ESPERIENZE
Paolo Risso
La fede eucaristica di Pietro
Quando si parla dell’Apostolo Pietro, emerge sempre in primo piano la sua professione di fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, fede a cui il Divino maestro rispose costituendolo suo primo Vicario e capo visibile e fondamento di tutta la Chiesa, il primo Papa (Mt 16, 13-19). A leggere i Vangeli, appare subito che la sua prima professione di fede, Pietro la offrì a Gesù, subito dopo che Egli, moltiplicati i pani, promise un altro Pane, se stesso, offerto in sacrificio per la vita del mondo e dato in cibo di eternità e di risurrezione (Gv 6, 1-59).
Dunque, la fede di Pietro, il primo Pontefice della Chiesa, è fede già eucaristica. Nel momento in cui molti tra gli amici di Gesù se ne vanno perché il suo discorso è troppo duro (Gv 6, 60), Pietro risponde, a nome proprio degli apostoli: “Da chi andremo, Signore? Tu solo hai parole di vita eterna”. Cioè: “Tu, solo, Gesù, sei l’Inviato, il Figlio di Dio, e noi crediamo in Te, anche ora che prometti, incredibile, ma vero, di darci il tuo Corpo e il tuo Sangue come Sacrificio, Cibo e Bevanda, e in essi la tua vita divina, la vita eterna, la risurrezione finale, tutto ciò che hai e che sei”.
Che questa sia la prima professione di fede di Pietro, proprio davanti alla promessa dell’Eucaristia da parte di Gesù, appare evidente dai Vangeli e concordano nell’affermarlo illustri esegeti e teologi come l’abate Ricciotti, il P. Marie-Joseph Lagrange, domenicano, e P. Alberto Vaccari, Gesuita. Il fatto fa pensare.
I primi Pontefici per l’Eucaristia
Toccherà a Pietro, per ordine di Gesù, confermare i fratelli nella fede (lc 22, 32). Pertanto il Papa, successore di Pietro, lungo i secoli, conferma i fratelli nella medesima fede eucaristica di Pietro: di lì, l’onore, l’amore, la legislazione e la disciplina più adatta – sempre più adatta – a promuovere il culto, l’adorazione, la centralità unica e assoluta di Gesù Eucaristico, che il Papa promuove ed è chiamato a promuovere. In particolari momenti della stoira, è apparsa in modo regale questa fede-azione di Pietro – del Papa – riguardo alla SS.ma Eucaristia, il Tesoro più prezioso della Chiesa e dell’umanità, Gesù l’Uomo-Dio.
Nella comunità delle origini a Gerusalemme, proprio sotto la guida diretta di Pietro, i cristiani “erano assidui ogni giorno a spezzare il Pane” (Atti, 2, 46), ciò che è la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, la S. Messa. È subito pertanto smentita l’idea che circola oggi che i primi cristiani celebrassero l’Eucaristia solo di domenica e sul loro esempio si possano ridurre le Messe oggi, impoverendo la Chiesa delle grazie senza numero che discendono dalla Messa. Invece i primi credenti partecipavano ogni giorno alla Messa!
Pochi anni dopo, Pietro giunge a Roma e vi stabilisce la sua sede. È lui che trasmette alla Chiesa di Roma il rito essenziale della Messa con le parole consacratorie di Gesù che operano la transustanziazione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue. La Messa, così come viene celebrata fin dall’inizio, è la Messa del Signore, è la Messa di Pietro. Lo stesso S. Paolo, scrivendo dell’Eucaristia, afferma: “Ho ricevuto dal Signore” (1 Cor 11, 23), ma ha pure confrontato la sua opera con Pietro, colonna della Chiesa (Gal 1, 18).
Tra i primi successori di Pietro a Roma, Papa S. Sisto I (115-125), per impedire gli abusi che già si verificavano, proibì ai laici persino di toccare i vasi sacri, per cui è pienamente fondato supporre che vietasse ai medesimi di toccare le Sacre Specie Eucaristiche: “Statutum est ut sacra vasa non ab aliis quam a sacratis Dominoque dicatis contrectentur hominibus” (Mansi, 1, 653).
Per i primi secoli della Chiesa, proprio per evitare le profanazione che avvenivano a causa della Comunione sulla mano, la preoccupazione dei Romani Pontefici è di impedire che l’Eucaristia sia profanata proibendo di darla in mano ai laici. È noto a tutti quanto pericolo di profanazione sacrileghe esistesse nella Roma e nell’impero dei Cesari, durante le persecuzione e in quel paganesimo che, riguardo alla ‘Eucaristia’, aveva fatto circolare le accuse più infamanti contro i cristiani, persino quella di divorare un bambino cotto nella farina.
Ma è anche vero che curando la celebrazione eucaristica e l’amore a Gesù-Ostia, proprio in quel clima ostile, il papa di Roma promuove la santità dei cristiani fino all’effusione del sangue nel martirio accettato per fedeltà a Cristo. I martiri vanno al patibolo o in pasto alle fiere sostenuti proprio dalla SS.ma Eucaristia.
Il Canone romano come “regola”
Diversamente da chi crede che la Comunione sulla mano sia stata cosa normalmente accettata nella Chiesa delle origini, abbiamo sicure testimonianze che non è affatto così. Papa S. Eutichiano (275-283 d.C.), è assai esplicito nella sua Exhortatio ad presbiteros a ordinare che “nullus praesumat tradere Communionem laico vel forminae ad deferendum infirmo” (=Nessuno presuma di affidare la Comunione a un laico o a una donna per portarla a un infermo”). Come risulta “Ex antiquo codice vaticano”, PL 5, 165.
In questo periodo – tra il III e il IV secolo – i Pontefici vigilano sulla formazione, quindi lo accolgono, del Canone Romano, la parte centrale della Messa, così denominato perché “Regola dell’Azione sacra” (Canon Actionis) in cui l’Azione per eccellenza è appunto la consacrazione eucaristica: “Actio Sacrificii”.
Su questa linea, Papa S. Innocenzo I (401-417), un vero gigante del papato, nella lettera a Decenzio, Vescovo di Gubbio, che gli chiede direttive riguardo alla Liturgia romana che intende adottare, risponde affermando per tutti l’obbligo di rispettare al riguardo la Tradizione venerabile della Chiesa di Roma, perché discende dallo stesso Apostolo Pietro, primo papa, e che è stata per questo accuratamente conservata (PL XX, 551).
S. Innocenzo I, nel 401, ha imposto il rito della Comunione solo sulla lingua (Mansi, X, 1205). Dunque, la Chiesa di Roma, governata direttamente dal Successore di Pietro, si distingue fin dall’inizio per il suo culto speciale a Gesù Eucaristico, culto che diventa sempre di più esempio e norma per i Vescovi e le comunità cristiane nel mondo.
A Roma si resta fedeli a questa prassi (la Comunione sulla lingua) pure sotto il grande papa S. Leone Magno (440-461): “Hoc ore sumitur” (= “Questo cibo si riceve con la bocca”), come è scritto nel Sermo V De Je iunio decimi mensis (PL 54, 1385). Intanto il Canone romano è ormai diventata la “preghiera eucaristica”, usata come regola dalla Messa, da Vescovi come S. Ambrogio e S. Agostino, da Pontefici come S. Silvestro I e Damaso: esistono le testimonianze scritte.
S. Gregorio Magno, il più “liturgista” dei Papi, che nel suo pontificato glorioso dal 590 al 604, legifera in modo autorevolissimo sulla Liturgia e sul canto sacro (“il gregoriano”) ci offre il Canone Romano nella forma che permane tuttoggi, la “preghiera eucaristica” più antica e più venerabile, che esprime nel modo più alto la Presenza reale e il Sacrificio di Gesù Redentore nell’Eucaristia. Gregorio Magno è solito dare l’Eucaristia sulla lingua, come già era stato stabilito dai suoi predecessori (G. Diacono, Vita di S. Greg. Magno, II, 41; PL 75, 103).
Sulla medesima linea, il Concilio Costantinopolitano III (680-681), sotto i Pontefici Agatone e Leone II, vieta ai fedeli di comunicarsi con le mani e minaccia la scomunica a chi avesse avuto la temerità di farlo (Mansi XI, 696).
È evidente a chiunque creda e ami Gesù, Uomo-Dio, vivo e vero nell’Eucaristia che queste disposizioni dei Pontefici santi che abbiamo or ora citato, da Pietro ai suoi Successori dell’antichità cristiana, sono di singolare attualità e necessità oggi, proprio nel momento in cui le profanazioni e i sacrilegi contro Gesù Eucaristico si moltiplicano a dismisura. A ognuno tocca provvedere.
Da Gregorio VII a Trento
Grazie a questi interventi di governo del Vicario di Cristo, proprio per la sua fede eucaristica, viene regolarizzata sempre di più la Liturgia dell’altare, e affermandosi sempre di più la prassi della Comunione solo sulla lingua, spariscono via via le profanazioni che avevano fatto gemere i Vescovi migliori, come quelli radunati nel Sinodo di Rouen, tra il 649 e il 653, regnando il santo papa Martino I: “Piissimi Antistites… pro crebris Sacrorum profanationibus ingemuerant” (Mansi X, 1205).
Non ci si può dilungare oltre… Nell’XI secolo, Berengario di Tour osò per primo negare la transustanziazione eucaristica, ma il grande Papa S. Gregorio VII (1073-1085) gli impose di prestare giuramento nei seguenti termini: “Intimamente credo e apertamente confesso che il pane e il vino posti sull’altare, per il mistero dell’orazione sacra e per le parole del Redentore, si convertono sostanzialmente nella vera e propria Carne e Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo”.
I secoli che verranno, per l’opera dei Pontefici e dei teologi più grandi, soprattutto di S. Tommaso d’Aquino, sommo teologo e cantore dell’Eucaristia, saranno sempre più fervidi di amore e di adorazione a Gesù – Ostia. Diversi miracoli eucaristici, in primo luogo quello di Bolsena (1263) e l’influsso benefico dei santi innamorati di Gesù Eucaristico, spingono Papa Urbano IV a estendere a tutta la Chiesa, con la bolla Transiturus (11 agosto 1264) la festa del Corpus Domini, a cui all’inizio del ‘300, Papa Giovanni XXII unirà la processione per le città e per i paesi. Si diffonde sempre più l’adorazione eucaristica nelle chiese davanti al Tabernacolo, diventato, con la Messa, il centro del culto cattolico così come dev’essere.
L’attacco più grave all’Eucaristia scoppia con la riforma protestante di Lutero che nega la presenza reale di Gesù e rifiuta la Messa come suo Sacrificio di adorazione e di espiazione, e il sacerdozio che proprio alla Messa è ordinato. Su simile tristissima via, lo seguono Calvino a Ginevra e Cranmer a Londra, cosicché l’Eucaristia finisce di essere ritenuta solo un vago simbolo di Nostro Signore. “Eliminata la Messa – afferma Lutero – sarà eliminato anche il Papato”.
Contro questa che è la più grave sciagura che possa toccare alla Chiesa, insorge con lucidità e potenza il grande Concilio di Trento (1545-1563) il Concilio più eucaristico di tutta la storia, voluto e guidato dai Pontefici da Paolo II a Pio IV che puntavano a salvaguardare a ogni costo il “depositum fidei”, di cui l’Eucaristia è il compendio. I Pontefici “eucaristici” del Concilio di Trento con autorità infallibile definiscono che il Sacrificio della Messa è l’identico Sacrifico del Calvario: “in divino hoc Sacrificio, quod in Missa paragitur, idem ille Christus continetur et incruenter immolatur qui in ara crucis semel se ipsum cruente obtulit” (Sessione CCII del 17 sett. 1762).
Nel medesimo tempo, il Papa manda alla dieta di Ratisbons (1541), il buon Cardinale Contarini, come Legato pontificio, per rendere più facile il tentativo dell’imperatore Carlo V di riportare i luterani alla Chiesa Cattolica… Contarini è molto benevolo, ma quando vede che i protestanti persistono nella negazione della transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, risponde con molta fermezza, “non potersi negare ciò che è espresso da Cristo stesso (“Questo è il mio Corpo”), da S. Paolo, dagli antichi e recenti dottori e teologi, definito dalla Chiesa”. E conclude: “Bisogna tener fermo nella Verità. La differenza con i protestanti sta nella cosa, nella realtà e quindi non è possibile accordarsi nelle parole. Una pace apparente sarebbe un mutuo inganno, né tollero che si renda dubbia la dottrina della Chiesa, mediante le molte parole; sono deciso a non allontanarmi in nulla dalla Verità Cattolica” (L. Von Pastor, Storia dei papi, vol. V, pp. 290 ss.).
Negli anni immediatamente seguenti a “Trento”, il Papa S. Pio V (1566-1572), estendendo nel 1570 a tutta la Chiesa il “Messale Romano” risalente di fatto ai primi secoli cristiani, come già abbiamo detto, garantisce nei secoli a venire la più solenne e santa celebrazione del Sacrificio della Messa, così che il cardinale Arcivescovo di Milano, il Beato Ildefonso Schuster (1880-1954), scriverà che “in esso tutto è armonico, perfetto e santo”. Secoli di credenti diranno: “Missale romanum, patria mea!”.
Grazie alla fede eucaristica dei Pontefici del Concilio di Trento, contenuta non solo nei decreti, ma diventata preghiera (lex credendi, lex orandi), nel Messale detto comunemente di S. Pio V, fiorisce un eccezionale movimento di adorazione e di amore a Gesù Sacerdote e Ostia del suo Sacrificio, che forma moltitudini di santi, di missionari, di apostoli, nella Chiesa e nel mondo intero; di martiri che, a decine (citiamo solo S. Edmund Campio e S. John Ogilvie, Gesuiti) nell’Inghilterra caduta nello scisma e nell’eresia, immolano la vita per la loro fedeltà alla “Messa Papista”, che sovrani e capi anglicani ritengono un delitto.
In tutela dell’Eucaristia oggi
Non finiremo più di illustrare la fede eucaristica di Pietro fino a oggi. Leone XIII (1878-1903) che dà impulso ai Congressi Eucaristici radunando folle immense di tutti i continenti in ginocchio davanti a Gesù-Ostia. S. Pio X (1903-1914), che apre il Tabernacolo ai bambini e promuove la Comunione frequente con le dovute disposizione come segreto di santità. Pio XII (1939-1958) che con l’enciclica Mediator Dei (1947) condanna gli errori già circolanti e poi dilaganti riguardo all’Eucaristia e definisce con somma chiarezza la sua realtà di Sacrificio.
Ma questa è storia contemporanea… Il 9 luglio 1999, il Santo Padre Giovanni Paolo II, dà alla Chiesa un mirabile documento sulla “Tutela della SS.ma Eucaristia” in cui afferma: “Appare necessario che nella nostra epoca, caratterizzata dalla fretta anche nel rapporto personale con Dio, la catechesi riconduca il popolo cristiano al completo culto eucaristico che non si riduce alla partecipazione alla S. Messa… ma comprende anche la frequente adorazione, personale e comunitaria, del SS.mo Sacramento, e la cura amorosa perché il tabernacolo, in cui si conserva l’Eucaristia, sia collocato… in modo da costituire il centro di attrazione d’ogni cuore innamorato di Cristo”.
In contrapposizione a questo, Giovanni Paolo II, giustamente condanna “i deplorevoli abusi disciplinari” e “gli atti di disprezzo e di profanazione da parte di persone che quasi diabolicamente ispirate, presumono di combattere in tal modo quanto di più sacro la Chiesa e il popolo cristiano adorano, custodiscono e amano”. “A chi si fa colpevole di questi delitti è comminata la pena della scomunica”.
Ora è evidente persino ai bambini quanti sacrilegi e profanazioni avvengono oggi contro la SS.ma Eucaristia, a causa di ignoranza, di teorie ereticali diffuse, di pratiche liturgiche scorrete e ambigue.
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
30 marzo, 2005