo
Tutto gira attorno a Cristo Re Amore Misericordioso. Tutto parte da Lui ed è a Lui finalizzato. Il buon Gesù è l'ideatore, il sostenitore, il protagonista, il riparatore e lo scopo di tutto e di tutti.
Dalla Madre Speranza fino all'ultimo arrivato tutti sentono la gioia di essere scelti da lui e di optare per Lui. L'essenza stessa del Signore diventa per ognuno carisma e missione: Dio è Amore.
Che bello puntare sul sacerdote inzuppato d'amore! I preti infatti diventano incandescenti, quindi filialmente e fraternamente caldi nella carità e si legano a Dio nonostante le proprie miserie e debolezze. Insegnano a tanta gente la strada del ritorno alla casa del Padre, orientano con discrezione ed entusiasmo quelli con cui trattano. Le proprie esperienze negative spesso diventano utili per guidare anime a Dio. Misericordia si riceve e misericordia si offre.
La loro familiarità con il buon Gesù diventa strada per gli altri, specialmente per i confratelli dello stesso presbiterio diocesano.
Anime di preghiera e di contemplazione, gente che a contatto continuo con Cristo si cristifica; ci si immedesima col Signore Gesù, tenendo fisso lo sguardo su di Lui, autore e perfezionatore della fede, sacerdote ed apostolo della fede (lettera agli Ebrei).
Il tutto diventa evangelizzazione dell'Amore e rivelazione della divina paternità. Ecco il sacerdote che si prende l'incarico di avvicinare Cristo ai fratelli e alle sorelle; ci pensa poi Lui a far vibrare le anime di sensazioni filiali e fraterne.
Non sarà un sentimentale il sacerdote, ma desterà sentimenti di simpatia e di stima verso il buon Gesù in modo che ci sia chi gioiosamente e con sofferenza purificante Gli diventi amico e viva da figlio.
La Madre Speranza ha sognato il prete disposto a tutto anche a giocare il tempo e le energie per Cristo e la Sua Chiesa senza misurare né centellinare il proprio dono, "disposto a perdere tutto anziché offenderLo".
Non è facile dirlo, tanto meno realizzarlo, ma avati sempre avanti, costi quel che costi. Tutto per amore di Nostro Signore Gesù Cristo.
Questo per il Figlio dell'Amore Misericordioso è scopo di vita in maniera categorica e per la propria santificazione e per camminare su questa pista con i sacerdoti che incontra.
Così il diocesano che si affianca ai Figli dell'Amore Misericordioso, senza assolutizzare niente e nessuno, ha la facilità di essere sostenuto dentro e fuori casa per ricevere qualcosa e dare molto.
Nessuno comunque è da considerarsi imboscato se si inserisce nella famiglia dell'Amore Misericordioso perché in definitiva si appartiene decisamente tutti al popolo di Dio ed alla Chiesa che è famiglia di ogni figlio di Dio. Chiesa grande famiglia; Congregazione piccola famiglia.
Famiglia dell'Amore Misericordioso
La famiglia dell'Amore Misericordioso per essere vera deve incarnare quanto la Madre Fondatrice ha proposto ed ecco in essa i fratelli (i Figli dell'Amore Misericordioso, sacerdoti e fratelli) e le sorelle (Ancelle dell'Amore Misericordioso) tutti insieme si imbevono di amore, misericordia e cercano Dio e lo testimoniano nella vita quotidiana.
Gli uni e le altre liberamente sono stati invogliati dalla Madre ad offrirsi vittime per riparare i peccati dei Sacerdoti e per la santificazione dei preti del mondo intero. Questa forte impostazione si esprime con ogni attenzione operativa verso il ministro della Chiesa, che avrà sempre bisogno di fraternità. Madre Speranza non è stata ingenua, ma madre vera, lungimirante, semplice e prudente: ha fatto partire tutto dal: "Tutto per amore di nostro Signore Gesù Cristo".
Tutti e tutte ha messo in guardia da eccessi di familiarità.
Con il suo sano e fine umorismo ha chiesto ai sacerdoti di guardarsi dai "topi di sacrestia" o "diavole" donne eventuali che disturbano la serietà del prete più che aiutarlo.
Il tema di castità spinge i membri della sua famiglia a mortificare i sensi e a ritenere molto pericolosa la passione dell'amore, che è la più veemente di tutte e che da spirituale passa facilmente a travolgere i sensi.
In tema di mortificazione e penitenza ella incoraggia a un odio santo a sé stessi, che non è altro che vero amore in quanto in definitiva si odiano i propri disordini provocati da un falso amore a sé stessi che è egoismo.
C'è un susseguirsi di tempi e di modi nella realizzazione di un tale lavoro.
Sono buone disposizioni che portano una gradualità di atteggiamenti, che sul piano pratico fanno:
1° vivere in questo modo come pellegrini, sospirando verso l'unico scopo che ci preme, senza distrarci con le cose di quaggiù;
2° sentirci, più che pellegrini, come morti, fino a estraniarci dalle cose del mondo;
3° morire crocifissi; e questo consiste non solo nel farci indifferenti all'onore o al disonore, ma addirittura nell'abbracciarci al disonore, accettandolo con gusto e come cibo gradito.
A questo punto lei è tranquilla per la sua famiglia che considera bene equipaggiata sul piano umano e soprannaturale.
Tutti orientati alla santità; ognuno al proprio posto e nella mansione che gli è congeniale.
Integrazione di ruoli come in una famiglia.
Evidentemente il discorso si riferisce sia al Figlio dell'Amore Misericordioso con impegni congrega zionali, sia a quello diocesano, non meno fratello del primo.
Sacerdoti diocesani figli dell'Amore Misericordioso
A questo punto un progetto azzardato giuridicamente. Perché non offrire ai sacerdoti diocesani che lo desiderano una possibilità che li aiuti ad essere radicati nella loro diocesanità e contemporaneamente li immetta a modo di Religiosi nella comunità e nei santi voti?
L'originalità è stata di offrire gli stessi benefici che hanno i Religiosi anche ai preti diocesani, che, chiamati, desiderassero impegnarsi a fondo nella propria santificazione nell'ideale dell'Amore Misericordioso.
Ci sono nodi giuridici da sciogliere perché né il Codice di Diritto Canonico del 1917, né quello del 1983 prevedono la doppia appartenenza del sacerdote alla diocesi ed a un Istituto Religioso, ma lo spirito dell'iniziativa è decisamente conciliare. La loro "diocesanità" non disturba la "religiosità". Dato poi che il messaggio cristiano della carità non è un'utopia, il Vescovo e il Superiore religioso non dovranno essere visti come antagonisti che si contendono il prete. I Figli dell'amore Misericordioso sanno comunque che se sorgessero divergenze l'ultima parola è del Vescovo e la sua decisione diventa operativa.
Quella della Madre è una Congregazione che crede fortemente la Chiesa gerarchica: non intende metterla in difficoltà, ma modestamente la affianca. Voti e vita comune al fine di sostenere pietà e lavoro, unendo al Signore ed ai fratelli uomini poveri, ma che portano ricchezze incalcolabili. Il programma lungi dal bloccare il prete lo rende libero, di una libertà interiore ed esterna.
Sono diocesani o religiosi? È più facile dire innanzitutto che hanno una doppia appartenenza: alla diocesi ed alla congregazione. L'intenzione è facilitare loro lo sforzo di essere liberi. Una volta persuasi che la chiamata e la missione vengono dal buon Dio, lavorare sodo su sé stessi per arrivare alla perfezione della carità che è santificazione.
Il sogno della Madre, in parte realizzato, è di vedere sorgere comunità zonali di sacerdoti diocesani che nel nome dell'Amore Misericordioso siano sempre più uomini di Dio e della Chiesa. Il Vescovo sarà sempre il loro pastore nel lavoro di coordinazione pastorale, la Congregazione dell'Amore Misericordioso offrirà fraternità e collaborazione a tutti i livelli.
Chiaramente noi li consideriamo Figli diocesani dell'Amore Misericordioso. Non sono nostri, ma sono noi stessi, a tutti gli effetti.
È previsto che le loro comunità siano fatte da un numero sufficiente di loro stessi o comunità miste che accolgono anche noi del gruppo interno dell'Istituto Religioso.
Ricordando Don Pirro Scavizzi, che tanto ha collaborato con articoli alla rivista l’"Amore Misericordioso", plaudiva al progetto della Madre e vedeva opportuna l'offerta e proposta di legare i sacerdoti con Santi Voti vedendo in questi il segreto della riuscita della comunità sacerdotale. Diceva infatti: "Senza l'impegno vincolante dei voti non credo alla stabilità e alla solidità della convivenza fra sacerdoti".
Voti e vita comune quindi sono il binario su cui vuole che progrediscano i sacerdoti diocesani Figli dell'Amore Misericordioso. È chiaro che questi sono gli elementi tradizionali della vita dei religiosi e la Madre Speranza, nonostante la difficoltà giuridica, offre ai sacerdoti tutto questo. Per la stabilità della riuscita ha inserito questi preti contemporaneamente religiosi e diocesani nella Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso.
La mappa della famiglia dell'Amore Misericordioso quindi risulta composta da Ancelle e Figli; questi lavorano impegnati nella e dalla Congregazione.
I sacerdoti diocesani portano avanti esclusivamente gli impegni pastorali assegnati dal Vescovo il quale, non solo non li perde ma, li trova a sé legati addirittura dal voto di obbedienza.
La Congregazione vive e fa vivere loro quanto espresso al n. 70 della Lumen Gentium: "In virtù della comune sacra ordinazione uniti fra di loro in intima fraternità, che in forma spontanea e libera si manifesta in aiuto scambievole, spirituale, materiale, pastoralmente e personalmente, nelle riunioni e in comunione di vita, nel lavoro e nella carità".
Il progetto che la Madre ha lanciato nel 1954 trova riscontro nell'affermazione del Vaticano II al 72 della stessa Lumen Gentium: "Giacché oggigiorno sempre più il genere umano si va unendo civilmente e economicamente e socialmente, i sacerdoti, unendo sforzi ed energie sotto la direzione del Vescovo e del papa, evitino qualunque dispersione per portare tutto il genere umano all'unità della famiglia di Dio".
Quindi... comunità-comunione: quanto di meglio.
È utile alla Diocesi ed al Vescovo che ci sia chi abbia fantasia ed energia per collaborare alla creazione di una zona pastorale, non solo per il giovamento ed il risultato apostolico, ma anche e soprattutto per il sostegno spirituale che i sacerdoti si offrono scambievolmente.
Un sacerdote così equipaggiato può offrirsi al Vescovo e al Presbiterio con generosità e disponibilità. Quindi egli non si allontana dalla diocesi ma acquista un ruolo interessante a fare del Presbiterio diocesano una famiglia. Non si limita infatti ad affiancarsi ai confratelli della zona ma arriva per quanto può ad ogni confratello della stessa chiesa particolare, nonostante i dislivelli di età e le mentalità. Si sente in diritto, in dovere di trasferire nell'ambiente diocesano quanto sta ricevendo dalla sua realtà nuova ed interessante di Figlio dell'Amore Misericordioso. Il suo desiderio più evidente è dar gloria a Dio santificandosi nell'assoluta dedizione a Cristo per l'avvento del Suo regno. Appaiono qui i solleciti collaboratori dell'ordine episcopale, formando con il Vescovo un unico presbiterio dove la vera fraternità crea un clima di famiglia che si concretizza in forma operativa nel motto "tutti per uno e uno per tutti".
La tendenza di chi crede all'Amore Misericordioso è quella di scambiarsi amore e misericordia senza ergersi a giudici e senza fare da Catone censore. Il canale più pratico per arrivare alla vera comunione fraterna è il dialogo, la condivisione e la compartecipazione.
Non basta dire che la Madre nel 1954 ha realizzato il sogno di dar vita ai Figli dell'Amore Misericordioso Diocesani. Getta luce sul gruppo anche il particolare del dove e del come.
Saprebbe dirlo bene Padre Arsenio in quel periodo presente a Fermo come superiore della comunità nostra. Il fatto andò così: proprio nell'edificio che la Madre aveva preso dalle mani dell'Arcivescovo Mons. Perini come eredità dell'anima bella dell'indimenticabile Don Ernesto Ricci accolse due ottimi sacerdoti locali e li mise accanto ai suoi Religiosi, anzi li inserì nella loro stessa comunità con permanenza di abitazione e con unica condizione di vita. Evidentemente aveva lumeggiato loro già da tempo il progetto di sacerdoti che, chiamati dal buon Dio, potessero con voti e vita comune inserirsi nella Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso e contemporaneamente rimanere a far parte del presbiterio diocesano. La Madre ebbe l'illuminata idea di consultare un validissimo giurista, il Prof. Mons. Perfetti. Per un determinato motivo ebbe scambio di lettere con l'Eccellentissimo Vescovo di Gubbio Mons. Beniamino Ubaldi. Il nodo giuridico era sempre più evidente e la Madre lo vedeva, ma ottenne di cominciare ad esperimentum l'organizzazione di questo gruppo di sacerdoti che per sostenersi spiritualmente e pastoralmente intendevano vivere la loro diocesanità da Religiosi con i Religiosi. Fu così che il parroco Don Luigi Leonardi e il cancelliere del Tribunale ecclesiastico Don Lucio Marinozzi, della diocesi di Fermo, iniziarono con entusiasmo il nuovo modus vivendi.
Ora ce ne sono una trentina sparsi per varie diocesi: non in tutti i casi ai voti resta facile la vita comune dato il dislocamento. Si attende da quel dì il benestare della Santa Sede per dare incremento ad un progetto ispirato.
È ormai a portata di mano.
Seguendo la pista dei consigli evangelici
C'è chi pensa che di solito il sacerdote gestisce a modo proprio la sua vita privata e quindi ha diritto di disporre del suo tempo fuori dell'attività pastorale. È bello ed utile che si lasci provocare dalla Congregazione dell'Amore Misericordioso e viva da cristiano e da sacerdote "more religioso rum" seguendo la pista dei consigli evangelici insieme ad altri confratelli con i quali entra in comunità ed in comunione, dove la diocesanità è intoccabile e la religiosità è forma maturante.
L'interessato attraverso tre i voti sublima la castità e tende ad abbandonarsi a Dio con cuore indiviso e così realizzare un'autentica libertà.
Nella vivenza della castità egli realizza e consuma il proprio rapporto sponsale con il suo Dio. Il tu verso il quale il sacerdote è aperto radicalmente non è pertanto umano ma un Tu divino.
L'apertura esclusiva dell'io sacerdotale verso il Signore realizza e consacra le sue facoltà umane e soprannaturali.
Mai il prete è tanto realizzato nell'esigenza di amore in questa offerta continua, spesso sofferta ma sempre gioiosa al suo Dio che lo ha preceduto nel donarglisi e biblicamente lo ha sedotto.
La povertà che Gesù "ha insegnato fin dalla cattedra del presepio" contemporaneamente vuota e riempie il ministro di Dio; povertà che dà la misura del limite e dell'equilibrio del soggetto. Maneggerà forse tanto denaro, ma, convinto che è tutta roba della chiesa, non permetterà che gli resti niente in tasca; non ha figli né parenti per i quali accumulare.
All'avvenire e alla vecchiaia penserà la Congregazione.
Per quanto servirà alla pastorale gestirà mezzi e danaro con la commissione economica della propria parrocchia. Il voto di povertà gli chiede di non disporre per sé stesso senza il consenso dei superiori seguendo lo statuto proprio dei Figli dell'Amore Misericordioso diocesani.
Dio è così veramente per lui l'unico Bene della sua vita.
La Madre nel suo testamento vuole che i suoi figli siano ricchi per l'eternità. Chi ci crede punta su Dio e sui Suoi grossi valori, davanti ai quali il danaro è modesto strumento. Si inserisce in questo contesto l'amore della Madre per l'abito religioso dei suoi figli. La talare e il completo giacca e pantalone e colletto diventano segno e componente di povertà in quanto eliminano l'originalità delle forme e del colore.
L'obbedienza, olocausto nell'amore, per questa gente è questione di disponibilità nell'amore potenziato dalla fede. Il sacerdote immerso nel soprannaturale prende le mosse dal Cristo: "Eccomi Padre io vengo disposto a fare la tua volontà". Quindi alla promessa di rispetto e obbedienza che ogni sacerdote garantisce al proprio Vescovo nel giorno dell'Ordinazione, il Figlio dell'Amore Misericordioso diocesano aggiunge il voto di disponibilità incondizionata al proprio Pastore ed alla Congregazione. Volendosi santificare, non va tanto per il sottile e non si perde in dettagli e cavilli; cerca la volontà del Padre con un "eccomi" che lo mette alla sequela di Gesù ed anche di Maria, infatti "eccomi, Padre son venuto a fare la Tua volontà" ed anche "eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quanto hai detto".
Si ha modo così di rinnovare ogni giorno nella liturgia e nella contemplazione lo spirito della propria mente per poter fare ciò che è gradito al Padre: "Ciò che è gradito a Lui, io faccio sempre".
Programma arduo? Forse sì, soprattutto in determinati momenti, ma progetto affascinante per dar gloria al buon Dio, per santificare sé stesso e per incidere pastoralmente sulle anime.
Mezzi di sostegno
Si apre a questo punto un altro capitolo, quello dei mezzi di sostegno per realizzare senza presunzione l'avanzamento nella carità perfetta che coincide con la propria santificazione che contribuisce anche all'elevazione comunitaria ed evidentemente congrega zionale.
Il Signore ci ha fornito una maestra, è la Madre Speranza. La Madre invita tutti i suoi figli a due meditazioni al giorno, mezz'ora alla mattina e mezz'ora alla sera. Per chi prende questo impegno con vero interesse non c'è troppo posto per la superficialità e la vacuità.
È frequente trovare chi perde tempo anche in campo sacerdotale e religioso e il frutto non viene fuori. "Vi ho scelto perché andiate, portiate molto frutto e il vostro frutto rimanga". Seminare quindi ed irrigare.
Se non ci si ancora alla parola di Dio e con essa non ci si nutre e non ci si misura, si può diventare addirittura mine vaganti, pericolose a sé e agli altri.
La riflessione, la meditazione, la contemplazione danno al prete la capacità di immersione permanente nel clima teologale, dove la fede è rampa di lancio e sostegno, la speranza è prospettiva certa e la carità è banco di prova e godimento. Prenderà spunto dall'ufficio delle letture, dalla Bibbia, dagli scritti della Madre e coglierà tutte le occasioni che gli mettono sott'occhio i documenti del magistero della Chiesa.
Tutto è materiale buono per chi è nel mondo senza appartenervi.
Ricordo quando il Cardinal Pellegrino, Arcivescovo emerito di Torino predicò a Collevalenza un corso di esercizi per una ventina di Vescovi, affermava che spunti di riflessione si possono prendere dalla Bibbia in una mano e dal giornale nell'altra.
Sensibili a Dio e ai fratelli con l'occhio di Gesù Amore Misericordioso e alla Sua storia di ieri e di oggi, sempre in chiave di amicizia intima con Lui. Così Cristo Uomo nuovo e Uomo-Amore contagia il prete e lo fa diventare uomo nuovo e uomo-amore.
Entrare nei disegni e nei sentimenti del buon Gesù ed ottenere così che tutte le proprie opere siano solo quello che il Signore chiede loro cioè una orazione ed una elevazione del proprio spirito a Dio.
È nell'orazione che si impara il metodo di santificare ogni nostra attività. È chiaro che la Madre con queste sottolineature parla di attività che diventano preghiere. Interessante ad esempio quando asserisce che la preghiera rende costante e genuina anche la mortificazione; senza preghiera infatti ella dice che la stessa mortificazione ci può rendere superbi.
Se potessimo saccheggiare gli scritti della Madre sull'argomento preghiera, ci renderemmo conto che oltre il cinquanta per cento dei suoi testi hanno per argomento la preghiera. Perché? Perché è proprio nell'orazione che si impara la scienza di vivere uniti al nostro Dio e di conseguenza si riesce a tener presente un Dio che ci è continuamente presente.
Raccomandazioni particolari ella fa ai suoi figli per quanto riguarda il divino Ufficio. Chiede infatti che dove sia possibile i sacerdoti recitino il breviario in comune e raccomanda che si eviti che qualcuno tralasci l'ufficio delle ore o lo rimandi alle ultime ore della notte; in tal caso, con sofferenza e umorismo, asserisce che sarebbe lo stesso che tralasciarlo. Questa preghiera della Chiesa è estremamente interessante perché aiuta il sacerdote a punteggiare la sua giornata di incontri oranti con il Signore: piccoli, sostanziosi abboccamenti con il buon Dio, capaci di mantenere e maturare l'esperienza insostituibile di amicizia con Cristo Gesù, sommo ed eterno Sacerdote. Tutto per arrivare non solo alla disponibilità di accettazione, che chiamerei passiva, ma per raggiungere addirittura la disponibilità attiva di offerta spontanea
Si fa sempre più avanti la ricerca della divina volontà non in base ai propri gusti ma alle attese e programmazioni di Dio stesso attraverso la Chiesa.
La liturgia delle ore, fatta prevalentemente di Parola, diventa non solo strumento di elevazione e di dialogo con il Signore ma pista per programmare e revisionare il cammino della propria santificazione al fine di rendere il sacerdote uomo di Dio, uomo per gli uomini.
La voce di Dio e la voce della Chiesa diventano orientamento.
È chiaro che il sacerdote docile accetta e ricerca il magistero della Chiesa, dal Concilio ai documenti del Papa e dei Vescovi. Il familiarizzare con Dio insegna a vivere in fraternità e comunione con il prossimo, soprattutto con i confratelli nel sacerdozio. A questo scopo è utile tener presente quanto afferma la Christus Dominus al numero 30 riguardante la vita in comune dei sacerdoti e la convivenza fraterna fra parroco e collaboratori. Il tutto per essere padroni del proprio tempo e donarsi in maniera non frammentaria e incostante. È bene ricordare le raccomandazioni della Madre sull'utilizzo del proprio tempo. Raccomanda infatti di essere previdenti e prudenti per non arrivare a dire: "la mia abnegazione mi ha ingannato, il mio donarmi mi ha disperso. Sono diminuite le mie resistenze morali ed ora mi trovo vuoto e in difficoltà".
A contatto con Dio e nel filiale rapporto con la Chiesa si realizza la tanto auspicata familiarità di vita in maniera spigliata e fraterna, si induce il soggetto a non essere formalista nei rapporti con gli altri e si offre distensione e svago, momenti ricreativi e di confronto.
Stiamo tornando così all'effettiva fraternizzazione con i sacerdoti della zona ed alla realizzazione diocesana del presbiterio-famiglia. C'è modo così di vivere raccolti ma anche di espansionarsi con i confratelli per dare e ricevere distensione, non a spese di assenti da criticare, ma allo scopo di rallegrare e ricreare i presenti. Nei momenti ricreativi la Madre ha sempre previsto tratto fraterno e apertura gioiosa, non discorsi di alta spiritualità. Ogni cosa a suo tempo. Buoni rapporti con tutti.
Realizzazioni e tentativi
Ci sono nelle Case di Madre Speranza e dei suoi Figli realizzazioni a favore dei sacerdoti e qualche tentativo non completamente riuscito.
A Collevalenza, centro di irradiazione dell'Amore Misericordioso, nella Casa della Comunità maschile è un via vai di sacerdoti che restano per poco o per molto tempo secondo quanto la Madre Fondatrice prevede: siano accolti o per rimettersi o con lo scopo di riposare e ritemprare lo spirito nella pace della casa religiosa. La gratuità è segno di vera fraternità.
Questa accoglienza è fatta unicamente ed esclusivamente per amore di nostro Signore Gesù Cristo e per la santificazione della Famiglia Religiosa.
A Fermo, a Perugia, a Macerata, a Matrice (CB) a Spinaceto (Roma) si ha modo di accogliere e di intrattenere sacerdoti a questi scopi.
Inoltre iniziative di sostegno come Giornate di Santificazione Sacerdotale, Esercizi Spirituali, Ritiri, Giornate di Aggiornamento, tutto in spirito di servizio.
Una precisazione: non sto facendo un elenco dei nostri meriti, ma delle iniziative che fraternamente possono essere utili ai sacerdoti diocesani.
E per i Religiosi? Non siamo talmente presuntuosi di ingerirci nella loro vita che è ben provveduta e affiancata dalle loro rispettive comunità.
A Collevalenza c'è il famoso VII Piano, dove alcuni nostri Padri accudiscono come fratelli e come mamme a sacerdoti anziani talvolta un po' meno abili.
La Madre ha voluto e organizzato questo reparto facendolo fiorire dal suo cuore e dalla sua passione per i preti.
Quando venne il Papa Giovanni Paolo II il 22 novembre 1981 abbracciò e baciò uno per uno questi nostri carissimi sacerdoti ospiti.
Dopo la morte della Madre nella Casa del Papa a Roma in via Traspontina 18, si sono stabiliti Figli e Ancelle dell'Amore Misericordioso. I sacerdoti ospiti in questa Casa Romana del Clero sono oltre cento; metà della Casa è riservata a sacerdoti con permanenza fissa che prevalentemente lavorano per la S. Sede, mentre nell'altra metà casa sono ospitati Prelati e Sacerdoti di passaggio.
All'accoglienza ci sono i Padri; il servizio è portato avanti e diretto dalle nostre Suore. Come dicevo, la Casa è del Papa, la gestione è affidata a noi. Qualcuno ha detto con un po' di umorismo dal fondo di verità che la Madre dal cielo ci ha tenuto a mettere i suoi Figli in Vaticano.
In Spagna la bellissima realtà della Nora del Rio nella Diocesi di Astorga, regione Leon-Castiglia dove c'è ospitalità fraterna e iniziative di vario genere a favore del Clero che partecipa con interesse. Anche alla periferia di León nella borgata della Virgen del Camino si accolgono sacerdoti e con loro si collabora. A Larrondo (Bilbao) c'è aperta collaborazione con i sacerdoti della zona; qualcuno dei nostri padri sta inserendosi molto bene anche con la lingua basca. Recentemente e Bilbao città è stata aperta una Casa del Clero sostenuta dalla munificenza della Signorina Carmen Gandarias nipote della famosa Pilar de Arratia che tanto amò e affiancò la nostra Madre.
E a Pamplona, Villava? La Navarra non resta indietro quanto ha realizzato una casa di accoglienza per anziani condotta con garbo ed amore. Tanto a Bilbao, quanto a Villava le suore e i padri non badano a sacrifici: servono e amano; amano e servono.
"I preti sono la mia passione" Ormai questo lo dicono anche le Figlie e i Figli di M. Speranza.
In Brasile, alla periferia dello Stato di S. Paolo nella Diocesi di Mogi das Cruzes nella Parrocchia di Jardin Universo, c'è cuore aperto e casa aperta ai preti. Le speranze sono buone.
L'art. 19 delle Costituzioni rinnovate afferma che la Congregazione può assumere parrocchie per condividere più realisticamente le difficoltà, i problemi e le esigenze dei sacerdoti diocesani.
Le parrocchie finora portate avanti per completo sono quella di Collevalenza, quella dell'Amore Misericordioso in zona S. Petronilla a Fermo (AP), quella di S. Giovanni Evangelista nel quartiere di Spinaceto a Roma e quella del Cuore Immacolato di Maria in Brasile a Mogi das Cruezes nonché quella de La Nora del Rio in Spagna e di Matrice (Campobasso).
Gli impegni non sono facili, tuttavia danno modo ai figli dell'Amore Misericordioso ed alle Suore di lavorare gomito a gomito con i sacerdoti della Diocesi.
In altri casi invece c'è la collaborazione in varie parrocchie ed è affidata ai singoli dai nostri superiori.
Tentativi anche sono stati fatti. Questi non sempre sono stati portati avanti fino in fondo ma sono serviti alla Congregazione e ci sono stati validi come esperienze. Alludo al tentativo di inserimento in Germania nella Diocesi e città di Spayer, a quello di Fornò nella Diocesi di Forlì e a quello di Conca della Campania in Diocesi di Teano.
Talvolta le difficoltà sono state più grandi di noi. Resta tuttavia l'impegno prioritario che la Madre ha dato alla Congregazione dei suoi Figli.
Concludo riportando gli interi art. 18 e 19 delle Costituzioni che per noi sono direttiva e pista di lavoro.
18. L'impegno prioritario per i Sacerdoti
Consapevoli che Cristo è il Sommo Sacerdote misericordioso perché ha offerto se stesso a Dio per noi
(cf Eb 9,14) condividendo «le nostre infermità» (cf Eb 4,15), noi FAM vediamo nei Sacerdoti i primi destinatari e mediatori della misericordia di Dio per gli uomini.Per questo motivo abbiamo una priorità ben chiara nella nostra missione:
«Il fine principale di questa Congregazione è l'unione del Clero diocesano con i religiosi, i quali devono porre tutto l'impegno e la cura nell'unirsi ai sacerdoti, essendo per loro veri fratelli, aiutandoli in tutto, più con i fatti che con le parole»
Cost., parte I, c I.In questa unità che Gesù ha chiesto al Padre per i suoi
(cf Gv 17), è promossa la pienezza della santità sacerdotale, che ci rende capaci di annunciare e di comunicare a tutti la sollecitudine misericordiosa del Buon Pastore per il suo gregge.«Affinché il loro lavoro con i Sacerdoti del Clero diocesano sia fecondo, i FAM devono essere persuasi che tra le opere di carità da realizzare a beneficio dell'umanità, la principale è per loro l'unione con i sacerdoti diocesani; e uniti ad essi come fratelli eserciteranno con entusiasmo e solo per amore al Signore tutte le altre opere»
Cost., parte I, c. I.19. Il lavoro con i Sacerdoti
I FAM Sacerdoti cureranno in modo particolare l'impegno prioritario con i Sacerdoti diocesani, dedicandosi al proprio ministero «bien formados en el espíritu a fin de que puedan ayudar en las Diócesis donde se encuentran sus casas religiosas»
«ben formati nello spirito in modo che possano essere d’aiuto nelle diocesi in cui si trovano le loro case religiose»
Cost., art. 2.«Potranno rimanere in qualsiasi casa della Congregazione tutti quei Sacerdoti che desiderino trascorrere un tempo più o meno lungo tra i FAM per ristabilirsi, riposare o ritemprare lo spirito nella pace della casa religiosa»
Cost., parte I, c. I.Si avrà un interesse tutto particolare nel lavorare con il Clero giovane.
Nella ricerca di questa unione sono da promuovere visite e aiuti ai Sacerdoti, collaborazione nell'apostolato, incontri amichevoli, ritiri, esercizi spirituali e qualsiasi altra iniziativa che favorisca «la fraternità sacerdotale».
Salvo il proprio carisma e la tensione prioritaria che secondo esso hanno alcune opere, la Congregazione può assumere delle parrocchie per condividere più realisticamente le difficoltà, i problemi e le esigenze dei sacerdoti diocesani. I Superiori non possono essere parroci, dovendo essi aver la cura diretta della Comunità.
L'inserimento nella Pastorale diocesana, sia fatta in comunione con il Vescovo e il suo Presbiterio.
Con animo fraterno condivideremo preoccupa zioni, lavoro, gioia e sofferenza: «senza dimostrare nei loro confronti meraviglia, fastidio o timore eccessivo ogni qual volta li si veda tormentati e deboli dinanzi a qualche umana miseria»
Cost., parte I, c. I.«La Congregazione non riscuoterà ai Sacerdoti alcun compenso per la permanenza»
Cost., art. 2.Affinché si sentano in casa propria, in un clima di famiglia. Si concorderà, invece, con gli interessati e con le loro rispettive Curie un congruo contributo per quei Sacerdoti che vivono con noi permanentemente.
"Madre lasciaci il tuo spirito!"
Un Crocifisso con l'Ostia dietro: il sacerdote e la vittima di ieri e di oggi.
E una Madonna che coltiva un giglio con l'Ostia nel mezzo.
È una Mamma vera: "Ecco tua Madre".
Tutto è realizzato sul Calvario.
Fratelli preti come me, pensiamo e godiamo un Cristo che ci ha assimilato a Sé Sacerdote e Vittima!
La nostra spiritualità, quella che anche Madre Speranza ci propone è questa: ha origine nel Cenacolo (ultima cena, sera della Risurrezione, Pentecoste) e si realizza sul nostro Altare-Calvario.
"Con Cristo sono confitto alla croce". In posizione di servizio.
La nostra Messa non è un rito è un sacrificio Suo e nostro.
Un Cristo fondamento, nutrimento; amico.
Che ci manca?
Forse una fede viva, una speranza ferma, una carità ardente?
C'é una mamma che si avvicina a Gesù e dice: "Non hanno più vino" e il vino fede, speranza, carità viene provveduto.
Come sempre comunque Maria ti prende in forza come coltivatrice del tuo giglio e ti alimenta dal di sopra a forza Eucaristica.
Prendi quel Crocifisso e quella Madonna e immergiti in quell'Ostia!
Fonditi con il tuo Vescovo e con i tuoi confratelli nel Presbitero.
Parla di Cristo, porta a Cristo, ama appassionatamente Cristo e il tuo sacerdozio si rallegrerà in una perenne giovinezza.
E se con la coda dell'occhio vedi un'anima bella come la Madre Speranza che si è offerta per te, godi e offriti anche tu: ci sono altri fratelli da sostenere e da santificare. Passa per qui la tua salvezza e la tua santificazione.