STUDI

a cura di Mons. Giuseppe Chiaretti
Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve
Presidente, Segretario CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo

 

 

"Io vi lascio la mia pace"
Giovanni 14,23-31

 

 

 

Gesù rispose:
Se uno mi ama, metterà in pratica la mia parola, e il Padre mio lo amerà. Io verrò da lui con il Padre mio e abiteremo con lui. Chi non mi ama non mette in pratica quello che dico. E la parola che voi udite non viene da me ma dal Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono con voi. Ma il Padre vi manderà nel mio nome un difensore: lo Spirito Santo. Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quel che ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do non è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura. Avete sentito quel che vi ho detto prima: Me ne vado, ma poi tornerò da voi.
Se mi amate, dovreste rallegrarvi che io vada dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Tutto questo ve l'ho detto prima, perché quando accadrà abbiate fede in me. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene Satana, il dominatore di questo mondo. Egli non ha potere su di me, ma il mondo deve capire che io amo il Padre e che faccio esattamente come mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via! (Giovanni 14, 23-31)

E’ un testamento di vita. Un impegno per la vita. Mentre Gesù si avvia alla sua passione redentrice, in un contesto di incertezza tra i discepoli, forse di paura e di tensioni, certamente di incomprensione, egli li rassicura con la promessa della pace. Della "sua" pace, non della pace "come" la dà "il mondo".
1. La proposta di preghiera per l'unità dei cristiani di quest'anno è incentrata sulla pace. Vi è un nesso fondamentale fra l'unità dei cristiani e la pace tra gli uomini, soprattutto se si considera la "qualità" della pace che promette Gesù. Il tema della pace è strettamente legato alla persona del Cristo. A Betlemme gli angeli cantano "Pace agli uomini", Gesù risorto nella prima apparizione ai discepoli annuncia: "Pace a voi". Paolo espone la catechesi: "Egli è la nostra pace".
2. Il tema è proposto da un gruppo ecumenico della città di Aleppo (Siria), gruppo composto da rappresentanti cattolici, ortodossi, precalcedonesi, protestanti. Un mosaico cristiano in un contesto non cristiano. Lì lo sforzo quotidiano è quello della convivenza fraterna nel reciproco rispetto, nella ricerca di cooperazione, nella solidarietà. La loro positiva esperienza, aiutata dallo spirito ecumenico, può sollecitare nelle altre parti del mondo orientamenti esistenziali simili. Il gruppo di Aleppo, rispondendo alla richiesta avanzatagli, ha inteso presentare, con semplicità e fraternità, la propria testimonianza. Il tema della pace e le motivazioni che lo sorreggono provengono quindi da un'esperienza penosamente cercata e gioiosamente vissuta.
3. Il concetto di pace – nei testi si cita il termine ebraico shalom e quello arabo salaam – è globalizzante, comprende il rapporto verticale con Dio e quello orizzontale con gli uomini. È un concetto che implica l'assenza delle violenze e delle tensioni, ma soprattutto le dimensioni interiori di hesichia, di tranquillità dello spirito, di "coscienza pura", come si esprimono i Padri greci. È proprio per questo che il riferimento alla pace implica un forte appello alla conversione evangelica, con le connesse conseguenze di esigenza di giustizia, di rispetto dei diritti umani per ogni popolo, nazione, gruppo sociale o culturale.
4. "La testimonianza di pace data da una Chiesa divisa è segnata da gravi ambiguità", in ogni modo è strutturalmente debole, poco credibile, nonostante la bontà dello scopo. Da qui proviene un forte appello all'intensificazione dell'azione ecumenica e in particolare alla preghiera per l'unità. Perché se si è convinti che l'unità è un dono dello Spirito Santo, si è altrettanto consapevoli che la meta della piena comunione supera le forze umane. Si tratta di qualcosa che è connesso al peccato che solo Dio può perdonare. Anche questo fa parte del mistero della redenzione. La preghiera fa che ci abbandoniamo alla misericordia e alla volontà di Dio e nello stesso tempo rafforza le povere capacità umane. Ugualmente la preghiera stimola l'impegno di cooperazione all'opera di Dio.
5. L'unità dei cristiani può diventare lievito nell'intera comunità umana: lievito di una nuova società di pace. Nel movimento ecumenico a varie riprese si è riflettuto sul tema del rapporto fra unità ecclesiale e unità dell'umanità. L'ispirazione di fondo è nel Vangelo di Giovanni, là dove Gesù ha pregato per i suoi discepoli e per coloro che crederanno alla loro parola, che siano uno, affinché il mondo creda. I cristiani hanno il compito di annunciare insieme al mondo la pace di Cristo, che è indirizzata all'intera umanità. Questa pace deve essere operante anche al giorno di oggi, non solo evitando i conflitti, ma promuovendo una convivenza fraterna.
6. La natura e la qualità della pace promessa dal Signore, "Vi lascio la mia pace… non come la dà il mondo" deve far sì che i cristiani non si lascino strumentalizzare per azioni di lotta in nome di Dio, ma deve sollecitare i cristiani ad una testimonianza diversa, aperta alla trasfigurazione del volto di questo mondo.

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ultimo aggionamento 07 marzo, 2004