ESPERIENZE

   Juan Manuel Galaviz

 

Don Stefano Lamera:
sacerdote dal cuore grande,
apostolo delle famiglie

 


Una foto inedita: don Stefano esprime la gioia delle famiglie che accolgono il dono sempre nuovo della vita.

 

Non basta una sola espressione per definire Don Stefano Lamera (1912-1997), personalità di spicco, sacerdote dal cuore grande, apostolo delle famiglie.

Per conoscerlo di più, per liberarlo da miti o pregiudizi, per focalizzare le sue autentiche virtù, per fare una lettura giusta del suo messaggio e salvaguardare la sua applicabilità, offro il mio piccolo contributo descrivendo in modo riassuntivo alcuni degli aspetti che maggiormente mi colpiscono di questa poliedrica personalità.

1 - Considero Don Lamera uno che visse con passione lo spirito paolino, così come lo descrive il Fondatore: "La Famiglia Paolina aspira a vivere integralmente il Vangelo di Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, nello spirito di San Paolo, sotto lo sguardo della Regina Apostolorum" (AD 93). Il verbo "aspira" esprime bene il dinamismo proprio dello "spirito paolino": vivere e predicare Cristo come fece San Paolo, comporta una tensione costante di lavoro spirituale e di azione apostolica; una tenace lotta contro i propri difetti e un serio impegno di cristificazione. A questo riguardo, Don Lamera è stato esemplare.

2 - Completo la precedente affermazione, definendo Don Lamera un esperto nella santità; lo fu realmente:

per i maestri che ebbe (in particolare i beati Giacomo Alberione e Timoteo Giaccardo);

per la propria esperienza di vita spirituale e apostolica;

per la sua illuminata guida spirituale a tantissime persone e a interi Istituti;

per il suo ruolo, adempiuto con fede e soprannaturale sagacia, come Postulatore della Famiglia Paolina. Il suo impegno di santificazione derivava dalla docilità all’azione dello Spirito Santo, desideroso com’era di compiere in tutto il volere di Dio.

3 - Don Stefano seppe abbracciare come segno di predilezione divina la sofferenza, tanto visibile nel suo corpo e anche manifesta nella tensione derivante dal fermo proposito di niente anteporre al Maestro divino. Lui stesso riteneva una grazia la deformazione del suo corpo: ciò lo aiutava a non incorrere nella voglia di primeggiare a cui era incline per carattere. Confidò a un confratello: "Caro Italo, povero don Lamera se non avesse questa gobba!"

4 - Don Lamera fu un testimone ammirevole di fortezza cristiana. Le difficoltà non lo deprimevano, ma piuttosto accrescevano la sua fiducia negli aiuti divini assieme all’impegno personale.

Se da bambino tardò a parlare (non lo fece fino ai sei anni), da adulto si rivelò un eccellente predicatore.

Fin da giovane (dai 18 anni), soffrì l’incurvamento per deviazione della colonna vertebrale, ma fu, fino agli ultimi giorni della sua vita, un instancabile camminatore.

Di temperamento esuberante, volitivo, dominatore, divenne un padre, benvoluto da tutti quelli per cui si prodigava.

Tutto fuoco nello zelo ministeriale, si lasciava trascinare e trascinava con ogni mezzo: predicazione, colloqui, confessioni, visite domiciliari, esortazioni, preghiera meditata, pellegrinaggi, lettere e bigliettini ... Non si dava pace e non lasciava in pace fino ad ottenere un atto di fiducia, una risoluzione audace, una collaborazione indispensabile.

5 - Sensibile ai "segni dei tempi", possedeva una sensibilità ancor più acuta per riconoscere l’orma della Provvidenza in ogni avvenimento. Furono abbondanti, nella sua storia personale, le prove di un particolare interessamento di Dio nei suoi confronti. Lui lo percepiva e faceva di tutto per corrispondere pienamente.

Molto influirono nella sua vita i beati Don Alberione e Don Giaccardo. Dal Primo Maestro, che lo aveva aiutato a riconoscere in sé la vocazione paolina, ricevette poi le principali "obbedienze" e fu a lui fedelissimo. Il beato Giaccardo, che lo accolse nel 1923 nella Casa di Alba, divenne uno dei suoi maestri di spirito.


6 - Esercitò con zelo e con chiarezza di identità paolina il sacerdozio ministeriale. Scrisse di lui don Furio Gauss: "Posso dire che egli è stato sacerdote, soltanto sacerdote, sempre sacerdote, tutto sacerdote". Frutti del suo zelo sacerdotale furono la sua sollecitudine nella guida degli Istituti "Gesù Sacerdote" e "Santa Famiglia" e per la nascita dell’Associazione "Ancilla Domini".

7 - Predicò moltissimo anche con la penna. I libri e i foglietti da lui scritti assommano a oltre due dozzine.

Non si dava pace e non lasciava in pace fino ad ottenere un atto di fiducia, una risoluzione audace, una collaborazione indispensabile

Il suo primo libro, Piccolo grande nido, scritto nel 1940, fu quasi un preludio dell’interesse che ebbe sempre per il progresso cristiano della famiglia. Diverrà poi nota, sulle pagine del settimanale "Famiglia Cristiana", la sua rubrica "Il Padre risponde" a firma di Padre Atanasio. Per il suo libro Gesù Maestro, Via, Verità e Vita, del 1949, ebbe la Prefazione di Don Alberione. Nello stesso anno, su indicazione del Fondatore, scrisse il singolare opuscolo: Preghiamo per i nostri fratelli comunisti. Chi vorrà redigere una nuova biografia del beato Timoteo Giaccardo, non potrà prescindere da quanto su di lui scrisse Don Lamera.

8 - Concludo questa mia sintesi ribadendo che Don Stefano è stato, per la Famiglia Paolina, un bravissimo Postulatore. Tutte le "cause" di Paolini e Paoline finora introdotte, furono da lui portate avanti con entusiasmo e tenacia, giacché, come egli stesso affermava, "noi non glorificheremo mai Gesù Maestro con gli scritti soltanto. La gloria del Divin Maestro sono i santi che vivono di lui, con lui, Divino Maestro, Via, Verità e Vita".

In questo contesto, è giusto ricordare anche la causa di Suor Clementina Anuarite Nengapeta, la martire congolese oggi beata grazie all’interessamento della Società San Paolo presente in Kinshasa e all’intervento di Don Lamera, con la collaborazione determinante di don Rosario Esposito.

(Il cooperatore paolino – 6 giugno 2007)

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ultimo aggiornamento 30 luglio, 2007