DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA
 
P. Domenico Cancian fam

 

Voce del Santuario

Marzo 2003

 

 

 

 

 

 

 

Santuario di Collevalenza

 

Felice colpa!

“Felice colpa che meritò di avere un così grande redentore!”
Così canta la Chiesa la notte del sabato santo nell’Exultet, il celebre canto che annuncia la Risurrezione di Gesù! La Pasqua cristiana!
Felice colpa, quella di Adamo, quella di ogni uomo perché ha indotto il Padre misericordioso a mandarci niente di meno che il Figlio! Ha indotto Gesù a dare la vita per noi, lasciandosi crocifiggere! Ha indotto lo Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio, a portare a compimento la salvezza dell’umanità in un modo così misteriosamente al di sopra di ogni nostra previsione.
Ma proprio possiamo cantare “felice colpa” davanti alle nostre miserie, guerra compresa?
E’ chiaro che la colpa in sé non è felice, né fa felici. Ci fa felici Colui che è venuto in mezzo a noi per redimerci dalla colpa. Felice la colpa che ci porta all’Amore Misericordioso, facendoci ricordare che tutti siamo peccatori, ossia incapaci di salvarci da soli. Paradossalmente la colpa ci rivela l’identità di Dio e nostra.
Allora la Pasqua è una Festa che nemmeno il peccato più grave potrà cancellare. Anche nel pieno della guerra con uno scenario del futuro del mondo che ci fa umanamente tremare, dobbiamo cantare, assieme al Miserere, l’Exultet, affidandoci a quell’Amore Misericordioso che è più grande di ogni peccato!
L’Amore Misericordioso è più grande perché ci riempie di ogni grazia, ma anche perché sa trasformare pure il male in bene.
Come racconta una storiella che vi propongo:
“Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto. Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua.
L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io! ”.
Un mattino, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse: “Guarda il bordo della strada”. “E’ bellissimo, pieno di fiori”.
“Solo grazie a te” disse il padrone. “Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno”.
Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, Dio sa fare meraviglie con le nostre imperfezioni.

“Gesù Nazareno, il Crocefisso, è risorto!” (Mc 16,6)

Un’antica Omelia del Sabato Santo descrive in questo modo il primo gesto del Risorto.
“Certo il Signore Gesù va a cercare il primo padre, Adamo, come la pecorella smarrita. Gli dice: “Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio. A te e a quelli che hanno avuto origine da te ordino: Uscite dal carcere! Siate illuminati! Risorgete! Svegliatevi! Io sono la vita e la Risurrezione!”. Adamo con tutti i suoi discendenti si alzano e si mettono a seguire il Cristo glorioso”.
Gesù di Nazareth ha vinto definitivamente il peccato e la morte con la potenza straordinaria del suo Amore. La strada battuta da Lui è dunque quella giusta, è l’unica che porta al Padre. Il duello tra la vita e la morte è stato vinto definitivamente da Gesù, semplicemente con la forza disarmata e disarmante dell’Amore.
Gesù Nazareno, il Crocifisso, è risorto! E’ risorto già sulla croce, perché l’Amore non può essere ucciso da nessuna cattiveria, neanche dalle armi batteriologiche.
La notte di Pasqua sarà sempre quel Faro di Luce che nessuno può più spegnere. E’ il fondamento indistruttibile della Speranza cristiana.

La Pace!

Gesù è la Pace. Il Risorto ripetutamente la dona a noi che ne abbiamo assoluto bisogno. Quella Pace riempie i nostri cuori, distruggendo ogni forma di egoismo, violenza, indifferenza, disperazione, cinismo.
Forse mai come oggi abbiamo bisogno di fare Pasqua, nel senso originario di passare dalla schiavitù del male alla libertà dell’amore che si fa servizio. “E’ Lui infatti che ciha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto” (Col 1,13).
“Egli infatti è la nostra pace… Egli è venuto ad annunziare pace” (Ef 2,14. 17).
Ciò detto, riferendoci all’attuale situazione di guerra, quella in Iraq, ma anche alle tante altre che non ci è dato di conoscere, non posso non riportare il giudizio di un grande uomo come il Padre Peter-Hans Kolvenbach, generale dei gesuiti.
“C’è da chiedersi chi abbia il diritto, al di fuori delle Nazioni Unite, di decidere la necessità di un intervento armato contro un altro Paese - che causerà vittime civili innocenti e sconvolgimenti politici - nel caso non si tratti di legittima difesa.
Con la teoria della guerra preventiva c’è il rischio di intervenire, come guardiani del mondo, contro una lista infinita di Stati che sembrano preparare l’uso delle armi di distruzione di massa, oggi in dotazione a numerose nazioni. Appare assurdo scatenare una guerra, uno alla volta, contro tutti i Paesi governati con sistemi dittatoriali per portare con la violenza esterna la democrazia”.
Appare altrettanto assurdo che alcuni Paesi vogliano lasciare le cose come sono, solo per interessi economici.
Appare infine contraddittorio il pacifismo violento. Si può dimostrare per la pace facendo violenza?
Davvero abbiamo bisogno più che mai di una Pasqua che metta chiarezza in questo nostro mondo così violento e così confuso. Certamente non possiamo fare una Pasqua pensando semplicemente alla “scampagnata”, mentre il mondo “brucia”. Ce lo ricordano le sconvolgenti immagini dell’informazione. Ognuno di noi è corresponsabile del bene e del male che è nel mondo.
Madre Speranza avrebbe tanto pregato, sofferto ed aiutato le persone coinvolte nella tragedia della guerra.
La “buona Pasqua” significhi dunque l’augurio a fare tutto quello che è nelle nostre possibilità perché questo mondo inquieto e violento trovi la via del dialogo, della pacifica convivenza nella giustizia, dell’amore che porta a fare di tutti i popoli una sola famiglia.

Maria, donna del terzo giorno

E’ un’espressione felice di Mons Tonino Bello, nel libro: “Maria, donna dei nostri giorni” (Paoline 1989).
Il Vescovo sostiene che Maria fu l’unica persona presente alla Risurrezione di Gesù. “Come fu presente, l’unica, all’uscita di Gesù dal suo grembo verginale di carne. E divenne la donna del primo sguardo su Dio fatto uomo.
Così dovette essere presente, l’unica, all’uscita di Gesù dal grembo del sepolcro. E divenne la donna del primo sguardo dell’uomo fatto Dio” (p.94).
Maria, sempre vicina a Gesù, suo Figlio, poteva mancare al momento vertice della salvezza, cioè alla Pasqua?
Mentre con fervore preghiamo la corona del rosario, i riflessi del Risorto stampati nei suoi occhi e la sua diretta testimonianza ci guidino nella celebrazione di questo mistero, al punto che tutta la nostra vita diventi pasquale.
Con gioia abbiamo celebrato al Santuario la solennità dell’Annunciazione del Signore, l’evento storico dell’inizio della nostra salvezza: l’Incarnazione del Figlio di Dio nel grembo di Maria.
Il sì di Gesù e il sì di Maria, perfettamente sincronizzati e sintonizzati, costituiscono il punto luminoso della storia di Dio con l’uomo.
Il 19 marzo, poco prima, abbiamo celebrato la solennità di San Giuseppe, l’uomo giusto che ha accettato con grande umiltà e silenzio di “custodire” due tesori: Maria e Gesù. Un augurio a tutti i papà perché possano ispirarsi a questo grande modello.

Pellegrini

Col mese di marzo si è riaperta la Casa del Pellegrino e le presenze al Santuario sono aumentate.
Diversi gruppi, guidati dai parroci, avevano il preciso scopo di fare una o più giornate di ritiro spirituale in preparazione alla Pasqua. Nei fine settimana abbiamo accolto diverse migliaia di persone, per la grande maggioranza ben disposte alla celebrazione dei sacramenti (Riconciliazione ed Eucaristia), desiderose di ascoltare il messaggio del Santuario, di immergersi nelle vasche, soprattutto di invocare la misericordia del Signore e la pace. Menziono qualche gruppo.

Da Verona, guidati dall’infaticabile signor Totolo, sono rimasti con noi dal 7 all’8 marzo ben 270 persone. Oltre i sacramenti e la liturgia dell’acqua, abbiamo percorso insieme la via crucis.
In quei giorni abbiamo accolto pellegrini da Assisi (100), Roma, Firenze, Mantova, Anguillara, Grosseto.
Sabato 15 sono stati con noi 350 pellegrini provenienti dal Santuario di Bozzola (Vigevano). E’ ormai la seconda volta che Don Gregorio, con ammirevole impegno, riesce a mettere insieme tante persone (7 pullman), ben motivate spiritualmente. Pensate che sono partite venerdì sera da Vigevano, hanno viaggiato tutta la notte, alle 7 erano qui e poi, dopo colazione, riconciliazione, liturgia delle acque, via crucis, messa. Con Tanto fervore e attenzione! Ormai potremmo ipotizzare un gemellaggio Collevalenza-Bozzola.
La domenica 16 una decina di gruppi provenienti da Roma, Terni, Firenze, Bastia Umbra.
Il 22-23 molti gruppi, soprattutto dall’Italia centrale. Faccio menzione in particolare dei 150 pellegrini guidati dal carissimo confratello Don Piero Boscherini che in quell’occasione celebrava il suo 45° di Sacerdozio. Altrettanti provenivano da Vetralla, Viterbo.

Il 28 un gruppo dalla Francia. Il 31 un altro dall’Austria. Il 29-30 una ventina di pullman. Un centinaio di pellegrini provenivano da Montepulciano ed erano guidati dal nuovo parroco Don Luciano. Da tanti anni vengono per un ritiro spirituale parrocchiale. Fino all’anno scorso era con loro Don Biagio che per quasi 60 anni li aveva guidati come parroco. E’ deceduto 15 giorni fa e lo abbiamo ricordato con affetto.

Sacerdoti e Religiosi

I sacerdoti, per i quali Madre Speranza aveva un’attenzione particolare, sono sempre i benvenuti.
Il 3 marzo sono stati con noi una decina di Sacerdoti responsabili di una vicaria di Rovigo. Li guidava Don Camillo Magarotto. Abbiamo celebrato insieme l’Eucaristia, abbiamo visitato il Santuario e poi abbiamo pranzato insieme. Sono ripartiti contenti.

La Conferenza Italiana Superiori Maggiori ha organizzato un Convegno sull’organizzazione delle Conferenze dei Superiori. Circa 150 religiosi hanno pregato, riflettuto, condiviso esperienze di vita.
Sono rimasti con noi dall’11 al 14 marzo. I nuovi hanno chiesto di conoscere la storia del Santuario e della Madre.

Il 23 marzo abbiamo festeggiato a Spinaceto il 25° di sacerdozio del nostro carissimo confratello Padre Antonio Garofalo che da una decina d’anni guida la grande comunità parrocchiale del popoloso quartiere di Roma.
Padre Antonio ha voluto giustamente che fosse momento di ringraziamento all’Amore Misericordioso, preceduto da una settimana di preghiera per le vocazioni. L’Arcivescovo emerito di Fermo, S.Ecc. Mons Clero Bellucci, che 25 anni fa l’aveva ordinato, ha presieduto la celebrazione domenica 16. Sabato 22 don Giosy Cento ha tenuto un applaudito concerto. Tante persone hanno partecipato a questa bella festa di famiglia.

Incontro con i capogruppo

L’8-9 marzo abbiamo avuto l’annuale incontro con i capigruppo, ossia con quelle persone che, ispirate dal Signore, mettono tempo ed energie nell’organizzare i pellegrinaggi al Santuario.
Hanno accettato l’invito una quarantina di persone. Abbiamo pregato e poi ci siamo incontrati prima per riflettere sui “Santuari: scuola di preghiera” e poi per scambiare dei suggerimenti per migliorare il servizio sia di chi accoglie al Santuario, sia di chi accompagna le persone.
E’ stato positivo. Ci è servito a conoscerci meglio e fare una nuova esperienza spirituale.
Mi ha colpito la confidenza di qualcuno.
“Io qua a Collevalenza ho riscoperto la fede, ho imparato a pregare…. Mi impegno a portare altri perché facciano la stessa scoperta”.
“Questo Santuario è quanto mai attuale perché ci ripropone la santità della vita e una spiritualità viva in questo tempo in cui facciamo i conti con tante sfide: alla famiglia, alla vita cristiana, ai nostri impegni quotidiani”.
In base alle osservazioni di tutti abbiamo tratto delle conclusioni che possono aiutare il capogruppo. Ne riporto qualcuna per farla giungere a quelli che non hanno potuto partecipare all’incontro.

  1. 1. Questo servizio, più che una fatica, è una grazia per chi lo fa.

  2. E’ importante favorire lo spirito del pellegrinaggio in modo che ogni persona possa incontrarsi con Gesù Amore Misericordioso nei sacramenti e nella preghiera.

  3. Il capogruppo sia uomo di fede e compagno di viaggio, sia attento e disponibile, paziente.
    Cerchi di coinvolgere per quanto possibile il parroco, le persone lontane dalla Chiesa, le famiglie in difficoltà, i giovani, i malati, le persone disperate.

  4. Si invitino a rendersi disponibili quelli che vogliono e possono aiutare come volontari all’immersione nelle vasche.

  5. Sul pullman, con discrezione, proporre la preghiera: ad esempio Lodi/Vespri, Rosario, la Novena, un video sull’opera di Collevalenza. Al ritorno è opportuno ascoltare le testimonianze sull’esperienza fatta.

  6. L’itinerario ideale per una giornata sarebbe il seguente: accoglienza, presentazione del messaggio e liturgia penitenziale, celebrazione eucaristica, visita. Dopo il pranzo: via crucis, Piscine, presepio, tempo libero.

Ricordare che il pellegrinaggio è riuscito se favorisce lo sviluppo della fede, se ci aiuta a riprendere le nostre responsabilità con lo spirito del Vangelo, facendo ogni cosa con amore. Il motto di Madre Speranza era: “Tutto per amore!”.

A questi capigruppo diciamo tutta la nostra riconoscenza, augurando di continuare con impegno questo prezioso servizio.

Episodi del mese

Mi ha particolarmente toccato il caso di un uomo che mi ha raccontato la storia di una lunga lite, con tanto di processo giudiziario in corso. Mi chiede cosa fare, perché non si sente in pace. “Anche se mi sembra di avere ragione e non aver reagito male alle sue ingiuste richieste nella divisione dell’eredità: non ci parliamo”. Propongo: “Se lei vuole essere cristiano e godere la pace, ritiri la denuncia, lasci al fratello quello che chiede e torni a parlargli”. Mi guarda con attenzione. La moglie che ascoltava interviene: “ Era quello che pensavo anch’io”.
Alla fine quell’uomo mi fa: “Sì, farò così. Mi costa, ma prometto che lo farò”. Il giorno dopo, prima di ripartire mi conferma: “Sì, sono deciso a fare così, già mi sento più tranquillo. Poi ritornerò a fargli sapere com’è andata”. Aveva qualche lacrima agli occhi. Mi sembrava di vedere la gioia della riconciliazione fraterna e quindi della Pasqua cristiana.
Quanti processi in meno, quanti soldi risparmiati, quanta gioia potremmo gustare, se mettessimo in pratica la Parola di Gesù: “A chi ti leva il mantello, non rifiutargli la tunica….. Date e vi sarà dato” (Lc 6,29.38).
Ogni tanto mi vengono a trovare due genitori che hanno un figlio che vive da barbone. Senza motivo. Sono anni che continua così.
Immaginate lo strazio dei genitori nel sapere che il figlio vive trascurando salute, rapporti sociali, lavoro, dignità….. E loro aspettano, pregano.
L’altro giorno arrivano: “Abbiamo una bella notizia. Francesco è stato con noi qualche giorno e poi ha conosciuto un sacerdote che l’ha ospitato e ha parlato con lui qualsi una notte intera. Ora è ripartito ancora. Ma noi speriamo!”.
Mi veniva in mente la situazione di alcune ragazze ex tossico che stanno vivendo in una comunità terapeutica. Raccontarono candidamente la loro storia, più o meno uguale.
“Avevamo tutto dai genitori e dalla vita. Entrammo nel giro della droga fino al punto di rubare. Abbiamo fatto impazzire i genitori che non sapevano più cosa fare.
Finalmente ci siamo svegliate. Ora stiamo risalendo e stiamo riguadagnando la nostra dignità. E’ dura, ma ce la faremo. I genitori sono felicissimi!.

Riporto infine un passaggio di una lettera ricevuta da una persona ammalata a cui avevo inviato il libro della Madre Speranza: “La Passione”.
Mi scrive: “ Ho quasi finito il libro di Madre Speranza e sono rimasta colpita dalla logica stringata e dalla chiarezza con cui espone i principi della sua fede. Ne avessi anch’io un pochina di più!”.

Defunti

Il 16 è morta, dopo tanta sofferenza, la mamma di Suor Cecilia Federici, nostra consorella della Comunità di Collevalenza. Abbiamo cercato di condividere da fratelli questo grande dolore, abbiamo pregato per questa cara persona e per la sua famiglia.
Nello stesso giorno è morto anche un nostro amato collaboratore Bruno Mengo di Collevalenza.
Molti l’avranno visto lavorare qui, nei dintorni del Santuario. Ci mancherà la sua presenza buona, che trasmetteva pace.
Sono morti il nipote di Suor Margherita Sanz della Comunità di Collevalenza ed il nipote di Suor Annarita Todini che vive nella Comunità di Mingolsheim (Germania).
Il Signore conforti le loro famiglie provate da queste morti premature.

Foto di gruppo
Da Vigevano (PV)

 

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggionamento 29 aprile, 2003