STUDI
 

    Maria Grazia Gabrielli

Da Fede e Cultura 2/2002

Edith Stein
La dignità e la vocazione della donna

 

 

 

 

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“La donna” è un’opera di Edith Stein
che analizza la vocazione e la missione femminile
“secondo la natura e la grazia”, alla luce del messaggio cristiano

 

“Anima forma corporis”:
Caratteristiche dell’animo femminile

Partendo dal principio enunciato da S. Tommaso “anima forma corporis” che indica la stretta connessione tra anima e corpo, Edith Stein deduce che ad un corpo femminile corrisponde un animo femminile e quindi una vocazione femminile, come ad un corpo virile corrisponde un animo virile e quindi una vocazione maschile. Con ciò intende che l’animo femminile ha particolari inclinazioni, tendenze che derivano dalla natura stessa della donna: sono insite in essa “ non solo il corpo è strutturato in modo diverso, /…/ ma tutta la vita del corpo è diversa, il rapporto dell’anima col corpo è differente e nell’anima stessa è diverso il rapporto dello spirito alla sensibilità, come il rapporto delle potenze spirituali tra loro” (p. 204). Per la donna parleremo, allora, di “vocazione dell’animo femminile”: nell’uguaglianza di dignità per l’uomo e la donna c’è distinzione di vocazioni e anche di ruoli…”Lo scopo dei sessi. L’uomo e la donna sono destinati a dominare la terra” /…/ a generare ed educare la prole. Ma la donna – che è più unita al bimbo sia nel corpo che nell’anima, e da tale legame tutta la sua vita è condizionata – ha qui il suo primo compito; l’uomo è posto al suo fianco come aiuto e protezione” (pp. 204-205) (cfr. Mulieris dignitatem p. 49).
L’animo femminile è, per natura quindi, incline ad atteggiamenti materni e cioè ha un’elevata sensibilità, una propensione all’altruismo, un’attenzione verso ciò che è vivo e personale, e verso la concretezza a scapito dell’astrattezza ad una tensione alla perfezione.
“Proteggere, custodire e tutelare, nutrire e far crescere: questi sono i suoi intimi bisogni veramente materni” (p. 52) (cfr. Mulieris dignitatem p. 50). La donna è poi capace di saper partecipare a pieno alla vita di un altro condividendone gioie, dolori, problemi, pensieri, offrendosi come sostegno e mostrandosi particolarmente votata all’obbedienza e al servizio, con un amore dimentico di se stesso. Certo queste caratteristiche variano da donna a donna, come anche, possono certamente essere presenti in un uomo. Ma Edith Stein individua nelle donne questa base comune (cfr. p. 108).

 

Problema dell’educazione femminile

Per la vera formazione della donna c’è bisogno, oltre che dell’aiuto soprannaturale (la Grazia), di un’accurata opera educatrice, improntata sulla fede (p. 163). L’educazione femminile deve condurre a sviluppare una personalità coerente con la propria specifica ed autentica vocazione, secondo le sue specifiche caratteristiche.

 

Vocazione della donna

Nel racconto della creazione si delinea chiaramente la vocazione: la donna è sposa (Gen. 2, 18.24). E di qui la vocazione della donna a stare “…al fianco dell’uomo; non al suo posto, ma neppure un gradino sotto: ciò contraddice alla dignità della persona umana” (p. 215). La donna è madre: “Crescete e moltiplicatevi”. La diversità delle vocazioni è sottolineata anche in negativo. Quando c’è la caduta del peccato originale la punizione di Dio riguarda le loro vocazioni specifiche: la donna come madre (le sue gravidanze) e il suo essere sposa, l’uomo come lavoratore (cfr. Nota BJ a Gen. 3,16). Questo ovviamente non significa che la donna non possa e debba lavorare fuori casa, ma solo che il lavoro non deve far perdere di vista oppure impedire-trascurare la vocazione principale della femminilità. Mia madre è laureata, professoressa al liceo ed è ottima sposa e madre!

 

La donna e Maria SS.

Maria SS. è Sposa e Madre da una parte, Sposa di Cristo dall’altra (pp. 57-59). La vocazione principale della donna secondo la sua natura è quindi duplice: essere sposa e madre ad imitazione di Maria SS.: “Essere sposa significa essere la compagna che presta sostegno all’uomo, alla famiglia, alla comunità umana. Essere madre ha questo senso: custodire la vera umanità, difenderla e condurla al suo pieno sviluppo”.(Introd. P. 15). Ed è quindi duplice la sua missione: “compagna dell’anima e madre delle anime, non limitata agli stretti confini dei rapporti matrimoniali e materni, ma estesa a tutti gli esseri umani che entrano nel suo orizzonte” (p. 137). Queste due missioni rispondono ad un solo fine: il fine della vocazione femminile. “Le donne sono chiamate a portare nei cuori lo spirito della fede e l’amore cristiano in svariatissimi campi d’azione, e a portare il loro contributo per strutturare nello spirito cristiano la vita sia privata che pubblica (p. 169). La donna è anche, per questo, personificazione della Chiesa (p. 260) (cfr. p. 151).

 

Maria SS.: il modello dell’educazione femminile

Modello e compagna della missione femminile è Maria, perché Ella è l’espressione più pura e più completa della femminilità.
“Se Maria è il prototipo della genuina femminilità, l’imitazione di Maria deve essere lo scopo dell’educazione delle ragazze /…/ La sequela di Maria è doverosa non solo per le donne, ma per tutti i cristiani.
Ma per le donne essa ha un significato specifico. Le conduce ad esprimere in modo a loro conforme, in modo femminile, l’immagine di Cristo” (p. 219-220) (cfr. M.d.pp. 12 e 31).
Come Eva era al fianco del primo uomo, Maria sta al fianco di Cristo però “non a suo profitto, ma a vantaggio nostro. E’ la Madre dei viventi: il suo amore materno abbraccia insieme il Capo e tutto il Corpo Mistico” (p. 219).
La donna quindi ha un ruolo fondamentale e una forte responsabilità: collaborare e far raggiungere il fine della creazione dell’umanità. Vale a dire: “Realizzare Cristo nell’uomo” (p.211).
Solo quando le rispettive caratteristiche maschili e femminili sono pienamente sviluppate, si raggiunge la massima somiglianza possibile col divino, e solo allora la comune vita terrena viene tutta potentemente compenetrata dalla vita divina””(p. 66).

Cenni biografici

Nacque a Breslavia (Polonia) nel 1891, da agiata famiglia ebraica, compì brillanti studi filosofici; fu assistente di Husserl all’istituto tedesco di pedagogia di Munster; abbandonata da tempo la pratica religiosa, si dichiarava atea, ma non smetteva di cercare un’ulteriore Verità; all’inizio degli Anni venti si avvicinò al cristianesimo e si fece battezzare nel 1922; entrò nell’ordine delle suore carmelitane con il nome di Teresa Benedetta della Croce; in convento si dedicò alla traduzione in tedesco delle opere di S. Tommaso. Nell’agosto del 1942, prelevata dal suo convento olandese, fu deportata ad Auschwitz, dove morì in una camera a gas.
Nel 1998 è stata proclamata santa da Papa Giovanni Paolo II.

 

 

 

Degenerazioni, a causa del peccato, di queste innate inclinazioni naturali

A causa del peccato originale “la natura può degenerare negli eccessi. Per la natura maschile si traduce nella volontà del dominio brutale, nel rendersi schiavo del proprio lavoro, e nel delirio dell’onnipotenza creatrice. Per la natura femminile si manifesta nel legame servile verso l’uomo, nell’immergersi nella vita corporea e sensuale. “E quando ciò avviene, ella diventa ancora una volta seduttrice che spinge al male, mentre la sua missione specifica sarebbe la lotta contro il male” (p. 88).
La maternità può essere vissuta come soddisfacimento dell’istinto materno, i figli come mezzo di compiacimento ed orgoglio, il matrimonio semplicemente come sistemazione, la procreazione in maniera egoistica ed irresponsabile, la professione anteposta ai doveri familiari o non vissuta in maniera femminile (desiderio di rivaleggiare con l’uomo, prendere il suo posto…) (cfr. M.d. p. 27-28). “Al posto del servizio amichevole subentra la volontà di dominare” (p. 54).

II catechismo degli adulti

Il catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” ha un paragrafo chiarissimo su questo tema (Cap. 27, par. 2, pp. 502-503) che invito a leggere e meditare. “Tra uomo e donna c’è pari dignità ma distinzione e reciprocità. /…/ sono due modi di essere al mondo, di vedere la realtà e di comunicare. Alla donna deve essere riconosciuto il diritto di inserirsi da protagonista nella vita familiare, professionale, sociale, culturale ed ecclesiale, ma anche di portarvi la sua originalità e il suo genio. /…/ Il lavoro produttivo di per sé è un bene per ambedue; ma non dovrebbe essere una scelta obbligata”. Giovanni Paolo II, nella Familiaris Consortio, al n. 23 ha scritto un paragrafo magistrale sul tema “Donna e società”. Nella “Mulieris dignitatem” ai nn. 17-22 approfondisce le due dimensioni della vocazione della donna: la verginità e la maternità.

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ultimo aggionamento 27 aprile, 2002