P A S T O R A L E | G I O V A N I L E |
p a s t o r a l e g i o v a n i l e |
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Sr. Erika di Gesù, eam | |
«Non abbiate paura!»
Memorie da un treno in corsa
Siamo fermi. Sono ferma, almeno per un po’. Una breve sosta fra le rotaie stridenti e il borbottio del treno che riprende la sua corsa, velocizzando i colpi.
Lingue e risate di altra gente; suonerie diverse, uguali; volti assopiti, studiosi, assorti, fra le carte di libri vecchi e nuovi.
Sorrido e guardo le montagne che si avvicinano nella corsa, i loro picchi innevati.
Il mio umore è mutevole come l’acqua dei torrenti che si perdono sotto il livello della strada.
Nulla di meglio di un viaggio per pensare.
Tre giovani mi sono davanti: «Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso»: scarpe comode e jeans, un libro sulle ginocchia, belli, concentrati, un po’ stanchi…
Qualche sbuffo e un sorriso: sapranno che li penso?
Volti senza voce per me, ma non per te, oh Padre.
Li hai pensati da sempre. Partoriti nel dolore.
Un bambino, in corsia, imbastisce discorsi vivaci, lancia gridolini per una "montagna verde" che vede passare. I giovani stanno zitti: sembrano parlarsi dentro.
Lo sanno che dentro, «nel cuore delle cose», ci sei tu?
Un attimo solo e tutto finisce con uno schianto.
Al di là del tunnel ci sei tu ad aspettarci.
Zolà, un libro di storia e di Fabio Volo: queste le letture dei miei compagni di viaggio.
E il mio libro… il loro?
Il Vangelo, la mia "bussola" da viaggio in formato tascabile.
«Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27).
Il bambino del treno esclama: «Senti?».
Che cosa, Signore? Ho paura…
Non sarà questa la voce del turbamento che scivola inesorabile sulle rotaie?
Dalla strada, però, non vediamo oltre il profilo delle colline…
La testa del treno viaggia contro l’orizzonte, senza mai raggiungerlo. Dai vagoni secondari cambia lo scenario di fondo. La corsa, invece, sembra non cambiare mai.
Dove stiamo andando? Dove vado?
Dovunque vada, ci sarà poi un ritorno.
La mia casa più vera. Il seno di Abramo che mi aspetta. La voce del Padre che mi parla.
E Gesù che mi prende, dolcemente, sotto le sue ali: «Sono io! Non temere».
Cari giovani, che sbirciate dal finestrino per riconoscere la stazione di fermata, so che abbiamo paura, tutti quanti, di sbagliare, di finire male il viaggio e di non andare oltre la verde montagna dell’orizzonte.
Una è la bussola; con quella fra le mani, ne sono certa, un giorno ce la faremo ad arrivare.
Allora parleremo forse, o staremo zitti e pensosi, ma certamente «non domanderemo più nulla».
Saremo felici e «nessuno potrà togliere la nostra gioia» (cf. Gv 16,23).
La gioia piena. Più piena del sole che tramonta e filtra i suoi raggi fra le nubi di questa sera, preludio di un giorno nuovo.
Ciao a tutti e alla prossima sosta!sr. Erika di Gesù
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ultimo aggiornamento
28 aprile, 2006