Mons. GIOVANNI SCANAVINO

“S. Ecc. Rev.ma Mons. GIOVANNI SCANAVINO Vescovo di Orvieto-Todi

Mons. Giovanni Scanavino

 

 

 

Vorremmo far giungere, anche attraverso le pagine di questa rivista, il nostro sentito saluto a ­­S. Ecc.za Mons. Decio Lucio Grandoni che, dopo trent'anni, lascia la guida della nostra Diocesi. Ricorderemo con profonda riconoscenza momenti forti vissuti insieme, tra i quali la morte della nostra Fondatrice Madre Speranza, l'inizio del Processo diocesano sull'eroicità della sua vita e delle sue virtù e la proclamazione di Venerabile da parte della Chiesa.

Esprimiamo, inoltre, il nostro augurio di un fecondo episcopato al neo eletto Vescovo S. Ecc.za Mons. Giovanni Scanavino, con l'impegno ed il desiderio di spezzare insieme "la Parola e il Pane" per essere nella Chiesa dei nostri tempi luce e fermento, "chicco di grano" - riprendendo una simbologia a noi particolarmente cara - per l'avvento di una nuova civiltà dell'amore. Fu uno tra i primi FAM che ha conosciuto Madre Speranza.

Alcuni cenni biografici di ­­­­­S. Ecc.za Mons. Giovanni Scanavino, così come sono stati riproposti in occasione della Sua Consacrazione Episcopale e del suo Ingresso in Diocesi:

Il Rev. Padre Giovanni Scanavino è nato il 6 dicembre 1939 a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, diocesi di Alba. È entrato nel Seminario Agostiniano di Loano nel 1950, all'età di 11 anni, ed è stato ammesso al noviziato a San Gimignano, dove ha emesso i voti il 7 ottobre 1956.
Ha frequentato gli studi liceali nel Seminario di Milano e i corsi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Lateranense, fino al grado di Licenza, specializzandosi successivamente in Patristica presso il medesimo Ateneo.

È stato ordinato sacerdote il 14 marzo 1964.

Oltre a vari articoli su Sant'Agostino, ha pubblicato i seguenti testi: Vita di comunità e vita interiore, Ed. Nava Milano; La nostra avventura, Ed. Augustinus; Spirito e Libertà, Ed. Città Nuova.

Dal 1967 e 1977 Padre Scanavino ha svolto l'ufficio di maestro del Professorio a Pavia, divenendo poi, nel 1977, Priore di quella Comunità Agostiniana, fino al 1983.

Nel 1983 è stato nominato per un sessennio Assistente Generale dell'Ordine a Roma; contemporaneamente, dal 1984 al 1992, è stato Preside della Federazione delle Province Italiane. Negli anni 1991-1995 ha svolto l'ufficio di Assistente Generale.

Dal 1992 al 1996 Padre Scanavino è stato Priore della Comunità Agostiniana a Milano, e dal 1996 al 2000 Priore della Comunità del santuario di Cascia.

Dal 2000 Provinciale della nuova Provincia Agostiniana d'Italia.

Pubblichiamo con gioia il Messaggio del neo eletto Vescovo, S. Ecc.za Mons. Giovanni Scanavino, alla sua Diocesi di Orvieto-Todi, pronunciato il 27 dicembre scorso, in occasione della sua Consacrazione Episcopale e del suo Ingresso in Diocesi.

Il saluto del Presule ai fedeli

Chiamati ad accogliere le sfide di una Chiesa guidata dall’Eucarestia


Giovanni Scanavino
Vescovo di Orvieto-Todi

Il carattere particolarmente «eucaristico» che contrassegna la Chiesa di Orvieto-Todi mi ha colpito fin dal primo istante in cui il Nunzio Apostolico mi ha notificato la nomina vescovile.
Nel mio naturale smarrimento andavo cercando un punto fermo su cui appoggiarmi e l’ho trovato immediatamente nella memoria del miracolo eucaristico conservato nel Duomo di Orvieto.
Ho pensato: «Non conosco la Chiesa che il Papa mi affida ma me la rende familiare questo riferimento eucaristico, di cui questa Chiesa va famosa».
«Possiamo intenderci – ho aggiunto subito, alla ricerca di un volto amico e di una mano tesa – in questa fede comune e nella convinzione che da tempo mi ritorna prepotentemente nel cuore e nella mente: con la Parola e il Pane si costruisce la Chiesa, la Città di Dio, la nuova Gerusalemme “visione di pace”.
Questo riferimento eucaristico può anche essere il più antico e originale progetto pastorale, quello della Chiesa primitiva di Gerusalemme, dove vivevano «assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2, 42). Questa è stata l’esperienza che sant’Agostino ha tradotto nella sua Regola; in questa esperienza ha individuato i tratti essenziali del progetto culturale cristiano e il fondamento della città di Dio.
Quando la Chiesa manifesta questa identità, allora coincide con la città di Dio. Costruire questo modello di chiesa «eucaristica» significa veramente ridare alla Chiesa locale la sua funzione salvifica e sociale, di animazione e di fermento di questo mondo attraverso il dono di quella Parola e di quel Pane che formano il mistero eucaristico e sono la sapienza e la potenza di Dio che trasforma il mondo.
La nuova evangelizzazione – ci ha ricordato recentemente il Papa nella sua Enciclica Eucaristica – passa dall’esperienza eucaristica rinnovata. Non può annunciare la risurrezione, e quindi la speranza cristiana, chi non si è lasciato aprire gli occhi e toccare il cuore dalla Parola di Dio: solo allora i discepoli di Emmaus lo hanno riconosciuto nello spezzare il pane e hanno trovato il coraggio di tornare per confermare ai fratelli che Cristo era veramente risorto (Cfr Lc 24, 33).
Nella semplicità dell’Eucarestia dobbiamo ritrovare le linee guida del nostro progetto culturale e pastorale.
Parola e Pane, Sapienza e Grazia, ci mettono in grado di esercitare la nostra missione di luce e di fermento a sostegno di tutti gli uomini di buona volontà che intendono costruire un mondo secondo la civiltà dell’amore.
Per una comunità cristiana rinunciare a questa prospettiva e a questo impegno significa svuotare la propria identità e perdere quel sapore indispensabile alla fragranza di un pane per tutti.
Nell’Eucarestia impariamo infatti a condividere il Pane della vita, perché nessuno si senta bisognoso; diventiamo costruttori della Pace che riceviamo, la Pace di chi ha la forza di dare la vita per gli amici.
Affidiamo alla Vergine Santissima, «la donna eucaristica», la ripresa del nostro cammino, per essere capaci, come Lei, di lodare il Signore, di magnificarlo, e di proclamare ogni giorno con lo stesso coraggio l’identica fede nelle regole del gioco: vincono gli umili e i prepotenti rimangono a mani vuote.
La nostra fede trova nell’Eucarestia la luce e la forza per capovolgere la logica del mondo e per costruire una famiglia diversa.
Chi, come Maria, ci crede, sa che non si tratta di un’illusione, ma di un’esperienza che rimane e che nessuna violenza può più soffocare.
Abbiamo spesso temuto che la nostra fede non incidesse nella storia, ma la sfiorasse solo come un bel sogno.
In questo stesso tempo abbiamo piuttosto snobbato l’Eucarestia, prendendola come un rimedio inefficace, di tutt’altra portata.
È giunto il momento di sfidare nuovamente un’ignoranza diffusa e di riappropriarci umilmente e sinceramente della potenza di quella Parola e di quel Pane che possono trasformare la vita.
Se anche noi imparassimo a riconoscere più spesso Gesù allo spezzare del pane, potremmo partecipare con più responsabilità alla costruzione di un mondo diverso.
Quanto sarebbe bello se Orvieto-Todi, nel nome di una fede eucaristica che viene da lontano, riuscisse nuovamente a far risuonare questo messaggio di speranza: «Un solo pane, un solo spirito, un solo corpo», per un mondo più umano, più giusto e più pacifico.
Ce lo auguriamo di cuore.

 

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ultimo aggionamento 07 marzo, 2004