La lettera

 

Una lettera a me stesso

Carissimo,

    scrivo a te, ma scrivo a me stesso che ho tanto bisogno di fede!
    – Ecco, vorrei darti tutta la gioia: Dio è in mezzo a noi.
    Vorrei che fosse pasqua, la Pasqua di ogni giorno. Non per dimenticare la violenza, la guerra, il terrorismo, l’ingiustizia, il dolore della terra, ma per trasformare la terra, per credere, per lottare, per volere una terra nuova.
    – Vorrei darti la grande certezza: Cristo è risorto.
    C’è chi crede. C’è chi ama, chi spera, chi lotta per questa resurrezione.
    – Vorrei darti tutta la consolazione della misericordia di Dio. Non per togliere gravità al peccato, ma per rasserenare, per consolare, per amare di più il Signore.
    – Vorrei giurare con te sull’unica verità della terra: Dio ci ama.
    Lo so, lo so. Il dolore, la morte, l’ingiustizia, sembrano la prova contraria, la controtestimonianza di questo amore, ma Dio non ha colpa. È un’ingiustizia, un’infamia pigliarsela con Lui. Dio non ha creato il dolore, la malattia, il male. Dio non la fa pagare agli innocenti. Sono altrove i colpevoli. Le leggi di una natura sconvolta, il peccato del mondo che ha devastato la vita.
    Come accusare un padre se, dopo aver fatto di tutto per salvare il figlio, se dopo aver percorso tutte le strade dell’impossibile, se dopo aver offerto la propria stessa vita, ritorna a casa, sfinito, con le mani vuote?
    – Vorrei gridare con te: Dio è innocente!
    Egli si è caricato di tutto il nostro dolore, lo ha sofferto come enigma, come buio, come mistero. Da Lui non viene la sofferenza, ma la foza per assumerla, l’amore per viverla, la gioia per trasformarla.

Aiutami a credere, carissimo!

Nino Barraco

 

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ultimo aggionamento 15 maggio, 2004