La lettera

 

Ogni uomo crocifisso

Carissimo,

    no, non ci piace la guerra. Immaginarsi la guerra in nome di Dio, anzi, di un Dio che si è consegnato agli uomini per essere crocifisso.
    Ci dispiace soltanto che, nel momento in cui l’accoglienza diventa sempre più preghiera di tutte le fedi, entri qualcuno a disturbare questa preghiera. Senza motivo. Perché il Crocifisso non è privilegio, potere, fanatismo.
    Il principio di uguaglianza - è stato detto - non può costituire rinuncia ad un adeguato riconoscimento legislativo, non può cancellare la peculiarità religiosa di un popolo. Togliere il Crocifisso costituisce davvero una forzatura rispetto alla storia, alla identità del nostro paese, al DNA scritto geneticamente, da millenni, nelle generazioni.
    Al di sotto del Crocifisso, c’è, sì, un legno, un albero. E l’albero è simbolo che appartiene all’umanità, è radicato nel passato ed è aperto al futuro.
    Di più, sopra quest’albero c’è un uomo, che ci “serve”, e come!
    il Crocifisso nei Tribunali, come a dire: state attenti, voi giudici, a non sbagliare, così come si sono sbagliati con me.
    Il Crocifisso negli ospedali: qualcuno in croce, innocente, che può capirmi.
    Il Crocifisso nelle scuole: la vita alla ricerca di un senso, di un significato, la capacità di “sognare” l’amore, l’uguaglianza, la pace, di pagare i sogni.
    Che, poi, ci sia una maggioranza che riconosca in quest’uomo un Dio, che male c’è? Anzi, è questa una responsabilità maggiore. Drammatica, sconvolgente. Perché chi crede, è chiamato a riconoscere il Crocifisso in ogni uomo crocifisso.
    Sì, nel Crocifisso è ogni uomo vivente, da difendere. Con tutte le conseguenze incalcolabili!

Nino Barraco

 

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ultimo aggionamento 07 marzo, 2004