STUDI |
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Grazie, Signore, per il dono di aver incontrato persone, coppie, amici che sanno vivere la reciprocità.
Che cos’è la reciprocità? L’hai descritta tu: fare agli altri quello che si desidera ricevere dagli altri e non fare all’altro quello che non si vuole che l’altro faccia a noi. La reciprocità è vivere nello specchio dell’altro, oltre l’io, oltre se stessi, aperti al tu che pensa a sua volta a me. Talmente aperti ed accoglienti da avere il coraggio scambievole di mettersi al posto dell’altro, nei panni dell’altro. E chiedersi cosa penserebbe, direbbe o farebbe l’altro al mio posto.
La reciprocità è empatia offerta e ricevuta, è scambio di doni, talenti, pesi da condividere, anche difetti e limiti da correggere e superare insieme. Purtroppo è tanto forte in noi l’istinto di vivere la doppia misura, che è l’opposto della reciprocità. Una misura comoda e adatta a sé e un’altra più esigente e più pesante da applicare all’altro.
Vogliamo affetto senza impegnarci a donarlo a nostra volta. Vogliamo dare affetto senza avere il bisogno umile dell’affetto dell’altro. È forte l’istinto in noi di affermare l’io ben più in alto o più in basso del tu, non alla stessa dimensione.
È forte l’istinto in noi di concedere a se stessi quello che poi si pretende impedire o vietare all’altro.
È forte l’istinto in noi di sorvolare sui propri errori per concentrarsi sugli errori dell’altro, di affermare le proprie colpe e responsabilità per sottolineare invece le colpe dell’altro. La doppiezza è molto più diffusa di quello che pensiamo, siamo tutti falsi, chi più chi meno.
Invece la reciprocità o fulcro dell’amore, che a livello infinito è vissuta perfettamente nella Trinità Santissima, conduce alla sincerità, alla giustizia, alla coerenza, alla trasparenza, all’integrità, all’unione vera e autentica. L’unione profonda di due persone a livello di anima e di cuore e di tenerezza e gesti adeguati al proprio stato, è possibile solo quando l’uno e l’altro sono flessibili fino all’interscambiabilità.
L’uno conduce all’altro che riconduce a sua volta all’uno…
L’uno vive con l’altro in una somiglianza crescente, in una gara reciproca di dare precedenza, importanza, ascolto, obbedienza, sequela all’altro. La reciprocità più è diffusa e più appaga, riempie, sazia, completa, assicura la totale fedeltà.
La reciprocità più è radicale, e più fa percepire la pienezza dell’intimità senza riserve, fughe , alternative, senza piccoli o grandi tradimenti. La reciprocità spinge a confidare i propri sogni, speranze, attese di felicità e a superare paure, dubbi, chiusure. E apre a tanta fecondità di bene nel prossimo.
Vivere in un continuo riferimento all’Altro che è Dio, non vuol dire svuotarsi e basta, ma svuotarsi di sé per riempirsi dell’altro. E l’amore ricevuto ci aiuta a conoscere e a realizzare se stessi, a mettere a frutto i propri talenti, ad avere entusiasmo, forza, grinta e speranza anche nelle croci. Provare per credere.
Nella reciprocità, la dignità e l’eguaglianza della dignità della persona, raggiunge il suo massimo splendore di bellezza e diventa riflesso divino della Trinità.P. Nicola
S. Maria Arabona-
MANOPPELLO SCALO (PE)
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ultimo aggiornamento
20 aprile, 2005