STUDI
Padre Maximiano Lucas Peña,
Superiore Generale dei Figli dellAmore Misericordioso
Omelia nella Messa della notte di Natale
Umiltà, silenzio, stupore, gioia
Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore" (Lc 2,10). Così l'angelo si rivolge ai pastori in quella notte di 2000 anni fa. Così questa notte, nelle nostre chiese, risuonano per noi queste stesse parole: "Vi annuncio una grande gioia: oggi vi è nato il Salvatore" (Lc 2, 11).
La liturgia di questa notte è un invito a tutta l'umanità a gioire perché, dopo una lunga attesa, finalmente la luce ha vinto le tenebre ed è stato spezzato il giogo dell'oppressione.Al popolo che cammina nelle tenebre, simbolo del nulla e del male, (abbiamo ascoltato nel cantico di Isaia), appare una luce (cf Is 9,1) che il profeta accompagna con un coro di tre grandi sorprese.
La prima è la gioia, una felicità primitiva, intatta, quasi istintiva e genuina, "come quando si miete il grano o si spartisce il bottino" (Is 9,2).
La seconda è rappresentata dalla pace e dalla libertà: "le catene, le sbarre, i bastoni dei torturatori e degli oppressori sono finalmente spezzati dal Signore dei poveri e degli oppressi" (cf Is 9,3).
Ma la sorpresa più alta è la terza. "Un bambino è nato per noi!" (Is 9,5). Un bimbo straordinario, segno di un mondo nuovo, i cui nomi saranno: "Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace" (Is 9, 5).Il cantico di Isaia si riproduce quasi in parallelo nel racconto "natalizio" dell'Evangelista Luca. All'umanità affondata nel sonno del freddo appare la luce di Dio ed è subito l'annuncio del dono della gioia, è l'ingresso della pace nel mondo, ma è soprattutto la nascita di un bambino. Ed è in questo bimbo la radice della speranza perché i suoi nomi sono straordinari. "Salvatore, Cristo, Signore" (Lc 2, 11).
Il Bambino di Betlemme nasce per tutti, senza distinzioni, portando una speranza che non muore. Sono, semmai, gli imperi e le ideologie ad invecchiare e a passare. Dovremmo tutti riscoprire la semplicità, la bellezza, l'innocenza, la piccolezza di questo Bambino, il volto divino e portatore di pace di questo Bambino. Pace che oggi, purtroppo, non c'è.
Il 2003 è stato anche un anno in cui il mondo ha visto la pace come un miraggio lontano. In molte regioni del nostro martoriato pianeta ci sono tante ingiustizie, violenze, guerre sanguinose, sono almeno 14 i conflitti, atti di terrorismo. Ovunque vediamo fame, miseria, sofferenza e pianto. Milioni di bambini orfani e abbandonati. Decine di migliaia di ragazze e ragazzi privati dei loro diritti, vengono trattati come semplice merce, sfruttati e violentati. Anche nel chilometro zero del cristianesimo, nella regione stessa in cui è nato Gesù, si continua ancora a sparare e a morire.
Innanzi ad una tale situazione viene da domandarci: Ma questo è il Natale? Sì, questo è il vero Natale. Se non ci fossero ingiustizie, fame, violenza, guerre, cattiverie, gente in difficoltà e tutto andasse bene, non ci sarebbe bisogno del Natale. Invece ne abbiamo bisogno del Natale.
La nascita di Gesù è stata il mezzo con cui Dio ci ha fatto conoscere come realizzare il suo progetto di bene, di amore e di misericordia, di pace e di bellezza per vincere tutto ciò che è brutto e fa soffrire.
Dovremmo tutti tornare allo "stupore" pieno di mistero e di gioia che solo i bambini sanno provare per capire il messaggio del Natale. Dio, cari fratelli e sorelle, non si nasconde. E' così grande che non ha paura di abbassarsi fino a diventare bambino, a nascere nella povertà e a morire sulla croce.E' l'uomo, già piccolo, che ha paura di diventare più piccolo e che, abusando della sua libertà, si nasconde a Dio.
Il nostro Dio non ha guardato dall'alto il groviglio della nostra vita, ma ha voluto entrarci dentro: perciò viene a "visitarci come sole che sorge" (Lc 1,78), rinnovando nella grazia dello Spirito il suo amore misericordioso.Il Natale ci apre uno spiraglio di speranza. Ma la speranza non cresce da sola. Ha bisogno di tutti. Tutti dobbiamo dare il meglio di noi stessi, della nostra fantasia, per far lievitare e far fiorire il bene comune. Tutti dobbiamo essere buoni seminatori e coltivatori di semi di giustizia, pace, perdono, amore.
Per troppo tempo gli uomini sono vissuti gli uni a fianco agli altri, se non gli uni contro gli altri. Oggi comprendono che devono vivere tutti insieme. Noi cristiani dobbiamo vivere e insegnare loro a vivere gli uni per gli altri. La sola legge, la sola verità è amare. Solidali o solitari: bisogna scegliere. Vi è un solo mezzo al mondo per rendere bella una persona o una cosa, ed è quello di amarla.Nei giorni scorsi ci siamo commossi davanti alle parole pronunciate dal papà di un caduto per la libertà in Nassirija: "Gli Italiani, osservava, un popolo particolare: però amano e si fanno amare" Hanno imparato infatti, lo sappiano o no, dal quel Bambino, dal Natale d'ogni anno, a nutrirsi di misericordia e di pace, e all'occasione sanno tirar fuori dal cuore quel timbro di umanità che è il migliore antidoto contro l'imbarbarimento. Solo l'amore salverà il mondo e ogni seme di amore, presto o tardi, fiorirà.
Sull'esempio di Maria, la Madre per eccellenza, meditiamo in questi giorni e cerchiamo di capire, seguendo l'invito di Giovanni Paolo II, il vero senso delle parole-chiave del mistero della nascita di Gesù: umiltà, silenzio, stupore, gioia.
Umiltà, ha detto il Papa, perché Dio possa trovare spazio nel nostro cuore, non oscurato dall'orgoglio e dalla superbia.
Valore del silenzio, che sa ascoltare il canto degli Angeli e il vagito del Bambino, non soffocandoli nel chiasso e nella confusione.
Intimo stupore sostando insieme a Lei dinanzi al presepe, assaporando la gioia semplice e pura che quel Bambino reca all'umanità. (Angelus, 21.12.2003).A voi tutti e ai vostri cari formulo i migliori auguri di Buon Natale!
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ultimo aggionamento 07 marzo, 2004