Carissimo,
l’esito di quel referendum sull’embrione, anche se positivo, non ci inganni. La verità è un’altra. Nel tempo, abbiamo distrutto tutto, abbiamo cancellato ogni certezza. Abbiamo dissacrato, banalizzato ogni rilevanza sacra, abbattuto ogni resistenza morale, ogni richiamo ai valori, al “dopo”, a quella ulteriorità di giudizio che sopravvive alle vicende della terra.
Abbiamo fatto l’elogio intransigente di un permissivismo, di un relativismo senza limite, di una domanda esclusiva, massificante, delirante, del sesso, di una espansione erotica del possesso, del potere, a dismisura.
Quante droghe, quante pistole abbiamo regalato!
Tramontata definitivamente la «società cristiana”, espressa, pur nei suoi limiti, da una omogeneità culturale e religiosa, ci ritroviamo, oggi, in un clima di insignificanza, di soggettivismo, che non ha più in Dio un valore assoluto e non ha più nella morale un progetto condiviso.
È il nuovo dato storico, se vuoi, in cui ci scopriamo come minoranza, esigua minoranza. All’interno di una società e di una cultura
largamente neopagana.
Ridotti in minoranza, non da una persecuzione di sangue. No, non sono le persecuzioni, non sono le leggi che ci preoccupano. C’è qualcosa di più importante, all’origine. Preoccupa la più subdola, pericolosa, persecuzione, che è il cambio di cultura, di mentalità, che, senza rivoluzione, sta penetrando nelle nostre idee, nel nostro costume, nella nostra vita.
Senza accorgercene, continuiamo a dirci cristiani e invece siamo pagani. Pagani nella terrestrità della vita, esistenzialmente e socialmente. Segnati dall’indifferenza, dal frammento, che è la più pericolosa delle negazioni.
Mentalità, criteri di giudizio, valori di riferimento, modi di vita, sono pagani, assolutamente estranei alla nostra fede.
Ed è la nostra responsabilità. Tempi, sì, di minoranza, di dispersione. Eppure, tempi della nuova semina, di una convocazione capace di volere patti di fede, di cultura della vita, scenari di innocenza, di speranza, di futuro.
Nino Barraco