ESPERIENZE
Ludwig Staufer
“gustate e vedete quanto è buono il Signore” (sal. 33,9)
Giovedì 4 novembre, all’età di quasi 93 anni, è deceduto il Prelato Dr Ludwig Staufer. Era nato il 22 dicembre 1911 a Singen, in Germania. Dal 1965 al 1989 è stato Direttore della Caritas nella Diocesi di Spira (Germania) e dal 1989 al 1995 ne è stato il Presidente. Per sua iniziativa si sono erette più di 20 Case per anziani, giovani e portatori di handicap. Altri programmi impegnativi del suo intervento creativo sono stati i centri sociali per lavoratori stranieri e le loro famiglie, come pure centri ambulanti di aiuti e centri sociali ecumenici. Straordinari la sua sensibilità e i suoi generosi interventi su situazioni mondiali: in Nigeria, in Biafra, in Polonia, in Croazia, in Bosnia-Erzegovina, in Siberia, ai terremotati di Irpinia, ecc.
Aveva fatto i suoi studi per il Sacerdozio al Germanicum in Roma e a Roma aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Nel 1940 fu cappellano presso la Parrocchia di San Barnaba in Roma e in questo periodo conobbe ed apprezzò la nostra Madre Fondatrice, Madre Speranza, alla quale restò sempre filialmente molto unito e devoto e alla quale, successivamente, volle affidare tre Case della Caritas nella sua diocesi di Spira in Germania perché fossero gestite dalle Ancelle dell’Amore Misericordioso. La sua benevolenza verso di noi e la sua generosità ce lo hanno fatto sentire sempre come una delle Persone che ci hanno tanto amato, aiutato e incoraggiato. Nel nostro cuore è nel numero dei nostri benefattori.
Nel 1982, in Collevalenza, fece una sua testimonianza al Convegno internazionale che stavamo celebrando; ne riporto volentieri alcuni passi.(P.Mario Gialletti fam)
Un ricordo della mia gioventù mi ha spronato senz’altro al lavoro della caritas. Mia madre era molto impegnata in parrocchia: si occupava di una famiglia bisognosa in un quartiere di baraccati. Lei ci portava sempre insieme quando visitava quella famiglia; pertanto conoscevamo bene anche i loro figli. Mia madre assisté per molti, molti anni quella famiglia, fino a quando anche i loro figli si sposarono; anche noi condividemmo con loro le feste di matrimonio dei figli.
Nel 1940 ero cappellano a Roma nella Parrocchia di S. Barnaba assieme a tre giovani preti della Svizzera e del Canada. La Parrocchia contava 40.000 abitanti, ma solo una baracca fungeva da Chiesa. Più di mille abitanti vivevano in grotte di tufo, che essi stessi si erano scavate. Anche questa miseria mi ha lasciato molto impressionato.
Alla fine della guerra il vescovo mi mandò a Ludwigshafen, una città operaia. L’80% delle case era distrutto, anche noi eravamo accampati. Da mangiare non c’era quasi niente tranne quel poco che si poteva acquistare con le tessere alimentari. Trasportavamo concime chimico della BASF - una fabbrica chimica di Ludwigshafen - in Baviera. Là barattavamo il concime chimico con patate.
Così ci fu possibile distribuire in un anno 120.000 pranzi gratuiti alla popolazione; in baviera la gente è, per lo più cattolica, perciò si diceva: queste patate sono “patate cattoliche”. I protestanti ricevevano pesce dai paesi protestanti, come la Svezia, la Danimarca e la Novergia. Noi non avevamo pesce, i protestanti non avevano patate. Così davamo patate cattoliche ai protestanti e ricevevamo pesce protestante. Un tentativo di cooperazione ecumenica nella nostra diocesi!
Nelle città della Germania orientale, dove avanzavano le truppe russe, molti giovani e ragazzi furono costretti a lasciare le proprie case e, raggiungendo la Germania occidentale, vennero a trovarsi senza tetto. Non sapevamo dove erano finiti i loro parenti, noi ci occupavamo anche di loro. Li alloggiavano in baracche e installavano per loro officine per apprendisti: muratori, fabbri, piastrellisti, falegnami, elettricisti ed imbianchini. Con il loro aiuto riuscimmo a costruire due pensionati per giovani, dove potevano vivere. Così è sorto un pensionato con 360 posti che oggi è gestito dalle suore di questa Congregazione.
Un altro punto chiave era la cura degli anziani, che in una società industrializzata come la Germania, quando invecchiano o si ammalano, non possono venire ospitati nei piccoli appartamenti dei figli. Per loro abbiamo costruito dei ricoveri. Totale 1800 posti. L’assistenza agli anziani, in un ricovero, è ugualmente affidata alle suore della Congregazione fondata da Madre Speranza.
La diocesi di Spira ha 351 parrocchie e conta 732.000 cattolici. Le opere di carità si attuano nella parrocchia, poiché è la comunità di vita nella Chiesa.
Quasi tutte le parrocchie hanno un giardino d’infanzia con un totale di quasi 14.953-15.000 posti. In ogni parrocchia si organizza un’assistenza sanitaria a domicilio così strutturata: le diverse parrocchie coordinano l’impiego di infermiere, assistenti sanitarie e personale specializzato per anziani. Questo servizio, sanitario a domicilio è istituito, nella nostra diocesi, in forma ecumenica, cioè le comunità cattoliche parrocchiali e protestanti fungono da responsabili giuridici.
Il finanziamento di questa organizzazione è assicurato, in gran parte, dai membri della “Elisabethenverein”. Da parte cattolica sono 73.000 soci che pagano una quota annua di circa 35 DM. In ogni parrocchia ci sono gruppi volontari della Caritas, che si dedicano all’apostolato di quartiere (visite agli ammalati, agli anziani, aiuti agli handicappati e alle famiglie numerose). La Caritas di Spira conta 11 segretariati, dislocati nei più grandi centri urbani della Diocesi; essa offre servizi di consulenza tramite assistenti sociali, ciò che non potrebbe offrire ogni parrocchia.
Oltre a questi sono stati istituiti consultori socio-psico-pedagogici, matrimoniali con psicologi, medici e assistenti sociali; consultori famigliari per famiglie in difficoltà, centri per alcolizzati, centri antidroga e centri di accoglienza per giovani e madri in difficoltà. Case di assistenza e scuole per handicappati fisici e psichici, scuole e laboratori per giovani e adulti handicappati, uomini della strada (per un totale di 2.508 posti).
“gustate e vedete quanto è buono il Signore”!
Quanto è buono Gesù Cristo verso noi uomini! Noi eravamo lontani da Dio, nostra felicità e nostro tutto, perché, per il peccato, venne la morte nel mondo. Attraverso il sacrificio di Gesù Cristo venne la vita nel mondo! e grazie a questo evento, ora noi abbiamo la nuova vita perché siamo diventati fratelli di Cristo e perciò figli di Dio. Noi viviamo la vita di Cristo, così come i tralci vivono perché sono uniti alla vite e partecipiamo alla sua vita.
“Gustate e vedete quanto è buono il Signore”! Egli ci ama. Ama ognuno di noi. Cristo partecipa ad ogni nostra gioia e porta con noi ogni dolore. Se Cristo è con noi, in ogni istante della nostra vita, allora noi dobbiamo essere con Lui. Nel Battesimo, nel sacramento della Riconciliazione, nel Sacrificio della S. Messa noi riceviamo la sua vita, il suo amore. Nella preghiera, nella santa Eucaristia noi lo ringraziamo e gli offriamo il nostro amore.
Ma se Dio ci fa sperimentare un simile amore e una simile felicità, dobbiamo dire a tutti gli uomini quanto è buono il Signore con noi. Ma le belle parole dicono poco. Tutti gli uomini devono vedere e sperimentare che noi siamo convinti della nostra fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Tutti gli uomini devono constatare quanto è grande l’amore di Gesù per loro, deducendolo dalla fede e dall’amore dei cristiani. Non è sufficiente che noi diciamo a Dio “Si Signore io ti amo”. Queste sono parole vuote, se noi non doniamo fattivamente questo amore al nostro prossimo. Quello che noi facciamo al più piccolo dei nostri fratelli, lo facciamo a Cristo stesso. Dio vuole incontrare il nostro prossimo attraverso il nostro amore.
L’amore è la chiave che apre il cuore di ogni uomo. Noi, con il nostro amore, possiamo aprire a Dio il cuore di ogni uomo così la carità diventa la migliore manifestazione dell’amore di Dio per gli uomini. L’uomo è legato per sua natura ad una comunità. Anche Gesù Cristo ci ha legato alla sua Comunità. Noi siamo le membra della Chiesa di Cristo, viviamo in questa comunità, abbiamo compiti e doveri e, solo in questa comunità, realizziamo la nostra eterna salvezza. Per questo non è richiesta solamente la nostra personale carità, ma la carità della nostra comunità nella Chiesa.
Il terremoto nel sud Italia richiamò ugualmente in Germania una ondata di solidarietà. Molti italiani lavorano in Germania e sono diventati praticamente nostri concittadini. E proprio a loro toccò questa catastrofe naturale! Noi potemmo trasportare subito, nei primi giorni, da Spira nel sud Italia, alcuni camion con indumenti pesanti e con tende e là vidi che la gente, di notte sotto la pioggia, si riparava raggruppata sotto fogli di cellofan, perché le loro case erano distrutte oppure perché avevano paura di passare la notte fra le rovine. Noi proponemmo alla Caritas italiana un eventuale invio di case prefabbricate, poiché capivamo che la necessità sarebbe esistita ancora per molti anni e le tende potevano essere solo una soluzione provvisoria. La difficoltà consisteva però nel trovare un terreno fabbricabile in quelle terre montagnose, per installare queste case prefabbricate. La Caritas italiana ci mise in contatto con un bravo sindaco di Castelgrande, che in poco tempo ci procurò un appezzamento di terreno, facilitandoci tale iniziativa. La gente della nostra diocesi ci offrì il denaro sufficiente per costruire 30 case prefabbricate. Ogni casa aveva quattro vani con una superficie di 50 mq. Circa 120 volontari, soprattutto operai, vennero con noi a Castelgrande e costruirono queste case. Per noi è stata una bella esperienza non tanto per quello che abbiamo fatto ma soprattutto per il contatto che abbiamo potuto avere con la popolazione. Vennero costruiti anche un giardino d’infanzia e una casa per le Suore, le spese complessivamente ammontavano a 2 milioni di DM. Alla consegna della case, presente il ministro degli esteri On. Colombo, si notò la sofferenza di aver potuto aiutare solo per 30 famiglie.
Il 12 dicembre 1981 andammo con 30.000 pacchetti di viveri di 6,5 Kg ciascuno a Kattowitz in Polonia. Proprio in quel giorno sopraggiunse una potente ondata di freddo con 25 gradi sotto zero. Una tormenta di neve piombò dal nord-est sulla Polonia, cosicché le strade erano intransitabili. A tarda sera, il nostro pulmino, sul quale viaggiavano i nostri volontari, slittò sul ghiaccio e dovemmo pernottare a Breslavia, poiché il pulmino non era più utilizzabile. Il 13 dicembre, alle sei di mattina, siamo stati sorpresi dalla proclamazione dello stato di assedio in Polonia e noi ci spostammo da Breslavia a Kattowitz assieme alle truppe di assedio. Era una domenica, e la popolazione di tutti i villaggi si radunava nelle chiese. Nonostante la paura, si riunivano in massa davanti alle chiese e dall’espressione dei loro volti, si vedeva che erano scioccati e sfiduciati. Nel medesimo giorno abbiamo assistito alla distribuzione dei pacchetti alla popolazione e questo gesto, avvenuto in coincidenza con la proclamazione dello stato d’assedio, ha suscitato nella gente una profonda impressione. Essi non si sentivano completamente abbandonati. Da allora mi sono recato sei volte in Polonia per venire incontro (con trasporti di viveri, alimenti per bambini, grassi, margarina, e carne) allo stato di necessità che si era creato. Nella nostra Diocesi si organizzò, inoltre, una raccolta di biancheria ed indumenti usati. Questa raccolta ci permise di inviare alla popolazione polacca 17 camions, da 20 tonnellate, di indumenti selezionati e catalogati che vennero distribuiti ancora durante l’inverno.
A Pentecoste potei partecipare ad un pellegrinaggio a Kattowitz, nel centro industriale, della Slesia superiore. Ogni anno a Pentecoste si radunano là i minatori del circondario, “solo gli uomini” per compiere un pellegrinaggio alla Madonna di Piekary. Quest’anno erano più di 300.000 uomini. Essi camminavano portando stendardi religiosi. Alcuni di loro percorsero la strada di notte impiegando quattro ore; alle 9 si recarono al Santuario e sostarono là, pregando e cantando fino alle 13. Erano presenti il Primate della Polonia, il Cardinale di Cracovia e i Vescovi di Kattowitz e Oppeln.
Per la sorveglianza in questa manifestazione religiosa, l’esercito ha impiegato carri armati ed elicotteri. Chi desidera sapere cosa significa testimoniare fede e coraggio deve recarsi in Polonia.
Oggi il 30% della popolazione non è più in grado di acquistare quanto le è necessario attraverso la tessera. Ciò che è loro assegnato è insufficiente e costa 5.000 Sloty. Chi percepisce un sussidio di assistenza riceve solo 3.000 Sloty. Proprio i poveri e le famiglie numerose non riescono più a comperare i generi alimentari. Per questo si rivolgono ai Parroci chiedendo aiuto. Si dovrebbe vedere, almeno una volta, uno di questi luoghi di distribuzione.
Nella centrale organizzativa di Oppeln ho visto le schede di 1200 assistiti. Le famiglie vengono ogni 14 giorni a ritirare la loro razione ed ogni grammo che viene distribuito viene esattamente registrato. Chi è ammalato riceve il pacchettino a casa. Questo controllo è indispensabile, poiché tutti i viveri che la Caritas trasporta in Polonia, ci dimostra, tuttavia, che la popolazione percepisce questo aiuto, non come una umiliazione, bensì come un gesto di solidarietà dei cattolici europei.Ho visitato il campo di concentramento di Auschwitz dove molti polacchi, ebrei ed una religiosa di Spira perirono. Ci si vergogna che siano stati tedeschi a commettere questa barbarie e si comprende perché il popolo polacco tema la Germania. Ma, proprio questa ondata di aiuti, provenienti anche dalla Repubblica Federale, ha risvegliato nella popolazione polacca molta comprensione. Ciò che è successo allora fu possibile solo perché ci si era allontanati da Dio. Solo uno Stato ed un popolo che non credono in Dio e non rispettano i diritti dell’uomo, fondati sulla legge divina, sono capaci di tali brutalità.
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24 dicembre, 2004