FESTA DEL SANTUARIO DELL'AMORE MISERICORDIOSO

Domenico Cancian, fam

Festa del Santuario dell'Amore Misericordioso 2006
Omelia P. Domenico Cancian
S. Messa 23 settembre h. 17.30

La misericordia del Signore è il suo perdurare nel volerci bene, perdonando infinitamente le nostre mancanze

 

 

Fratelli e amici carissimi,

la Parola che abbiamo ascoltato ci spiega con molta chiarezza che cosa è l’Amore Misericordioso, al Quale è dedicato questo Santuario. E’ la festa di questo nostro Patrono, chiamiamolo così, di questo modello della nostra fede, il Cristo Gesù, Misericordia incarnata che rivela l’Amore Misericordioso Trinitario.
Il Profeta Osea ci parla dell’Amore paterno e materno di Dio nei riguardi di Israele. Il Signore confida al Profeta i sentimenti del suo cuore paterno nei confronti del popolo. Dice il Signore attraverso il Profeta: "Io ho trattato Israele come un padre che, prendendo per mano il figlio, gli insegna a fare i primi passi, come un padre che volentieri prende in braccio il figlio, lo abbraccia e gli offre da mangiare". E’ evidente che questi tratti sono allo stesso tempo paterni e materni, molto attenti e delicati: provengono direttamente dal cuore di Dio!
Dinanzi queste espressioni di amore, il popolo si comporta come un figlio ribelle. "Non compresero che avevo cura di loro!". Il Signore dinanzi a queste reazioni sbagliate rivela ancor più il suo amore: "Il mio cuore si commuove, freme di compassione, io non li distruggerò perché sono Dio e non mi comporto alla maniera umana; ho deciso di amare il mio popolo e lo amerò anche quando questo non accoglie il mio Amore, io rimarrò fedele!" Quindi la misericordia del Signore è il suo perdurare nel volerci bene, perdonando infinitamente le nostre mancanze. Diceva la Madre Speranza in maniera molto semplice: "Dio è per noi come un Padre e come una tenera Madre, che continuamente ci è vicino e ci usa gesti di attenzione, di misericordia, di comprensione soprattutto quando gli rispondiamo male".

Gesù porta a compimento la rivelazione dell’Amore Misericordioso, ci ama "fino alla fine". Il gesto della lavanda dei piedi ci dice come Gesù in tutta la sua vita abbia fatto quello che noi mai avremmo immaginato, tanto che la reazione di Pietro appare giusta: "Tu lavi i piedi a me! E’ il contrario! Siamo noi che dobbiamo lavare i piedi a Te, il Maestro!". Eppure Gesù si inginocchia davanti a noi, prende l’asciugamano e l’acqua, si mette a lavare i nostri piedi.
Quante volte, fratelli, siamo stati lavati, non dall’acqua ma dal sangue del Buon Gesù, quando appunto, ci ha perdonato mille volte i peccati, quando ci ha detto in mille modi il Suo Amore umiliandosi ai nostri piedi. Per questo Gesù ha voluto consegnarci, in maniera sintetica, tutto il Suo Vangelo e lasciarci come testamento Suo, riassuntivo della Sua esistenza, il comandamento dell’Amore: "Amatevi come io vi ho amato, da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli".
Il comandamento dell’Amore è la consegna, il testamento che il Signore ci lascia. Egli ci porta dal Padre questo Amore perché noi lo accogliamo e ce lo scambiamo tra di noi, facendo nascere così la comunità cristiana. L’amore fraterno è l’anticipo del Regno del Cieli, dove saremo un cuor solo e una anima sola, dove saremo sempre con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Maria Santissima ed i Santi del Cielo. Finalmente in un Amore infinito senza sbavature, senza compromessi.
"Amatevi come io Vi ho amato". E’ l’unica legge, dice Gesù, che cambia il mondo, l’unica cosa che sono venuto ad insegnarvi.

Paolo, nella seconda lettura ci chiarisce di che Amore si tratta. L’inno alla Carità ci dice che l’Amore di cui parla Gesù non è il: "Vogliatevi bene; per favore siate buoni!". Non è un sentimento, non è qualcosa che viene da noi, ma è lo Spirito Santo in Persona, è lo stesso Amore con la A maiuscola che Gesù aveva nel suo cuore che è nel cuore del Padre ed è donato al nostro cuore. Il comandamento dell’Amore prima di essere comandamento è un grande dono, è il dono dello Spirito Santo messo da Gesù nel nostro cuore nel giorno della Pentecoste.
Questo Amore, dice Paolo, è un Amore totalmente divino, e quindi talmente grande che senza questo Amore noi siamo zero, siamo gente che semplicemente fa rumore, gente vuota e insignificante. Il valore della persona proviene dalla carità. La differenza tra un uomo che non conta niente e un uomo che conta veramente, sta nell’accogliere quell’Amore che è lo Spirito Santo oppure no.
Questo Amore divino è creativo, continua Paolo, mette in atto una infinità di atteggiamenti positivi che trasformano la nostra esistenza, la fanno somigliante all’esistenza di Cristo. L’Apostolo usa ben 15 versi per descrivere altrettanti manifestazioni della Carità. L’Amore è paziente, dimentica, perdona, crede, sopporta, ama, sa aiutare, sa comprendere, insomma quell’Amore che Gesù ci ha ampiamente dimostrato e che i Santi, come Madre Speranza, ci hanno documentato, è l’Amore che viene da Dio e perciò ha una fantasia infinita. Si esprime in gesti semplici ma molto significativi, gesti che vengono non semplicemente dal cuore umano ma dal cuore stesso di un Dio molto generoso e delicato.
E infine questa Carità, dice Paolo, resta per sempre perché Dio è carità, Dio è Amore e chi entra nella logica dell’Amore divino compie opere divine, opere che restano. Tali opere costituiscono il lasciapassare per il Regno dei Cieli, che è il Regno dell’Amore.

La Festa dell’Amore Misericordioso ci porta anzitutto a ringraziare il Signore che ci ha amato infinitamente. Su quell’Amore noi possiamo fare affidamento totale, sempre e comunque. Aprendo il nostro cuore, accogliamo questo Amore divino che Cristo ci dona, accogliamo lo Spirito Santo. Ognuno di noi dica: "Voglio accogliere questo Amore nel mio cuore, perché dilaghi nella mia esistenza, si esprima in maniera totale e completa, creativa e significativa. Sarà questo il segno della Presenza stessa di Dio, il segno di un tocco e di una carezza di Dio. Di quel Dio il cui nome è Amore Misericordioso perché vuole, bontà Sua, continuare ad illuminare questo mondo attraverso delle povere creature come siamo noi".
Concludiamo affidandoci all’Amore Misericordioso. "Signore, noi ti diciamo: grazie! Lo diciamo a Te, Padre Misericordioso per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Attraverso questa Eucaristia che è rendimento di grazie, per eccellenza. Grazie per l’Amore Misericordioso del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Noi ci mettiamo nelle tue mani misericordiose, Signore, per imparare la misericordia, per diventare misericordiosi, per essere uomini e donne che portano in questo mondo così difficile e tormentato il tuo Amore che è luce, gioia, pace speranza.

Il 30 settembre, tra pochi giorni, celebriamo i 113 anni della nascita di Madre Speranza, che ha passato gli ultimi trent’anni qui a Collevalenza per edificare questo stupendo Santuario. Una donna che ha lasciato il profumo soave dell’Amore di Dio, non tanto con le parole, quanto con i fatti, con la sua vita tutta donata al Signore e agli altri. Madre Speranza è stata una madre e una sorella che ha saputo copiare dal Signore questa paternità e maternità misericordiosa di Dio; ha saputo trasmetterla in maniera significativa alle persone che ha incontrato. E noi la ricordiamo in benedizione. E’ stata una donna che ha accolto e donato questo Amore di Dio, diventando una speranza, una luce. Ha saputo incoraggiare le persone che l’hanno avvicinata. E siccome l’Amore è eterno e "chi sta nell’amore dimora in Dio" (1 Gv 4, 16), Madre Speranza è ancora qui, viva presso il Signore ma anche in mezzo a noi per continuare a raccontarci la straordinaria bellezza di quell’Amore Misericordioso del Signore che è cantata da questo Santuario, ma soprattutto dalla nostra vita santa. Canteremo la misericordia del Signore imparando ad accogliere e a testimoniare sempre meglio il comandamento di Gesù, permettendo allo Spirito di trasformarci in uomini e donne capaci di amare, perdonare e servire come ci propone il Vangelo. In questo modo daremo il nostro contributo per quella civiltà dell’amore che è già segno chiaro e certo dell’avvento del Regno di Dio.

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ultimo aggiornamento 15 novembre, 2006