RICORDANDO PADRE ARSENIO |
Un prete per i Preti
Arsenio Ambrogi
Omelia di S.E. Mons. Chiaretti
1 Diamo l’ultimo saluto alle spoglie mortali d’un prete formidabile, che ha certamente segnato la vita di tutto il clero umbro per la sua austera esemplarità.
Non era un prete accomodante, anche se sempre sorridente ed accogliente.
Era un prete all’antica, quando la penitenza era sofferenza anche fisica e la preghiera era colloquio permanente con Dio.
Forte ed integerrimo nella fede, devotissimo alla Beata Vergine Maria, dinanzi alla cui immagine sostava in preghiera notti intere, alla Chiesa ed in particolare al Papa, sulle sue ginocchia volle professare il voto di fedeltà perpetua, in occasione della visita di Giovanni Paolo II alla parrocchia romana di Spinaceto. Nel suo testamento padre Arsenio ha parlato molto di questo avvenimento, di cui ringraziava in modo tutto speciale l’Amore Misericordioso e che “ha segnato profondamente la sua vita sacerdotale”.
Ha curato moltissimo la formazione e la perseveranza dei sacerdoti, cui s’era dedicato con tutte le forze: è sua la promozione della giornata di santificazione sacerdotale di giugno, che vedeva e vede la presenza di molte centinaia di preti dell’Umbria e delle regioni vicine.
Ha predicato esercizi spirituali in tutta Italia; è stato confessore e direttore spirituale di coscienza apprezzato e ricercato, forte ad un tempo e mite, com’è ogni buon pastore.
Veniva dalle file del clero diocesano di Perugia, diocesi nella quale fu ordinato sacerdote il 2 giugno 1940, da Mons. Rosa, un vescovo da lui veneratissimo. Vita segnata dalla guerra, quindi, che lo vide vicino alla popolazione a Borghetto di Prepo e accanto ai condannati a morte, oltre che insegnate di religione nel liceo classico cittadino. Nominato parroco di Marsciano nel 1947, si impegnò nell’assistenza ai poveri cui portava il cibo a lui destinato, ma anche nella lotta alle ideologie anticristiane allora imperanti, riuscendo a realizzare un grande oratorio per i giovani. Fu nel pieno della sua attività di parroco che lo raggiunse la chiamata di Madre Speranza, la quale gli “apparve” in modo misterioso e lo invitò a far parte della nascente Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso. Staccarsi dalla diocesi non fu facile e solo dopo molto travaglio l’arcivescovo Vianello lo lasciò andare: era il 1954. Portò con sé ben sette ragazze dell’Azione Cattolica di Marsciano, che furono suore dell’Amore Misericordioso.
Nella nascente Congregazione ebbe vari incarichi tra cui la direzione della casa di Fermo e di quella di Roma, diventando sempre più esperto dei segreti di madre Speranza, della sua incredibile vita carismatica, della sua passione e missione perché l’Amore Misericordioso di Dio, svelato in Gesù, fosse da tutti conosciuto. Fu anche superiore Generale della Congregazione dal 1968 al 1980, gli anni delle grandi opere di Collevalenza. La sua vita è declinata gradatamente ed è morto nella pace del Signore; in Lui ora vive, accanto alle grandi figure dei pionieri della Congregazione: dalla serva di Dio madre Speranza ai confratelli sacerdoti Alfredo, il primo della serie, Gino, Alfonso e altri.
2 Ora padre Arsenio è nel cielo di Dio, la meta ultima verso la quale tutti tendiamo. Gesù lo ha accolto con la gioia che riserva ai “servi fedeli” quelli che fanno proprie le otto Beatitudini: dalla prima, che proclama beato chi è povero ed ha lo spirito dei poveri, a tutte le altre, soprattutto quella che proclama beati i misericordiosi. La misericordia non è arrendevolezza dinanzi al male cercando pseudogiustificazioni, ma è la tenerezza del Padre verso i figli che, sbagliando, si fanno del male e sono, quindi, più bisognosi di compassione e di incoraggiamento che di rimproveri.
Quante volte gli ho sentito ripetere le parole tenerissime di madre Speranza, da scolpire a caratteri d’oro nel cuore di tutti: “Che gli uomini conoscano Dio non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con tutti i mezzi la maniera di confortare, di aiutare e di far felici i suoi figli, e li segue e li cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro”. Dio ha bisogno degli uomini per essere felice: santo e benedetto paradosso!
Ho fatto tesoro anch’io di queste consolanti parole, che non ci esonerano dalla fatica della conversione, ma ci danno la speranza e coraggio per non bloccarci dinanzi alla bestia trionfante.
Papa Benedetto XVI, parlando alla marea multicolore dei giovani di Colonia, ci ha ricordato che in realtà la Chiesa “è una rete con dei pesci buoni e dei pesci cattivi, un campo con il grano e la zizzania”. Ma ciò non impedisce, qualora fossimo pesci cattivi o zizzania, di “entrare con tutti i nostri difetti e le nostre debolezze nella processione dei santi, che con i Magi dell’Oriente ha preso il suo inizio. Ed anzi – ha continuato il Papa – in fondo è consolante il fatto che esista la zizzania nella Chiesa; così, con tutti i nostri difetti, possiamo sperare di trovarci ancora alla sequela di Gesù, che ha chiamato proprio i peccatori”.
Sono folgorazioni ardite, certamente, che non giustificano il peccato e la ribellione, ma incoraggiano chi è aggredito dal peccato a liberarsene con una sincera conversione, implorando il perdono di Dio Misericordioso e la riconciliazione con Lui e con i fratelli offesi.
Questo Santuario è il segno visibile di questa misericordia di Dio che attende, anzi che va incontro al figlio sbandato per abbracciarlo, perché è sempre suo figlio; e lo bacia e lo ribacia e gli ridà la dignità di figlio imponendogli il sigillo dell’autorità al dito e facendogli indossare la veste più bella.
Padre Arsenio queste cose le ha dette con la sua vita esemplare e le ha mostrate vere con il sorriso dell’accoglienza per tutti, al fine, di ridare Dio all’uomo peccatore e l’uomo peccatore a Dio.
Il Signore gli serbi in cielo le sue consolazioni più belle!
3 La mia presenza qui, allora, con i vescovi dell’Umbria e altri vescovi amici e insieme a tanti sacerdoti, è per ringraziare. Ringraziare Dio che ci ha dato questo testimone credibile del suo Amore Misericordioso. Essendo stato parroco in tempi di burrasche, padre Arsenio avvertiva come il problema della parrocchia è in realtà, e prima di tutto, il problema dei parroci: un parroco santo non solo irraggia santità che conquista, ma nel suo zelo non si dà pace finché non ha trovato le strade buone per l’evangelizzazione della sua gente, a cominciare da chi s’è allontanato dalla Chiesa perché non l’ha conosciuta come madre tenera e misericordiosa. Anche se i preti fossero pochi, l’importanza è che siano santi. Il santo non ha bisogno di cercare la gente: è la gente che lo cerca ansiosamente, perché avverte sempre un grande bisogno di Dio.
Sono qui, perciò, anche per ringraziare la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, che ha tra i suoi scopi primari anche l’impegno per la santificazione dei sacerdoti, e offre con grande generosità iniziative e strutture perché i sacerdoti vengano a Collevalenza ad attingere perdono e grazia, consolazione e speranza sentendosi a casa loro.
Vogliamo guardare alla morte da credenti: è un passaggio arduo, certamente, ma vogliamo penetrarlo con l’occhio della fede. Inseriti a più titoli come cristiani e come sacerdoti nel corpo mistico di Cristo sino a formare il Christus tutus, il Cristo plenario, partecipiamo già ora alla sua vita di risorto, come l’apostolo Paolo ci ha ricordato, ed anzi ne affrettiamo con il desiderio l’avvento perché vogliamo viverla in pienezza con Lui, e ripetiamo perciò con fede in ogni Messa il maranathà “nell’attesa della Sua venuta”.
Questa attesa è già soddisfatta per padre Arsenio.
Che il Signore accolga nel suo regno questo servo fedele e buono, che noi ammiriamo e rimpiangiamo, augurandoci che la sua preghiera, ora che è nel regno della intercessione, provochi una pioggia benefica di vocazioni sacerdotali e religiose, sante e santificatrici, per la nostra regione.
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ultimo aggiornamento
07 novembre, 2005