DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
a cura di Madre Gemma eam

Il Paradiso

 

 

 

 

 

 

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Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983
Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso
Fondatrice del Santuario di Collevalenza
È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione.

Care figlie, oggi vogliamo considerare la gloria, in quanto stato e compagnia dei beati. La gloria, il Paradiso, la beatitudine è uno stato perfetto nel quale sono presenti tutti i beni ed è assente ogni male.
I beni nella gloria sono eterni come durata, sicuri come possesso, immutabili nella perfezione e pienamente soddisfacenti, senza venir mai a noia, sempre nuovi nel godimento come nel primo giorno quando esso ebbe inizio; proprietà queste che non possiedono i beni della terra.

Il cielo è il luogo dove Dio si manifesta alle anime sante; luogo chiarissimo di luce celestiale e dolce; infatti Dio stesso con la santissima umanità del buon Gesù è la fonte della gioia dei beati. L’empireo è un luogo sicuro, durevole, amenissimo e splendido più di quanto si possa esprimere a parole, e per esso noi dobbiamo sospirare notte e giorno dicendo: “Quanto sono amabili, Dio mio, le tue dimore; la mia anima le brama e per la violenza del desiderio mi sento venir meno”.

Gli abitanti del cielo sono senza numero; molto nobili e sapienti in tutto, conversano con la massima familiarità. Sono come gigli senza spine e grano senza paglia, disposti con varietà, in armonia e accordo, pur non avendo tutti la stessa gloria, simili alle stelle del cielo che, quantunque differenti per luminosità e grandezza, sono ordinate con mirabile leggiadria.
Ognuno gode della gloria degli altri come della propria, perché tutti si amano con straordinaria carità. Questa è l’idea che ho della gloria in quanto stato e compagnia dei beati.

Se tutte noi amassimo davvero il buon Gesù e seguissimo le sue ispirazioni, se ci amassimo mutuamente e vedessimo nei nostri superiori l’immagine del Signore, se fossimo colme della carità di Dio, le nostre case sarebbero un’anticamera del cielo, gli abitanti i poveri e noi i loro angeli custodi. Figlie mie, sta in nostro potere rendere le nostre case anticamere del cielo e vivere sulla terra come angeli, amando e glorificando Dio, e facendo quello che gli angeli non possono fare, cioè soffrire per Lui e lavorare per i suoi poveri.

Vediamo ora la gloria propria dell’anima e quella del corpo con i suoi sensi.
La gloria che viene donata all’anima del giusto è la maggiore che si possa dare perché racchiude in sé Dio stesso; l’anima è come rapita in estasi a motivo di un’intima partecipazione di Dio, che si unisce a lei come il fuoco al ferro, la penetra e le comunica le sue proprietà.

La memoria ha sempre presente il suo Dio e si addentra nell’abisso della Divinità senza poter ricordare altre cose. Quando giungerà per me questa unione tanto desiderata?

L’intelligenza assorta nella chiara visione della Divinità e della Trinità, conosce il Padre che generò il Figlio e lo Spirito Santo che dai due procede; vede le divine perfezioni, i misteri che ha creduto nella fede, i segreti della paterna provvidenza con cui Dio ci guida alla salvezza; tutto questo sazia la sua brama inesauribile di conoscenza.

La volontà è colma di amore per Dio in unione eterna di carità, ne è inebriata e, immersa nell’infinito godimento del Signore, compie con somma gioia tutti gli atti delle virtù. Questa unione tanto desiderata, figlie mie, sarà non di un solo momento, ma di tutta l’eternità.

 

Il corpo glorificato ha quattro doti.

La prima è la luminosità. Esso diventa mirabile per bellezza, risplendente come il sole a somiglianza del corpo di Cristo, e se durante la vita ha ricevuto qualche ferita per amore al suo Dio, questa appare come uno smalto ornato di pietre preziose, la cui vista all’interno e all’esterno è gradevolissima, e la cui armonica composizione produce un grande fulgore.
Poi l’impassibilità e l’immortalità, per cui il corpo è sempre vigoroso e fresco, non più soggetto alla fame, alla sete, né ad alcun altro dolore.
Inoltre l’agilità e la leggerezza; l’anima infatti acquista un tale dominio sul corpo che può spostarlo da una parte all’altra con grande rapidità.
Infine una realtà spirituale; il corpo, non più soggetto al mangiare e al bere, può penetrare nei cieli e attraversare ogni materia senza alcun impedimento.

 

Godono anche i suoi sensi.

La vista nell’ammirare tante bellezze e soprattutto l’umanità di Gesù Cristo, nostro Signore;
l’udito nell’ascoltare le dolci parole che scambievolmente si dicono i beati e le musiche celesti;
il gusto della soavità del cielo, di quella sazietà che potrebbe ricevere dai cibi più saporiti;
e il tatto gode i piaceri giusti e santi.

 

È fonte di gloria per le anime giuste il premio delle beatitudini.

Il regno dei cieli promesso ai poveri in spirito è, figlie mie, la visione chiara e continua del nostro Dio; il possesso delle sue infinite ricchezze, che ciascuno dei beati porta interamente dentro di sé, ed a motivo del quale essi sono chiamati re.

Ai miti è promesso che possederanno la terra delle divine benedizioni e delizie; patria beata dove non esistono né lacrime né esilio.

A quelli che piangono è promessa la consolazione immensa che non conosce tristezza e afflizione, perché la vista di Dio nostro Padre, della SS. Vergine, delle gerarchie celesti e di quel luogo stesso infonde una pace senza limiti.

A quelli che hanno fame e sete di giustizia è promessa la sazietà e l’abbondanza di tutti i beni che possono desiderare, perché l’anima è colmata di doni e liberata da ogni sofferenza. Ciò sulla terra non può mai avvenire perché i beni sono limitati e difettosi.

Ai misericordiosi è promessa la pienezza della misericordia, e il Signore premia così con la sua infinita bontà le opere di grazia compiute in questo mondo per suo amore; tale premio è chiamato corona di giustizia e di misericordia.

Ai puri di cuore è promessa la visione di Dio, che è l’essenza della gloria. Viene premiata la fede con la visione chiara di Dio e dei misteri professati in questa vita; la speranza con il possesso pieno di quanto si è atteso in questo esilio; la carità con il più grande amore al Bene che si vede, unito a gioia e piacere ineffabili.

Ai pacifici è promessa l’adozione a figli di Dio, perché alla prima adozione imperfetta realizzata in questa vita mediante i sacramenti, fa seguito la seconda, perfetta, di cui entra in possesso l’anima quando è glorificata; essa acquista il diritto di ricevere alla fine del mondo il suo corpo glorificato.

A coloro che fanno resistenza al nemico e fuggono le perverse compagnie “darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve”. La manna è la Divinità che abbraccia tutte le delizie; la pietra bianca è una preziosa testimonianza che Dio dà al beato di essere stato approvato e scelto per sempre a godere di Lui con la ferma sicurezza che non sarà mai escluso; il nome scritto è di figlio di Dio ed erede della sua gloria, è nuovo per la perfezione e la perpetuità con cui viene dato in quel momento.

A coloro che osservano fino alla fine i comandamenti “io darò autorità sopra le nazioni, le pascoleranno con verga di ferro e le frantumeranno come vasi di argilla, con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a loro la stella del mattino”. Ciò vuol dire che, per quanto piccoli siano stati sulla terra, essi saranno re e governanti di coloro che, grandi sulla terra pure non furono vincitori. La stella del mattino è Gesù Cristo, Dio e Uomo, che si dona a coloro che imitano le sue opere.

Quelli che non macchiarono le loro anime e compirono buone opere alla presenza di Dio “saranno rivestiti di bianche vesti; non verrà cancellato il loro nome dal libro della vita, ma saranno riconosciuti davanti al Padre mio e davanti agli angeli”.

Coloro che perseverano nel conservare il bene ricevuto “li porrò come colonne nel tempio del mio Dio e non ne usciranno mai più. Inciderò su di essi il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, insieme con il mio nome nuovo”. Coloro cioè che furono costanti in questa vita nel ben operare saranno colonne di grande pregio, lavorate con somma perfezione per essere poste nell’edificio della Gerusalemme celeste, dalla quale non saranno mai tolte. Su queste colonne sarà scritto il nome di Dio, della Gerusalemme celeste e quello nuovo di Gesù il Salvatore, per manifestare che Dio le custodiva come cosa sua e opera delle sue mani.

Coloro che riportano vittoria su una vita di tiepidezza e mediocrità che provoca al vomito, “li farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono”; ossia, colui che è umiliato e avvilito in questo mondo e vince per amore di Cristo, Dio lo innalzerà e gli concederà una suprema grandezza accanto al Figlio Gesù, con il quale converserà familiarmente e parteciperà dei beni del suo trono, quasi deificato nella misura in cui è in grado di esserlo.

Come vedete, figlie mie, la gloria dei giusti consiste essenzialmente nella visione di Dio, alla quale tutte noi dobbiamo aspirare, poiché l’anima che possiede Dio, ha tutto; di nulla manca perché Dio solo le basta.

El Pan 8, 1174-1195

...come un padre e come una tenera madre...

“Che gli uomini conoscano Dio come un Padre Buono che si adopera con tutti i mezzi e in ogni modo, per confortare, aiutare e far felici i suoi figli e che li segue e li cerca con amore instancabile come se non potesse essere felice senza di loro”.

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ultimo aggionamento 12 maggio, 2001