DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA
 
P. Domenico Cancian fam

Voce del Santuario

Febbraio 2001

 

 

 

 

 

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Salire a Gerusalemme

Credo opportuno offrire alcuni spunti per aiutarci a percorrere bene il cammino quaresimale verso la prima Pasqua del 3° millennio! Il Santuario vuole essere un richiamo a salire con Gesù verso Gerusalemme: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme” (Mc 10,33). Significa dirigerci con amore sulla via crucis, per donare anche noi la vita in obbedienza al Padre e amare i fratelli come Gesù ha fatto.

“Con queste parole il Signore invita i discepoli a percorrere con Lui il cammino che dalla Galilea conduce al luogo dove si consumerà la sua missione redentrice. Questo cammino verso Gerusalemme, che gli Evangelisti presentano come il coronamento dell’itinerario terreno di Gesù, costituisce il modello della vita del cristiano, impegnato a seguire il Maestro sulla via della Croce. Anche agli uomini e alle donne di oggi Cristo rivolge l’invito a “salire a Gerusalemme”. Lo rivolge con forza particolare in Quaresima, tempo favorevole per convertirsi e ritrovare la piena comunione con Lui, partecipando intimamente al mistero della sua morte e risurrezione” (Messaggio del Papa per la Quaresima del 2001).

“Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole!” (Mt 26,41).
Più vado avanti negli anni e più mi sembrano essenziali e decisive questi due imperativi di Gesù. Valgono per ogni tempo, ma soprattutto per il cammino quaresimale. Costituiscono i due atteggiamenti base del cristiano. Per seguire Gesù occorre un’attenzione che coinvolga tutta la mente, tutto il cuore e tutta la volontà; occorre molta preghiera perché è il canale attraverso cui ci arrivano le grazie del Signore. Altrimenti, dice Madre Speranza, saremo come dei soldati senz’armi in campo di battaglia.
Le tentazioni non mancano. Provengono dalla nostra “carne”, chiamata anche concupiscenza (parte istintiva di noi, l’io egoistico e sensuale), dal mondo che propone un modo di pensare e di vivere non evangelico, dal maligno che ci vuol spingere al male, come ha sempre fatto da Adamo in poi.
L’esperienza ci segnala abbondantemente la divisione che c’è in ognuno di noi: uno spirito che vuole sinceramente perseguire il bene, la donazione di sé nella carità e una carne incline al più comodo, al più facile, a quello che soddisfa di più, adesso, subito. A volte si tratta di una vera lotta, perché in certi momenti della vita la posta in gioco è grossa. Penso alle grandi decisioni: impostare una vita secondo il vangelo o secondo i propri comodi; rilanciare il matrimonio con un nuovo e coraggioso dialogo, oppure romperlo; seguire Cristo vendendo tutto, oppure cercare il compromesso; porre un atto di fede totale nel Signore davanti a una malattia irreversibile oppure disperare e bestemmiare…
Ma anche nelle mille piccole occasioni di una giornata normale della vita quotidiana noi ci lasciamo attirare dal “buon profumo di Cristo”, oppure ci lasciamo andare al nostro istinto più o meno ragionevole: fare o no il proprio dovere, farlo per amore o per forza, essere attenti o distratti, essere capaci o no di rinunciare alla sigaretta, all’alcool, al controllo delle parole e dei gesti, all’attenzione alle virtù o al seguire i vizi che, se vi ricordate, sono ben sette: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia. La Madre Speranza insiste molto nell’impegno a controllare i nostri sensi, perché sono come porte aperte per le quali può entrare di tutto.

Suggerimenti per la quaresima

Il Vangelo del mercoledì delle ceneri (cfr Mt 6,1-6.16-18), risponde alla nostra domanda: “Cosa fare? Come agire? Cosa vuol dire la quaresima?”
“Tre sono le cose, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio, non chiuda il suo a chi lo supplica.
Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non avere da mangiare… Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. E’ un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé. La larghezza della misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri.
Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno”
(Discorsi di S. Pietro Crisologo, Liturgia delle Ore, martedì 3° settimana di quaresima).

E’ un bel commento alle parole di Gesù che ci chiede elemosina (ossia: carità, misericordia), preghiera e digiuno. E’ evidente il primato della carità perché Dio è Amore e Misericordia. Ma questa non è possibile se non la riceviamo nella preghiera che ci mette in comunione col Signore e se non ci impegniamo al digiuno dalle varie forme di male e di egoismo.

La carità proviene dallo Spirito di Dio e si esprime nelle mille opere di misericordia. “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36).
“E’ possibile che, nel nostro tempo, ci sia ancora chi muore di fame? Chi resta condannato all’analfabetismo? Chi manca delle cure mediche più elementari? Chi non ha una casa in cui ripararsi?
Lo scenario della povertà può allargarsi indefinitamente, se aggiungiamo alle vecchie le nuove povertà… disperazione, droga, abbandono dell’anziano, emarginazione… E’ l’ora di una nuova “fantasia della carità” che ci rende capaci di fraterna condivisione”
(Giovanni Paolo II, Tertio millennio ineunte, n. 50).

Questa carità viene dalla contemplazione del buon Samaritano e buon Pastore Gesù. E’ contemplando quel volto e quel cuore che noi impariamo la misericordia. Il Papa ripete spesso che la lezione del Grande Giubileo è quella di fissare lo sguardo su Gesù, specialmente sul Gesù della Passione e della Pasqua. Quel volto abbrutito dall’assurda violenza degli uomini da lui infinitamente amati, lascia trasparire la bellezza divina dell’Amore che tutto supera.

Meditando molto la Passione di Gesù, possiamo imparare a percorrere la nostra via crucis. Ascoltarlo, seguirlo, imparare da Lui, questa è l’anima della preghiera. E’ ancora il Papa a riproporre ai giovani per la prossima giornata le seguenti parole di Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9,23).
Il Signore Gesù ci insegna a superare le tentazioni dell’avere facendoci poveri come Lui, la mania del potere mettendoci a servire e non a farci servire, l’istinto della ricerca sfrenata del piacere per imparare la gioia del donarsi.
E’ questa la nostra pasqua: lasciare che Gesù ci porti dall’egoismo all’amore, dalla morte alla vita. “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati… Quando fai l’elemosina, preghi, digiuni, non farlo vedere, e il Padre che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Cfr. Mt 6,1ss).

 Davanti al Crocifisso dell’Amore Misericordioso

Madre Speranza ha trovato la sua ispirazione e la sua forza stando lungamente in preghiera davanti al Crocifisso, facendo ogni giorno memoria della via crucis.
Ascoltiamo alcune sue riflessioni.

“Su un’altura dal vasto orizzonte, orientato a tutte le parti del mondo, accessibile a tutti, sta l’altare della croce dove si consuma il sacrificio cruento della nuova Alleanza.
Tra cielo e terra sta sospeso, quale Mediatore, con le braccia tese all’abbraccio di tutto il mondo, il Salvatore del mondo. (...) In quel momento ebbe inizio la sua regalità. Egli cominciò a regnare sul mondo dal legno della croce, che da patibolo si trasformò in trono; da simbolo di maledizione in segno di benedizione; da strumento di morte in albero di vita; da legno secco e senza foglie, in potenza germinativa di ricchissimo fogliame e di abbondanti frutti.(…)
L’immagine di Gesù in croce deve essere per noi la preferita e quella che parla di più al nostro cuore.
La croce è per noi virtù e potenza di Dio. Per poter partecipare della vita, virtù e potenza salvante della croce di Cristo bisogna prendere parte al dolore e al peso che essa comporta, in vari modi: portare nel cuore la croce di Gesù con sentimenti di amore e compassione; prendere la nostra croce e portarla con gioia per amore di Dio; inchiodare alla croce la nostra volontà con l’obbedienza, la castità e la povertà, crocifiggendo le passioni e i cattivi desideri”.

Anniversario della Madre

Al Santuario abbiamo celebrato il 18° Anniversario della nascita al cielo della Madre (8 febbraio 1983) in due tempi: il 3-4 e poi il 7-8 febbraio. Quest’anno l’abbiamo ricordata soprattutto come Fondatrice del Figli dell’Amore Misericordioso, “generati” da lei esattamente 50 anni fa.

Il 3-4 sono arrivati circa 700 pellegrini che hanno partecipato alla liturgia delle acque, alla celebrazione del sacramento della riconciliazione e dell’eucarestia, ad un incontro sulla testimonianza della Madre proposta da Padre Mario Gialletti.

Mercoledì 7 alle 15.30 abbiamo avuto un piccolo pellegrinaggio dalla chiesa parrocchiale di Collevalenza al Santuario. Erano presenti alcune centinaia di persone. P. Quinto, il parroco, ha ricordato la venuta della Madre il 18 agosto 1951 e la sua prima sistemazione nel piccolo paesino; ha indicato la chiesa e l’abitazione dei primi FAM.
La signora Giuseppa Mengo ha offerto in maniera commovente la sua testimonianza della Madre. Ci ha raccontato con parole semplici e profonde come la Madre le ha ottenuto due grazie ed ha concluso: “Per la mia famiglia lei è stata una vera mamma: ci ha aiutato materialmente e spiritualmente”.
Davanti al Crocifisso io ho letto la lettera con cui il Vescovo di Todi Mons. Alfonso M. De Sanctis il 1 ottobre 1959 dichiarava la Cappella “Santuario dell’Amore Misericordioso”.
Quindi in Cripta la nostra sagrestana, Sr Pilar, ha raccontato alcuni episodi personali in cui ha sperimentato l’attenzione della Madre nei momenti più difficili della sua vita.
Infine P. Aurelio Perez, nostro Superiore, ha presieduto la concelebrazione, richiamandoci la chiamata alla santità sulla scia della Madre.
Dopo cena P. Carlo ha guidato la Veglia di preghiera in cui abbiamo ascoltato la Parola di Dio, la parola della Madre e alcune suggestive testimonianze da parte dei pellegrini. È stato un bel momento di famiglia in cui abbiamo ascoltato anche fatti che non conoscevamo.

Giovedì 8 alle ore 8 P. Lucas, Superiore Generale dei FAM, ha presieduto l’Eucarestia in cui hanno concelebrato una trentina di sacerdoti. La sua bella omelia meritava di essere riportata in questo numero della rivista: vi invito a leggerla.
Alle 10 P. Aurelio Del Prado, nostro Segretario Generale, ha tenuto una interessante e puntuale conferenza sul tema: “Madre Speranza, fondatrice della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso”. Ha raccontato le varie fasi attraverso le quali la Congregazione ha avuto la preparazione, la fondazione, lo sviluppo. Rileggendo questa storia appare chiaro un disegno stupendo il cui protagonista è l’Amore Misericordioso che si è servito della Madre e anche di noi, in primo luogo di P. Alfredo, persona umilissima e disponibile.

Una mostra fotografica, molto ben realizzata da P. Piero Orsini, è stata inaugurata nel primo pomeriggio. Offre al visitatore una visione panoramica del cammino cinquantennale della nostra Congregazione, le sue opere più significative, il suo estendersi nei vari paesi. Degna di menzione è la ricorrenza dei 25 anni della nostra presenza in Brasile.
È disponibile anche un bel filmato su “La Madre e i FAM”.

Facciamo questa rievocazione non certo per un gusto celebrativo trionfalistico, quanto per ringraziare l’Amore Misericordioso di questa bellissima storia, per purificare la nostra memoria chiedendo perdono della nostra infedeltà, per incoraggiarci a continuare con più dedizione il nostro servizio a beneficio dei sacerdoti e dei poveri. Pensate che bello se noi FAM potessimo portare là dove viviamo lo spirito della Madre!

 Testimoni dell’Amore Misericordioso

Nei giorni 9-10 febbraio abbiamo avuto due giornate intense per la nostra Famiglia dell’Amore Misericordioso. P. Mario Gialletti ci ha riproposto gli atteggiamenti con i quali la Madre ha accolto e portato a compimento il desiderio del Signore nella Fondazione di una Congregazione per i sacerdoti. Ci ha offerto un dato davvero interessante: la Madre nella sua vita ha incontrato, spesso aiutato, circa 200 sacerdoti, alcuni dei quali l’hanno fatta molto soffrire. Ha avuto rapporti diretti e personali con gli ultimi Papi. Si è offerta vittima fin dal 1927 per i sacerdoti: per loro ha messo a disposizione i suoi meriti, per alcuni di loro ha pregato tanto e ha ottenuto grazie singolari.

 Sono seguite le testimonianze davvero commoventi dei primi FAM.
P. Arsenio, nonostante le sue condizioni di salute non ottimali, ha ricordato alcuni significativi episodi della Madre.
Fr Pietro Iacopini con il suo caratteristico entusiasmo, Fr Ennio Fierro, testimone di molti fatti singolari, e P. Giovanni Ferrotti, uno dei primi “apostolini” (seminaristi) di Collevalenza, ci hanno fatto rivivere i primi anni della comunità dei FAM, animata e guidata con tanta delicata dedizione dalla Madre. Ci sembrava di ascoltare i fioretti di S. Francesco.
P. Montecchia ha testimoniato con calore di aver appreso dalla Madre, più che dai testi di teologia, che Dio non è un giudice severo, ma un Padre misericordioso e vicino. “Senza questa esperienza, ha confessato, mi trovavo alle strette tra un Dio che punisce e l’inevitabile fragilità umana. Ha ragione Nouwen quando afferma che la paura paralizzante di un Dio severo è una delle più grandi tragedie umane”.
P. Elio ci ha mandato una testimonianza scritta. Come sapete, da qualche anno ormai si trova nella comunità d Fermo, dove fa il suo servizio, prega e offre al Signore la sua situazione di sofferenza. Ci ha ricordato alcune preziose indicazioni della Madre, attenta alla nostra formazione spirituale.
P. Franco Scendoni ha raccontato alcuni episodi della sua esperienza con il santo sacerdote don Ricci e poi con la Madre.
P. Lucas, nostro Superiore Generale, ci ha commosso nel presentarci con semplicità gli interventi della Madre nella sua vita. Seguendo i suoi consigli è diventato Figlio dell’Amore Misericordioso, superando notevoli difficoltà.

Infine abbiamo fatto memoria di alcuni confratelli che già sono in cielo con la Madre: P. Alfredo, primo FAM, P. Gino, P. Serafino e Fr Giuseppe...
Ci siamo detti che vale la pena di raccogliere queste testimonianze in un volume. Abbiamo il dovere di non dimenticare di leggere questo nostro piccolo libro che ci tramanda i racconti di come i primi FAM, guidati dalla Madre e attraverso di lei dal Signore, hanno capito, accolto e testimoniato l’Amore Misericordioso nelle diverse attività. A loro si deve il primo sviluppo della Congregazione.
Qualche pagina potremmo farla leggere anche a voi, perché può aiutare a capire la bellezza di questa spiritualità, valida anche per i laici.

Pellegrinaggi

Oltre alle giornate nelle quali abbiamo ricordato la Madre insieme a numerosi pellegrini (il giorno 8 si è riempita la Cripta e poi anche il salone), sono venuti alcuni gruppi della parrocchia di S. Luca di Roma. Erano guidati dal parroco e da P. Felice. Altri gruppi provenivano da Viterbo, Prato, Terni, Verona, Firenze, Latina, Benevento, Trento, Grosseto...
In questo mese sono stati sempre più numerose le persone singole e le famiglie che sono venute al Santuario per gravi problemi di salute, per difficoltà di convivenza familiare, per situazioni disperate. A volte vengono a chiedere “la benedizione” o addirittura “l’esorcismo”. Ascoltando, accogliendo, consigliando, pregando, diversi ritrovano la pace. E noi che, per grazia di Dio operiamo qui al Santuario, tocchiamo con mano quanto questo luogo sia davvero “roccolo della misericordia e della consolazione”. Quale gioia sentire che sostando davanti al Crocifisso, partecipando ai sacramenti della riconciliazione e dell’Eucarestia, facendo la Via Crucis, la Novena, la liturgia delle acque, ripartono sereni e poi ritornano a ringraziare l’Amore Misericordioso perchè è avvenuta una guarigione, è nata una nuova voglia di vivere la fede, si è verificata una rappacificazione familiare.
A costoro ricordo che una forma di gratitudine è quella di far conoscere l’Amore Misericordioso e il Santuario a chi ne ha bisogno. Quando vedo chi è stato graziato ritornare con altre persone che sono nella sofferenza, credo che Gesù sia proprio contento.
Mi ha commosso una persona malata che, incontrando al Santuario un’altra più malata, mi disse con sconvolgente semplicità: “Ho offerto volentieri al Signore la mia sofferenza per quella persona lì. Ho chiesto che guarisca lei, piuttosto che me!” Mi ha fatto venire in mente S. Massimiliano Kolbe.
A proposito, suggerisco a qualche lettore interessato il seguente libro: Occultismo, magia, spiritismo, ed. Porziuncola. Riporta un seminario di studio che si è tenuto ad Assisi qualche mese fa. Credo possa essere utile a chiarire le idee su un argomento in cui vi è abbastanza confusione. È disponibile anche da noi.

Pellegrine anche le EAM
In questo mese in cui c’è meno lavoro le nostre consorelle hanno approfittato per andare in pellegrinaggio a Lourdes, Santiago, Fatima e per visitare Santomera le nostre comunità di Spagna. È un momento di spiritualità e di comunione che aiuta a vivere meglio il servizio.

Pastorale giovanile

Il 6 febbraio, aiutati da Mons. Domenico Sigalini, responsabile della Pastorale Giovanile Italiana, tutti le Ancelle e i Figli impegnati con i giovani hanno meditato su come impegnarsi di più e meglio a servizio dei giovani, seguendo l’esempio del Papa. E’ stato un momento bello di riflessione e di propositi. Ci siamo detti di offrire altre opportunità per aiutare le nuove generazioni, per esempio proporre delle veglie di preghiera in un Sabato notte mensile, curare l’orientamento vocazionale, offrire ascolto e accompagnamento spirituale... Anche voi aiutateci con la preghiera e anche invitando a queste nostre esperienze i giovani che conoscete.

Storie di morte… e di risurrezione

Proprio in questo mese abbiamo vissuto in Italia due tragedie familiari: Roberto che uccide Marina e due fidanzatini che uccidono la mamma e il fratellino. E quante altre storie sconosciute di ragazzi nella droga, nell’alcool, nel vagabondaggio?
Personalmente mi sono posto due domande: la spiritualità dell’Amore Misericordioso come può aiutare il dialogo genitori-figli e il dialogo tra i giovani? Come aiutare a trasformare con l’aiuto di Dio queste tragedie in qualcosa di bello, così che un padre possa dire con le parole di Gesù: “Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,23-24)?
Comunque non giudichiamo nessuno, piuttosto facciamo silenzio, interroghiamoci sulle nostre responsabilità, preghiamo e aiutiamo sullo stile del buon samaritano.

Anche nella nostra Famiglia religiosa avvengono via via gravi lutti: un nipote giovanissimo delle consorelle Giammaroni è stato vittima di un incidente stradale due mesi fa, un altro nipote delle consorelle Tantillo è deceduto con un male incurabile.
Una particolare preghiera per Maria Grazia, una donna ricca di fede e molto dinamica, mamma di quattro figli, tra cui la nostra Sr. Melina. È morta a quasi 90 anni come Madre Speranza, di cui era molto devota.
Un fratello di Madre Anna Maria Zorzetto, un fratello di Sr. Isabel e un fratello delle consorelle Martiarena sono morti in modo improvviso. Per loro e per altri parenti e amici - che qui non ho lo spazio per ricordare singolarmente - vogliamo invocare la misericordia e la consolazione di Dio.

Foto di gruppo
da Roma

 

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ultimo aggionamento 05 maggio, 2001