SULLE ORME DI MADRE SPERANZA |
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Sono stato colpito da un mosaico che sembra cantare la fraternità sacramentale i preti. Nella navata sinistra della Cappella Palatina (Palermo, sec. XII) si incontra la raffigurazione di un incontro tra due apostoli: Pietro e Paolo. I due si abbracciano in modo fermo e tenero guancia a guancia, con lo sguardo che non è un fissarsi reciproco ma sembra fissare un punto comune. Le b¦accia hanno una salda reciproocità in quel sostenersi vicendevole: braccia lunghe quel tanto che basta per accogliere intero 1altro, con uno slancio silente e intensissimo. Strana la contorsione delle figue come se, nel movimento dei piedi fossero avviate altrove. Ma dimprovviso sulla propria traiettoria ciascuno incontra laltro. E non prende le distanze. Pietro appare piegarsi un poco come se fosse appena alzato da un trono. E getta le braccia attorno allaltro e si 1ascia prendere. Paolo più giovanile, pare slanciarsi e trattenere il fratello più anziano con una tenerezza particolare, quasi a voler rimpicciolirsi; eppure con una sicurezza da donare. Nessuna paura del corpo, nessuna reticenza, labbraccio è un incontro vero, virile e fraterno. Due santi così diversi per doti umane e cultura si ritrovano allinterno di un unico progetto che li supera.
Mi è sembrato di vedere in questo passato il fi¦turo del presbiterio.
Penso anche ad unaltra scena, questa volta del Vangelo (Lc. 5,1-11) quando Gesù invita Pietro e gli altri apostoli per la pesca: Prendi il largo e calate le reti per la pesca e questi: Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola...., sappiamo dal racconto lucano che cosa succede: le reti si riempiono. Ma notiamo il comportamento di Pietro: chiama quelli dellaltra barca per aiutare a tirare su la rete piena di pesci. Gesù quando rivolge lordine a Pietro, non dice che i pesci cadranno da soli nella sua barca, ma ci vogliono le sue reti e laiuto dei soci, la gioia solidale.
Ecco lamicizia tra i preti: chiamo quelli dellaltra barca perchè partecipino del mio stupore. E riconosciamo che Lui, colui che ci ha chiamati, è il Signore.
Ci si chiede chi è il prete e come piacerebbe alla gente che fosse. Il sacerdote si trova sempre a confronto con la stessa sfida fondamentale: essere rassomigliante a Cristo, Capo e Pastore. Ma come assolvereere e portare avanti tale missione? Certamente non da soli anche perché le difficoltà, gli ostacoli e i limiti sono tanti. E si rischia di cadere nella solitudine, nella stanchezza, nel funzionalismo, nel vuoto, che viene spesso riempito da forme di vita non consono al proprio ministero. Ecco la ragione di questa presente rubrica condotta dai sacerdoti diocesani Figli dellAmore Misericordioso (SDFAM).
Madre Speranza è stata chiamata dal Signore a fondare una famiglia religiosa, Ancelle e Figli dellAmore Misericordioso, avente come fine principale lesercizio della carità verso i più bisognosi. Il f¦ne primario particolarmente dei Figli dellAmore Misericordioso è lunione con il Clero Diocesano, per aiutarlo fraternamente e per fomentarne lunità interna e la santità. Madre Speranza aveva una grande cura per i preti e si offrì come vittima per questi. E la provvidenza del Signore ha voluto che alla Congregazione dei FAM facesse parte anche il ramo dei sacerdoti diocesani con voti. Fu chiaro alla Madre ciò che il Signore le chiedeva. Non ce bisogno nella Chiesa di una ennesima Congregazione religiosa, ve ne sono già molte per le varie necessità apostoliche; ne occorreva però ancora una che operasse a beneficio dei sacerdoti, che fomentasse lunità allinterno del presbiterio diocesano e che diventasse per il Sacerdoti un punto sicuro di riferimento, davvero come la propria famiglia. Questo ramo dei sacerdoti diocesani, oltre alla propria santificazione, tende ad incarnare la sollecitudine dellAmore Misericordioso operando in particolare per lunità del Clero Diocesano e la sua santificazione, in spirito di concreto servizio fraterno. Senza mutare la propria condizione canonica, e cioè quella diocesana, vengono uniti in quanto singoli, allIstituto Religioso dei FAM.
Dallapprovazione dello Statuto della Santa Sede, nel 1995 il ramo dei sacerdoti si sta sempre più sviluppando.
A Collevalenza, cuore della spiritualità della Famiglia dellAmore Misericordioso, i SDFAM, si è tenuta nei giorni 18 - 22 novembre scorso la terza settimana dellincontro annuale. Un gruppo, forse ancora un po piccolo, proveniente da diverse regioni italiane, ma ben entusiasta. Le meditazioni tenute da P. Domenico Cancian, superiore del Satuario; P. Lucas Maximiano superiore generale, e P. Aurelio Pérez, Vicario generale e P. Mario Gialletti sono state incentrate sulle virtù teologali vissute dalla Madre.
La cosa bella è stata anche laver sperimentato un momento di vita fraterna, lo scambio della testimonianza nella fraternità sacerdotale, la comunione con i confratelli religiosi, Ia preghiera comune anche presso la tomba di Madre Speranza e luscita presso i santuari eucaristici di Bolsena e Orvieto. A metà dellesperienza settimanale cè stata, poi la 1ª professione religiosa del sac. Albano Sergio, della diocesi di Monreale.
Siamo ripartiti da Collevalenza con un cuore rinnovato, carico di quella grazia e di quella tenerezza che solo dal cuore di Cristo può sgorgare per una testimonianza ecclesiale, conforme alla natura della vita consacrata.
Dimenticavo: ogni sacerdote diocesano FAM, a turno ha preso limpegno di apportare mensilmente in questa rivista la testimonianza secondo il carisma comune.
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ultimo aggionamento 21 dicembre, 2002