PROFILI DI MADRE SPERANZA – 30 Roberto Lanza
Il carisma dell'Amore Misericordioso: "una chiamata alla santità"
Edizioni "L'Amore Misericordioso" - 2013 |
Quando parliamo di santità è inevitabile non trovarci predisposti a riflettere in maniera profonda sul suo vero e profondo significato, ma ci troviamo anche di fronte alla grande responsabilità di cercare di rispondere a domande impegnative: cos’è la santità? perché proporla? come proporla?
Non è raro, a questo riguardo, infatti, sentire commenti di questo genere: "Come posso riuscire ad essere santo? "Essere santo? ...ma se sbaglio ogni giorno! Molti cristiani, davanti all'esortazione "siate santi", si trovano impauriti e confusi come se leggessero qualcosa che sanno già a priori di non poter adempiere e che di fatto, per questo motivo, o non viene presa sul serio o genera profondi sensi di colpa. Secondo la mentalità di oggi, quando si parla di santi ci si riferisce a coloro che, ormai morti, sono stati definiti tali dal magistero della Chiesa, che proclama santi coloro che si sono distinti in vita per l'esercizio delle virtù cristiane o hanno dato la loro vita a causa della fede.
La prima volta che questo termine viene usato nella Bibbia è nel libro della Genesi: "Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò"1 Questo sta a significare che Dio differenziò, separò quel giorno da tutti gli altri, lo mise da parte per essere un giorno dedicato a Lui. Da questo capiamo che ogni "cosa" può essere santa se è messa in relazione con Dio, ma il termine santo è principalmente riferito a Dio. La santità, infatti, è il principale attributo di Dio; nel solo libro di Isaia troviamo sostituito per ben 26 volte il nome Dio con "santo" (qadosh).
Per noi, immersi nel nostro carisma e negli avvenimenti che vivremo in seguito alla Beatificazione della Madre, questo "richiamo" mi è sembrato davvero provvidenziale. E a pensarci bene uno degli elementi costitutivi del nostro carisma è proprio quello di vivere e fare esperienza di Dio amore misericordioso, per vivere la perfezione della carità, la santità appunto, nella nostra vita quotidiana.
In fondo lo scopo dei carismi è proprio quello di donare santità a chi li riceve, non è quello di dare delle sicurezze o dei poteri sugli altri, ma di rendere gli uomini uguali a Dio, a sua immagine e somiglianza, di orientare verso un'esperienza totale, radicale, personale ed ecclesiale di Dio.
Tutti i fedeli sono chiamati alla santità ed hanno diritto di seguire, in comunione con la Chiesa, un proprio cammino spirituale. Il Signore Gesù, maestro e modello di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli, di qualsiasi condizione, ha predicato quella santità di vita, di cui Egli stesso è autore e perfezionatore: "Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste”2.
È dunque evidente per tutti che coloro che credono in Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana ed alla perfezione della carità e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano3.
Un itinerario di vita questo che nella Madre Speranza è stato davvero esemplare e di richiamo per tutti noi, così dice l'Esortazione apostolica "Vita Consecrata": "Gli istituti sono dunque invitati a riproporre con coraggio la intraprendenza, l'inventiva e la santità dei fondatori e delle fondatrici come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi4.
E ancora nel Decreto sulle virtù eroiche di Madre Speranza, emanato dalla Congregazione delle Cause dei Santi si legge: "Tra i figli della Chiesa che, nel nostro tempo, hanno maggiormente professato e proclamato con la santità della vita e delle opere la divina Misericordia va certamente annoverata la Serva di Dio, Speranza di Gesù, la quale ebbe la sua vera scuola di vita nella Croce, e in Gesù Amore Misericordioso, il suo personale maestro. Questa umile e ardente testimone della carità di Dio visse con lo sguardo inchiodato al Crocefisso e, bevendo alla fonte di acqua viva di quel Cuore trafitto, ne assimila i sentimenti: "Qui, come ella confessò, ho imparato ad amare”.
Questo "sogno" della Madre di diventare una grande santa credo che sia un po’ l'elemento portante e centrale del nostro carisma: e il sigillo vocazionale di una vita da spendere per raggiungere la perfezione della carità alla luce dell'incontro con l'Amore Misericordioso: “…Sono partita dalla casa paterna con la grande aspirazione, di arrivare ad essere santa, di assomigliare un poco a Santa Teresa che era coraggiosa, che di nulla si spaventava, che affrontava tutto ...e lasciavo mia madre sul letto del dolore senza la speranza di rivederla ancora ...però con la grande «ilusión» di diventare santa"5.
Tutti gli scritti e la vita della Madre Speranza sono indirizzati in questa direzione: "Questa notte il Buon Gesù mi ha chiesto, quasi oserei dire, mi ha imposto l'obbligo di aspirare ad una maggiore perfezione, perché possa chiedermi quello che tanto desidera da me; per conseguire ciò, aggiunge, devo usare tutti i mezzi. La prima cosa è incoraggiarmi a fare per lui grandi cose, costi quello che costi. La supplico, padre mio, mi aiuti e non si stanchi di lavorare con questa povera creatura che, se è vero che non do al Buon Gesù quanto mi chiede e a lei la soddisfazione di avanzare nella perfezione alla quale sono chiamata, tuttavia è pur vero che per me, già da molto tempo, non esiste altro desiderio se non quello di compiere la volontà del Buon Gesù"6.
E ancora in una lettera datata 15 luglio 1942 così scriveva alle sue figlie: "Voi, nel vostro fervore aspirate alla santità ed io vi chiedo: sapete chi è un santo? Figlie mie, il santo è l'uomo retto perché detesta la doppiezza, l'inganno, la menzogna; è retto in tutte le cose e la giustizia gli sta sempre dinanzi, rendendo saldi tutti i suoi passi; la giustizia, figlie mie, è il suo scudo inespugnabile e questa lo vestirà di gloria e lo colmerà di fortezza e di fiducia. Il santo rende migliori quanti vivono o comunicano con lui: se il male è contagioso perché non dovrebbe esserlo il bene, visto che è questa la sua natura? Se tutto ciò lo fanno i santi, cosa dovrete fare voi che, oltre l'obbligo di essere sante, per la vostra vocazione di Ancelle dell'Amore Misericordioso e il servizio di madri avete il grande e doppio obbligo di aiutare a santificarsi quanti vi sono affidati! Vigilate, figlie mie! Sappiate che la vostra scelta vi obbliga ad essere sante per santificare gli altri e che chi non sta con Gesù è contro di Lui. Dite da parte mia a tutte le figlie che, fin quando si trovano unite al buon Gesù, non temano nessuno e non abbiano paura di nulla; che tengano presente che, come l'ape è nata per volare, loro hanno scelto di essere Ancelle dell'Amore Misericordioso per volare sul cammino della santità ed essere luce per gli altri7.
Anche le Costituzioni EAM evidenziano: "La nostra Congregazione, approvata dalla Chiesa, è pienamente inserita in essa e partecipa del suo mistero di salvezza mediante la chiamata alla santità evangelica secondo il proprio carisma”8. Ed ancora: "La risposta adeguata alla nostra vocazione è la santità della vita, ossia la perfezione della carità come presenza in noi dell'amore di Dio in totale uniformità al suo volere"9.
Ma allora dove ricercare nelle "coordinate" del nostro carisma, questa aspirazione alla santità? Dove si concretizza? Dove si vede? Dove ne possiamo fare esperienza?
La risposta la troviamo ancora una volta negli scritti della Madre Speranza, in queste meravigliose pagine dove la Madre ha saputo "raccontare" i segni della misericordia di Dio nella vita degli uomini.
Leggendo attentamente quello che ha scritto la Madre Speranza, mi pare di cogliere un elemento carismatico nuovo, di essere in presenza di una nuova impostazione "teologica" che definisce meglio il concetto di santità. Mi sembra di intravedere che la Madre era su un orizzonte diverso, essa è partita da un altro riferimento quando parla di santità o quando cerca di "spiegare" in cosa consiste essere santi.
Mi spiego meglio
Nei suoi scritti si intravede che la Madre cerca di associare o comunque tenta di collegare la santità, alla quale siamo chiamati, al dono di benevolenza che Dio invece ci concede chiamandoci ad essere come Lui. È come se la Madre avesse coniugato una sintesi, e come se avesse individuato una parola sintetica che racchiudesse tutto il senso della vita cristiana, e la parola che la Madre usa è "grazia".
Nei suoi scritti troviamo molti riferimenti in questa direzione, ma a me hanno colpito in particolare due "pensieri" che sono veramente illuminanti in quello che stiamo affermando: "Questa notte Gesù mi diceva di ricordarmi che otterrò le sue grazie con la preghiera e il merito e in entrambi i casi otterrò tanto maggiori grazie, quanto più sarò santa, fervorosa e unita a Lui. Non debbo dimenticare che è mio dovere santificare le anime che Lui mi affida; ma questo non lo farò, se prima non mi santifico io stessa. Al riguardo, padre, che mi dice? Come fare per diventare come il buon Gesù mi vuole?”10.
Ed ancora: "Io vorrei copiare da Lui l'amore, la carità e la misericordia; ossia vorrei copiare in me le virtù del Modello divino e vedermi libera dagli ostacoli che impediscono la mia unione con Lui. Padre mio, voglio che Lui e Lui solo sia il movente del mio amore, della mia vita e sia il mio tutto. Chieda per me questa grazia e sia certo che da tempo io la chiedo per lei"11.
La santità è il carattere proprio di Dio, e per grazia diventa carattere dell'uomo: Dio è santo, l'uomo viene santificato, reso partecipe della vita divina. Quando la vita di Dio viene comunicata, si realizza la forma più alta di santità, viene dato un dono di grazia: qualcosa che cresce in me se non perde il suo carattere di dono, se rimane viva la relazione con il donatore; qualcosa che mi cambia solo se mi lascio "espropriare". Nella santità si diventa amici di Dio, per la Madre Speranza, quindi Santità vuol dire, partecipare alla vita di Dio.
Forse per molti pensare che Dio sia la Causa di tutto, che sia il Creatore è facile affermarlo, ma che Egli si partecipi in termini di amore, che si coinvolga nella nostra vita e che "trascini" la nostra vita nella sua, e che ci chiama ad essere in Lui questo, forse è più difficile crederlo e viverlo: "Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile come se Lui non potesse essere felice senza di loro; l'uomo il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un Padre ed una tenera Madre".
Ora si capisce meglio forse la novità di grazia che il carisma dell'Amore Misericordioso porta con se, perché affermare che santità significa partecipare alla vita divina vuol dire che la fede non è tanto credere che Dio esiste, ma che opera nella mia vita e mi trasforma, mi rende santo, mi coinvolge realmente nella sua vita e Lui si coinvolge nella mia: "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me"12, santità è dunque essere inseriti in Cristo e inabitazione del suo Spirito Dio non trattiene per se stesso questa santità, ma al contrario vuole che anche gli uomini ne siano partecipi: "Siate santi, perché io il Signore vostro Dio sono Santo"13; Egli dunque, non soltanto consente la santità, ma addirittura ci invita ad essere Santi chiamandoci ad una unione intima con Lui.
Una impostazione carismatica talmente rivoluzionaria che la Madre così scriveva nel suo Diario: "Mi dici, Gesù mio, di ricordare che la tua presenza è base della santità, fondamento della perfezione e radice di ogni virtù; e io ti dico, Gesù mio, di non stancarti di farmi vedere quello che sei per me; io non voglio vivere che per te. Da quando hai scelto il mio cuore come tua dimora, non ho desiderato altro che pensare a te"14.
Ed in occasione del 25° anniversario della fondazione delle Ancelle scriveva: "Ma l'Amore Misericordioso di Dio non si è accontentato di questo; ci ha mandato il suo unico Figlio. Questi, facendosi uomo come noi, è venuto ad essere il modello perfetto, nostra guida nella pratica delle virtù che ci conducono alla perfezione. Dio ha fatto tanto per renderci partecipi della sua vita, pertanto noi dobbiamo corrispondere alla sua infinita bontà accogliendo con gratitudine questa vita e, coltivandola, prepararci a quella santità che Egli ci chiede”15.
"Signore cosa devo fare per entrare nella vita eterna?"; chiederà un giorno a Gesù un capo dei farisei; e Gesù risponderà che la santità è realizzare in se stessi la somiglianza con Dio vivendo in maniera conforme alla sua volontà che ci è rivelata nei comandamenti, che si possono sintetizzare nell'unico comandamento: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo precetto. E il secondo è simile ad esso: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due precetti dipende tutta la legge”16.
Dio desidera comunione, niente di obbligatorio o forzato, ma una comunione liberamente offerta e ricevuta, Dio prova tutte le vie per rendere possibile questa comunione, ed è questo intenso desiderio di Dio di entrare nella relazione più intima con noi che costituisce il nucleo della vera santità.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che: "Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a se l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa: La ragione più alta della dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e non si affida al suo Creatore"17 (CCC 27).
Improvvisamente veniamo proiettati nella "dimensione di Dio", siamo invitati ad un tipo di relazione che non appartiene più alla nostra logica umana, ma obbedisce ad un'altra logica: quella dell'amore di Dio.
Davvero misera è la santità pensata solo come assenza di peccato. Santità è rinnovare la passione per il Signore, il Cristo non obbliga mai ad amarlo, ma Lui, il Signore della storia, rimane al fianco di ciascuno, come un povero, un mendicante, è presente anche negli eventi più tenebrosi, nella fragilità della nostra esistenza, il suo amore è presenza non di un solo istante ma di sempre.
Questo amore, questo invito ad entrare nella sua vita divina ci apre un nuovo orizzonte, e di fronte a tanta grazia, la nostra risposta concreta non può essere più fuggitiva e superficiale, per un periodo soltanto, con la possibilità di rimandare le nostre decisioni. La nostra risposta non può neppure essere uno sforzo della volontà, perché rischiamo di contare solo sulle nostre forze. Santità è innanzitutto un abbandonarsi. Rimanere dinanzi a Lui, significa sapere dove riposare il nostro cuore, significa rispondergli da poveri. In questo consiste la molla segreta dell'esistenza, il rischio del Vangelo, la vera santità.
Con Dio ci si gioca la vita. Santità non è obbedire a delle regole o compiere chissà quali opere, si tratta di amare, di entrare in relazione con Dio. Quando e tutto garantito, sicuro, facile, quando abbiamo sempre un'edizione riveduta e corretta della volontà di Dio non siamo in relazione vera con il Signore, Dio è uno che chiede tutto e se non giochiamo la vita con Lui, non l'avremo mai incontrato.
Santità è contemplare il crocifisso e fare esperienza di come Dio si è relazionato con noi, Cristo ha dato tutto, non ha tenuto niente per se, tutto quello che ha potuto dare l'ha dato. Noi siamo sempre impauriti del nostro futuro, ma noi valiamo la vita di Dio, valiamo il suo sacrificio. Anche questo la Madre Speranza lo ha detto quando evidenzia nei suoi scritti che guardando alla croce di Cristo si comprende il linguaggio che Lui ha usato nei nostri confronti: quello dell'amore.
Non possiamo essere "immersi" nel Signore se poi Gesù Cristo non diventa l'amore della nostra vita, il centro del nostro tutto. E qui non si possono fare "sconti", perché amare Cristo non vuol dire amare di meno, vuol dire amare di più. Amare il Signore vuol dire perdere la propria vita. I Santi, appunto, ne sono la testimonianza. Allora la nostra vita diventa significativa, diventa santa, si diventa capaci di dare significato alla nostra esistenza e riusciremo in questo solo quando avremo un rapporto d'amore con il Signore.
L'unico modo di avere un rapporto con Cristo è una storia di amore autentica, punto e basta. Non porteremo frutti di santità nella nostra vita, in nessuna vocazione, avremo la vita arida se non sarà radicata nel Signore. Il Signore non ha mai domandato nulla per non dare molto, molto, molto di più.
Avere una vita piena è il desiderio di tutti, ma la nostra vita diventa “vera” e realizzata solo quando è davvero saldamente agganciata a quel Dio che mi ama in una maniera spettacolare, al punto di venirmi incontro con la sua misericordia, di adattarsi a quell'amore povero che tante volte so dare a Lui, ma indicandomi la strada di un amore autentico, perché in una storia d'amore, in una vera storia d'amore, l'amore cresce non si consuma.
Ma esiste anche un altro elemento "carismatico" che non possiamo non prendere in considerazione in queste riflessioni e che completa il discorso fatto fino ad ora, ossia è per volontà di Dio, che fin dal principio noi siamo stati destinati a vivere in comunione con Lui, ed è in questa santa "volontà di Dio" rivelata nella quale dobbiamo lasciarci inserire.
La volontà di Dio al di sopra di tutto, fare quello che piaceva al buon Gesù diventò per la Madre il suo pane quotidiano e principio di ogni santità: "...che io mai desideri altra cosa che non sia fare la tua divina volontà; che questa si compia in me con tutte le sofferenze che dovesse comportare, anche quando io non la comprendessi, anche quando io non riuscissi a vederla”. E ancora "Non permettere, Gesù mio che io abbia a desiderare qualche cosa che non sia intenzione tua, giacché non desidero altra cosa che farti piacere e sottomettermi in tutto e per tutto alla volontà del mio Dio. Accendi Gesù mio nel mio cuore il fuoco del tuo Amore e così potrò accettare con gioia la tua Divina Volontà per quanto difficile sia”18.
E ancora nel suo Diario annotava come elemento indispensabile per partecipare alla vita divina proprio il compimento della volontà di Dio: "Mi dici, Gesù mio, che mi vuoi più unita a te e maggiormente conforme alla tua volontà. Quale dolore provoca in me questa tua raccomandazione! Infatti vedo che nonostante desideri solo fare la tua volontà e che essa si compia sempre in me, quando arriva il momento di realizzarla, chiaramente si vede che non la compio, né la ricevo come tu desideri”19.
Madre Speranza ha testimoniato una vita consacrata semplice, umile, fondata sull'amore, pronta al sacrificio ed al dono di sé, senza calcoli, senza ragionamenti, la sua vita ci ha lasciato un esempio: essere discepoli della volontà di Dio. Credo che il nostro carisma sia fortemente caratterizzato da questo atteggiamento, chi ha ricevuto il dono dell'Amore Misericordioso è chiamato ad un’unione più intima con Dio, a sperimentare una nuova alleanza. Chi vive il carisma dell'Amore Misericordioso ha nel cuore qualcosa che gli urge, che lo muove, che mobilita tutte le sue forze: ossia compiere quello che Dio vuole, di seguire la sua volontà, perché solo nella sequela fedele troveremo la grazia di imitare il nostro Padre misericordioso nell'atteggiamento di misericordia per ogni uomo. Il carisma dell'Amore Misericordioso: rivelare all'uomo di oggi il mistero del Padre e del suo amore, per riscoprire la dignità di essere figli di Dio, da Lui amati e pensati da sempre, per partecipare della Sua santità.
La prima "cosa" che dobbiamo comprendere della volontà di Dio è che il Signore vuole che gli uomini siano santi e che decidano di appartenere a Lui. La volontà di Dio inizia proprio quando si riconosce la Signoria di Cristo nella propria vita. La volontà di Dio prende una forma particolare quando si manifesta, perché il cristiano è chiamato a conformarsi interiormente ad essa, e gli si presenta non come una fatalità, ma come una chiamata, un comando, un'esigenza.
Ecco quindi la "novità carismatica" dell'Amore Misericordioso: per avere una relazione di comunione interpersonale intensa e sponsale con il Signore, per partecipare alla sua vita divina, dobbiamo compiere la volontà di Dio, perché solo così "rimaniamo" con Cristo, "restiamo" legati come il tralcio alla vite, "dimoriamo" nella santità di Dio.
La Madre Speranza ha vissuto fino in fondo questa "beatitudine", il suo è stato il fiat di un'Ancella, la totale consegna di sé, come serva, per adempiere la volontà del proprio Dio, come libera collaboratrice di un Padre che non costringe, ma offre; non si impone, ma si propone. A tale proposito così si esprimeva: "Figlie mie, donarsi a Dio significa abbandonare in Lui la nostra anima, il corpo, le potenze e le aspirazioni, i nostri sentimenti, i desideri, i timori e le speranze, riservando per noi soltanto il desiderio intenso di amarlo. Donarsi a Dio vuol dire, figlie mie, dimenticare noi stesse per pensare solo a Lui e dedicarci completamente alle opere che si riferiscono alla sua gloria, [...]20
La santità, allora consiste nell'eroismo del superamento di noi stessi, della nostra presunzione, del nostro orgoglio e nel coraggio di saper guardare oltre la nostra visuale circoscritta, per avere la stessa concezione di Dio, quella dell'amore infinito e universale senza discriminazioni.
La vita è una vocazione, se vogliamo veramente vivere dobbiamo rispondere alla volontà di Dio per noi. Rispondere Sì all'invito che continuamente ci è rivolto, solo così la vita ha un senso, un colore, una gioia. Se c'è Qualcuno che ci cerca, che ci invita, che ci aspetta, se c'è Qualcuno che desidera incontrarci, se c'è Qualcuno per cui vale la pena giocare la nostra vita, allora tutto acquista significato e pienezza nella nostra esistenza. È l'esperienza di chi ascolta questo "volere" e sa di poter rispondere, di rimboccarsi le maniche e di non restare a guardare, è l'esperienza di chi ha scoperto la vita, sente il gusto di viverla, perché ha il coraggio di rischiarla per il Signore. È l'esperienza di ognuno di noi, perché qualunque sia la sua chiamata, scopra che già il suo vivere è rispondere e trovi la pienezza nel vivere nel Signore e per il Signore.
Infine un ultima domanda ancora è necessario porci alla luce di tutte queste nostre riflessioni, per noi famiglia dell'Amore Misericordioso come proporre la santità?
Credo che ci sia solo una via da percorrere, ossia proporre una "Misura alta della vita cristiana", ossia si tratta di far assaporare il gusto della vita cristiana come di una pienezza di cui si può fare esperienza entrando e permanendo nella misericordia di Dio, ricevendo da Lui continuamente doni e vita di grazia. Di fronte alle esigenze della santità, non si tratta di fare sforzi, di pensare che la grazia vada pagata con le opere, si tratta di rimanere con il Signore, in quel continuo flusso di vita divina che solo può trasformare noi ed il mondo.
Santità e radicalità evangelica coincidono, significa appunto fare esperienza di una vera appartenenza a Gesù Cristo: "Non che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo"21.
La Madre ci ha "spiegato" molto bene che essere santi significa non avere paura di fronte a un progetto di vita che ripete quello di Cristo. Partecipare della santità di Dio equivale ad entrare in sintonia con il mondo di Gesù, assimilare le sue scelte, i suoi orientamenti, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi comportamenti. Una vita "santa" mette in imbarazzo, perché quella è una vita donata, offerta agli altri. E rischia di contagiare.
Nella loro esemplarità di vita, e nel coraggio con cui hanno saputo affrontare le difficolta della vita, queste persone ci sono di esempio e di incoraggiamento al raggiungimento della perfezione nella sequela di Cristo e a loro volta ci invitano a "farci loro imitatori" perché impariamo ad entrare in relazione intima con Dio e ci disponiamo a una reale vita di Speranza e di testimonianza evangelica.
Ecco l'Amore Misericordioso! Ecco la santità alla quale siamo chiamati: "Basta uno sguardo alla Croce per capire quale è il linguaggio, è il linguaggio dell'Amore". In questa frase della Madre Speranza è racchiusa tutta la bellezza e tutta la straordinarietà dell'Amore Misericordioso, ossia di quell'amore per cui un Padre decide di offrire il suo unico Figlio, quell'amore per cui un Figlio obbedisce al Padre compiendone la volontà fino in fondo, anche se non la vedeva, anche se non la comprendeva, anche se gli sarebbe costato molto, la vita appunto.
Quando diventare santi? Se non ora, quando?
...E saremo beati... E finirà la notte... E sarà l'alba di un mondo nuovo... dove le impronte dei passi della misericordia di Dio si potranno vedere nel cuore degli uomini.
1 Genesi 2,3
2 Mt 5,48
3 Lumen Gentium n. 40
4 Esortazione Apostolica Vita Consecrata n. 37
5 El Pan 21,720
6 Diario 5 gennaio 1928
7 El Pan 19, 1316-1325
8 Costituzioni EAM cap. II art. 8
9 Costituzioni EAM cap. II art. 11
10 Diario (1927)-1962) (El Pan 18)
11 Diario (1927)-1962) (El Pan 18)
12 Galati 2,20
13 Levitico 19,2
14 Diario (1927)-1962) (El Pan 18)
15 Nel 25° anniversario della fondazione delle eam (1955) (El Pan 15)
16 Mt 22,37-40
18 Hist. Vol. 2 Feb 1940
19 Diario, Roma 18 novembre 1941
20 El Pan 17, 25-32
21 Fil. 3,12