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O Gesù ripeteva spesso Gemma quanti peccati! O non li vedete, Gesù? ma la vostra misericordia è infinita. Me li avete perdonati tante volte, me li perdonerete anche adesso. (Vita, 455). Desta meraviglia in Gemma questo senso di umiltà per i propri peccati. Non solo possedeva sensibilissimo il senso della colpa e del peccato, ma se stessa reputava peccatrice, dolorosamente colpevole. Un testimone afferma che sempre tremò al pensiero dei suoi peccati in tutto il corso della sua vita, soprattutto durante i mesi della malattia mortale. Li confessava pubblicamente con accenti e parole così accese e tale tremore e spavento da infondere pietà negli astanti. E non bastandole la preghiera a Gesù, alla Madonna si rivolgeva: "Mamma, le diceva con gli occhi colmi di lagrime, quando sarò al cospetto di vostro Figlio, ditegli voi che mi usi misericordia".
Chi vive, come noi, con sì scarsa sensibilità verso il peccato (intendiamo pure dei peccati veniali), non può non restare sorpreso da questa umile commozione di una santa, vergine e innocente vittima d'amore. Pur non avendo da espiare nessun peccato mortale, Gemma piange colpe e imperfezioni indeliberate, sembrandole già grande offesa all'Amore che essa va cercando per le strade della penitenza e della costrizione. Non ci accorgiamo noi, pur nella fede, d'esser preda ogni giorno di più di un falso misticismo quietista il quale rifiuta di accogliere quanto non saccorda col nostro compiacimento e deliberatamente ci rende indifferenti verso il peccato, cauterizzando la coscienza contro ogni senso di vergogna e di ripugnanza.
Diceva S. Teresa d'Avila che "il dolore per il peccato cresce in proporzione della grazia divina ricevuta" ed errori passati, siano essi tenui e involontari, trascuratezze e indifferenze, appaiono all'anima che progredisce nella vita d'unione con Dio una ingratitudine della quale mai abbastanza si cessa di lamentare, stoltezza e follia insieme. La vicinanza, il contatto con Dio, Amore assoluto, fanno sì che ogni infedeltà, anche la più piccola e inconsiderata, apparisca una enormità incommensurabile e spaventosa. Mai si è amato abbastanza quando l'Amore accompagna, unendola a sé, l'anima sulla strada indefinita della santità. La misura del peccato è la stessa misura dell'amore e di un amore senza misura, come ebbe a scrivere Bernando da Chiaravalle. Un amore sine modo, senza misura è logico proietti sulle colpe e sui peccati, pur minimi e indeliberati, l'ombra interminabile di una tristezza e faccia gemere i mistici d'accenti di inenarrabile desolazione. Chi vive a distanza con Dio, fa le sue preghiere per lo più utilitarie e interessate, è naturale si meravigli e resti sorpreso dei lamenti per errori trascorsi e delle invocazione alla infinita misericordia. Ma chi con Dio è ormai una cosa sola, e Gesù ha contemplato e contempla, a dire della grande Carmelitana, "nei suoi occhi così belli, così dolci, così clementi", ripensando a tutto quello che si poteva fare d'amore verso di Lui e non si è fatto, non può non rimpiangere ore e giorni trascorsi senza quella premura di assiduità, di affetti, di sollecitudini, di attenzioni che tale Amore richiede. "Il cuore pensando e questo aggiungeva la stessa Santa mi si spezzava in petto, e così provai per tutta la vita" (Vita, 206). Poteva dunque Gemma invocare appassionatamente il suo Diletto, volgersi alla sua Mamma, richiederne l'intercessione: "Mamma, quando sarò al cospetto del vostro Figlio, ditegli che mi usi misericordia". Così supplicava con occhi inondati, e giorno e notte gemendo: "Gesù mio, misericordia!". Fosse solo per questo esempio eroico d'amore, i santi, e Gemma in particolare, meritano tutto il nostro riconoscimento. Ci insegnano come il cammino nella Luce allarghi le ombre di tutto ciò che nasce e muore nel corpo, nel tempo e nei nutrimenti che le creature offrono fuggevolmente e spesso con tanta tristezza alle anime. Una sola cosa è necessaria, e Gemma l'ha scelta: l'Eternità che mostra a noi in parole di constrizione e d'amore l'itinerario verso l'infinita Misericordia.
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ultimo aggionamento 27 aprile, 2003