STUDI
 

    P. Domenico Carchidi, fam

 

La sempre vergine
Madre di Dio

Aeiparthenos Theotokos

Non sono un teologo. Sono un modesto sacerdote sempre in cerca del vero. Un paio di anni fa ho incontrato nella piazza del Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, un ignoto signore sconcertato per la seguente affermazione di una docente di un Istituto Teologico: “la Chiesa non ha mai insegnato che Maria è sempre stata vergine”.
Anche altrove, alla fine di un pranzo, un sacerdote ha asserito che la Madonna ha dato alla luce il Figlio come tutte le donne.
Il Simbolo Apostolico proclama: “nato da Maria Vergine”.
I razionalisti hanno negato l’insegnamento della Chiesa in ogni epoca della storia.

 

La maternità verginale di Maria

Che la Madonna ha concepito in modo verginale il Figlio è rivelato nei Vangeli. San Matteo racconta che a San Giuseppe, perplesso, un angelo gli dice: “Giuseppe, discendente di Davide, non aver paura di sposare Maria, la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta è opera dello Spirito Santo” (Mt 1, 20). San Luca riporta la risposta dell’angelo a Maria, che chiede: “Com’è possibile questo dal momento che io sono vergine?”. E l’angelo risponde: “Lo Spirito Santo verrà su di te e l’Onnipotente Dio, come una nube, ti avvolgerà” (Lc 1, 35)1.

 

La verginità

La verginità è un consiglio evangelico, un dono, un carisma. Si offre per il Regno di Dio, con libertà, umiltà e gioia. San Paolo la propone, non la impone. Gesù la dichiara possibile: “… altri poi non si sposano per servire meglio il Regno di Dio, chi può capire cerchi di capire” (Mt 19, 12).
Madre Speranza dice che: “non possiamo immaginare quanto sono belle al cospetto di Gesù le anime pure. La castità trasfigura l’uomo in un essere distinto” (El Pan 5, 94).
I Padri della Chiesa suggeriscono i mezzi per conservare la verginità in perpetuo. La verginità “è un fiore che germoglia nella Chiesa, decoro e ornamento della grazia dello Spirito Santo, matura gioiosa, capolavoro incorrotto di lode e di gioia, immagine di Dio che riverbera la santità del Signore, porzione più alta del gregge di Cristo” (S. Cipriano)
“La verginità perpetua è un bene eccelso di carattere esclusivamente cristiano e si distingue da quello pagano perché questo ha un carattere temporaneo… La fedeltà delle vergini allo Sposo Divino dipende dalla preghiera” (S. Ambrogio).
Sant’Agostino insegna che per vivere la virtù della verginità è assolutamente necessaria l’umiltà.

 

Maria Vergine nel parto

Sulla verginità di Maria nel parto le controversie non sono mancate nella storia cristiana. I primi a opporsi con fermezza alla negazione dei contestatori sono stati i Padri della Chiesa. Ne elenco alcuni: Sant’Ignazio di Antiochia (+110) definì il fatto: “un mistero strepitoso”; Sant’Efrem (+373) insegnò che “la Vergine concepì senza lesione della sua verginità e partorì senza dolori; Sant’Ambrogio (+397) illustrò l’evento miracoloso dicendo che “Maria è la porta buona che era chiusa e non si apriva, Cristo è passato attraverso, ma non l’aprì”. Ad essi si possono aggiungere: San Girolamo (+420), Sant’Agostino (+430), San Leone Magno (+474).
Papa Martino I, nativo di Todi, convocò il Concilio Lateranense (649) non ecumenico, che condannò il monotelismo e definì Maria sempre vergine. Nel Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di Stefano De Fiores e di Salvatore Meo, si sostiene che il parto verginale di Maria è anche segno che Gesù Cristo è Dio ed è un Dio Salvatore: “chi nasce non è una creatura di quaggiù, ma un Dio in forma umana. La divinità di Cristo è la ragione formale che sta alla base del prodigio. Tanto Gv 1, 13 che Lc 1, 35, pongono in primo piano questo nucleo della persona di Cristo”.
Il prodigio è anche segno di un Dio Salvatore. “Che Maria non abbia conosciuto le doglie nel dare alla luce il Figlio, è un segno che va letto alla stregua dei miracoli di Gesù, quando guarisce persone oppresse dal male fisico (ciechi, paralitici, zoppi, muti, sordi…).
In Gesù taumaturgo il Padre ci dona un saggio anticipato della nostra futura liberazione da ogni genere di sofferenza e menomazione corporale, che affligge e svilisce la persona. “Questo comporta il segno di Dio attuato alla presenza salvifica di Cristo (cfr. Lc 11, 20).
Il parto verginale di Maria ha questa carica profetica. Dio è colui che dà principio e annuncia la fine (cfr. Is 46, 10).
Dal modo col quale Dio entra nel mondo fa capire quale sarà l’esito.

 

La verginità dopo il parto

Sulla verginità di Maria dopo il parto la Bibbia tace: né afferma né nega. Non fanno difficoltà i testi sacri in cui si parla di “fratelli di Gesù”. E’ un’obiezione antichissima sempre riproposta dai negatori del dogma mariano. Ci sono nella bibbia perfino i nomi: Giacomo, Giuseppe, Simeone e Giuda. Si tratta di un semitismo che affiora pure nel greco del Nuovo Testamento. L’Antico Testamento offre abbondanti attestazioni dell’uso ampio del sostantivo fratello. Ne cito una: Lot, figlio del fratello di Abramo, viene detto fratello (Gen 11, 27).
Ma in nessun passo della Sacra Scrittura si parla di figli di Maria. Maria è chiamata nei vangeli “La Madre di Gesù” (Gv 2, 1; 19, 25).
A definire Maria Vergine prima del parto, durante il parto e dopo il parto, fu il Concilio Lateranense (649), universalmente accettato, in Occidente e in Oriente. Il Denz. 256, dichiara.: “Maria persistit semper in virginitatis integritate ante partum, in partu, et perpetuo post partum”.
I teologi Benardo Barman, nel suo testo di Teologia Dogmatica, e Ott, nel Compendio di Teologia Dogmatica, come anche il Nuovo Dizionario di Mariologia, sopra citati, riconoscono come verità di fede la definizione conciliare. Il Card. Joseph Ratzinger afferma che la cultura dominante del nostro tempo ha influenzato anche i cristiani: “ora la nascita verginale, in quanto fatto, in quanto effettiva realtà della storia, è fortissimamente contestata, oggi essa viene abbandonata anche da teologi cattolici: quello che importa, si dice, è il senso spirituale, il biologico può essere non importante per la teologia e va valutato solamente come mezzo espressivo, simbolico. Tuttavia questa soluzione, per quanto essa possa sembrare possibile, conduce, in effetti, in un vicolo cieco; ad un attento esame, essa si dimostra un inganno”2.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 449) si legge: “l’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. Infatti, la nascita di Cristo “non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l’ha consacrata” (LG 57).

La liturgia inneggia alla sempre Vergine

La liturgia della Chiesa è un canto di fede di lode alla Beata Vgine Maria.
In un prefazio della Santa Messa leggiamo:
“Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo
nella festa della Beata sempre vergine Maria.
Per opera dello Spirito Santo, ha concepito il tuo unico figlio:
e sempre intatta nella sua gloria verginale,
ha irradiato nel mondo la luce eterna, Gesù Cristo, nostro Signore”.

“Hai dato la vita a colui che ti ha creata,
e sei vergine per sempre”.

“Come roveto
Che Mosè vide ardere intatto
integra è la tua verginità, Madre di Dio:
Noi ti lodiamo, tu prega per noi”.

“In virtù della parola, vergine, Maria concepisce,
e, intatta, genera il Salvatore”.

Anche la poesia del sommo poeta italiano è entrata nell’ufficio delle ore:
“Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio.
Tu sei colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura”.


1 Cfr. La Bibbia interconfesionale.

2 Ratzinger J., La Figlia di Sion, Jaca Book, 1979.

 

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ultimo aggiornamento 02 giugno, 2005