8 FEBBRAIO - anniversario della morte di Madre Speranza

   

P. Giovanni Ferrotti Fam.

Omelia alla Santa Messa

 

Giovedì 8 Febbraio 2007 -

24° anniversario della morte della Madre

Messa votiva "Maria Vergine, causa della nostra gioia"

I Lett. Zc.2,10 -13 "Sarà famosa tra i popoli la stirpe dei giusti"

Vang. Lc.1, 39 - 47 "Il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo"

 

Una nevicata di grazie

 

 

Carissimi fratelli, sorelle, Laici dell’Amore Misericordioso e devoti tutti di Madre Speranza, Con questa celebrazione in onore della "Vergine Maria, causa della nostra gioia", ricordiamo il 24° Anniversario della morte di Madre Speranza.

 

Perché questa Messa votiva?

Perché in essa si celebrano quegli eventi della salvezza che hanno arrecato gioia alla Vergine Santissima, alla Chiesa e all’umanità… e perché noi, in questo momento, vogliamo raccogliere la gioia di tutti coloro che benedicono Dio per il dono di Madre Speranza, per il bene che ha operato in lei e continua ad operare per mezzo di lei. Chiediamo al Signore, prima della Messa, di rendere luminosa la nostra vita distruggendo con il suo perdono le tenebre del nostro peccato, delle nostre tristezze e del nostro egoismo.

La mattina dell’8 Febbraio 1983 - siamo ancora in molti a ricordarlo - non appena si sparse la notizia della morte di Madre Speranza cominciarono a danzare nel cielo i primi fiocchi di neve.

A me quei fiocchi che scendevano lentamente sembrarono un presagio. La Madre saliva in cielo e sulla terra, senza fare rumore, silenziosamente, iniziava non una pioggia, ma una nevicata di grazie.

Con voi desidero innanzitutto condividere la gioia per questa pioggia, o nevicata di grazie, che non solo continua a cadere, ma si fa sempre più abbondante. Noi sacerdoti che svolgiamo nel Santuario il nostro ministero siamo testimoni che la Madre dispensa con abbondanza una infinità di grazie. Capita di sentire ogni giorno persone che attribuiscono alla sua intercessione la soluzione di tanti problemi: di salute, di lavoro, di fede, di problemi familiari e coniugali, di fiducia ritrovata, di conforto nelle sofferenze.

Come mai tante grazie? Sappiamo che alla domanda del suo padre spirituale: "Come mai il Signore a lei dava ascolto più che a tanti altri", rispose candidamente: "Forse perché quando a me il Signore chiede qualcosa, io la faccio".

La Madre, con l’aiuto di Dio, ha fatto tutto quello che il Signore le ha chiesto, spesso anche cose molto difficili, che hanno messo alla prova la sua fede. Per questo il Signore non le nega nulla!

Come Maria si è abbandonata totalmente al volere di Dio, ha creduto nel suo amore e senza scoraggiarsi di fronte al sentimento della sua povertà spirituale, ha passato la vita ringraziando e benedicendo tutti.

C’è chi ha individuato nella gioia una delle note caratteristiche della sua personalità, una gioia che era il risultato della sua profonda, intima amicizia con Dio,. gioia che nasceva dall’esperienza quotidiana della misericordia di Dio e che lei seminava intorno dovunque passava.

La prima lettura che abbiamo ascoltato riporta le parole del Profeta Zaccaria. L’invito che il profeta rivolge a Gerusalemme trova in Maria il suo pieno compimento. "Gioisci, esulta, figlia di Sion … io vengo ad abitare in mezzo a te…" La gioia di Maria nasce dalla contemplazione dell’amore del Padre per l’Incarnazione del suo Figlio Unigenito e dalla sua partecipazione a questo avvenimento. È la gioia messianica che non è legata a risposte emotive ed effimere, ma alla fede nel Dio che compie per l’uomo grandi cose fedele sempre alla sua parola..

Il Vangelo si concludeva con le prime parole del Magnificat: "Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore".

Nel suo trasporto Maria confessa di essersi trovata nel cuore stesso di Dio, nella pienezza della rivelazione. È consapevole che in lei si compie la promessa fatta ai Padri, ad Abramo e alla sua discendenza.

Per questo motivo Elisabetta "piena di Spirito Santo" può proclamarla beata quando percepisce nel suo corpo il sussulto del figlio.

Nel messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha scritto per la prossima Giornata del malato si legge: "In Lei, concepita senza alcuna ombra di peccato, totale è la disponibilità, sia alla volontà divina che al servizio degli uomini; e piena è, in conseguenza, quell’armonia profonda da cui scaturisce la gioia A giusto titolo, pertanto a Lei ci rivolgiamo invocandola come causa della nostra gioia. Quella che la Vergine ci dona è una gioia che permane anche in mezzo alle prove".

Maria è beata perché ha creduto e obbedito, beata perché ha amato e sofferto, beata perché ha sperato e si è fatta serva

Anche Madre Speranza ha più volte cantato il suo Magnificat, liberando la piena dei suoi sentimenti con mistiche esplosioni di gioia

La frase che abbiamo scritto nel volantino per annunciare il 24° Anniversario della sua morte è una sintesi significativa del suo programma di vita e dei motivi della sua gioia

"Come sono felice, Gesù mio, rendendomi conto di avere: una volontà da offrirti, un cuore per amarti, un corpo per soffrire e il tempo per esercitare la carità".

La Madre è felice, ha il cuore pieno di serena consapevolezza che nulla potrà toglierle quella gioia che ha la sua radice nell’amore di Dio.

Soffre quando vede un semplice cristiano o qualcuna delle sue figlie o dei suoi figli tristi, "Un buon cristianoscrive - deve offrire la gioia a tutti. Per me è motivo di sofferenza vedere un cristiano che ha perso la gioia del cuore. Gesù ama chi lo serve con gioia. Essa diventa una delle componenti più importanti nella vita di una persona; sono molto frequenti i casi di persone che progrediscono a fatica o che non perseverano solo perché non vivono con gioia. Cosa si può chiedere ad una persona triste, melanconica, spaventata?".

Sono felice - afferma la Madre - perché ho una volontà da offrirti.

Il 2 gennaio del 1928 durante una di quelle che lei chiama le sue distrazioni notturne, dopo aver esposto al padre spirituale quello che il Signore le chiedeva, scrive: "Il Padre mi ha risposto chi io non mi devo occupare di altro che di fare la volontà del Buon Gesù e che questa volontà si compia in me per quanto mi possa far soffrire e perfino se io non la comprendo".

La volontà da offrire a Dio è la rinuncia fatta per amore, con spirito filiale, ai propri desideri, alle proprie aspirazioni, al proprio modo di vedere, per accogliere solo quello che Dio desidera.

Sono felice, Gesù mio, perché ho "Un cuore per amarti".

Il cuore è fatto per amare Dio e i fratelli in Dio.

La misura della nostra gioia è data dalla misura del nostro amore.

Chi ama desidera amare sempre di più: Mai si stanca di amare e desidera crescere nell’amore

La Madre scrive: "Primero morir que dejar de ser mi amor progresivo". "Preferisco morire che smettere di voler progredire nell’amore" (Diario).

Sono felice, Signore, perché ho un corpo per soffrire

Saper cogliere, nella fede, il paradosso della gioia cristiana che nasce e fiorisce dal dolore, dalla rinuncia, dall’unione con Gesù Crocifisso, è solo dono di una fede autentica, vera. Il dolore giustamente spaventa, soprattutto quando non se ne comprende il valore, quando non si sa che esso diventa salvifico unito a quello di Cristo che ha scelto di morire crocifisso. La madre ha molto sofferto anche fisicamente, ma avvolgeva con il silenzio le sue pene e le numerose incomprensioni incontrate durante il corso della vita. Lo stesso Gesù le rivela che l’amore non è amore se non soffre, se non si sacrifica

Per questo – esclama - l’amore di Gesù è tanto grande, perché Lui ha tanto sofferto!

Sono felice, Gesù mio, perché ho il tempo per esercitare la carità"

Molti il tempo lo usano solo per i propri interessi; per pensare agli altri. Per fare del bene non "hanno tempo". E non sono mai felici. Il tempo ci viene concesso per esercitare la carità, per compiere le opere dell’amore.

La Madre è felice di potersi dedicare ai più bisognosi, a chiunque si presenti con qualche necessità materiale, morale o spirituale.

E dice alle sue figlie e ai suoi figli: "le persone che si rivolgono a voi, cariche di dolore, di sofferenze, di infermità, si devono sentire, comprese, amate, consolate.

La madre è ormai fuori del tempo. È nell’eternità beata di Dio. Chiediamole di continuare a fare del bene a tutti. Magari facendo scendere dal cielo quanto prima, un fiocco di neve un po’ più rumoroso… che sia udito anche al di là delle mura vaticane e la chiesa possa proclamarla presto "Beata". È quello che tutti desideriamo e che sarà oggetto della nostra preghiera.

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ultimo aggiornamento 06 aprile, 2007