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La storia ...
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I Mass Media e la Storia
La chiave interpretativa di tutti gli eventi della storia è lincontro tra la miseria delluomo e la misericordia di Dio. Lamore di Dio, nella persona di Cristo, irrompe nella storia e nella vita delluomo e allora tutta la storia diventa, in realtà, storia della salvezza.
Ma, dopo decenni di predicazione materialistica, fatta dal positivismo, dal comunismo e dal consumismo, ci ritroviamo a fare i conti con una mentalità da Babilonia: grande confusione mentale, praticamente acquisita e forse imposta. Potenziata dai mass media ce la portiamo dietro da quando siamo nati, col cosiddetto peccato originale, il peccato di considerarsi come Dio, cioè lorgoglio. Cercare il prestigio con lapparire e non con lessere. Credersi qualcuno, perché magari si ha qualche dote (o si crede di averla), come se fossero stati lui o lei a crearsi belli e/o intelligenti!
A diffondere questa mentalità hanno contribuito, in maniera determinante, i mass media anche con certe trasmissioni televisive, pure dinformazione, che sembrano buone e invece diffondono interpretazioni fasulle e seminano confusione. In questo contesto ci si è fatti la convinzione che è luomo che governa la storia. Il discorso è attualissimo, infatti tutti stiamo navigando dentro un grande e pericoloso guazzabuglio di idee e di comportamenti.
Dio Signore della Storia
La Bibbia ci insegna che Dio è il regista della storia e il gioco della Provvidenza sa ricavare il bene anche dal male. Dio, nel suo progetto originario, ci vuole tutti salvi e felici. Il problema è che noi uomini dovremmo conoscere quello che Dio vuole, cioè quello che gli importa, affinché possiamo sapere come comportarci nel fare storia.
Certamente le TV, i giornali e la propaganda ignorano ciò che interessa al Signore, perché è più comodo: inutile andare lì ad apprendere come comportarci. Ma come comportarci lo possiamo sapere proprio dai criteri che Dio ha posto come principio di ogni condotta individuale e sociale. Saremo giudicati da Dio a seconda di quanto ci saremo o non ci saremo conformati al suo piano di salvezza; il quale piano è vivere individualmente e socialmente secondo verità, giustizia, carità nella libertà; libertà che è scegliere di credere allamore di Dio.
La libertà vera è quella interiore; non è il frutto del benessere materiale né fare ciò che piace. Essa produce pace, convinzione che, sempre e in ogni caso, siamo nelle mani di un Dio che è padre e che vuole il nostro bene. A questo concetto superiore è approdato, a suo modo, anche il regista Tran Hung nel film Il profumo della papaya verde (premio camera dOro, Cannes 1993; premio Jeunesse 1993; nomination allOscar 1994, miglior film straniero).
Muj, la protagonista, è una ragazza che, avendo saputo vivere il proprio impegno di servizio, viene ricompensata dalla vita andando sposa a un giovane bello e ricco. Il regista, nellultima sequenza, con una panoramica che parte da Muj incinta e finendo su un nume non bene identificato, ci vuole comunicare che, al di sopra della storia individuale di Muj, cè una forza superiore (il nume) che dirige il destino degli uomini, in modo che raggiunga un maturo premio, anche terreno, chi si comporta secondo i valori di bontà, di comprensione, di servizio e di amore.
E questione di idee chiare: non si può confondere il benessere materiale, esteriore con il benessere spirituale, interiore, chè veramente necessario per il nostro bene presente e futuro. Proprio viceversa di quanto si è sentito urlare dai mass media in questi anni e, purtroppo, cè rimasto il segno.
Dio costruisce la storia personale e sociale attraverso gli eventi quotidiani; la costruisce attraverso e oltre le debolezze umane. Egli dirige la storia secondo i suoi piani e gli uomini, a qualsiasi popolo appartengano, piaccia o non piaccia, sono strumenti nelle sue mani. La mia mano, come in un nido, ha scovato la ricchezza dei popoli. Come si raccolgono le uova abbandonate, così ho raccolto tutta la terra [ ] Può forse vantarsi la scure con chi taglia per suo mezzo o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia? (Is. 10, 14-15).
Vale la pena ricordare che le doti sono sempre dono di Dio, lintelligenza non ce la siamo data da soli! Noi siamo chiamati a gestire talenti donati. Se gli uomini di scienza fossero convinti di questo, pensate quale orizzonte affascinante si squadernerebbe nello scenario dellumanità.
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ultimo aggionamento 13 giugno, 2009