DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA | |||
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"Mi dici, Gesù mio, che l’amore se non soffre e non si sacrifica non è amore"
Roma 27 novembre 1941
Gesù mio, perché il mio cuore soffre di questi alti e bassi nonostante l’amore che sento per Te? E perché mi sento tanto debole nella sofferenza nonostante sia persuasa che tu mi aiuti e con la tua grazia supererò la prova? Mi dici che desideri che io non cerchi altra cosa che non sia la sofferenza, il tuo amore e la tua gloria, anche se questo comporta il disprezzo di me stessa. Che dici, Gesù mio! Tu per mio amore hai sofferto tantissimo fino a morire su una croce nudo, calunniato, disprezzato, offeso e fra i peggiori insulti e io potrò rifiutarti qualche cosa? Non cercherò forse la tua gloria a qualunque costo? E non sarò tutta tua come tu sei tutto per me? Gesù mio, sai che non voglio altro che amarti, soffrire e già da molto tempo desidero solo la tua gloria. Aiutami a darti sempre quello che mi chiedi, poiché il mio unico desiderio è piacere a te. (El pan 18, hoy 695-697)
Roma 28 novembre 1941
Gesù mio, aiutami a distaccarmi da tutte le creature e da me stessa per pensare solo a te. Fa che non ti neghi mai niente e in me si realizzi sempre la tua divina volontà. Fa, Gesù mio, che cerchi solo la tua gloria dimenticandomi completamente di me stessa. Ti chiedo, Padre mio, di perdonarmi ancora una volta e di non permettere che torni nuovamente ad offenderti. Dio mio, accetto di cuore tutte le prove, le tribolazioni e le angosce che permetterai, le accetto in riparazione dei peccati di tutti i sacerdoti. Fa, Gesù mio che sia sempre attenta a servire la tua volontà e non abbia altro desiderio se non quello di stare sola con te per dirti tante cose; cioè un amoroso colloquio con te. Gesù mio desidero restare unita a te e fare tutte le mie azioni unita a te poiché tu abiti in me per santificare non solo me stessa ma anche – secondo quanto mi dici - tutte le mie azioni e riempire di te tutte le mie facoltà. Gesù mio sii tu la luce della mia vita, l’amore e il fuoco del mio cuore, forza e virtù di tutte le mie facoltà, perché in te possa conoscere, amare e realizzare la volontà del mio Dio. (El pan 18, hoy 698-702)
Roma 2 dicembre 1941
Mi dici, Gesù mio, che l’amore se non soffre e non si sacrifica non è amore. Che insegnamento, Dio mio! Adesso mi rendo conto perché il tuo amore è così forte ed è fuoco che brucia e consuma. Hai sofferto tanto! Fa, Gesù mio, che ti segua sempre nel dolore e mai dica basta nella sofferenza. Fa che impari a rinunciare continuamente a me stessa per possedere il mio Dio. Aiutami, Gesù mio, a vivere sempre abbracciata alla croce e fa che sappia reprimere il desiderio di essere onorata per mezzo della vera umiltà e l’amore ai piaceri per mezzo della mortificazione. Fa che il mio cuore e la mia mente siano sempre fissi in te e possa dirti con tutta sincerità: vivo, ma non sono più io che vivo, ma è Dio che vive in me. (El pan 18, hoy 703-706)
Roma 24 dicembre 1941
Oggi, 24 dicembre 1941, mi sento spinta a rinnovare l’offerta come vittima di espiazione in riparazione delle offese dei sacerdoti del mondo intero fatta il 24 .12. 1927 ricordando quanto ha sofferto e fatto Gesù per tutti noi, l’amore che continuamente ci dimostra, la poca riconoscenza delle anime consacrate e le numerose offese dei suoi sacerdoti. Dio mio, quello che ti do per una sì grande riparazione è ben poca cosa, ma tu uniscila al tuo amore e alla tua misericordia e tutto sarà saldato. (El pan 18, hoy 707)
31 dicembre 1941:
Oggi, ultimo giorno dell’anno, mi sono distratta e il Buon Gesù mi ha detto che anche in questo nuovo anno mi mancheranno tre figlie. (El pan 18, hoy 708)
1 gennaio 1942:
Oggi 1 gennaio comunico alle figlie che anche in quest’anno verranno a mancare tre figlie. (El pan 18, hoy 7097)
gennaio 1942:
Il 26 gennaio mi sono ammalata. (El pan 18, hoy 710)
28 gennaio 1942:
Il 28 chiamarono il dottore che disse dovevo essere immediatamente visitata da un altro medico; io rifiutavo dicendo che la sua visita mi bastava, ma lui non accettò aggiungendo che non si sentiva di lasciarmi in quelle condizioni. Convinse le figlie a chiamare subito un altro medico per consulto mentre lui aspettava in casa nostra.
I due medici hanno detto che ero grave, diagnosticando una polmonite e una peritonite. Volevano ricoverarmi in clinica; ed io mi opposi a questa decisione dicendo che mi lasciassero morire accanto alle mie amate figlie. Non sono riuscita a convincerli e hanno chiamato un’ambulanza, che però poteva venire solo più tardi.
Pilar non stava a casa e quando è arrivata ha trovato le figlie in pianto senza sapere che fare; lei ha chiamato subito il medico per informarsi direttamente e io ho supplicato Pilar di fare il possibile per lasciarmi morire a casa, ma le ho detto di stare tranquilla perché non si poteva pensare che sarei morta non essendo ancora stati fondati i FAM. Questo ha dato a Pilar la forza per non farmi ricoverare.
Ha convinto il medico a lasciarmi morire in casa , poiché questi le diceva che umanamente non c’era più rimedio. Alle 8 di sera è tornato il medico e mi dice che sarebbe bene che mi preparassi al peggio. Così ho ricevuto il viatico, l’estrema unzione e la benedizione papale.
Le figlie piangevano nella mia stanza ed io comincio a pensare che fosse arrivato il momento di lasciare da sole le mie povere figlie, giovani e perseguitate e ho provato una pena terribile al pensiero di dover morire così presto senza poter soffrire ancora di più per i poveri sacerdoti che avevano avuto la disgrazia di offendere il mio Dio.
Mi tormentava anche l’idea che il Buon Gesù mi portasse con sé prima di realizzare la fondazione dei FAM perché non aveva trovato in me la generosità che desiderava.
Che pena, Gesù mio! Solo Gesù sa con quale fervore gli ho promesso di essere più generosa e di affrontare con Lui la fondazione dei FAM, costi quel che costi. (El pan 18, hoy 711-717)30 gennaio 1942:
Il 30 Pilar chiama per telefono il Santo Ufficio per ringraziarli, a nome mio, di quanto hanno fatto per la mia amata congregazione.
Alle 12 arriva il segretario di Mons. Ottaviani, si presenta in camera mia e mi dice che l’ha mandato il Santo Padre a portarmi una benedizione speciale, la più vasta che può elargire, e a dirmi da parte del santo Padre, che se il Signore mi chiamava, avrebbe pensato lui alla mia Congregazione già nata e a quella che doveva nascere. Aveva anche l’ordine di consultare il medico e ricoverarmi se necessario nella clinica di S. Stefano senza preoccuparci per le spese alle quali avrebbero pensato loro e che venisse con me Pilar per la quale avevano preparato una camera.
Io gli ho detto e ho insistito di lasciarmi morire accanto alle mie povere figlie, in tale modesta cameretta, oppure nella stessa soffrire per tutto il tempo che il Signore avrebbe voluto. Ma non sono riuscita a convincerlo. Mi ha dato la benedizione del Santo Padre che aveva portato ed è uscito per combattere e convincere Pilar. Ha parlato anche col medico che gli ha detto che umanamente non c’era alcun rimedio. (El pan 18, hoy 718-720)
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ultimo aggiornamento
20 marzo, 2006