ESPERIENZE |
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Nella primavera del 1977, studiavo per l’abilitazione in filosofia e storia, quando “m’imbattei” nella figura di Rolando Rivi, un ragazzo ucciso a 14 anni, seminarista. Ne scriveva, sommariamente, il libro di Mino Martelli, Una guerra, due resistenze (Ed. Paoline, Bari, 1976).
La vicenda mi incuriosì e ne volli sapere di più. Trovai le persone che lo avevano conosciuto di persona, raccolsi per anni ampie testimonianze. Parlai persino con il padre della giovanissima vittima, con alcuni familiari, con Vescovi e Sacerdoti e illustri studiosi di quel periodo della nostra storia.
Scoprii un ragazzo meraviglioso. Rolando Rivi, figlio di umile e cattolica famiglia, nato il 7 gennaio 1931 a S. Valentino di Castellarano (Reggio Emilia). Bambino vivace, allegro – uno spasso stargli insieme: crebbe buono e sveglio come un angelo, ogni giorno più innamorato di Gesù, alla scuola dei suoi genitori, della maestra Clotilde Selmi, del suo parroco esemplare, don Olinto Marzocchini.
Chierichetto a servizio dell’altare a soli cinque anni, la I Comunione a sette anni il 16 giugno 1938, festa del Corpus Domini; la Cresima il 24 giugno 1940, per le mani del Vescovo diocesano Mons. Eduardo Brettoni, subito testimone e piccolo apostolo di Gesù, in famiglia, tra i compagni di scuola e di giochi, a servizio dei poveri.
Giochi spensierati con gli amici e ogni giorno la Messa e la Comunione. Confessione settimanale e direzione spirituale di don Olinto. Avido dello studio del Vangelo di Gesù e del Catechismo di S. Pio X, delle domande e risposte chiare e precise. Tutto gli dà una singolare saldezza di fede e di vita cristiana.
Matura, molto presto, dentro la sua anima un grande sogno: “Voglio farmi prete, come il mio parroco”. Sente che Gesù lo chiama.
Nell’ottobre 1942, undicenne, entra nel Seminario di Reggio Emilia a Marola: studio, preghiera intensa, una vita luminosa e austera già nei suoi verdi anni, guardando alla meta: salire all’altare per offrire il Sacrificio di Gesù nella Messa, farlo conoscere e amare.
Come allora si usava, veste subito l’abito da prete e lo porta sempre con dignità e fierezza, anche in vacanza. Dice: “È il segno che io appartengo al Signore”. Confida: “Quando sarò prete, partirò missionario per convertire molte anime a Gesù”.
Nel giugno 1944, il Seminario di Marola è occupato dalle truppe tedesche e i seminaristi sono mandati a casa. Rolando, a S. Valentino, continua a far vita da seminarista: prega, passa i giorni tra la casa e la chiesa, guidato da don Marzocchini. Non posa mai la veste talare nera, neppur quando si accorge che attorno a lui c’è un clima di odio e di violenza contro i sacerdoti, da parte dei partigiani comunisti.
Non si nasconde, non si mimetizza: “Perché dovrei nascondermi? Io sono di Gesù e di nessun altro”. Tutti lo vedono passare con la sua veste, “il piccolo pretino”, che va a Messa ogni mattina, che vive di Gesù solo. È segnato a dito con ammirazione da qualcuno, ma ad altri dà fastidio.
Il 10 aprile 1945, finisce in mano a partigiani comunisti ed è portato in una loro “base” a Piane di Monchio (Modena). Insultato, privato del suo abito religioso, picchiato e torturato come Gesù nel pretorio di Pilato, alle ore 19 del 13 aprile 1945, un venerdì, viene ucciso con due rivoltellate alla testa e al cuore, “perché così avremo un prete in meno”.
Ho narrato questa vicenda pubblicando nel 1997, un volumetto biografico presso le Edizioni Del Noce di Padova, che già raccontava molte cose del “chierichetto” di S. Valentino. In questi ultimi anni, è dilagata la fama di santità di Rolando, in Italia, in Europa e nel mondo.
A S. Valentino, nella chiesa che custodisce dal 1997 i suoi resti mortali, salgono anche da lontano in molti a pregare sulla sua tomba. Arrivano al parroco lettere da ogni dove che chiedono di saperne di più e preghiere per le intenzioni più diverse.
Ora la sua biografia esce più documentata e più ricca di testimonianze, una più avvincente dell’altra. Rolando Rivi vi appare in tutta la sua luce: piccolo amico di Gesù, suo apostolo, seminarista esemplare, martire per la fede per il sacerdozio cattolico.
È appassionante leggere questo libro, che una volta aperto, non si può più lasciare per 128 pagine ardenti di dedizione a Gesù fino alla conclusione tratta da un sermone di S. Agostino: “La Chiesa di Cristo dovunque si diffonde attraverso i suoi piccoli martiri”.
Il Card. José Saraiwa Martins ha definito Rolando “splendida figura di seminarista e vero angelo della terra”.
Il libro, a cura dello scrivente, edito di nuovo da Del Noce (Camposampiero, Padova, 2004), si intitola: “Rolando Rivi: un ragazzo per Gesù”.
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ultimo aggiornamento
11 maggio, 2005