SULLE ORME DI MADRE SPERANZA
 

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S.Em. Rev.ma Darío Castrilón Hoyos

 

“Maria si mise in viaggio verso la montagna”(Lc 1,39)

 

 

 

 

Sia lodato Gesù Cristo!

Carissimi Concelebranti, venerati fratelli nel Presbiterato, carissimi Religiosi e Religiose, cari fratelli e sorelle nel Signore,

1. È per me motivo di grande gioia presiedere questa solenne Concelebrazione Eucaristica nella festività dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, in occasione del 50° Anniversario della Fondazione della benemerita Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso.

Madre Speranza, la generosa ed intrepida Fondatrice, messaggera della Carità misericordiosa di Cristo - come lei stessa amava definirsi (cfr. El pan 18, Hoy 5.11.1927) -, oggi in modo particolare, ci assiste premurosamente dal Cielo e ci invita tutti, e non solamente i suoi Figli spirituali, a rinnovare la nostra fedeltà all’Amore divino: come era solita fare nella sua vita terrena, ella ci addita Cristo Crocifisso, manifestazione piena della Misericordia di Dio, incoraggiandoci a riflettere in noi il Volto di Cristo Risorto per percorrere le strade del mondo, testimoniando, con la nostra vita, il Vangelo, la dynamis Theou, la “forza divina per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1, 16).

Con questi sentimenti, ringrazio vivamente il Superiore Generale della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, Padre Maximiano Lucas, che mi ha invitato ad incontrarvi in questa festosa e significativa ricorrenza, per unirmi a voi nel ringraziamento a Dio, ricco di misericordia (Ef 2,4), in questo luminoso Santuario di Collevalenza dove tutto si fa inno di lode alla carità salvifica di Cristo, accanto alle spoglie di Josefa Alhama Valera, in religione Madre Speranza, amorevolmente custodite nella sottostante Cripta dedicata alla Vergine Maria, Mediatrice celeste.

Desidero, inoltre, manifestare la mia gratitudine al vostro zelante rettore della Basilica e a quanti hanno promosso con tanta generosità la nobile maestà di questa sacra Liturgia.

Rivolgo un saluto ed augurio speciali a tutti voi, cari Figli dell’Amore Misericordioso, che con la vostra vita sapete rinnovare la freschezza e la bellezza originaria della vostra vocazione religiosa, dono divino d’inestimabile valore (cfr. 2 Tim 1,6), trasmessovi, per volontà divina, dalla feconda missione di Madre Speranza, a partire da quel non lontano agosto del 1951.

Sui vostri volti, alcuni più giovani, altri segnati dal tempo e forse dalla fatica, scorgo il riflesso di quell’affermazione, a voi ben nota, della vostra Fondatrice: “I sacerdoti devono trovare sempre nei Figli dell’Amore Misericordioso una famiglia che li ama, che attende ad essi nelle loro necessità, che sempre sta pronta ad essere loro di appoggio” (14 settembre 1961); ed aggiungeva “essendo per loro veri fratelli, aiutandoli in tutto più con i fatti che con le parole” (Libro delle usanze, parte 1, c. 1, 1954).

Dico a voi, grazie per la vostra instancabile e gioiosa diakonia della carità, soprattutto rivolta a sostenere i sacerdoti diocesani, secondo il vostro specifico carisma, a beneficio della Chiesa universale e a servizio immediato delle numerose Chiese particolari in cui operate.

In voi, il mio saluto si estende all’intera Famiglia dell’Amore Misericordioso che, come potente albero frondoso, nei suoi rami maschile e femminile, offre abbondanti frutti apostolici in molti Paesi, specialmente in Europa e nel Continente americano.

Desidero, inoltre, rivolgere un particolare saluto alle Autorità civili e militari presenti e a tutti voi, cittadini di Collevalenza ed abitanti di questa nobile e luminosa regione Umbra, che vi unite alla nostra lode a Dio, per cantare le meraviglie del Signore “perché Egli è buono, perché eterna è la sua misericordia” (Sal 117, 1).

2. “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto” (Ap 12, 1-2).

Le parole dell’Apocalisse dell’apostolo Giovanni che abbiamo appena ascoltato nella Prima Lettura, orientano il nostro sguardo verso Maria la Madre del Salvatore: il frutto del suo verginale grembo è insidiato, fin dal primo momento, dalla forza del drago, figura di satana, (cfr. Ap 12,9); il serpente antico, seduttore della terra (cfr. Gn 3, 1 ss.), che vuole combattere il regno di Dio.

Scorgiamo, inoltre, in quella Donna vestita di luce l’annuncio della Chiesa (cfr. 2 Gv 1.5), segno visibile della presenza del Verbo incarnato nel tempo e nella storia umana, di quella Chiesa che è mirabile sacramento di unione di Dio con gli uomini: in essa Maria vi depone suo Figlio come in quella mangiatoia della modesta grotta di Betlemme, offrendoLo all’adorazione dell’umanità intera.

Sappiamo che la luce del carisma di Madre Speranza ha permesso di scoprire significati profondi della sublime missione di Maria nella Chiesa quale Madre degli Apostoli e dei discepoli, Madre dei sacerdoti, sviluppando quella spiritualità mariana sulla santità personale, specialmente dei ministri sacri, spiritualità antica come il Vangelo, ma come il Vangelo, nuova.

Come è noto, la stessa fondazione della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso sgorga dall’adorazione orante della Fondatrice nel Santuario di Loreto nell’agosto del 1951 e nasce nella Cappella della Casa Generalizia delle Ancelle dell’Amore Misericordioso il 15 di agosto di quello stesso anno, in Roma sulla via Casilina.

Con riferimento a tale circostanza, in una nota spirituale del 1952, Madre Speranza scriveva “Il buon Gesù mi chiede che mi eserciti in atti di affetto verso la Santissima Vergine, Madre Sua e nostra, raccomandandole i suoi sacerdoti ed i religiosi ... perché Ella, dispensatrice dei doni divini, insegni loro a camminare per la retta via cercando il Suo amore e la Sua misericordia” (El pan 18, Hoy 8.4.1952).

D’altronde, in tutta la vita e gli scritti della Fondatrice è facile riscontrare questa ascetica mariana, viva ed illuminante: la considerazione della vita umana e la contemplazione della presenza di Maria nelle circostanze più comuni del vivere quotidiano, conducono l’uomo alla scoperta dell’Emmanule, del Dio-connoi, all’incontro personale e santificante con Cristo stesso.

“Coraggio, carissimi fratelli e sorelle - esortava il Santo Padre rivolgendosi alle Ancelle e ai Figli dell’Amore misericordioso - Il mondo è assetato, anche senza saperlo, della misericordia divina, e voi siete chiamati a portare quest’acqua prodigiosa e risanatrice dell’anima e del corpo”(Udienza, 2.1.1981: in L’O.R. n. 271/1981 del 21 novembre 198 1).

Non possiamo dimenticare quelle parole del Pontefice pronunciate nell’Omelia della Santa Messa celebrata qui, in questo Santuario nel 1981: “Quanto grande è la potenza dell’Amore misericordioso che aspettiamo fino a quando Cristo non avrà messo tutti i nemici sotto i suoi piedi, vincendo fino in fondo il peccato ed annientando, come ultimo nemico, la morte! Il Regno di Cristo è una tensione verso la vittoria definitiva dell’Amore misericordioso, verso la pienezza escatologica del bene e della grazia, della salvezza e della vita” (Giovanni Paolo II, Omelia nella Concelebrazione Eucaristica, Santuario di Collevalenza, 22 novembre 1981: in L’O.R. n. 272/1981, pp. 1-2).

Cari fratelli religiosi, la testimonianza escatologica appartiene all’essenza della vostra vocazione. I voti di povertà, di obbedienza e di castità per il Regno di Dio costituiscono un messaggio che voi diffondete circa il definitivo destino dell’uomo. E’ un messaggio prezioso: “chi attende vigile il compimento delle promesse di Cristo è in grado di infondere speranza anche ai suoi fratelli e sorelle, spesso sfiduciati e pessimisti riguardo al futuro” (Vita consecrata, n. 27).

Voi, uniti a Maria, Madre dell’Amore misericordioso, non vivete forse il mistero dell’attesa del trionfo definitivo di Cristo, attesa manifestata e quasi impersonata dalla Donna vestita di sole? I vostri voti, infatti, esprimono con peculiare intensità quell’attesa dell’incontro con il Messia, ostacolato dall’omicida, il demonio portatore di morte e di corruzione, e vi conducono ad unire le vostre voci a quella grande proveniente dal Cielo che diceva “Ora si è compiuto la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo” (Ap 12, 10).

Omelia

3. “Maria si mise in viaggio verso la montagna” (Lc 1,39)

Riviviamo oggi insieme il mistero della Visitazione di Maria Santissima in questa sua solenne festività, all’alba del terzo millennio.

Risuonano nel nostro cuore le parole dell’evangelista Luca che poco fa abbiamo proclamato: “Appena ebbe udito il saluto di Maria, ... Elisabetta fu piena di Spirito santo” (Lc 1,4 1).

L’incontro tra la Madonna e la cugina Elisabetta è già un annuncio della futura Pentecoste: Maria che porta in grembo il Figlio concepito per opera dello Spirito Santo, irradia intorno a sé grazia e gioia spirituale. È la presenza nella Madre dello Spirito di Cristo che fa sussultare di gaudio il figlio di Elisabetta. Dove c’è Maria, lì c’è Cristo, e dove c’è Cristo, c’è il Suo Spirito. Nel racconto evangelico la Visitazione segue immediatamente l’Annunciazione: il si della Madonna attira sull’umanità il Dono di Dio; come nell’Annunciazione, così nella Visitazione, e continuamente nei nuovi Cenacoli della Chiesa di Cristo.

Oggi, riuniti attorno alla sacra Ara del Sacrificio redentore di suo Figlio, invochiamo una copiosa effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa intera, perché a vele spiegate prenda il largo nel nuovo millennio.

“Il nostro passo, all’inizio di questo nuovo secolo, - ha scritto il Pontefice - deve farsi più spedito nel ripercorrere le strade del mondo ( ... ) Il Cristo risorto ci ridà come un appuntamento nel Cenacolo, dove la sera del primo giorno dopo il sabato (Gv 20,19), si presentò ai suoi per alitare su di loro il dono vivificante dello Spirito e iniziarli alla grande avventura dell’evangelizzazione” (Giovanni Paolo 11, Lett. ap. Novo Millennio Ineunte, n. 56).

Cari fedeli, come gli Apostoli nel Cenacolo di Gerusalemme, siamo chiamati a fissare lo sguardo sul volto di Cristo risorto che ci assiste con la forza del suo Spirito, santificandoci e rendendo feconda la nostra vita di cristiani, ognuno secondo il proprio carisma e condizione!

Occorre andare! Occorre mettersi in cammino senz’indugio.

Oggi, nella Solennità dell’Assunzione di Maria, ci viene offerta dal Paraclito una nuova luce e una nuova forza ristoratrice, portandoci con maggior pienezza a rivestirci dei sentimenti di Cristo nella Sua unica Chiesa e a lanciarci per le strade del mondo per irradiare su tutti il volto amabile e misericordioso del Verbo incarnato.

Possono essere rivolte a noi tutti quelle recenti parole del Santo Padre indirizzate ai giovani di Damasco: “Vi invito oggi a dire a Gesù Cristo con coraggio e fedeltà, in particolare ai giovani della vostra generazione. E non solo a dire Gesù Cristo, ma anche e soprattutto a farlo vedere. Nel vedervi vivere, i vostri concittadini devono potersi chiedere che cosa vi guida e che cosa costituisce la vostra gioia. Allora potrete rispondere loro: Venite e vedrete” (Giovanni Paolo II, Discorso nella Cattedrale Greco-Melkita di Damasco, 7.5.2001).

Ed incontreranno in noi Cristo stesso, lumen gentium, luce di amore, di speranza e di verità !

Mentre, questa mattina giungevo in macchina a questa vostra splendida località, vedevo sullo sfondo terso, le montagne e le colline dell’Appennino, e pensavo all’instancabile procedere del Santo Padre per le strade del mondo, oltre a quelle montagne, verso le immense regioni dell’oriente; e pensavo all’imminente e tanto desiderato viaggio in Armenia e Kazachistan.

Carissimi fedeli, le terre da evangelizzare sono, oggi, anche le nostre città, gli uffici, le scuole, gli ospedali e le nostre case!

Quante persone qui a Collevalenza e in Umbria vi aspettano! A voi, fedeli, discepoli di Cristo, esse sembrano ripetere “Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 26,8), desiderose d’incontrare e di riconoscere in voi Gesù stesso (cfr. Ef 4,24) !

Ma non dimentichiamoci che l’altum verso cui il Signore ci invita ad andare è innanzitutto un più intenso impegno contemplativo, senza il quale sarebbe vano il dinamismo apostolico e missionario.

Quale è stato il segreto della fedeltà e della perseveranza nel bene di Madre Speranza? La sicurezza e la solidità della sua vita interiore, vale a dire del suo rapporto profondo ed intimo con il Signore: possiamo dire che la sua casa era costruita sulla roccia, saldamente ancorata al fondamento che è Dio stesso, pur in mezzo alle afflizioni ed alle difficoltà del mondo.

Mi rivolgo soprattutto a voi cari giovani! Siate amici di Gesù, avvicinatevi a Lui nel Sacramento del Perdono, per riacquistare la sua amicizia, la grazia divina che sgorga dalla sua misericordia. Il peccato è il vero male che deve essere debellato dalla nostra vita; e siccome tutti siamo peccatori, tutti abbiamo bisogno del Medico divino che essendo anche Maestro ed Amico, ci comprende, ci accoglie, ci perdona e ci sana.

Da Lui potete trarre il coraggio per essere apostoli in questo particolare passaggio storico: il Duemila sarà come voi lo vorrete e lo edificherete!

4. Conclusione

Desidero concludere questa mia riflessione, invocando la Vergine Maria, Ancella del Signore. Ella, la Stella del mattino del Terzo Millennio, che fu presente all’alba della Chiesa nascente, in quel Cenacolo di Gerusalemme, si fa sempre presente all’inizio del cammino che conduce a Gesù.

La Madre di Gesù vegli su tutti noi, e con l’intercessione di Madre Speranza, ci aiuti a ricercare costantemente l’intimità con suo Figlio, con il Signore della vita, mantenendoci fedelmente alla sua presenza con la preghiera, con l’accoglimento del suo perdono nel Sacramento della Riconciliazione e con l’incontro eucaristico.

Vi ripeto affettuosamente l’invito che il Santo Padre rivolse ai giovani del mondo, in occasione del Grande Giubileo: “Non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio! Con Cristo la santità - progetto divino per ogni battezzato - diventa realizzabile ( ... ). Gesù cammina con voi, vi rinnova il cuore e vi irrobustisce con il vigore del suo Spirito” (Messaggio per la XV Giornata Mondiale della Gioventù, n. 3).

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ultimo aggionamento 19 novembre, 2001