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Sembra inverosimile, ma Dio è dalla parte del peccatore, perché sa che il negativo esistente in lui si cambierà in positivo, che limmaturità diverrà maturità. Dio, amando nelluomo ciò che non cè ancora, cioè la possibilità di rinascere, lo aiuta ad uscire dalla tenebra e lo attrae alla luce. La storia del figliol prodigo Gesù lha raccontata, perché sapeva che ciascuno di noi lavrebbe vissuta personalmente.
E nella sua predicazione Gesù spostava laccento dalla legge allAmore, dal castigo alla misericordia: la novità in Lui era che anche luomo peccatore poteva essere amato. E quanti prendevano coscienza di essere in peccato sentivano Gesù a loro vicino; mentre i farisei non sopportavano latteggiamento di tolleranza e di compassione che animava Gesù.
Nella vita spirituale ciò che conta è il non aderire col cuore alle debolezze, e il ricominciare daccapo ogni volta, per vincere le proprie miserie e superare gli scoraggiamenti. Così lottimismo cristiano è iniziato in me quando, pur sentendo vivo il dramma della mia fragilità spirituale, mi sono aperto alla comprensione e allo stupore che Dio ancora ha il coraggio di amarmi, nonostante i miei demeriti.
Purtroppo luomo, radicalmente buono ma tuttora legato al suo peccato, vive una doppia vita e contabilità: come uno spettatore egli assiste a quel che diventa capace di fare: prende coscienza della sua debolezza, sperimenta il dominio di quel forte che lo lega. Ma arriva pure a far esperienza di vitalità interiore se non si rassegna al suo male, e si rivolge con grida verso il Redentore, perché Lui che è il più forte lo liberi e lo riporti alla pace interiore. Allora, non più paralitico, egli è trasformato, e porta agli altri il messaggio che è possibile guarire, essere un peccatore perdonato e risorto a vita rinnovellata.
San Bernardo raccomandava: Ricordati di rientrare ogni tanto in te stesso; e lo scrittore tedesco Goethe diceva: La nostra gloria più grande non consiste nel non cadere mai, ma nel risollevarci sempre dopo ogni caduta.
È faticoso perdonare se stesso per essere cascato nuovamente, è duro convivere con i propri errori; ma non esistono scorciatoie sulla via della maturità e della consapevolezza. Non si è persone mature, finché non si accettano anche gli errori.
Cè in noi unesigenza innata per il giusto, per il vero, per il bene; e quando con il nostro comportamento ci allontaniamo da queste strade maestre, ne risentiamo un profondo disagio. Per cui un uomo peccatore ma autenticamente religioso ha il castigo di non trovare indulgenza di fronte a se stesso: è tormentato dal conflitto tra ideali e senso di colpa: perché, anche se zaverrato da debolezze umane, egli è permeato dallanelito al sublime.
Ora tutta la Bibbia è pervasa da quel senso vivo del peccato, che non approda mai alla disperazione e allimpotenza, ma è sempre aperta alla fiducia, alla speranza, alla grazia divina. Girolamo Savonarola (in una omelia dedicata al Miserere) diceva che se lo disperava la paura dei peccati che scopriva in sé, lo sosteneva la speranza della misericordia divina: O Signore, poiché la tua misericordia è più grande della mia miseria, io non cesserò mai di sperare.
Siamo tutti figli del primo peccatore, e da lui abbiamo ereditato una congenita inclinazione al male. Sì, la virtù è ammirevole, ma il peccato è attraente: questo ci torna facile, quella molto difficile. Come pure, è precaria la nostra resistenza: siamo dei perenni convalescenti, bisognosi con frequenza di restaurare le forze interiori, di ritemprare la propria volontà devastata, e di essere trapanati dalla misericordia divina.
Una caduta può rivestire un significato totalmente diverso: si può cadere, ma rialzandosi subito per riprendere il cammino con uno slancio maggiore; e si può cadere, rinunciando a proseguire il cammino, perché avviliti dallumiliazione e trattenuti dalle difficoltà. Il vero peccato, più che nella caduta, sta nello scoraggiarsi, nel rinunciare a rialzarsi.
E riguardo al proposito di non commettere più quel peccato, bisogna non dubitare della sincerità dei proponimenti qualora poi, per la propria fragilità, si constata di non correggere radicalmente la condotta personale da un giorno allaltro. Il Signore attende sempre da noi di ricominciare da capo, come tanti bambocci che buffamente si sforzano di rialzarsi dopo ogni caduta.
Dalla propria mente non va mai rimosso quel chiodo solare che Dio ci ama così come siamo, e che Lui è sempre pronto a perdonarci settanta volte sette (Mt. 18,22), e a trasformare in carica positiva anche le nostre esperienze negative.
Dio ci lascia liberi dintrodurre il male e la sofferenza dentro di noi. Ma ad ogni iniziativa umana risponde una stupenda invenzione divina. Lui Padre, pieno di tenerezza e di misericordia, può fare di una caduta una felice colpa, che a noi manterrà presente la magnanimità del suo perdono.
Soltanto a poco a poco noi riusciamo a guarire dalle malattie morali. Per molte persone occorre una bella carriera di peccati e di perdoni, prima che arrivi lo scossone di un terremoto interiore, capace di stabilizzarle nel grembo gioioso del Padre misericordioso. Ma è bene ripetere: ciò che conta è la buona volontà, il desiderio sincero di migliorare se stesso, nonostante tutto.
La vita cristiana è un atletismo spirituale (2 Tim. 4,7), è un camminare dietro a Gesù (Mt. 16,24).
Non è mai troppo tardi per vivere bene, nella pace e nella libertà interiore. Nulla è definitivamente perduto; e Dio si aspetta sempre da noi di deciderci a collaborare con Lui, per fare della nostra vita un capolavoro vivente della sua grazia. E allora smettiamola di essere indispettiti per i nostri ripetuti cedimenti, prendendocela con Dio e con noi stessi. Non cè che da tuffarci nelloceano della misericordia divina, per risentirci - insieme al nostro Poeta - come piante novelle rinnovellate da novella fronda.
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ultimo aggionamento 15 luglio, 2002