LA PAROLA DEL PAPA |
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La centralità della famiglia Cari Sacerdoti, mettere la famiglia al centro, o meglio,
riconoscere |
Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nellEpiscopato,
carissimi Sacerdoti romani!
Sono lieto di questo incontro, che ha luogo ancora una volta allinizio della Quaresima, dandomi modo di vedervi, di ascoltarvi, di condividere le vostre speranze e preoccupazioni pastorali. Porgo un saluto affettuoso a ciascuno di voi, ringraziandovi per il vostro servizio alla Chiesa di Roma. Saluto e ringrazio il Cardinale Vicario, il Vicegerente, i Vescovi Ausiliari e coloro tra voi che mi hanno rivolto la parola.
Ci ritroviamo quando stanno per riprendere i miei incontri con le parrocchie di Roma, nelle quali la maggior parte di voi svolge quotidianamente il suo ministero. Ho fortemente desiderato questo contatto diretto con le comunità parrocchiali che non avevo ancora potuto visitare, perché esso fa parte del mio compito di Vescovo di questa tanto amata Chiesa di Roma.Le parole del Cardinale Vicario e poi i vostri interventi hanno messo in luce i vari aspetti del programma pastorale incentrato sulla famiglia, nel quale la nostra Diocesi è impegnata in questo e nel prossimo anno nel quadro di quella missione permanente che, dopo il grande Giubileo e dopo lesperienza positiva della missione cittadina, costituisce la linea portante della nostra pastorale.
Cari Sacerdoti, mettere la famiglia al centro, o meglio, riconoscere la centralità della famiglia nel disegno di Dio sulluomo e quindi nella vita della Chiesa e della società, è un compito irrinunciabile, che ha animato questi miei venticinque anni di Pontificato, e già prima il mio ministero di Sacerdote e di Vescovo e anche il mio impegno di studioso e di Docente universitario.
Sono dunque profondamente lieto di condividere con voi, in questa felice occasione, la sollecitudine per le famiglie della nostra cara Diocesi di Roma.Il nostro servizio alle famiglie, per essere autentico e fruttuoso, deve sempre essere ricondotto alla sorgente, cioè al Dio che è amore e che vive in se stesso un mistero di comunione personale damore. Creando per amore lumanità a sua immagine, Dio ha iscritto nelluomo e nella donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dellamore e della comunione. Questa vocazione può realizzarsi in due modi specifici: il matrimonio e la verginità. Entrambi sono pertanto, ciascuno nella sua forma propria, una concretizzazione della verità più profonda delluomo, del suo essere a immagine di Dio (cfr Esort. ap. Familiaris consortio, 11).
Il matrimonio e la famiglia non possono dunque essere considerati un semplice prodotto delle circostanze storiche, o una sovrastruttura imposta dallesterno allamore umano. Al contrario, essi sono unesigenza interiore di questo amore, affinché esso possa realizzarsi nella sua verità e nella sua pienezza di reciproca donazione. Anche quelle caratteristiche dellunione coniugale che oggi sono spesso misconosciute e rifiutate, come la sua unità, indissolubilità e apertura alla vita, sono invece richieste perché sia autentico il patto di amore. E proprio così il vincolo che unisce luomo e la donna diventa immagine e simbolo dellalleanza fra Dio e il suo popolo, che trova in Gesù Cristo il suo compimento definitivo. Perciò tra i battezzati il matrimonio è sacramento, segno efficace di grazia e di salvezza.Carissimi Sacerdoti di Roma, non stanchiamoci mai di proporre, annunciare e testimoniare questa grande verità dellamore e del matrimonio cristiano. La nostra vocazione, certamente, non è quella del matrimonio, ma del sacerdozio e della verginità per il regno di Dio. Ma proprio nella verginità, accolta e conservata con gioia, siamo chiamati a vivere a nostra volta, in maniera diversa ma ugualmente piena, la verità dellamore, donandoci integralmente, con Cristo, a Dio, alla Chiesa, ai fratelli in umanità.
Così la nostra verginità tiene viva nella Chiesa la coscienza del mistero del matrimonio e lo difende da ogni riduzione e da ogni impoverimento (Familiaris consortio, 16).Ho tante volte sottolineato il ruolo fondamentale e insostituibile che compete alla famiglia sia nella vita della Chiesa che in quella della società civile. Ma proprio per sostenere le famiglie cristiane nei loro impegnativi compiti è necessaria la sollecitudine pastorale di noi sacerdoti.
Perciò, nellEsortazione Apostolica Familiaris consortio ho ricordato che il Vescovo è il primo responsabile della pastorale familiare della Diocesi (n. 73). Analogamente, cari sacerdoti, la vostra responsabilità nei confronti delle famiglie si estende non solo ai problemi morali e liturgici, ma anche a quelli di carattere personale e sociale (ibid.). Voi siete chiamati, in particolare, a sostenere la famiglia nelle sue difficoltà e sofferenze (ibid.), affiancandovi ai suoi membri e aiutandoli a vivere la loro vita di sposi, di genitori e di figli alla luce del Vangelo.Nelladempimento di questa grande missione molti di noi potranno ricavare un forte aiuto dallesperienza vissuta nella propria famiglia di origine, dalla testimonianza di fede e di fiducia in Dio, di amore e di dedizione, di capacità di sacrificio e di perdono ricevuta dai propri genitori e congiunti. Ma lo stesso contatto quotidiano con le famiglie cristiane affidate al nostro ministero offre a noi esempi sempre rinnovati di vita secondo il Vangelo e così ci stimola e ci conforta a vivere a nostra volta con fedeltà e con gioia la nostra specifica vocazione.
Perciò, carissimi Sacerdoti, dobbiamo considerare il nostro apostolato con le famiglie come una fonte di grazia, un dono che il Signore ci fa, prima ancora che come un preciso dovere pastorale.
Non abbiate dunque paura di spendervi per le famiglie, di dedicare a loro il vostro tempo e le vostre energie, i talenti spirituali che il Signore vi ha dato. Siate per loro amici premurosi e affidabili, oltre che pastori e maestri. Accompagnatele e sostenetele nella preghiera, proponete loro con verità e con amore, senza riserve o interpretazioni arbitrarie, il Vangelo del matrimonio e della famiglia. Siate vicini a loro spiritualmente nelle prove che la vita spesso riserva, aiutandole a comprendere che la Chiesa è sempre per loro madre, oltre che maestra. E ancora educate i giovani a capire e ad apprezzare il vero significato dellamore e a prepararsi così a formare famiglie cristiane autentiche.I comportamenti sbagliati e non di rado aberranti che vengono pubblicamente proposti, e anche ostentati ed esaltati, e lo stesso contatto quotidiano con le difficoltà e le crisi che molte famiglie attraversano, possono far sorgere anche in noi la tentazione della sfiducia e della rassegnazione.
Carissimi Sacerdoti di Roma, proprio questa tentazione con laiuto di Dio dobbiamo sconfiggere, anzitutto dentro di noi, nel nostro cuore e nella nostra intelligenza. Non è cambiato infatti il disegno di Dio, che ha iscritto nelluomo e nella donna la vocazione allamore e alla famiglia. Non è meno forte oggi lazione dello Spirito Santo, dono di Cristo morto e risorto. E nessun errore e nessun peccato, nessuna ideologia e nessun inganno umano possono sopprimere la struttura profonda del nostro essere, che ha bisogno di essere amato ed è a sua volta capace di amore autentico.
Perciò, quanto più grandi sono le difficoltà, tanto più è forte la nostra fiducia nel presente e nel futuro della famiglia e tanto più generoso e appassionato deve essere il nostro servizio di Sacerdoti alle famiglie.
Carissimi Sacerdoti, grazie di questo incontro. Con questa fiducia e con questi auspici affido alla Santa Famiglia di Nazaret ciascuno di voi e ogni famiglia di Roma e benedico di cuore voi e le vostre comunità.
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ultimo aggionamento 01 maggio, 2004