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LAmore Misericordioso: promozione della vita umana oggi
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Ho provato a pensare come avrei potuto svolgere questo tema che mi è stato assegnato LAmore Misericordioso la cultura della vita, diciamo, laiuto alla vita.
Penso che il legame sia profondo e anzi essenziale, indispensabile. Vorrei cominciare con una constatazione storica. Noi viviamo questanno, lanno 2000, a conclusione di un secolo che negli ultimi decenni ha visto dei grandissimi progressi, non occorre che io li richiami davanti a voi. Luomo è entrato nello spazio, sbarcato sulla luna, attraverso strumenti che egli stesso si è costruito, con la tecnologia spaziale luomo e per esso gli scienziati, sono entrati nel cuore della materia, dove la materia diventa energia e hanno frantumato latomo e hanno creato la via atomica. Negli anni 1945-47, labbiamo vista deflagrare, provocando leccidio finale della Grande Guerra, lo spaventoso dominio della materia e la sua traduzione in energia non controllata; quel bagliore sta ancora davanti a noi, perché di queste bombe atomiche ce ne sono sulla faccia della terra, circa, 126.000 e hanno un potenziale distruttivo pari a 30 ql. di tritolo per ogni abitante della terra: cè quanto basta per distruggere lumanità. Tutto a partire da quel cambiamento, da quella traduzione della materia in energia dentro latomo. Luomo e per esso gli scienziati della biologia sono entrati dentro il mistero della vita. Là dove la vita incomincia nel più piccolo suo elemento e i geni; sono stati capaci di leggere tutta la struttura del nostro genoma, di questo meraviglioso intreccio che sta dentro le nostre cellule, che genera i cromosomi e che struttura la corporeità nostra e quella di ogni essere vivente. Gli scienziati sono riusciti a stabilire quanti ce ne sono, come sono collocati; proprio di pochi mesi fa la conclusione della lettura di questo continente, che ognuno di noi porta dentro di sé, più di 120.000 geni, che tra di loro, ben combinati come le lettere di un libro, scrivono il poema che ognuno di noi è, strutturano il nostro corpo, la nostra statura, i nostri caratteri fisio-fisici e psichici. Allora, lì dentro, adesso, ci sono le chiavi per intervenire, si possono tagliare questi geni, trasportare da un organismo allaltro, anche di specie diverse; si possono trasferire geni umani a una scimmia o ad un maiale. Si possono prendere geni di una pianta e metterli in unaltra, si possono prendere geni di microrganismi e metterli nella pianta in modo che la pianta uccida attorno a sé tutte le altre erbe, questo è già stato fatto e tutto questo è una padronanza del mondo della vita.
Mi fermo qui per dirvi le scoperte più grandi, ma potrei accennare anche ad unaltra; quella per cui siamo riusciti con linformatica, i computer, e tutto il resto della comunicazione a trasferire tutto il nostro sensorio nel mondo, vedere cose lontane, i nostri occhi possono vedere cose che si celebrano in questo momento in America, in qualsiasi parte del mondo; basta avere un televisore o un computer. Sentire la voce e azionare i nostri neuroni - che da soli non ci riuscirebbero - per fare calcoli, per mandare avanti macchine, robot.
Il 4 ottobre. prossimo avrò una teleconferenza, un dialogo - dibattito con Buenos Aires, perché i nostri uffici sono dotati di unattrezzatura per avviare una teleconferenza che ci mette in contatto come se fossimo qui; quindi posso parlare, posso ascoltare, posso spiegare, posso mandare delle immagini; così sono state inaugurate almeno tre Università a distanza e presto dallItalia partirà un corso, non da parte nostra, di preparazione di alcuni tecnici della Comunicazione in Cina, senza che quelli si debbano muovere da là. Fanno i Corsi Universitari in Tecnologie Informatiche e la RAI organizza le lezioni con le Università.
Quindi siamo in un mondo meravigliosamente collegato grazie allinformatica, informatica non solo scritta sulla carta stampata, visualizzata nellimmagine, ma che ci consente anche di dialogare a distanza per fare scuola.
Di fronte a questo meraviglioso progresso con il quale il secolo che si chiude ci ha consegnato sulle mani lo spazio, latomo, i geni, linformazione, viene un brivido perché ci chiediamo: che cosa ne farà luomo, che indirizzo sta dando a queste scoperte? Qui vengono in mente le parole del Papa che riecheggiano quelle di S. Agostino.
Cè una doppia corrente, un doppio indirizzo che sta prendendo tutto questo: la cultura della morte e la cultura della vita. Le parole sono del Papa, come sapete, prima nella Centesimus Annus, e poi nellEvangelium vitae.
Io oggi voglio parlare soprattutto della cultura della vita, però devo fare un cenno anche a quello che succede sulla traiettoria della cultura della morte; soprattutto per far capire da dove nasce quellistinto per il quale luomo canalizza verso il disastro tutto quello che luomo è, tutto quello che luomo ha e tutto quello che luomo ha inventato. Un disastro che oggi sarebbe capace di distruggere lumanità intera; per la prima volta nella storia dellumanità luomo ha le forze per autodistruggersi. Lenergia atomica ma anche quella genetica può alterare il tutto.Quando è sorta la Bioetica, negli Stati Uniti, è sorta sotto questa paura: dobbiamo preservare lumanità, la vita dellumanità. Una scienza per la sopravvivenza, è stata chiamata la Bioetica.
La cultura della morte
La cultura della morte, ho detto, si imparenta con quello che diceva S Agostino: è lamore delluomo per il suo tornaconto, per il suo piacere; lamore delluomo per se stesso, praticamente, che si spinge sempre più fino alla distruzione degli altri.
Freud lha chiamato il principio del piacere. Voi sapete che il piacere messo al posto suo, Dio ce lha dato, non è una cosa sempre maledetta: quando mangiamo, quando soddisfacciamo la sete, quando siamo assetati e beviamo. Anche nellambito dellamore coniugale cè un piacere orientato alla costruzione della vita, alla propagazione della umanità, della specie. Ma quando il piacere diventa lassoluto e lunico obbiettivo, allora diventa un potere distruttivo e genera la cultura della morte.
Non lo diciamo oggi per fare delle prediche, lha detto un maestro di queste cose, che è Sigmund Freud, il quale dice che il principio del piacere sarà una tendenza che starà al servizio di una funzione vitale incaricata di inserire leccitazione nellanima, lanima dellanimale, (lui era un materialista), quindi anche quella delluomo, e incaricata di mantenere questa eccitazione costante nel principio vitale delluomo, in modo da conservare la sua forza spirituale al più basso livello possibile; e dice anche che questa funzione fa parte di un istinto più grande che coinvolge tutte le forme di vita per portarle a ritornare alla vita inorganica; questo è lobiettivo unico, questa forza del piacere che eccita e consuma il principio vitale in maniera da consumare tutte le energie spirituali e da condurre il vivente al suo sbocco ultimo: la morte, il mondo inorganico. Così spiega il principio del piacere. Sapete che lui stesso, che non era del tutto uno stupido, diceva che guai se al bambino, per esempio, non insegnamo a dominare il principio del piacere con il principio della realtà, così lui lo chiamava, quello di saperci adattare, quello di saper affrontare i sacrifici, saper limitare i propri istinti; andrebbe subito allautodistruzione, perché il principio del piacere - abbandonato a se stesso - porta alla morte.Ora il Papa ci dice che la cultura della morte obbedisce a questo principio e - detto in maniera agostiniana - sarebbe lamore di sé fino alla distruzione degli altri, la negazione di Dio, la distruzione degli altri, il principio che secondo Agostino fonda la città terrena.
Noi lo vediamo come si esprime quando si autorizza, nel mondo, la distruzione della vita nascente. Dico questo con tutta misericordia (perché siamo nella giornata dellAmore Misericordioso) per le donne che si trovano in questo stravolgimento: perché esse stesse spesso sono travolte da questo dramma: però dobbiamo dire che 50 milioni di creature umane, prima ancora di vedere il sole, sono, col favore della legge, distrutte ogni anno nel mondo, perché si ha paura di affrontare dei sacrifici, si ha paura di accogliere la responsabilità di una vita, si ha paura di accettare una vita che non si aspettava.
Dietro questo dinamismo si cambia la storia; non è più un fatto isolato; diventa una mentalità, una cultura.
Cinquanta milioni sono una cifra più grande dei morti dellultima guerra; e questo cambia il modo di pensare: vuol dire che gli altri sono visti, anche in famiglia, come gli antagonisti, come quelli che vengono a togliere i nostri comodi, che vengono a minacciare il nostro io.
Una volta che uno imbastisce le relazioni con gli altri su questo principio, anche laborto nel mondo legalizzato, soprattutto quando lo si condivide, significa questo: laltro, anche se è piccolo, anche se ancora deve nascere, è sentito dalla società che autorizza laborto come una minaccia per me.
Non è più soltanto un momento di sbandamento, un caso singolo, per il quale in un determinato momento tutti possiamo perdere il senno.
Attualmente il mondo occidentale è giunto a un punto tale di depressione della vita, di mancanza di nascite, di rifiuto del bambino, perché la mentalità che funziona è questa.
Quando è apparsa allorizzonte in questi ultimi giorni la notizia della possibilità che, prendendo le cellule di un embrione ai primissimi stadi, (pizzicandolo e distruggendolo naturalmente e facendone una poltiglia), quelle cellule lì potrebbero servire (ancora non è provato niente), rvire per guarire certe malattie come il Parkinson o lAlzheimer , si é detto avanti questa è la strada; in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Si è disposti ad accettare la consumazione e lo sbriciolamento di una vita embrionale, perché si è pensato che può servire a me!
Hanno assistito anche Ministri e hanno detto: Di fronte a questa possibilità io non posso non prenderla in esame. Sarebbe come dire che io ho visto che uno di casa può avere degli organi che servono a me e anche se questo potrebbe provocare la sua morte, io li voglio perché sono utili a me!
Ma un individuo umano non può servire da poltiglia, da deposito di cellule, da riserva di tessuti per ipotetici altri malati. Non si può consentire questa distruzione dellaltro per lamore di sé.
Tanto meno quando sappiamo che, caso mai, quelle cellule miracolose si posso anche trovare nellorganismo adulto, senza distruggere niente e nessuno, e che con un pò più di fatica e di pazienza si possono trovare diversamente.
Che cosè che spinge la scienza medica verso questi sbocchi letali? E lamore per chi sta bene o di chi non vuole star male, a costo di sopprimere altre vite umane che non parlano, non si possono difendere, che sono ancora piccole.Con questa mentalità che, per lamore di sé e per il proprio piacere, ammette che il principio del piacere domini su tutto, vedete cosa è successo nellambito della famiglia, quando ci si è messi in testa - tramite la tecnologia - di staccare due cose che Dio ha messo insieme, che la natura umana porta unite: lamore coniugale (quello che unisce luomo e la donna nella famiglia) e la procreazione (cioè la possibilità di avere figli).
Cosa è avvenuto?
È avvenuto che si è guastato lamore e si è soppressa la vita. Lamore e la vita non si possono staccare luno dallaltro dentro la famiglia, perché diventa morte da una parte morte dallaltra, lamore è diventato distruttivo dellunità familiare, perché se due vogliono solo il piacere ad un certo punto il piacere più grosso lo trovano fuori di casa.
Si è venuta ad ingrossare la tendenza e la fragilità umana in fatto di omosessualità; prima poteva essere qualche caso, qualche situazione degna di ogni compassione, degna di ogni aiuto, invece adesso cè la predicazione, ispirata alla rivendicazione della parità della unione omosessuale con quella coniugale, anzi si ritiene che lamore sessuale consente il piacere senza lonere dei figli e della famiglia.
Poi si va oltre: si va alla pedofilia, sempre raffinando il piacere, ma distruggendo la famiglia;
così il no alla vita ha coinvolto la donna, perché si è pensato che la donna è meno donna quando è madre, come se la maternità fosse indegna della donna;
allora la donna la vediamo commercializzata il più possibile e la vita si tenta di fabbricarla in provetta; quindi la procreazione artificiale in tutte le sue forme, quando a tutti i costi il figlio lo si vuole;
e quindi labbassamento demografico: mancano i figli nelle scuole e ora cominciano a mancare;
si vogliono legalizzare le famiglie di fatto e le famiglie omosessuali, perché luomo ha voluto rompere una comunione, una unione arricchente e grande, che è amore e vita insieme nellambito della coniugalità; la dimensione unitiva e quella procreativa, diceva Paolo VI nellUmanae Vitae. Tutto questo perché si vuole il piacere, il figlio a tutti i costi o il rifiuto del figlio secondo che corrisponde o no al desiderio. Tutto questo ispirato al principio del piacere.
La cultura della vita
Naturalmente noi non vogliamo e non possiamo, per mandato di Dio che, dando lUniverso nelle mani delluomo, glielha dato perché lo costruisca e lo custodisca e non perché lo usi contro se stesso e contro le sorgenti della vita e contro lamore.
La cultura della vita deve ispirare il progresso, deve prenderlo sulle braccia e offrirlo come un bene allumanità per arricchire lumanità e la vita umana.
Noi dobbiamo vedere dove si può innestare la cultura della vita.
Ho detto dove si innesta quella della morte: sul principio del piacere che porta allautodistruzione e alla distruzione degli altri.
Dove si innesta la cultura della vita?
La cultura della vita si innesta su quello che è lamore di Dio fino al dono di sé, fino al dono di sé agli altri; questa è la dinamica cristiana e quella dellAmore Misericordioso, che nasce da Gesù che da la vita sulla croce per il mondo e i cristiani in questo devono essere i primi ad insegnare allumanità dove è che si matura luomo, quando arriva a quella maturità che gli consente il dono di sé.
Si dice anche che ladolescente è maturo quando è capace di donare se stesso, che la pedagogia deve portare al concetto di oblatività; questa è una concezione cristiana della persona. La persona è persona quando è capace di donarsi, è semplice egoismo quando pretende di prendere la vita altrui e di sottometterla a se stesso nella dinamica della morte; invece è costruzione della vita quando la vita viene fatta crescere anche a costo di fatica, viene fatta crescere a costo di virtù, ma viene fatta crescere per donarsi e qui sta la gioia, la gioia che è più del semplice piacere, che qualche volta include anche il piacere, come una delle componenti; ma è molto più maturo chi è capace di rinunciare al piacere per costruire la vita propria donandosi agli altri e costruendo quella degli altri; S. Agostino lo metteva come principio della costruzione della Città di Dio che la Chiesa dovrebbe incarnare.Anche io insisto, parlando ai cristiani, che oggi il problema sia quello della conversione dei non credenti e questo avverrà sempre, perché levangelizzazione è fatta per questo, e Cristo ce ne ha dato il mandato; però levangelizzazione suppone che il cristiano sia se stesso, sia testimone.
Nella Chiesa oggi si crea questa urgenza: che siamo noi a vivere queste cose, se no, è il mondo tutto che ne soffre, perché manca una testimonianza in cui si possa vedere incarnato quello che stiamo dicendo. E dentro la Chiesa che bisogna lavorare molto, non solo perché alcune manifestazioni della cultura di morte infettano anche i cristiani ma per potenziare la esemplarità di questo principio dellamore di Dio fino a spendersi per il prossimo; questo è il principio della cultura della vita, sul quale dobbiamo inserire la nostra storia se vogliamo essere positivi nella storia, non fattori di morte ma fattori di vita.Vorrei però informarvi, naturalmente brevemente, a modo di indice di un libro, sul lavoro che un gruppo di specialisti di tutto il mondo sta portando avanti, sulla scorta di quello che il Papa ha detto nei suoi ventanni di pontificato, sul tema: I presupposti e le prospettive della cultura della vita. Un gruppo di specialisti, una quindicina, ognuno trattando laspetto suo, in modo tale che ogni relazione si integri con laltra. Questo lavoro è stato programmato perché di cultura della morte si parla abbastanza e ce labbiamo sotto gli occhi, ma non riusciamo a capire dove debba procedere per costruire la cultura della vita.
Il principio della cultura della vita è in Dio stesso, è la oblatività.
Anche un laico capisce che è un umanesimo costruttivo quello della oblatività, uno che è capace di impegnarsi e di sacrificarsi per gli altri, uno che rinuncia ai propri egoismi per favorire gli altri. Però dobbiamo indicarlo concretamente dove si passa per costruire la cultura della vita.
Il Santo Padre ci ha dato degli insegnamenti che io vorrei qui accennare a modo di programmazione, starei per dire, poi cercheremo di tradurlo in qualche libro.
Prima di tutto la formazione della coscienza. Dobbiamo creare delle coscienze che abbiano la chiarezza degli orizzonti, che abbiano la capacità di costruire un senso della vita allinsegna della cultura della vita, che scoprano che é bello e imprescindibile per la salvezza dellumanità tutta intera impegnarsi sul dono di sé.Nella coscienza dove Dio parla, dove la ragione viene soddisfatta, dove si incontra con la fede; dico che prima di tutto voglio parlare ai credenti. E qui che non funziona qualcosa. Fides et ratio la fede e la ragione.
Ripensare la vita è il titolo di unopera di un filosofo distruttivo P. Singer; il ripensare alla vita lui lha fatto in chiave di autorizzazione dellaborto, anche dellinfanticidio. Noi dobbiamo ripensarla alla luce della vita che si dona, della vita che costruisce altra vita, della vita che nasce dallamore e si traduce in atti damore, della vita che va alloblatività e allarricchimento e non alla distruzione. Per fare questo ci vuole la formazione della coscienza, fatta di istruzione, fatta di parola di Dio, fatta di chiarezza del giudizio etico che è molto confuso, anche nella comunità cristiana. Abbiamo molti battezzati che pensano da pagani e si comportano da tali. Allora è la coscienza che prima di tutto va illuminata di nuovo; altrimenti non funziona la bussola: la coscienza è voce di Dio quando è ben formata. Abbiamo un relativismo imperante, ognuno si fa la coscienza sua; il principio di autonomia è quello di Lucifero, quando è spinto al massimo. Io non servo, non voglio servire a nessuno obbedisco solo a me stesso ma questo è lautodistruzione.La Coscienza mi deve mettere in contatto con la verità, il primato della verità espresso nellEnciclica Veritatis splendor. Il primato della verità è nato ancor prima del cristianesimo; quando Socrate era in prigione, condannato a morte, gli fu offerta la possibilità di andarsene; Critone gli ha detto Se vuoi, tutto è pronto, scappa che nessuno ti prenderà; lui aveva scoperto la verità, che lo faceva sentire obbligato a bere la cicuta ma non a rinnegare il suo insegnamento e ha detto non posso. Primato della verità sugli interessi miei o di chicchessia; dove non comanda la verità comanda il potere arbitrario, potrebbe essere quello del tiranno, potrebbe essere quello delleconomia, può essere quello di chi ha interessi forti, può essere quello delle Multinazionali, qualcuno entra al posto della verità ed esercita il potere.
Questo significa formare le coscienze: coscienze che siano capaci di dare il primato alla verità e di non permettere agli egoismi di prendere il posto della verità neanche ai propri egoismi.Qui cè tutto limpegno della formazione che non può essere superficiale, che non può essere più relativistica, che non può essere più emozionale che deve avere unevangelizzazione forte tale e quale le sfide di oggi comportano e di fronte alle quali non basta aver sentito una voce alla televisione; bisogna essere convinti anche per conto proprio, specialmente chi ha impegni di responsabilità: genitori, parroci, educatori delle scuole devono essere più approfonditi nella verità.
Diceva S. Agostino che anche una goccia di verità meritava il sacrificio totale della vita. Veritatis splendor, splendore della verità; davanti alla verità noi ci inginocchiamo e vogliamo essere servitori della verità, non di altri poteri più o meno loschi. Anche tra marito e moglie possono sorgere istintualità, prepotenze; se insieme si cerca la verità, credo che alla fine, se questa trionfa, cè anche lamore e la riconciliazione.Un altro punto da guardare per custodire unautentica cultura della vita lo abbiamo scoperto, lavorando insieme, nella famiglia. Riscoprire la famiglia, come lha chiamata lattuale Pontefice al n.17 della Familiaris Consortio, con la sua missione di custodire e rivelare e comunicare lamore e la vita; la morale cristiana non è una morale di depauperamento o di repressione; al contrario è una morale di pienezza, tra amore e vita; un amore che non è aperto alla vita è povero, è come una pianta senza fiori e senza frutti; e quando questa vita non si può avere dalla carne propria si cerca il servizio alla vita altrove; lamore, quando è amore in una famiglia, si apre alla vita, disposta a rinunciare a quel piacere di averlo dalla propria carne e dal proprio sangue, se è amore forte.
La famiglia va difesa. Cosa pensate che siano tutte quelle celebrazioni delle giornate dellorgoglio, se non delle battaglie contro la famiglia? Quelli che hanno tendenze omosessuali soffrono dentro di loro, inutile che lo mascherino, avrebbero bisogno di tanta misericordia, invece di fare le celebrazioni dellorgoglio; lorgoglio non guarisce nessuno; sono delle mobilitazioni contro la famiglia: per definizione la spinta omosessuale è contro la costruzione della famiglia vera. Adesso passerà alla legislazione: pressappoco in tutti i parlamenti busseranno, anche da noi, per avere un riconoscimento - come è avvenuto in alcune Nazioni - di famiglie fasulle, come può essere quella omosessuale. Ci sarà la predicazione dello scapolaggio egoistico, quello che non si vuole impegnare né in un amore oblativo, né nel celibato, né nella verginità né in un amore familiare perché vuole godersi la vita. Qualcuno pensa a sposarsi a cinquantanni perché ha bisogno di chi gli stira i vestiti.
Il 14-15 ottobre cè il terzo incontro mondiale del Papa con la famiglia; se non volete andare a Roma, guardate bene la televisione e ascoltate bene i messaggi. Il primo incontro mondiale, mi ricordo, lo dovetti organizzare io: furono a Roma tantissime coppie, tantissime famiglie con i loro bambini, qualche cosa che andava sopra il mezzo milione, adesso saranno anche di più perché è anche lanno giubilare. Il secondo incontro è stato fatto a Rio de Janeiro. Questi incontri con il Papa sono fatti apposta per potenziare il messaggio cristiano, per rendere evidente in tutto il mondo la speranza che la Chiesa mette sulla famiglia, perché la Chiesa stessa è famiglia di Dio e il Signore lha modellata sulla famiglia Sacramento. Unione tra Cristo e la Chiesa è la famiglia e la Chiesa in grande è una famiglia, spiritualmente è una famiglia allargata.Un altro punto che dobbiamo sottolineare, lo accenno semplicemente, è la concezione del lavoro. Non dimentichiamo questo capitolo: rapporto tra lavoro e vita non è soltanto una questione di sussistenza. Quanta gente senza lavoro! e non si riesce a trovare il lavoro, specialmente per gli intellettuali adesso. Non è solo questo però: il lavoro deve essere un lavoro non concepito come commercio e come merce, commercio di bambini che sono costretti a lavorare o a prostituirsi, o come merce come la predicata Marx. Il lavoro è costruzione della persona, è espressione di creatività, è arricchimento di sé, è fonte di sostentamento della famiglia; deve esserci una spiritualità del lavoro; noi cattolici siamo deboli e un po smarriti, perché noi potremmo mettere qui dentro la ricchezza della dottrina cristiana, dare unaltra svolta, come ha fatto Leone XIII, perché per esempio tutta lera industriale si è impegnata a sradicare dalle famiglie i lavoratori e a portarli nelle grandi città urbanizzate, industrializzate, la cintura industriale ha ridotto le famiglie a brandelli o a nuclei e ha alzato il costo della vita; far ritornare il lavoro dove stanno le persone, non portare via le persone.
Si parla di ritorno del lavoro in famiglia, naturalmente contrattualmente riconosciuto, non nero, o per lo meno piccole unità di fabbriche che stiano in mezzo alle campagne, che ripopolino queste campagne, perché le abbiamo denudate queste campagne e desertificate, a favore di chi? Di una città invivibile, irrespirabile.
I cristiani sono o non sono chiamati a risolvere questi problemi, per la città delluomo? Ci rifiutiamo di pensare: ho detto anche ad alcuni Deputati che comincio a non avere fiducia in loro. Lunità dei cattolici se non si può far più dentro il Parlamento la facciamo fuori, richiamando le Associazioni cattoliche a pensare insieme, almeno sui problemi della vita; ma ci voglio provare, perché abbiamo lobbligo sacrosanto di servire lumanità e di dare degli sbocchi e delle soluzioni a dei problemi acuti, compreso quello ecologico, in maniera cristiana.Un altro punto capitale in questa riflessione è il corpo umano. Il corpo umano sta diventando fonte di espropriazione e di commercio.
Lattuale Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica è un marxista e, disgraziatamente, siamo allopposto come posizione, ma molte volte ci troviamo vicini; ha scritto un libro intitolato Lultima merce; sapete quale è lultima merce che si è messa in commercio? É il corpo umano, non è più soltanto la prostituzione (che ce ne è abbastanza), ma gli organi del corpo umano, dagli Stati Uniti al Messico circolano i bambini che vengono portati via, poi ritornano a casa con la ferita. Il numero dei bambini stessi comprati e venduti, commercializzati, supera le due trecentomila. E poi lo sperma, gli embrioni: tutto è vendibile.
Il corpo umano invece per noi è il corpo soggetto, non è solo il corpo oggetto; non si deve dire io ho un corpo, ma io sono un corpo; é il corpo che manifesta lo spirito. Per noi cristiani è anche tempio dello Spirito Santo. Chi tocca il corpo, tocca la persona; questo vuol dire molto in medicina, ma vuol dire molto anche nelleducazione di ogni giorno. Rispettare, venerare, onorare il proprio corpo e insegnare agli altri a fare lo stesso.
Dico sempre ai medici che ognuno di noi proietta sugli altri quello che ha dentro, soprattutto quello che ha dentro senza accorgersene; istintivamente proietta sugli altri quello che sente. Una delle cose che medici, infermieri, genitori trasmettono senza accorgersi è il rispetto che hanno verso se stessi; i figli copiano la modestia, il modo di vestire, di atteggiarsi, di rispettare se stessi, se esalta le qualità fisiche, se fa il salutismo, la cultura del corpo in senso edonistico, ecc. I malati si accorgono del rispetto che il medico ha della sua persona e lo trasmette alla persona del malato attraverso il modo di visitarlo e di trattarlo.
Il corpo è una pagina che dobbiamo studiare di teologia e di filosofia, non è un oggetto; anche il corpo dellembrione, il corpo del morente e anche il cadavere, che non è più un corpo umano, non è più persona, ma è appartenuto a una persona.
Adesso cè in Parlamento la discussione per la cremazione; non è che la Chiesa sia contraria in senso assoluto, purché non si arrivi a dire: pigliate tutti gli organi e poi buttate; ci deve essere rispetto, consentire la memoria, il ricordo e la preghiera per i propri cari.Unaltra pagina che non si può non avvicinare se vogliamo trasmettere la cultura della vita è il discorso sulla sofferenza. Inutile girarci attorno.
La sofferenza e il dolore sono inscritti nella nostra vita corporea e anche nello spirito; la sofferenza dello spirito qualche volta è più forte di quella del corpo.
Una nota personale, se mi permettete: mi sono accorto che, in fin dei conti, è più facile sopportare il dolore fisico che il disagio morale. Questanno sono stato operato due volte, non sono stato tanto lamentoso; invece quando non mi vanno bene le cose mi eccito subito e mi inquieto, perché sono più fragile nel sopportare la contrarietà spirituale piuttosto che quella fisica.
Tutte e due sono inscritte nella nostra vita.
Si sa che chi non è in grado di accettare il dolore e la morte, per scansarle da sé, le infligge agli altri; questa è la logica. La cultura della morte è questa: per scansare da sé il dolore e la sofferenza, illudendosi che non debbano esistere, le riversa sugli altri: il bambino che impiccia, il vecchio che impiccia, lhandicappato, portiamolo lontano, perché non si vuole fare questo abbraccio con la croce.
LAmore Misericordioso, invece, ci ha insegnato, proprio nella logica dellamore di Dio per il dono di sé alla salvezza del prossimo, ad abbracciare la Croce; e la Croce diventa forza quando nasce e si accetta per amore e la si traduce in vita. Cè una radice della Croce che è lamore, ci deve essere uno sbocco che è la Resurrezione, questa logica che ha funzionato in Cristo funziona anche nei cristiani.
San Paolo ci dice che guai a noi se uscissimo da questo dinamismo; bisogna abbracciare la Croce con due braccia: con il braccio dellamore e con quello della Resurrezione.
Credo che anche Madre Speranza abbia voluto dire questo, perché nella croce di Gesù ha scoperto la forza e il trionfo della Resurrezione.
Adesso con la mondializzazione delleconomia comanda il mondo chi ha più soldi; noi continuiamo a credere che il mondo sarà sorretto, non comandato in senso imperialistico, da chi è capace di abbracciare la Croce, di tradurre dolore in amore e in vita e Resurrezione. Dobbiamo sapere quali trasformazioni darà la Croce di Cristo al mio dolore, alla mia sofferenza e alla mia morte. Chi non ha vinto la morte dentro di sé, non sa consolare gli altri, non sa dare speranza; la dobbiamo vincere prima che arrivi, sapendole dare già senso, senso di vita, senso di amore.
Conclusioni
Ho voluto tracciare davanti a voi un itinerario formativo: comincia dalla coscienza, si espande nella famiglia, nel mondo del lavoro, prende la visione del corpo, investe la sessualità che non sta solo nel corpo, ma va più avanti, comprende lanima, il cuore, si esprime nella famiglia e tocca i vertici dellaffinità.
I nostri movimenti per la vita, i Consultori, lascolto possono essere semplicemente delle spinte emotive, magari giovanilistiche, magari generose, che non durano se non si radicano in una cultura della vita e non prendono in considerazione questi passaggi essenziali che abbiamo ricordato questa mattina.
Credo che lAmore Misericordioso di Cristo ci dice anche da dove comincia questa cultura della vita: lamore di Dio fino al dono di sé.
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ultimo aggionamento 05 maggio, 2005