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Cosa consente di poter asserire che qualcosa è (o no) esistente?
La sua osservabilità.Linesistente non è (non è stato; non sarà mai) in alcun modo e sotto ogni riguardo osservabile (direttamente o tramite un suo qualche effetto), e la differenza fra il reale e limmaginario è precisamente che questultimo non è obiettivamente osservabile (se non come attività mentale di colui che limmagina).
In breve: il Nulla, il vuoto, lInesistente, sono caratterizzati dallassenza in essi di alcunché osservabile.
Metalinguisticamente, se diciamo (E) lEsistente ed (O) lOsservabilità, si ha la scrittura:
Ora, se si scorre la Bibbia non sfugge che i suoi Redattori caratterizzano gli Dei degli altri popoli (che non sono Israele) come falsi (e/o bugiardi), ed in breve: inesistenti se non come fantasia, ed illusione; in totale contrasto con la proclamazione desistenza di Jhwh {Io sono colui che è (secondo la traduzione dei Settanta), o che ci sarò [per assisterti, aiutarti, salvarti] (secondo la traduzione di Martin Buber basata sullidentità di coniugazione del presente e del futuro nella forma arcaica del verbo essere dellebraico antico)}.Ma su che si fonda questa diversità di asserzione a riguardo dellesistenza (falsa) degli Dei pagani e (vera) di Jhwh?
Sulla Rivelazione, che è un osservabile storico, qualcosa di storicamente vissuto e storicamente tramandato, al contrario dellimmaginario (= mito) che caratterizza la sacralità presso gli altri popoli (i gentili o pagani), e che non è mai osservabile.
La profonda differenza fra la Religione giudaico cristiana e la mitologia (leggi: il senso del sacro presso gli altri popoli) è radicata nellosservabilità che caratterizza la Rivelazione.
Singolare è al riguardo la locuzione di Cristo che usa ripetutamente il verbo vedere (= osservare)
In verità chi vede me vede il Padre, perché Io ed il Padre siamo una cosa sola.
Ed ancora unosservabile ricorre in S. Paolo quando Egli parla del fine ultimo dellessere umano:
allora vedremo Dio faccia a faccia come Egli è, mentre oggi lo contempliamo in speculo et in enigmate
Può sembrare strano (= sconcertante) che il fondamento della distinzione fra il Cristianesimo e la mitologia (pagana) sia un carattere fenomenologico (= losservabilità); ma è precisamente questo carattere che connota la Rivelazione, rendendola un fatto obiettivo e non solamente un vissuto interiore (indistinguibile da una, sia pur bellissima, fantasiosità).
La Rivelazione è anzitutto un fatto storico (= un osservabile) basato sul colloquio (la Parola) di Dio, con cui Questi si manifesta alluomo.
Identificare il sacro solo con un vissuto interiore, con un evento essenzialmente spirituale, depaupera il divino del carattere di esistere come osservabile, e quindi della connotazione di esistenza, e lequipara al rango dellimmaginario (= costruzione della mente).
Limmane potenza della Rivelazione è invece di essere un fatto e non un percepito.
Naturalmente si pone la questione della fondatezza (storica) di quanto è proclamato osservabile, ed a ciò concorrono i caratteri confirmatari (le coincidenze, le testimonianze, le modalità, la congruenza interpretativa, gli aspetti filologici e logici delle Scritture, lanalisi linguistica, letteraria, storica, ecc.) e non ultima labbagliante bellezza della Parola asserita, che si fa garante, attraverso tale Bellezza, della propria Verità.
Non si dimentichi che Verità e Bellezza sono (scientificamente) due facce di una stessa medaglia.
Chiuderò questo breve scritto richiamando il carattere di osservabile che di continuo ricorre nei discorsi di Cristo:
osservate i gigli e le erbe dei campi
osservate il fico quando mette le foglie
osservate le nuvole che precedono la pioggia ed il sereno
perché (allora) non osservate dai segni che il Regno di Dio è ormai alle porte?
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ultimo aggionamento 12 maggio, 2001