STUDI

P. Mario Montecchia fam

Riflessione sull’enciclica
"Deus caritas est"

All’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI con l’enciclica "Deus Caritas est" intende "precisare alcuni dati essenziali sull’amore che Dio, in modo misterioso e gratuito, offre all’uomo, insieme all’intrinseco legame di quell’Amore con la realtà dell’amore umano... così da suscitare nel mondo un rinnovato dinamismo d’impegno nella risposta umana all’amore divino" (n. 1).

COME DEVE ESSERE L’AMORE?

 

 

Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio” (Ct 8,6-7)

Il Papa si chiede: "Come deve essere vissuto l’amore perché si realizzi pienamente la sua promessa umana e divina?" (n. 6).

Il Pontefice risponde: "Il termine «amore» è oggi diventato una delle parole più usate ed anche abusate, alla quale annettiamo accezioni del tutto differenti. Anche se il tema di questa Enciclica si concentra sulla questione della comprensione e della prassi dell’amore nella Sacra Scrittura e nella Tradizione della Chiesa, non possiamo semplicemente prescindere dal significato che questa parola possiede nelle varie culture e nel linguaggio odierno" (n. 2).
L’archetipo di amore per eccellenza è in maniera evidente quello tra l’uomo e la donna. L’antica Grecia lo chiama eros.

Una parola che la Bibbia usa appena due volte.

"La messa in disparte della parola eros, insieme alla nuova visione dell’amore che si esprime attraverso la parola agape, denota indubbiamente nella novità del cristianesimo qualcosa di essenziale, proprio a riguardo della comprensione del’amore. Nella critica al cristianesimo che si è sviluppata con crescente radicalità a partire dall’illuminismo, questa novità è stata valutata in modo assolutamente negativo. Il cristianesimo, secondo Friedrich Nietzsche, avrebbe dato da bere del veleno all’eros, che, pur non morendone, ne avrebbe tratto la spinta a degenerare in vizio. Con ciò il filosofo tedesco esprimeva una percezione molto diffusa: la Chiesa con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del Divino?" (n. 3).

Non è così. La Rivelazione Cristiana si oppone alla falsa divinizzazione dell’eros che lo disumanizza.

"L’eros ha bisogno di disciplina, di purificazione per donare all’uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell’esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende... Sono necessarie purificazioni e maturazioni, che passano anche attraverso la strada della rinuncia. Questo non è rifiuto dell’eros, non è il suo "avvelenamento", ma la sua guarigione in vista della sua vera grandezza.
Ciò dipende innanzitutto dalla costituzione dell’essere umano, che è composto di corpo e di anima. L’uomo diventa veramente se stesso, quando corpo e anima si ritrovano in intima unità; la sfida dell’eros può dirsi veramente superata, quando questa unificazione è riuscita. Se l’uomo ambisce di essere solamente spirito e vuole rifiutare la carne come un’eredità soltanto animalesca, allora lo spirito e corpo perdono, la loro dignità. E se, d’altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza.
Ma non sono né lo spirito né il corpo da soli ad amare: è l’uomo, la persona, che ama come creatura unitaria, di cui fanno parte corpo ed anima. Solo quando ambedue si fondono veramente in unità, l’uomo diventa pienamente se stesso. Solo in questo modo d’amare – l’eros – può maturare fino alla sua vera grandezza.
Oggi non di rado si rimprovera al cristianesimo del passato di essere stato avversario della corporeità; di fatto, tendenze in questo senso ci sono sempre state. Ma il modo di esaltare il corpo, a cui noi oggi assistiamo, è ingannevole. L’eros degradato a puro "sesso" diventa merce, una semplice "cosa" che si può comprare e vendere, anzi, l’uomo stesso diventa merce...

La fede cristiana, al contrario, ha considerato l’uomo sempre come essere uni-duale, nel quale lo spirito e materia si compenetrano a vicenda sperimentando proprio così ambedue una nuova nobiltà. Sì, l’eros vuole sollevarci "in estasi" verso il Divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni" (nn.4, 5)
Queste affermazioni del Papa sono ampiamente confermate dal Catechismo degli Adulti.

"La cultura dell’amore che si è affermata in occidente, rivendica alcune istanze senz’altro positive: la persona come soggetto libero, la pari dignità dell’uomo e della donna, l’integrazione delle loro diverse qualità umane, la procreazione responsabile. Tende però anche a ridurre l’amore a soddisfazione individuale mediante il possesso dell’altro; permette l’esercizio della sessualità fuori del matrimonio; vuole che sia consentito anche tra omosessuali; lo separa dalla procreazione e lo sottrae a ogni norma, mantenendo soltanto la proibizione della violenza e le regole dell’igiene.
Come mai la sensibilità comune riguardo alla sessualità è così lontana dall’insegnamento della Chiesa? Forse quest’ultima non sa apprezzare la sessualità?
La chiesa intende salvaguardare la piena verità dell’amore umano. Non vuole opprimerlo con leggi che gli siano estranee, ma solo interpretarlo e servirlo, secondo il disegno di Dio, alla luce della sua parola.
La distinzione dei sessi è voluta da Dio: "Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1,27). E’ voluta come un bene: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gen 1,31) ...

"Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio" (Ct 8,6-7).

La sessualità, se è ben incanalata, non rimane a livello di istinto. Le qualità fisiche non interessano più per se stesse, ma come qualità della persona. L’amore integra in sé e spiritualizza l’attrazione e la soddisfazione sessuale..." (Catechismo Adulti, cap. 27)

Di più e di meglio ne sentiremo al prossimo Convegno sull’Enciclica "Deus Caritas Est" che si terrà a Collevalenza il 27-28-29 ottobre 2006.

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ultimo aggiornamento 15 novembre, 2006