ESPERIENZE
 

    Paolo Risso

 

 

Vita e ardore di un uomo:
Il Card. Lucido M. Parocchi

 

 

 

Era un bambino dolce e buono, provato troppo presto dal dolore per la morte precoce del papà. La sua mamma e i suoi fratelli maggiori riuscirono a rasserenarlo e a avviarlo alla vita con fede profonda nell’amore di Dio, con piena fiducia e abbandono in Lui.
Si chiamava Lucido Parocchi ed era nato a Mantova da illustre famiglia il 13 agosto 1833. A 11 anni, entra nel Seminario di Mantova, accolto con tenerezza di padre dal rettore Mons. Martini, che lo guida al sacerdozio, proponendogli come modello S. Francesco di Sales, mite e umile di cuore come Gesù.

 

Una perla di prete

Ginnasio e liceo con intelligenza e impegno. È buono, assai pio, dedito allo studio, di singolare candore. È innamorato di Gesù che nel suo passaggio sulla terra ha rivelato le profondità e le dolcezze inenarrabili del suo Cuore, che a S. Margherita M. Alocque, nella seconda metà del ‘600, ha chiesto amore e riparazione. È esemplare nel suo stile di vita.
Gli studi teologici li perfeziona alla “Gregoriana” a Roma e il 17 maggio 1856 è ordinato sacerdote a S. Giovanni in Laterano dal Cardinal Patrizi. Ritornato a Mantova, insegna teologia morale e, in seguito, storia civile ed ecclesiastica, in Seminario. È confessore dei giovani, di monasteri e di istituti della diocesi e si distingue per la dottrina della Verità e dell’amore che vive e insegna, guardando al Cuore di Gesù, a Lui Eucaristico, Sole della vita e della Chiesa: appassionatamente.
Il suo Vescovo lo definisce presto “la perla più preziosa del Clero mantovano”. Qualcuno gli dice che è un “intransigente”, ma in lui si tratta soltanto di attaccamento intenso alla Verità, di fermezza di propositi, di amore vivo al papa e alla Chiesa. Nel luglio 1863, diventa parroco della Chiesa dei SS. Gervasio e Protasio.
Rivela una forza d’animo eccezionale, radicato nel Cuore di Gesù, così da superare ogni difficoltà che gli viene dall’ambiente liberale e giansenista e da affrontare dibattiti e conferenze dottissime contro il protestantesimo e il razionalismo del suo tempo, per cui l’uomo è dio all’uomo.
Per riuscire, si affida a Gesù in ogni opera: “Benché indegnissimo padre e pastore delle vostre anime, conscio delle mie debolezze, vi ho sollecitato all’inespugnabile altezza del Cuore di Cristo”. Indica la via da seguire: “Consacrati al Cuore di Gesù, siate tetragoni alle seduzioni del mondo, agli assalti dell’inferno, intemerati di vita, giusti con tutti, caritatevoli con i bisognosi, in modo che io possa dire con voi: “Beato il popolo che è nel dominio del Cuore di Dio”.
Si distingue nella direzione delle anime, trasfondendo in loro l’ardore del Cuore di Gesù, educando a immagine sua apostoli che generino una storia nuova in cui Egli regni nell’intimo delle coscienze e nella società. È presto assai conosciuto in Italia e nella Chiesa. Cultura e brillanti doti lo annoverano nel 1870 a Roma tra i Soci dell’Accademia di Religione Cattolica e, nel marzo 1871, tra i Prelati domestici di Papa Pio IX che lo conosce di persona e lo stima assai.

 

“Tutti al Cuore di Gesù”

Nell’ottobre 1871, Pio IX lo manda Vescovo a Pavia, dove c’era sede vacante da ben 13 anni. Il governo regio gli nega l’exequatur, ma Mons. Parocchi non si scoraggia: non potendo abitare nel palazzo vescovile, si adatta in una stanzetta in Seminario e di lì governa la diocesi con il suo stile inconfondibile. Consacra i suoi diocesani al Cuore di Gesù, che è il suo programma: “Venite tutti a Lui. Non vi chiamo solamente a Lui, ma all’intimo del suo Cuore, potentissimo, efficacissimo tra tutti i cuori. Frequentate la Parola di Dio viva, e i SS.mi Sacramenti, senza i quali la Parola è sterile. Vengano i peccatori a penitenza, si confermino nella virtù i giusti, gli erranti siano avviati al sentiero che fa capo alla vita eterna”.
Vive con i suoi seminaristi, come Padre buono e amabilissimo: li segue, uno per uno, così che presto essi riconoscono che con il loro Vescovo stanno facendo vita di Paradiso. Le vocazioni, sotto la sua guida, crescono; il Seminario, cuore della diocesi, prima sfiorito, diventa fiorente di vita. Continua a essere guida spirituale non solo dei suoi preti, ma di molte anime. La diocesi si trasforma alla luce del Cuore di Gesù che Mons. Parocchi predica e stabilisce nei fratelli che gli sono affidati: tutto sa di miracolo, lungo il suo passaggio.
Nel 1873, con altri dotti ecclesiastici, fonda il periodico “La scuola cattolica” di cui è il primo direttore; quindi dà vita a diverse associazioni di formazione alla fede e di carità.

 

Da Bologna all’Urbe

Il 12 marzo 1877, viene promosso Arcivescovo di Bologna e il 22 giugno è creato Cardinale. Anche a Bologna, come a Pavia, non gli e concesso l’exequatur e lui, in semplicità e povertà continua a risiedere in Seminario, ma percorre la diocesi in visita a tutte le parrocchie, facendosi stimare e amare, come un altro S. Francesco di Sales, anzi come un altro-Gesù.
Si fa terziario domenicano, affinché S. Domenico di Guzman patrono della città, abbia ad accompagnarlo nel suo servizio-difesa della Verità del Credo Cattolico, in un tempo tanto difficile. Predica in ogni occasione, riorganizza gli studi in Seminario, consacra al Cuore di Gesù la diocesi e la raccoglie nell’adorazione a Lui eucaristico, certo che lì, da Lui, troverà tutto: “Il trionfo di Gesù sia il trionfo della fede sull’empietà. Beata la città che incontra nella divina Eucaristia la sua devozione”.
Sa di essere perseguitato da nemici potentissimi della Religione, ma non si adira: sempre operoso, soffre e offre, affidandosi alla Croce del Redentore, sicuro che non gli mancherà la fecondità nelle anime alle quali è mandato.
Nel 1882, è chiamato a Roma da papa Leone XIII che lo nomina protettore del Collegio Lombardo. Nell’Urbe continua a dirigere le anime e a svolgere intensa opera di oratore e conferenziere, in un impegno straordinario per la Verità. Nel 1884, Leone XIII lo nomina suo Vicario per la diocesi di Roma. La sua bontà attira un numero sconfinato di gente e la sua casa è sempre affollata: di illustri personalità e del buon popolo alla ricerca del suo consiglio e della sua carità.
Affascina perché è umile e luminoso come Gesù. Ai Vescovi che vengono a visitarlo, dà sagge norme di governo episcopale, fondato sulla custodia della Verità e sulla carità. Per la fiducia che ispira, diventa protettore di innumerevoli (fino a contarne oltre 60), Congregazioni, Istituti e Confraternite: per ciascuno si muove con cuore di padre, con il Cuore di Gesù, del Quale, più che mai nella difficile fine del secolo XIX, si impegna a essere apostolo e riparatore.

 

Da Gesù, tutto

Vita e predicazione sue fanno emergere la centralità assoluta di Cristo. Spiega: “Solo in Gesù Cristo conosciuto, amato e servito, sta la salvezza dei popoli e solo nel ritorno a Lui degli uomini e della società si può sperare la soluzione vera del problema sociale che tutti preoccupa”. Ma domanda: “Come si farà ben conoscere Gesù e si indurranno gli uomini ad amarlo, se non mostrandolo nella bontà del suo amore di cui la fonte e il centro è il suo Cuore?”.
Ai parroci romani, ripete spesso: “L’ha detto Gesù stesso di voler regnare nelle anime e nella società, e qual è la scuola delle anime se non la famiglia e la famiglia non costituisce forse la società? Allora mettiamo il Cuore di Gesù sul trono delle famiglie affinché regni nelle anime e nella società!”.
I suoi prediletti sono i seminaristi ai quali insegna: “Il sacerdozio è vita di sacrificio e di amore e solamente dal Cuore di Gesù, il chierico potrà attingere in abbondanza per essere altare e sacrificio”. Vuole che ogni prete, ogni consacrato, sia verso Gesù, un altro Giovanni, “il discepolo che Egli amava” (Gv 13,23). Esorta i sofferenti nel corpo e nello spirito nelle case, negli ospedali, negli orfanotrofi, nelle carceri – dove non manca mai di far spesso visita – ad accostarsi al Cuore di Gesù, secondo il suo invito: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò” (Mt 11,28).
È lieto di riaprire chiese e di consacrarne di nuove, in onore al Cuore di Gesù: un giorno memorabile lo vive, in gioia purissima, quando del 1887, consacra al Castro Pretorio in Roma, il Santuario internazionale del S. Cuore fatto edificare da S. Giovanni Bosco, presente il santo stesso. Ha l’anima colma di letizia quando ordina nuovi sacerdoti e nuovi Vescovi, ai quali indica come Modello assoluto da imitare e da vivere il Cuore di Gesù.
Si sente un candido fanciullo – insieme più che mai padre delle anime – quando amministra la Cresima e la prima Comunione a ragazzi e adolescenti. L’11 ottobre 1886 dà la prima Comunione a un bambino dolce e pensoso, di 10 anni, nella cappella di S. Luigi all’Istituto Imperiali Borromeo: si chiama Eugenio Pacelli e sarà… Papa Pio XII!
Vicario del Santo Padre per Roma fino al 1899, il Card. Lucido Parocchi è il leader indiscusso del Cattolicesimo Romano con numerose e grandi iniziative caritative, culturali e sociali. Ha pure fondato nel 1886, l’Istituto delle Suore Missionarie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, con l’intento di preservare la fanciullezza e la gioventù dai pericoli morali, con l’amore intenso al Cuore di Gesù, la riparazione, l’offerta della vita, l’evangelizzazione delle grandi Verità della Fede.
Il 15 gennaio 1903 – cento anni orsono – va incontro a Dio. Viene definito “un gigante della Chiesa sconosciuto”: sconosciuto per la sua umiltà e nascondimento, ma gigante per la dottrina, le opere, l’apostolato incentrato sul Cristo, Amico, Sacerdote e Ostia, sorgente unica e universale del vero rinnovamento del mondo fino alla vita eterna.

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ultimo aggionamento 07 marzo, 2004