STUDI
 

    P. Nicola

 

 

Inno alla reciprocità, fulcro dell’amore

 

 

Grazie, Signore, per il dono di aver incontrato persone, coppie, amici che sanno vivere la reciprocità.
Che cos’è la reciprocità? L’hai descritta tu: fare agli altri quello che si desidera ricevere dagli altri e non fare all’altro quello che non si vuole che l’altro faccia a noi. La reciprocità è vivere nello specchio dell’altro, oltre l’io, oltre se stessi, aperti al tu che pensa a sua volta a me. Talmente aperti ed accoglienti da avere il coraggio scambievole di mettersi al posto dell’altro, nei panni dell’altro. E chiedersi cosa penserebbe, direbbe o farebbe l’altro al mio posto.
La reciprocità è empatia offerta e ricevuta, è scambio di doni, talenti, pesi da condividere, anche difetti e limiti da correggere e superare insieme. Purtroppo è tanto forte in noi l’istinto di vivere la doppia misura, che è l’opposto della reciprocità. Una misura comoda e adatta a sé e un’altra più esigente e più pesante da applicare all’altro.
Vogliamo affetto senza impegnarci a donarlo a nostra volta. Vogliamo dare affetto senza avere il bisogno umile dell’affetto dell’altro. È forte l’istinto in noi di affermare l’io ben più in alto o più in basso del tu, non alla stessa dimensione.
È forte l’istinto in noi di concedere a se stessi quello che poi si pretende impedire o vietare all’altro.
È forte l’istinto in noi di sorvolare sui propri errori per concentrarsi sugli errori dell’altro, di affermare le proprie colpe e responsabilità per sottolineare invece le colpe dell’altro. La doppiezza è molto più diffusa di quello che pensiamo, siamo tutti falsi, chi più chi meno.
Invece la reciprocità o fulcro dell’amore, che a livello infinito è vissuta perfettamente nella Trinità Santissima, conduce alla sincerità, alla giustizia, alla coerenza, alla trasparenza, all’integrità, all’unione vera e autentica. L’unione profonda di due persone a livello di anima e di cuore e di tenerezza e gesti adeguati al proprio stato, è possibile solo quando l’uno e l’altro sono flessibili fino all’interscambiabilità.
L’uno conduce all’altro che riconduce a sua volta all’uno…
L’uno vive con l’altro in una somiglianza crescente, in una gara reciproca di dare precedenza, importanza, ascolto, obbedienza, sequela all’altro. La reciprocità più è diffusa e più appaga, riempie, sazia, completa, assicura la totale fedeltà.
La reciprocità più è radicale, e più fa percepire la pienezza dell’intimità senza riserve, fughe , alternative, senza piccoli o grandi tradimenti. La reciprocità spinge a confidare i propri sogni, speranze, attese di felicità e a superare paure, dubbi, chiusure. E apre a tanta fecondità di bene nel prossimo.
Vivere in un continuo riferimento all’Altro che è Dio, non vuol dire svuotarsi e basta, ma svuotarsi di sé per riempirsi dell’altro. E l’amore ricevuto ci aiuta a conoscere e a realizzare se stessi, a mettere a frutto i propri talenti, ad avere entusiasmo, forza, grinta e speranza anche nelle croci. Provare per credere.
Nella reciprocità, la dignità e l’eguaglianza della dignità della persona, raggiunge il suo massimo splendore di bellezza e diventa riflesso divino della Trinità.

P. Nicola
S. Maria Arabona-
MANOPPELLO SCALO (PE)

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 20 aprile, 2005