STUDI
Art04_01.jpg (22520 byte)

Prof. Gaetano Benedetti    
Prof. Ing. Calogero Benedetti
   

Camminando nella notte

Come abbiamo fatto più volte in passato seguitiamo ad ospitare volentieri in questa nostra Rivista contributi intesi a farci conoscere soprattutto ciò che è germe di sapienza divina ispirata nel contesto delle culture e tradizioni reli­giose dei vari popoli.
In questo articolo presentiamo il seguito di una interessante corrispondenza (già pubblicata nel numero precedente) tra due Professori universitari, il Prof. Gaetano Benedetti, già Docente di Psicoterapia e Psicoigiene nell'Università di Basilea (che scrive una sua riflessione sul
SOGNO METAFISICO) ed il Professore Calogero Benedetti, già docente di Complementi di tecnica delle Costruzioni nella Università dell'Aquila. Nel rispetto del reciproco pensiero e delle idee di ciascuno, i due Professori, che sono anche fratelli, ripropongono queste riflessioni con una serena verifica alla luce della Religione cristiana. (N.d.R.)

Carissimo Dedo

La tua cartolina di Friederich Schinkel, da Te parafrasata in “Dedo e Gino che camminano” mi ha ricordato una nostra celebre passeggiata fra i boschi di San Martino di Castrozza.
Era stato un pomeriggio tutto nuvole rosse e d’oro, e ciò ci aveva ricordato un famoso quadro, non ricordo il nome dell’autore, ma il titolo sì: Jhenseit und Diesseit (si scrive così?) che raffigura l’Eternità come un vortice di luce verso cui il viandante si inoltra.
E così avevamo parlato tutto il tempo di Eternità, che è una parola che deriva dal nome con cui gli antichi denominavano il bronzo, che non si altera con la ruggine come fa il ferro, e che perciò dava loro l’idea dell’immutabilità, del permanere senza più la morte, appunto dell’eterno.
Tempo e Spazio sono “forme” fisiche che la matematica mostra simmetriche tra loro, estratte dal vuoto, eppure congiunte. In esse il “presente” è un contatto senza dimensioni fra il “Prima” ed il “Dopo”.
Dici “ora” ed è già passato, o sta ancora giungendo. L’eternità invece è un presente illimitato, di dimensioni infinite. Appartiene infatti al mondo dello Spirito: appartiene a Dio.
Abituati ai lunghi crepuscoli di San Gregorio, quando il sole tramontava come una “palla d’oro” dietro i monti di Nicolosi e di Ragalna, non ci aspettavamo che sulle Alpi il crepuscolo sarebbe stato breve, un subitaneo salto nell’oscurità. E così la notte ci sorprese all’improvviso nel bosco fra i grandi abeti centenari.
Allora raccogliemmo un ramo d’albero e tenendolo per le sue estremità camminammo a tastoni nel buoi, io avanti e tu dietro, per giungere infine al paese, con le sue luci e le sue case.
E per tutto il tempo continuammo a discutere di Eternità, e delle molte mansioni che attendono ognuno di noi nella “Casa del Padre” (come scrive S. Giovanni nel Suo Vangelo).
Mi hanno riferito un pensiero attribuito a Papa Voityla, cosa che non posso controllare, ma che mi sembra bellissimo: “che l’Inferno (cioè l’assenza di Dio) esista ma sia vuoto, perché si avveri quel che è stata la parola di Cristo: “Sono venuto al mondo per compiere la Volontà del Padre. E questa è la Sua Volontà: «che neppure uno di coloro che mi sono stati affidati vada perduto»”
(È un versetto di S. Giovanni, non mi metto a cercarne il numero di codice, cercalo da Te nei Discorsi degli Addii). (*)
Esso contiene il concetto che la salvezza non è per ogni uomo, ma per tutti gli uomini.
Una differenza essenziale. Essa è la differenza fra il Medioevo e la Fede di “adesso”, e la differenza è questa: il Medioevo guardava all’Abisso della Perdizione, sperando di non cadervi. La Fede di “adesso” guarda alla Luce della Salvezza, con la fiducia di esserne accolti tramite l’Amore di Cristo.
Appunto: non la Luce di Cristo per ogni uomo, ma la Luce di Cristo per tutti gli uomini, nessuno escluso.
È questo il messaggio del quadro di Schinkel.
Fra poco è Natale e ciò ci ricorda che il Regno di Dio è alle porte.
Mi scrivi che vai pensando di ridurre (per l’età) la Tua attività.
Ma io Ti dico: il Regno di Dio è alle porte, per cui occorre darci da fare per le ultime cose che dobbiamo ancora compiere su questa Terra. E dobbiamo anzi affrettarci a compierle perché il tempo ormai si è fatto breve. (**)

Ti abbraccio con Hannj

Aff. Gino

 

(*) cfr Gv 6,39; Gv 17,12 (n.d.r.)

(**) P.S. C’è una sura (cioè un paragrafo) del Corano molto bella: (Anche fra i Maomettani ci sono cose belle, e non solo jad e fondamentalismo). Essa dice così:
«Prega Dio fintantoché ciò Ti è facile. Infatti la malattia e la morte appartengono agli uomini e non puoi evitarle e quando esse Ti raggiungeranno Ti sarà difficile pregare, se addirittura non Ti sarà impossibile. Perciò fallo adesso fintantoché Ti è facile».

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggionamento 02 gennaio, 2004