DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA
 
P. Domenico Cancian fam

 

Voce del Santuario

Febbraio 2004

 

 

 

 

 

 

 

Santuario di Collevalenza

 

Gesù, il Figlio Prodigo del Padre

Sembra scandalosa, addirittura blasfema, questa affermazione.
Non è mia, è il titolo di un libro di Henri Denis, scritto tre anni fa in francese.
Mi è sembrato opportuno richiamare il pensiero di questo teologo, sia perché nel nostro itinerario verso la Pasqua la Chiesa ci propone dei brani del Vangelo di Luca, tra cui la parabola del "figlio prodigo", sia perché questa parabola è al centro della nostra spiritualità. Nella preghiera per il Santuario, Madre Speranza scrive: "Fa’, Gesù mio, che tutti gli uomini abbiano la fortuna di poterti conoscere come Tu sei e che tutti vedano in te la vera immagine del Padre del figlio prodigo".
Gesù ha detto: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14,9) ed anche "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10,30). È giusto quindi vedere in Gesù, che accoglie i peccatori e li perdona, il Padre che accoglie e abbraccia i suoi figli.
La parabola del "figlio prodigo", in verità dovrebbe essere intitolata la parabola "del Padre prodigo", cioè del Padre che in Gesù ci rivela una misericordia straordinaria, abbondante, gratuita. Quasi "sprecona", diremmo noi. Se noi "sprechiamo la grazia" di Dio, infinitamente di più Lui "spreca" il suo Amore Misericordioso. "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" (Rm, 5,20).

H. Denis propone un’altra lettura della parabola: Gesù è il Figlio Prodigo del Padre. Dice S. Paolo: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato (si dovrebbe tradurre: Dio lo fece peccato) in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio" (2 Cor 5,21). Gesù, l’uomo senza peccato, si è voluto caricare, per amore, di tutti i peccati dell’umanità, facendosi in qualche modo peccato e quindi, per usare un’altra espressione di S. Paolo, "diventando lui stesso maledizione per noi" (Gal 3,13).
Notiamo che è il Padre a chiedere a Gesù di farsi peccato. E Gesù accetta con piena libertà.

Peguy immaginava Gesù in piedi sulla prua di una grandissima nave che trasporta la moltitudine degli esseri umani attraverso il mare della vita. Con le sue mani alzate verso il cielo, quasi ad indicare la direzione, invita tutti a pregare: "Padre nostro!". Gesù non si vergogna di chiamarci fratelli e dice al Padre: "Eccoci, io e i figli che tu mi hai dato" (cfr. Ebr 2,11-13). Gesù è "l’apripista" dell’umanità che ritorna al Padre. E il Padre, dall’altra sponda, vede tutta l’umanità attraverso il Figlio e tutti sta aspettando a braccia aperte.

Quante volte Gesù ha scelto di sedere a mensa con i peccatori! A coloro che lo criticavano, disse: "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt 9,13).
Sulla croce la prima parola fu: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34). Gesù, seduto alla destra del Padre, sempre vivo, continua ad intercedere per tutti noi (cf Eb 7,25).
Il ladro crocifisso vicino a Gesù non rappresenta forse tutta l’umanità peccatrice che si affida a Lui? E quando Gesù gli risponde subito: "In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso" (Lc 23,43), non troviamo forse la gioia del Figlio che porta sulle proprie spalle tutta l’umanità perché il Padre la possa finalmente abbracciare?

"Ciò che Gesù ha insegnato nella parabola del Buon Pastore, ora lo può mettere in atto sulla croce. Questo episodio manifesta la carità quasi incomprensibile del buon Pastore. Sembra che Gesù schiodi un braccio dalla croce per liberare la povera pecora impigliata fra le spine di un roveto e stringersela al cuore.
È significativo che il buon Gesù sulla croce s’interessi prima di tutto del povero ladrone, poi della sua santissima Madre e quindi del discepolo amato. In un certo senso il suo amore ai peccatori precede quello per sua Madre e i suoi amici"
(M. Speranza, La Passione, ed. l’Amore Misericordioso, 2003, pp 99 s.).

Auguro a me e a voi di vivere la Pasqua come gioia di sentirci ancora una volta sulle spalle del buon Pastore e da Lui portati all’abbraccio col Padre. Questo trasformerà il nostro cuore e la nostra vita: ci farà capaci di essere a nostra volta misericordiosi, pronti a perdonare tutto, disposti ad alzarci per metterci ad amare e servire, pronti a caricarci sulle spalle qualche fratello che troviamo scoraggiato o disperato nella nostra strada.

Con Maria e Giuseppe

Nel cammino della quaresima ci incontriamo con due grandi feste: San Giuseppe (19 marzo) e Annunciazione del Signore (25 marzo). La Chiesa ci invita a guardare a Maria e a Giuseppe come a due grandi modelli e a lasciarci guidare da loro nel nostro itinerario verso la Pasqua.
Nessuno più di loro due ha condiviso con Gesù tante feste di Pasqua a Gerusalemme. Nessuno più di loro ha partecipato al mistero pasquale di Gesù (anche se Giuseppe, secondo la tradizione, era già morto).
Maria e Giuseppe ci insegnano la fede e l’obbedienza, l’umiltà, la povertà, il lavoro assiduo e quotidiano, il silenzio e la preghiera. Loro hanno semplicemente detto sì, continuando a credere e a sperare, anche quando non capivano. Era sicuramente esaltante la presenza umile di Gesù in mezzo a loro, pronto a obbedire; ma era altrettanto "angosciante" prendere atto che quello stesso Gesù era anche il loro Signore e Maestro che sconvolgeva tutta la loro vita.
"Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" Ma essi non compresero le sue parole (Lc 2,48-50).
Per cui, insieme a Gesù, anche Maria e Giuseppe crescevano in sapienza, età e grazia. Tanto che Maria, quando giunse l’Ora di Gesù, fu pronta a seguirlo e l’accompagnò lungo la via crucis, fino all’ultimo respiro; vide e sentì nel suo cuore il colpo della lancia che aprì il costato di Gesù, perseverò nella fede, da sola, durante quei tre interminabili giorni della sepoltura di Gesù e finalmente lo vide risorto.
Sì, ha ragione don Tonino Bello, nell’affermare che Maria non poteva non vedere la Risurrezione di Cristo. Colei che aveva visto per prima il Dio fatto uomo, doveva vedere per prima l’uomo fatto Dio!

Per seguire Gesù, mite ed umile di cuore, occorre l’umiltà. Il Papa ci ha richiamati a meditare le parole di Gesù che ci propongono di diventare piccoli come i bambini, di non darci importanza, di metterci volentieri a servire.
Maria e Giuseppe sono state persone umili, non si sono dati alcuna importanza, hanno semplicemente obbedito e creduto, sempre.

"Maria e Giuseppe, esperti del cammino di Gesù, voi che l’avete conosciuto e frequentato più di tutti, senza esaltarvi e senza scandalizzarvi, aiutateci ad entrare in amicizia e familiarità con Lui e col suo mistero di gioia e di dolore, di luce e di oscurità, di pace e di angoscia. Senza tirarci indietro, senza pretendere di capire o di non soffrire. Con la vostra fede, con il coraggio e l’amore appassionato che avete avuto voi! Altrimenti non possiamo fare Pasqua!"

Il mese di febbraio

Il numero precedente della rivista ha riferito ampiamente sulla celebrazione del 21° anniversario della morte della Madre Speranza, il 7 e 8 febbraio.
È stata un’altra occasione per benedire il Signore che ha voluto servirsi di questa umile donna per "rimettere a fuoco l’immagine evangelica della misericordia divina" (Card. Ennio Antonelli).
Quest’anno abbiamo registrato un incremento di presenze. La Casa del Pellegrino era piena, almeno una decina di pullman di passaggio si sono aggiunti la domenica 8; tantissimi sono arrivati privatamente.
Stiamo aspettando con ansia il giorno della Beatificazione della Madre. Vogliamo pregare insieme perché arrivi presto, semplicemente perché anche attraverso questo evento altri possano conoscere l’Amore Misericordioso e trovare speranza.
Negli altri giorni di febbraio, specialmente durante la settimana, non abbiamo avuto gruppi di pellegrini, ma solo persone che arrivavano alla "spicciolata" per pregare, confessarsi, partecipare alla messa.
Segnalo il gruppo della parrocchia di Narni Scalo guidato dal parroco Don Stefano che, domenica 29, ha trascorso al Santuario una intera giornata di ritiro spirituale, come preparazione alla quaresima.
Hanno seguito con molto interesse la catechesi, hanno partecipato alla liturgia penitenziale, alla via crucis e all’eucaristia.
Lo stesso giorno don Cristoforo di Gubbio aveva accompagnato al Santuario una ventina di coppie di fidanzati che venivano a concludere il loro corso di preparazione al matrimonio. Dopo l’accoglienza, hanno meditato la via crucis e poi hanno partecipato alla nostra celebrazione dei Vespri.

Esercizi spirituali

Nei giorni 10-17 febbraio una ottantina di noi, Figli e Ancelle dell’Amore Misericordioso, ha partecipato al corso di esercizi spirituali guidato magistralmente dal padre gesuita Francesco Rossi De Gasperis, noto biblista del Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme. Ci ha proposto la meditazione della prima lettera di Pietro e quindi l’approfondimento della nostra vita cristiana, del mistero pasquale, della santità.
L’abbiamo ascoltato con molto interesse, soprattutto perché ci ha fatto gustare la bellezza e la forza della Parola di Dio.
Dopo gli esercizi le consorelle, guidate da P. Mario Montecchia, hanno continuato a riflettere per un paio di giorni sull’eucaristia.

Assemblea pre-capitolare

Dal 18 al 20 febbraio si è tenuta l’Assemblea pre-capitolare dei Figli dell’Amore Misericordioso. Eravamo circa venticinque, provenienti da tutte le comunità della Congregazione. Ci siamo organizzati per riflettere su come vivere meglio la nostra vocazione.
Vi chiediamo di pregare perché possiamo, nello spirito della Madre Speranza, rinnovarci nella fedeltà dinamica al nostro carisma.

Sacerdoti

Una dozzina di sacerdoti della Vicaria di Pieve di Soligo (Tv), diocesi di Vittorio Veneto, guidati da Don Giuseppe Nadal, sono stati con noi dal 2 al 4 marzo. È stato un momento di grande fraternità presbiterale, un’occasione per riflettere e programmare insieme l’attività pastorale.
Si è creato un clima di reciproca accoglienza tra noi e loro. Li abbiamo visti sereni e distesi, desiderosi di conoscere la nostra storia (soprattutto per quel che riguarda il carisma della misericordia e la nostra attenzione ai sacerdoti).
Abbiamo pregato insieme. Ci siamo anche divertiti.
Pensavo dentro di me: come sarebbe bello che arrivassero più spesso gruppetti di sacerdoti, magari quelli di una zona pastorale o vicaria, per fare esperienze simili! Sicuramente servirebbe a loro e a noi per conoscerci, per pregare, per sviluppare l’amicizia e la fraternità. Era quello che desiderava Madre Speranza!

Episodi del mese

Una ragazza, che frequenta il Santuario, mi chiede: "Posso portare, un’amica che, a motivo di una strana malattia vive abbastanza sola, in carrozzella?" Dissi senz’altro di sì.
Ed eccole arrivare qualche giorno dopo.
Sono rimasto colpito dalla serenità con cui questa malata portava la sua sofferenza. I suoi occhi, particolarmente luminosi, esprimevano la gioia di essere arrivata al Santuario e la voglia di ritornarci. Ha partecipato con fervore ai Sacramenti. Alla fine mi ha chiesto il piacere di accendere un cero davanti al Crocefisso per ringraziare il Signore del giorno più bello della sua vita!
Ho pensato: "Come sarà contento Gesù di questa ragazza e dell’amica che la sta aiutando? Come siamo sciocchi noi, sani, a lamentarci delle piccole sofferenze? Come potremo dedicarci di più a chi soffre?"

Sono tanti i pellegrini che, per telefono o per lettera, chiedono l’aiuto della preghiera perché si trovano in situazioni difficili, in gravi sofferenze. Persone colpite dal tumore, famiglie divise, povertà e miseria di ogni tipo.
Il Santuario diventa un "porto di mare", un luogo dove indirizzare degli SOS o degli SMS.
Cerchiamo di raccogliere queste grida d’aiuto e di rimbalzarle all’Amore Misericordioso perché, per intercessione della Madre Speranza, faccia arrivare le risposte desiderate agli interessati. In questo modo il Santuario si conferma come luogo in cui la Misericordia divina incontra e solleva la miseria umana.
La Madre aveva tanto pregato perché Gesù si impegnasse ad elargire abbondanti grazie "nel suo Santuario".
Stiamo vedendone i risultati.
Anche voi aiutateci a pregare perché la misericordia del Signore arrivi a tutti, o meglio, perché ogni pellegrino apra il proprio cuore a ricevere la grazia di Gesù.

Defunti

Ricordiamo nella nostra preghiera un cognato di Suor Raffaella (Fratta Todina), uno zio di S. Ecc. Mons. Magarotto, una zia di P. Carlo e un cognato di P. Augusto.

Foto di gruppo
da Macerata ALAM - Primo Convegno Internazionale a Collevalenza ALAM - Primo Convegno Internazionale a Collevalenza

 

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ultimo aggionamento 01 maggio, 2004