PROFILI DI MADRE SPERANZA – 22 Mons. Charles Vella La Paternità di Dio e la famiglia cristiana Edizioni Amore Misericordioso - 1999 |
16° anniversario della morte di Madre Speranza
Collevalenza, 8 febbraio 1999
Penso che per alcuni di voi siano ancora vive le parole del Papa Giovanni Paolo II, pronunciate nell’udienza concessa alla Congregazione il 2 gennaio 1981, quando affermò: "L’uomo ha infinitamente bisogno d’incontrarsi con la misericordia di Dio; oggi più che mai… Coraggio, carissimi fedeli! Il mondo è assetato, anche senza saperlo, di misericordia divina e voi siete chiamati a porgere quest’acqua prodigiosa e risanatrice dell’anima e del corpo".
Alla luce di questa esortazione del Vicario di Cristo e alle soglie del Duemila, in quest’anno in cui stiamo meditando la figura di Dio Padre, padre di Gesù Cristo e di tutti noi, possiamo affermare che, proprio in questo Santuario, è data la possibilità d’incontrare la misericordia di Dio. Questo è il vero "carisma".
Il tema di Dio Padre ci è stato suggerito da Giovanni Paolo II che, dopo averci spronato, nei due anni precedenti, a parlare di Gesù (1997) e dello Spirito Santo (1998) ci esorta, quest’anno, a rivolgerci con fiducia a Dio Padre, chiamandolo con fiducia Padre Nostro: Abbà!
"Abbà! Padre!" (Mc 14,36) è il termine usato da Gesù per insegnarci il modo confidenziale con cui rivolgerci a Dio: Egli è il nostro Padre, il nostro "papà". Il cristianesimo è l’unica religione che presenta Dio attraverso la figura umana del "Padre". Gli islamici invocano Allah con 101 nomi diversi: il Potente, il Giusto, il Misericordioso, l’Eterno ecc. ma non l’invocano col nome di "Padre".
Se non conosciamo Dio come Padre, restiamo in uno stato di soggezione servile davanti a Lui. Il nostro rapporto con Dio non può ridursi a una relazione tra servi e padrone.
Nell’udienza del 13 gennaio scorso, il papa ha richiamato la nostra attenzione invitandoci a non avere di Dio un’immagine troppo patriarcale né "immaginare la divinità con tratti antropomorfi". Michelangelo, nella Cappella Sistina, ha raffigurato Dio con tratti umani: un vecchio con una grande barba. Il Papa, in quell’occasione, ha esordito richiamando la nostra attenzione sulla facilità con cui spesso rendiamo Dio "troppo umano" o lo intuiamo, come accade per tutte le grandi religioni, come "Padre universale del mondo degli uomini". "La ricerca di Dio", spiega il papa, "procede a tentoni" (S. Paolo e At 17,27) ed è un "chiaroscuro" di intuizione che è destinata a restare piena di ombre.
Se vogliamo trovare insegnamenti "profetici" sulla figura di Dio Padre basta cercarli fra gli scritti e gli episodi della vita di Madre Speranza: c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Emerge, tra l’altro, un profondo parallelismo tra gli insegnamenti del Padre e quelli della Madre, entrambi frutto d’amore e ricchi di misericordia.
Madre Speranza, come Madre Teresa del Bambin Gesù, si sentiva portata ad offrirsi non alla Giustizia di Dio, bensì all’Amore Misericordioso. La Santa, come Madre Speranza, non esitò ad andare contro corrente allorquando lo propose, come modello di spiritualità, alle proprie novizie. In quei tempi, si viveva una "spiritualità riparatrice"; si onorava Dio soprattutto come giudice: è Dio che giudica, valuta e ricompensa i meriti di ciascuno.
Ecco perché Madre Speranza, con la sua intuizione e il suo carisma profetico, ha anticipato i tempi post-conciliari.
Madre Speranza ha incontrato Dio e lo ha riconosciuto, dunque, come un Padre pieno di bontà. Un Padre che cerca, con tutti i mezzi, di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile, come uno che non può essere felice senza averli trovati. Il Dio di cui fa esperienza Madre Speranza, non è un Dio che si indigna, né tanto meno un giudice severo, ma un Padre che ama, che non tiene in conto delle debolezze umane: perdona e dimentica.
Tutto questo è radicato nel Vangelo, che è la buona novella di grazia, perdono e salvezza. Gesù è l’incarnazione dell’Amore Misericordioso del Padre.
Conosciamo, dunque, Dio Padre e le manifestazioni della sua paternità mediante la divina Rivelazione. Dio si rivela come Padre che interviene personalmente nella creazione del mondo e nella storia dell’umanità. Egli si fa vicino, sicché non siamo più timidi né paurosi, ma liberi e forti, finché figli di Dio, conosciuti e amati da Lui fin dall’eternità
Come c’indica Padre Mario Gialletti fam, nel suo libro "Madre Speranza", tre sono le realtà evangeliche che stanno alla base dell’esperienza religiosa della nostra venerata Madre.
― Dio Padre, pieno di bontà e ricco di misericordia;
― Gesù, nella sua missione d’incarnare la misericordia di Dio verso i bisognosi e i peccatori;
― Cristo Crocifisso (l’icona di questo Santuario), massima espressione dell’amore misericordioso di Dio.
Proprio questi tre punti sono presentati, come concetti di base, nell’insegnamento del Papa a partire dall’enciclica "Dives in Misericordia" del 1980 sino alla più recente "Tertio Millennio Adveniente" del 1994.
La Chiesa, oggi, è chiamata a rendere testimonianza dell’amore e della misericordia del Padre, particolarmente in quelle situazioni in cui è coinvolto il nucleo della famiglia e il matrimonio come istituzione.
La riflessione di Dio Padre-Madre è un’icona viva per tutte le famiglie che, nel "Magnificat", continuano a cantare: "Di generazione in generazione si estende la sua misericordia".
Soprattutto in questi tempi l’uomo "ha fame e sete di Dio, come ci ricordava un’altra anima eletta: Madre Teresa di Calcutta. Questa santa missionaria faceva incidere nella Cappella delle sue case (che chiamava "Tabernacoli") solo due parole, capaci d’esprimere, però, tutto l’amore che Dio ha per l’uomo: "I THIRST" (Ho sete).
La nostra generazione, attraversata da tanti cambiamenti, squilibri e crisi, ha bisogno del Dio Padre-Madre. Il Papa nel documento Dives in Misericordia afferma: "Siamo la generazione che è consapevole dell’approssimarsi del terzo millennio e che sente profondamente la svolta che si sta verificando nella storia". (DM, 10).
Intanto la maggior parte dei cristiani, anche se "battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", anche se "abituati fin dalla prima infanzia a segnarsi nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", come afferma il Card. Carlo Maria Martini, prendono tutto questo superficialmente, come un "discorso scontato". Il Cardinale aggiunge che "dai sondaggi fatti è stata colta una certa resistenza ad invocare il nostro Padre, a parlare di Dio". Posso affermare che, anche fra gli ammalati ricoverati nell’Ospedale San Raffaele, durante la mia esperienza pastorale, ho trovato sentimenti confusi e contraddittori, durante i momenti di sofferenza, nell’invocare e chiamare Dio: Padre! Padre mo!
E’ sempre il Card. Martini che nella sua lettera pastorale (1998-99) "Ritorno al Padre di tutti" scrive: "Mi rendo conto che non è mai stato ovvio, neanche nel passato, accettare senza problemi la figura paterna. C’è nell’aria come un senso di rifiuto della figura paterna".
Nella mia esperienza di 40 anni di "counselling" di coppie, sospeso incontrato dei casi in cui, spesso a livello inconscio, il conflitto con il proprio partner traeva origine, sin dal periodo infantile o adolescenziale, dal rifiuto del proprio padre o dalla delusione della relazione con il medesimo.
Oggi la cronaca non di rado ci presenta avvenimenti tragici quali uccisioni brutali, da parte di figli adolescenti o giovani, dei propri genitori.
Queste tragiche vicende, spesso, affrontando le radici in un’infanzia vissuta nel rifiuto di Dio e nell’incapacità d’incamminarsi verso di Lui. Non fanno memoria del racconto che Gesù ci offre nella parabola del Figliol Prodigo.
Non solo i credenti ma anche i non credenti – afferma il Card. Martini – stanno vivendo, come singoli, un "processo di emancipazione dalla figura del padre… anche a livello collettivo o di mentalità corrente, negli ultimi secoli della nostra storia.
Ciò ha dato origine all’attuale secolarismo". E’ facile comprendere, alla luce di quanto detto, perché qualche decennio fa la nota rivista "Time" dedicò una sua copertina, listata di nero, allo slogan: "Death of God" (Morte di Dio). Tale slogan è diventato, purtroppo, una delle caratteristiche di vita per l’uomo che si avvia a varcare la soglia del nuovo millennio.
L’uomo, addirittura, specialmente nel campo della bioetica, tenta d’usurpare a Dio il ruolo di Creatore (con le nascite in laboratorio, la clonazione, le sperimentazioni sull’uomo). Il suo tentativo è quello di diventare arbitro della vita umana, dall’inizio alla fine. Poiché le conquiste nel campo delle biotecnologie non possono essere frenate abbiamo raggiunto il traguardo felicemente intuito dal titolo del libro "When scientists play god" (Quando gli scienziati giocano da Dio).
Non si può ignorare, a proposito del processo d’evangelizzazione, come quest’atteggiamento e questi comportamenti etici siano alla base dell’ateismo e del pensiero post-moderno. Partendo, infatti, dall’illuminismo, l’ateismo si è sviluppato e continua a svilupparsi ponendosi come obiettivo quello di "togliere agli uomini la paura di renderli padroni" (cfr. Max Horkheimer – Th.W. Adorno in "Ritorno al Padre di tutti", pag. 21). Ci conforta il pensiero che Dio, creando, ha acceso nel cuore dell’uomo una gravitazione verso l’Infinito: ogni umanesimo ateo, sarà pertanto, sempre e inesorabilmente fallimentare, sempre e inesorabilmente contro l’uomo, perché lo priva dell’unico punto di appoggio che possa sostenere e sanare la sua innata fragilità.
Come chiave per l’evangelizzazione verso Dio Padre e come risposta a queste ideologie e a queste tendenze, possiamo proporre alcune riflessioni della nostra venerata Madre Speranza.
Dio viene più facilmente accettato se presentato come il "Dio ricco di misericordia", come ha sempre fatto la Madre con tutti. Lei amava mettere in evidenza l’atteggiamento misericordioso di Gesù in occasione dell’incontro con la samaritana, con l’adultera, con Zaccheo; misericordia che trova la sua più mirabile aspresione nel momento drammatico dell’agonia di Gesù sulla Croce allorquando, Egli perdona tutti. Ciò che guida, dunque, alla conversione è l’incontro con un Dio Padre-Madre, che dimostra amore, fiducia e perdona i suoi figli.
In occasione dell’inaugurazione della casa dei sacerdoti in Collevalenza, il 18 dicembre 1953, venne affermato che "il Signore ci fa vedere come Lui si comporta con l’uomo anche quando questi compie il peccato". Anche in quella circostanza "Dio non s’adira, né prova fastidio o l’abbandona, ma volta, semplicemente, lo sguardo da un’altra parte come per non vedere. Non lo lascia perché, se lo lasciasse, l’uomo non riuscirebbe neanche a rimanere in piedi" (op. cit. pag. 222). A questo punto Madre Speranza, ancora sorpresa, si chiede: "… ma che conforto può trovare Dio in noi? Perché continua a venirci dietro, come un cenciaiolo che va a cercare tutti gli stracci? Non si rende conto che noi sappiamo rispondere solo con disgusti, grossolanerie e infedeltà? Mi confonde ogni giorno di più la pazienza, l’amore, la carità di questo buon padre che è nostro Dio". Per lei Gesù "non è stato mai economo, non sa calcolare: sa solo amare". Il messaggio è chiarissimo. Dio, come a Mosè, attraverso il segno del roveto che brucia ma non si consuma (cfr Es 3, 1-2), continua a parlare: Eccomi! Io sono qui vicino a te, come in quel giorno lontano… Perché io sono un roveto bruciato dall’amore, un amore che non si consuma e non si consumerà mai.
Questo è il messaggio che deve uscire da questo Santuario dell’Amore Misericordioso, durante quest’anno dedicato a "Dio Padre", e deve echeggiare ed irradiarsi in tutto il mondo, sia tra i credenti che tra i non-credenti. Voi siete gli eredi spirituali della Madre e siete, forse, gli unici nella Chiesa a poter testimoniare con la fede, che si fa opera, l’Amore Misericordioso di Dio Padre. Lungo il percorso del vostro pellegrinaggio verso il Padre annuncerete al mondo la buona novella con le Parole di Vita: "Andate, insegnate e guarite".
Questo è il mandato specifico di Gesù da esercitare con la stessa fermezza del figliol prodigo, quando, decise d’andare incontro all’abbraccio di Dio: "M’alzerò e andrò da mio padre". La vostra "missionarietà", in altre terre, dell’Amore Misericordioso di Dio, sarà anche la vostra risposta.
Il Card. Martini afferma che "alzarsi e andare vuol dire rinunciare a vivere di speranza, rimanendo, però, nella speranza". Voi avete riposto, invece, con l’esempio di Madre Speranza la "vera speranza", quella fondata sulla verità di Dio: testimoniare a tutti gli uomini questo nuovo progetto di vita.
E’ necessario, quindi, che la vostra vita sia maggiormente conosciuta nel mondo: ciò sarà possibile tramite l’azione dello "Spirito Santo, agente della nuova evangelizzazione". Un’evangelizzazione "in cammino" itinerante, che sappia utilizzare, anche, le nuove tecnologie (internet, la televisione, radio, stampa in diverse lingue, etc).
Il volto di Dio Padre nella famiglia.
Proposte pastorali
In vari modi l’uomo può rispondere alla chiamata di Dio Padre. André Frossard, un materialista convertito, ha scritto un libro intitolato: "Dio esiste. Io l’ho incontrato". In Gesù Cristo noi incontriamo il Padre perché, come afferma Blaise Pascal, "non soltanto conosciamo Dio unicamente per mezzo di Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi unicamente per mezzo di Gesù Cristo. L’esperienza di Dio non consiste soltanto nel conoscerlo, ma soprattutto, nell’incontro con Lui. Qui, in questo Santuario, la gente viene (e quanti ancora dovranno venire) per incontrare Gesù, attraverso voi sacerdoti che, con le suore e i laici, formate questa bella opera di Dio.
"Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14,9). Gesù non si è limitato a parlarci del "Padre": tutta la sua vita si è sviluppata in rapporto al Padre. "Perché mi cercavate? Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49).
Mi è sempre piaciuta la frase di Mons. Angelo Comastri, il quale, con grande delicatezza, afferma che "Gesù ha nel cuore la fotografia più bella del volto del Padre: è una vera foto a colori!".
Questa "foto" si ritrova nella famiglia cristiana, icona della SS.ma Trinità e "chiesa domestica".
Nella famiglia, infatti, troviamo Dio sotto l’aspetto di Abbà-papà-mamma.
Ricordo le parole del Papa a Rio de Janeiro (3/10/97), in occasione del II Incontro Mondiale con le Famiglie. Nel creato si manifesta, in tutto il suo splendore, il disegno originale di Dio-Padre per l’uomo; ma è in Cristo che tale disegno originale raggiungerà la sua piena realizzazione. Ed è sempre in Cristo che questa prima e privilegiata espressione della società umana, che è la famiglia, trova la luce e la piena capacità di realizzazione, in conformità con i piani di amore del Padre".
Perciò la famiglia cristiana, in questo itinerario di preparazione al grande Giubileo, è l’icona e la via per comunicare, tramite una catechesi ben articolata, la verità di Dio Padre: Abbà, "padre" di tutti noi che siamo suoi figli, e siamo stati creati a sua immagine e somiglianza.
Dio, creando, ha impresso nell’uomo un marchio divino, per cui l’uomo può capire se stesso soltanto facendo riferimento a Dio.
Non è facile oggi comunicare, o meglio "annunciare" la paternità di Dio, in una società in cui continuamente l’uomo riceve tanti messaggi ed immagini che non mettono Dio al centro dell’umanità.
Ci sono tanti "idoli" falsi che hanno estraniato Dio dalla vita dell’uomo.
La paternità di Dio, e anche la stessa maternità di Dio, è realmente il modello insuperabile della paternità e della maternità umana. Il Dio trinitario, nella sua unità, amore e unicità, è il modello sicuramente vincente per la famiglia umana.
La scelta di dare la vita ad un figlio può essere solo la conseguenza di un amore pieno, traboccante: il figlio è sempre il frutto di questa pienezza d’amore. Qualcosa di gratuito che si ricollega in qualche modo misterioso alla gratuità dell’atto creativo di Dio.
Ciascun padre e madre, mettendo al mondo i propri figli, rendono visibile, anche, il mistero dell’incarnazione di Dio, secondo il modello della Sacra Famiglia di Nazareth. Tramite la famiglia cristiana la Chiesa professa e proclama, nella realtà quotidiana, la misericordia, l’amore e la fedeltà di Dio Padre. Nel disegno di Dio, ricorda il Papa alle famiglie, "il matrimonio, il matrimonio indissolubile, è il fondamento di una famiglia sana e responsabile".
Bisognerebbe riflettere sulla proposta dal Card. Martini: "incontriamoci nel Padre di tutti", perché l’invocazione del Padre Nostro, "sia santificato il Tuo nome", abbraccia tutti i figli e le famiglie; perché in ogni persona umana è nascosta, "in nuce", la capacità di "autotrascendenza", cioè di quell’istinto profondo impresso nel cuore dallo Spirito Santo che spinge ad uscire in sé per aprirsi all’accoglienza dell’Altro a cui perdutamente affidarsi".
Il cuore della Chiesa è aperto, come il Cuore di Gesù a tutte le famiglie credenti e non-credenti, cristiane e non-cristiane, regolari e irregolari; particolarmente è vicino a chi soffre per la divisione, per i conflitti, per la malattia, per la povertà o per la miseria.
La Chiesa attraverso i suoi sacerdoti, ma particolarmente attraverso l’"annuncio" e la "testimonianza" delle famiglie cristiane, deve cercare di entrare in dialogo con le famiglie in difficoltà, perché prendano coscienza che Dio è l’unico Padre di tutti. La pastorale familiare e i Consultori Familiari non devono limitarsi a sostenere le famiglie "vicine", ma devono entrare in dialogo attraverso le Parrocchie, con le famiglie "lontane", anche con quelle che professano altre religioni, oggi presenti in tutte le nostre città. Con esse devono cercare di costruire un dialogo fraterno per aprirsi ad uno scambio di doni spirituali.
Per realizzare ciò è necessario che le famiglie cristiane si sforzino di trovare "il modello originario nella Paternità di Dio" (Lettera alle famiglie,), divenendo, attraverso il loro amore coniugale, icona della SS.ma Trinità. Il Santo Padre, ci assicura, nel documento "Dives in misericordia", che è possibile realizzare ciò quando "aderendo alle particolari necessità dei tempi critici e non facili, siamo spinti a scoprire nel Cristo, ancora una volta il volto del Padre che è misericordia e Dio di ogni consolazione".
Il volto di Dio Padre-Madre dobbiamo scoprirlo nel volto del nostro papà e della nostra mamma, creati "ad immagine e somiglianza" di Dio. Allora il Padre, "che è nei cieli", si manifesterà in ciascuna delle coppie di genitori che vivono su questa terra.
"Nessuno ha mai visto Dio", afferma l’Evangelista Giovanni. Tuttavia è possibile farsi un’idea di Dio guardando il volto umano di un uomo e di una donna che si amano.
I bambini devono incontrare il vero volto di Dio nei propri genitori; da essi i piccoli traggono la certezza che saranno sempre amati, desiderati, seguiti e sostenuti in ogni loro necessità. L’amore dei genitori s’incarna nei figli attraverso la donazione gratuita, l’esempio, la testimonianza, la trasparenza, la bontà e i sacrifici che, quotidianamente, i genitori affrontano per la loro crescita.
L’impegno dei genitori sarà meno faticoso se essi saranno capaci di trasformare la loro casa in "chiesa domestica" e la loro famiglia in "comunità d’amore e di fede". Solo allora i genitori diventeranno quel modello originario in cui si manifesta concretamente la "Paternità di Dio".
Giovanni Paolo I ci ha donato una splendida riflessione sul concetto ora espresso. Egli affermò, durante una sua udienza: "Dio è papà, ma, più ancora è madre. Egli desidera solo il bene di tutti". Per far comprendere quanto attento, premuroso e tenero sia l’amore di Dio verso l’uomo, esso viene presentato nel suo aspetto paterno e materno, poiché Dio non è né uomo né donna, ma ha in grado infinito tutte le qualità positive sia paterne che materne.
Purtroppo non tutti i bambini, nella società attuale, hanno la possibilità di intravedere, nel volto del proprio papà e della propria mamma, il volto di Dio Padre, "ricco di misericordia". Si tratta di famiglie lacerate dall’egoismo, dominate dalla conflittualità, dalla divisione e dalla separazione. Famiglie in cui l’amore è il grande assente; in cui è difficile, persino, intravedere l’Amore di Dio perché, quando il rapporto di coppia si isterilisce, viene meno la capacità di generare quell’amore autentico capace di coinvolgere i propri figli.
Dio Padre è vicinissimo e vivente nella storia, pur essendo trascendente, perfettissimo ed eterno. Egli si avvicina all’umanità con amore fedele e misericordioso.
Dio sarà presente e reso visibile concretamente attraverso l’accoglienza che ogni famiglia, quotidianamente, gli riserverà. Anche i segni e i gesti d’affetto che illuminano il rapporto di coppia, rappresentano la testimonianza più autentica di Dio Amore. Il perdono e i gesti concreti di riconciliazione, tra marito e moglie, tra i genitori e figli, o tra figli e genitori, attingono la loro efficacia dalla misericordia di Dio.
Tutto questo si realizza solo se la famiglia è stata costruita su fondamenta formate da principi religiosi e spirituali ben radicati. La mancanza di questi valori nelle coscienze umane fa perdere di vista il grande mistero del matrimonio cristiano e allontana la coppa da Dio Quel Dio che mai nessuno ha mai visto ma che ha lasciato dovunque dei segni di sé. Segni che conducono a Lui. Ma certamente non vi è segno di Dio più eloquente di una famiglia che rifiuta sistematicamente l’egoismo e vive nell’amore. Per questo i giovani devono essere aiutati a scegliere con consapevolezza il proprio "pater" e le copie di fidanzati devono essere sostenute, con una preparazione adeguata al matrimonio che diventa contemporaneamente cammino di fede.
"Il Padre Nostro in famiglia" è la lettera con la quale il Card. Martini è entrato, in occasione del Natale, in tutte le case. E’ un libretto che contiene alcune riflessioni sul Padre Nostro e brevi formule di benedizioni "nel Nome di Dio Padre, perché in ogni casa non manchi chi tenga vivo il fuoco del dialogo con Dio, presiedendo la preghiera in famiglia (ai pasti, alla sera, in alcune circostanze, etc.) e nel segreto del proprio cuore.
Il Card. Martini, qualche anno fa, con una lettera indirizzata a tutte le famiglie della sua Diocesi, le sollecitava a recitare il "Padre Nostro" almeno nei due momenti più significativi della giornata: appena alzati e prima di coricarsi. Raccomandava, inoltre, di segnarsi col Segno della Croce prima di ogni pasto e di introdurre l’abitudine a leggere, almeno una volta durante la settimana, un brano del Vangelo, cui far seguire una breve e semplice spiegazione. Il Presule auspicava, infine, un ritorno alla preghiera in famiglia del Santo Rosario: la lode più gradita a Dio Padre, perché glorifica la Madre del Suo Figlio Unigenito.
"Signore, insegnaci a pregare" (LC 11,2). Il cristiano che prega si distingue per la sua fiducia nel Padre. Egli si pone non solo davanti a Dio ma, anche, davanti agli altri e a se stesso non per "essere visto" ma per "pregare il Padre nel segreto", senza "sprecare parole" o "recitando" come un attore.
Il Padre Nostro dovrebbe diventare la preghiera della famiglia, perché la famiglia che prega insieme, rimane insieme. Questa preghiera compendia tutto il Vangelo ed ha il potere, se recitata con tutto il cuore, di salvarci, perché, realmente, viviamo come figli di Dio. Il Padre Nostro è stata la preghiera della Madonna, degli Apostoli, di San Francesco di Assisi, di Sant’Ignazio di Loyola, di Santa Teresa del Bambin Gesù e, anche, di Madre Speranza.
Recitando il Padre Nostro i figli impareranno che Dio è il Padre-Abbà-papà (Mc 14,33 e Rm 8,15) che dà il pane quotidiano alla famiglia sostenendo i genitori nel loro lavoro; che non solo annulla nostri peccati, ma ci insegna a perdonare, in ogni circostanza, coloro che riteniamo essere nostri "debitori"; che ci dà la forza di superare ogni tentazione e di vincere il male. Se preghiamo è per far nascere in noi la fiducia.
Qui, a Collevalenza, Dio Padre manifesta il suo Amore Misericordioso a tutte le famiglie, attraverso le varie iniziative realizzate nel tempo. Dal l’"Incontro Coniugale" che organizzai insieme al compianto Padre Gino Capponi e ad alcune coppie, al Consultorio Familiare, che offre "counselling" alle tante che vengono in questo Santuario per pregare o per cercare una soluzione ai loro problemi familiari.
I servizi del Consultorio meritano di essere conosciuti da tutti i pellegrini che vengono al Santuario per trovare un sostegno nella guida della propria famiglia. Sempre più numerosi giungono qui, perché sanno di poter scoprire, attraverso l’incontro con persone esperte, professionalmente valide e di sicura fede cristiana, la manifestazione dell’Amore Misericordioso di Dio Padre.
Concludo con l’esortazione del Papa contenuta nel documento "Terbio millennio adveniente": "E’ perciò necessario che la preparazione al Grande Giubileo passi, in un certo senso, attraverso ogni famiglia". E’ stato proprio attraverso una famiglia, quella Santa di Nazareth (città in cui, come ci auguriamo, il Pontificio Consiglio Internazionale di Spiritualità e Nuova Evangelizzazione della Famiglia") che Dio Padre, per mezzo di Suo Figlio, ha deciso di entrare nella storia dell’uomo.