Carissimo,
no, non ci piace la
guerra. Immaginarsi la guerra in nome di Dio, anzi, di un Dio che si è consegnato agli
uomini per essere crocifisso.
Ci dispiace soltanto che, nel momento in cui laccoglienza diventa
sempre più preghiera di tutte le fedi, entri qualcuno a disturbare questa preghiera.
Senza motivo. Perché il Crocifisso non è privilegio, potere, fanatismo.
Il principio di uguaglianza - è stato detto - non può costituire
rinuncia ad un adeguato riconoscimento legislativo, non può cancellare la peculiarità
religiosa di un popolo. Togliere il Crocifisso costituisce davvero una forzatura rispetto
alla storia, alla identità del nostro paese, al DNA scritto geneticamente, da millenni,
nelle generazioni.
Al di sotto del Crocifisso, cè, sì, un legno, un albero. E
lalbero è simbolo che appartiene allumanità, è radicato nel passato ed è
aperto al futuro.
Di più, sopra questalbero cè un uomo, che ci
serve, e come!
il Crocifisso nei Tribunali, come a dire: state attenti, voi
giudici, a non sbagliare, così come si sono sbagliati con me.
Il Crocifisso negli ospedali: qualcuno in croce, innocente, che
può capirmi.
Il Crocifisso nelle scuole: la vita alla ricerca di un senso, di
un significato, la capacità di sognare lamore, luguaglianza, la
pace, di pagare i sogni.
Che, poi, ci sia una maggioranza che riconosca in questuomo un
Dio, che male cè? Anzi, è questa una responsabilità maggiore. Drammatica,
sconvolgente. Perché chi crede, è chiamato a riconoscere il Crocifisso in ogni uomo
crocifisso.
Sì, nel Crocifisso è ogni uomo vivente, da difendere. Con tutte le
conseguenze incalcolabili!
Nino Barraco