ESPERIENZE |
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Nel mio scritto “La fede eucaristica di Pietro” (febbraio 2005) ho cercato di illustrare la teologia della S. Messa come Sacrificio di Gesù Cristo, nella dottrina del Concilio di Trento, Concilio “de fide” in cui il Papa e i Vescovi uniti con Lui hanno definito alcune tra le più grandi e fondamentali Verità del Credo Cattolico. È dottrina sublime che affascina e conquista.
“In divino hoc Sacrificio quod in Missa peragitur idem ille Christus continetur et incruente immolatur qui in ara crucis semetipsum cruente obtulit” (=”In questo divino Sacrificio, che si offre nella Messa è contenuto e immolato incruentemente quel medesimo Cristo che sull’altare della croce offrì se stesso in modo cruento”).
È dottrina definitiva e irreformabile, ma dev’essere esplicitamente precisato in che cosa consista l’essenza del Sacrificio eucaristico. Tuttavia i teologi dei secoli posteriori a “Trento” avrebbero potuto evitare molte controversie se avessero riflettuto sul denso e fecondissimo significato dell’affermazione sopra sottolineata, riguardo all’essenziale identità del Sacerdote Offerente, della Vittima offerta e, perciò del suo atto di offrire se stesso come tale.
La differenza tra l’uno e l’altro riguarda solo quel modo che non altera né l’Offerente né la Vittima né il suo atto… Ora a tale e tanta offerta, non c’è nulla da aggiungere: essa è completa quanto ai suoi principi costitutivi e perfetta quanto al suo volere.
L’enciclica “Mediator Dei”
Quando nel 1947, apparve l’enciclica Mediator Dei del Servo di Dio Pio XII, fu richiamata l’attenzione di tutti sulla dottrina radicata nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa, illustrata in modo insuperabile da S. Tommaso d’Aquino e definita nel Concilio di Trento:
“L’augusto Sacrificio dell’altare non è una pura e semplice commemorazione della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo, ma è un vero e proprio Sacrificio nel quale, immolandosi incruentemente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla croce, offrendo al Padre tutto se stesso, Vittima graditissima” (M.D. 55).
Il Sacrificio eucaristico ha la sua fase culminante e risolutiva nella duplice consacrazione del Pane e del Vino, riproducente precisamente tutto e solo quel che avvenne sulla croce. Tutto dunque si riassume nella “consacrazione”: offerta e immolazione della Vittima, proprio come si verificò sul Calvario.
Papa Paolo VI segue le orme del suo Predecessore. Anche per Paolo VI “la Messa ripresenta il Sacrificio della Croce” (Mysterium fidei, 1965, N. 17), ed “è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari” (prof. di fede, 30/6/1968).
Tutto vero e santo e noi pieghiamo le ginocchia e il capo a riconoscere e a adorare Gesù realmente presente nell’Eucaristia per offrire a Dio il suo Sacrificio di adorazione e di espiazione del peccato dell’umanità. Ma occorre rendere più esplicita la Verità che il Magistero della Chiesa già tanto chiaramente afferma nei suoi cardini essenziali: resta da indicare il presupposto metafisico-dogmatico della trascendente unità del Sacrificio e della molteplicità delle Messe, ciascuna delle quali lo rende presente sacramentalmente senza poterlo mai esaurire.
Primato del Cristo
Ho cercato a lungo nel mio studio e nella mia meditazione personale della Verità della nostra Fede Cattolica, la risposta a questo problema, crescendo sì nella Fede, ma faticando a rendermi conto in modo più chiaro di come il Sacrificio di Gesù nella S. Messa sia il medesimo suo Sacrificio offerto sulla croce.
Tutto mi è apparso di singolare chiarezza e bellezza sovrumana quando poco più di dieci anni fa, il 5 gennaio 1994, incontrai il P. Enrico Zoffoli, Passionista, che mi illustrò a lungo l’argomento con competenza singolare e mi offrì in lettura uno dei suoi capolavori – forse il più bello – il libro La Messa è tutto da lui scritto nel 1989 (Ed. Fonti Viva, Roma) per il suo 50° di sacerdozio, libro definito “grandioso e allettante” da Mons. Antonio Piolanti, tra i più illustri e fondati teologi dell’Eucaristia.
La soluzione del problema posto è dunque implicita nel dogma riguardante la struttura ontologica del Cristo e la natura della sua missione redentrice. È quanto tenterò di illustrare, alla scuola di P. Zoffoli, richiamando la trascendenza del Salvatore e il carattere Sacramentale dell’opera da Lui compiuta sulla croce e continuata dopo la risurrezione. Ho cercato di presentare questa soluzione in modo semplice e attraente nel libro La Messa è la mia vita (Cantagalli, Siena, 1999), recensito dall’indimenticabile professore don Luigi Bogliolo, S.d.B., sull’Osservatore Romano del 22 luglio 1999, libro cui rimandiamo in alcune sue pagine centrali.
Gesù è il Figlio di Dio e come tale non è soltanto di ieri o di oggi o di domani: Egli è sempre, il Presente, il Contemporaneo di ogni uomo. Egli è realmente uomo con una natura umana assunta, per la quale entra nel tempo, ma è pure il Figlio di Dio incarnato, immagine del Dio invisibile, Primogenito dell’intera creazione. Tutto quindi Egli precede, tutto in Lui sussiste, per cui è Mediatore universale per natura, Sintesi di tutto il creato e il creabile, Capo degli angeli e degli uomini, Principio e Fine, Primo e Ultimo, Protagonista e Centro della storia, unico Arbitro del destino del mondo.
Ed è così che, Uomo-Dio, trascende all’infinito la vita di qualsiasi individuo umano, perché è Colui che domina e contiene l’intera umanità, il mondo. Nato e vissuto nel tempo, Egli con la sua azione mediatrice di Vittima che espia e redime, è sempre il Presente. Ne segue che la sua Passione è terminata quanto al suo aspetto di “cronaca”, oggetto di esperienza sensibile da parte dei manigoldi che lo hanno crocifisso e dei buoni che erano con Lui sul Calvario, ai suoi tempi; degli storici che oggi si documentano sulla morte di un Giusto.
Ma essendo Egli il Figlio di Dio, l’Eterno, il Presente, il Contemporaneo di ogni uomo, di ogni istante della storia, il suo Sacrificio al Padre in espiazione dei nostri peccati e per la nostra salvezza, rimane per sempre, sussistente nella sua Persona divina di Agnello immolato con le piaghe della sua Passione, ora vivente, posto davanti a Dio a intercedere per noi.
Egli è di ieri, di oggi, di domani e di sempre, il Primo e l’Ultimo, così da contenere e dominare l’intero ciclo della generazioni umane ed emergere su tutte, Redentore, Salvatore, Sacerdote sommo ed eterno, oggi e sempre, oltre ogni spazio e tempo, così da raggiungere con la sua mediazione gli uomini di ogni angolo della storia e del mondo, contemporaneo a ogni uomo con il Suo Sacrificio.
Ebbene questo Gesù stesso, Sacerdote che offre e Vittima offerta in adorazione a Dio e espiazione dei peccati, in virtù del prodigio della transustanziazione, si fa presente sull’altare, in mezzo a noi, sotto le specie del Pane e del Vino consacrati, e ci unisce alla sua offerta.
Sacramento del Sacrificio
Appunto perché azione del Figlio di Dio incarnato, questo Sacrificio si eleva e emerge come “il fatto” unico infinitamente efficace, centrale, rispetto a tutti i fatti della storia. Quel suo Sacrificio della Croce, che rimane per sempre, contemporaneo di ogni uomo, nella S. Messa, è ripresentato (reso presente, evidenziato, mostrato, messo a nostra disposizione) sull’altare. Gesù, il Crocifisso vivente, è lì, con il suo Sacrificio come sul Calvario.
Posso e debbo soltanto dire: “Credo, Signore!”, e prostrarmi davanti all’altare su cui Gesù è presente in stato di Sacerdote e di Vittima, come sulla sua croce, adorarlo come mio Signore e mio Dio, sacrificato per me.
Sul Calvario e sull’altare è il medesimo Sacrificio di Cristo, indispensabile alla nostra salvezza. Devo farlo mio, questo Sacrificio, devo unirmi a Gesù immolato, con la continua conversione a Lui, con l’offerta, la fedeltà e la santità della mia vita, che impegna tutto me stesso per Lui. “L’Eucaristia è il Sacramento della Passione di Cristo” (S. Tommaso, Summa Theol., III, 73, 3, 3).
Il discorso si fa maestoso e affascinante. Ma per ora, ci fermiamo a contemplare estatici questa sublime Realtà con le parole di Enrico Medi (1911-1974), il grande scienziato dei nostri tempi, avviato alla gloria degli altari: “Quando il sacerdote alza l’Ostia consacrata per mostrarla ai fedeli, mostra loro il Crocifisso vivente. Il supremo Sacrificio della Croce, che continua nella sua realtà sostanziale e valore totale, è lì, sull’altare, in quel calice”.
“Gesù, credo, adoro e amo. Il tuo essere in me. Il tuo Sacrificio in me. La tua vita in me”.
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ultimo aggiornamento
02 giugno, 2005