P A S T O R A L E g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

Ci sono cose
                  più grandi ...

L’INFINITO

Sempre caro mi fu quest’ermo colle
e questa siepe che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni e la presente
e viva, e il suon di lei: Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi

Tutto per amore

       Caro Giacomo,

quanta solitudine nei tuoi versi.

C’è l’avvertenza di uno spazio insondabile, tutto interiore,

che solo Dio può abitare!

C’è la percezione di silenzi carichi di un silenzio infinito. Assordante.

E gli spazi sterminati che puoi solo immaginare diventano prigioni.

Eppure non sei scappato… Perché?

Perché non sei andato in città come Woodstock e i suoi amici?

"Ci sono cose più grandi"…

Ad estate iniziata, cominciano le fughe.

Sì, molti ragazzi, giovani di mia conoscenza si accampano qui a Collevalenza, o altrove; e forse possono conciliare la disco, le orzate con Dio.

Ci fermiamo, di notte, a guardare le stelle. E dormiamo poco, perché ci piace parlare.

Saliamo a piedi sul monte: grandi spazi rompono i grigi orizzonti di città.

Ci svegliamo cantando.

Apriamo la Bibbia, magari per la prima volta.

E lodiamo Dio.

Molti altri, invece, si fermano alla "disco" e ad "orzate" di cattivo gusto. Senza chiedere "il permesso" a nessuno.

Ho provato ad invitarli, facendo leva sulle emozioni del Raduno ragazzi o di altre esperienze importanti.

Ma non sono venuti.

Potevo insistere, gridare più forte?

Certo, avrei potuto dire: Che cosa vi piace veramente? Che cosa conta per voi?

Consumare il gelato del momento? Bruciare l’ultima emozione con la ragazza, il ragazzo di turno?

"Disapprovo"...

Sarebbe meglio ritirarsi e sognare, immobile e fremente, affacciato sull’infinito.

Proprio come hai fatto tu, giovane studente già invecchiato.

Eppure, caro Giacomo, l’infinto di cui parli non è tutto.

Scrivi ancora: "L’anima immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua vista si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l’immaginario" (Zibaldone, 28 luglio 1820).

Conosco tanti giovani che vanno errando in uno spazio immaginario.

Musica, stupefacenti, alcool: un mix esplosivo che non conosce confini.

Osano quello che hanno immaginato. E credono di rimanere illesi.

Poveri illusi! Non conoscono il valore del limite, di una siepe che limita lo sguardo. E proprio per questo incornicia l’infinito!

Ma anche così, apprezzando l’immensità che fa "naufragare" il pensiero dell’uomo, i giovani non sarebbero felici.

C’è tanta depressione in giro.

Giovani tristi, che trasgrediscono le regole per sentirsi vivi!

La mia preghiera spesso li raggiunge, ma so che non posso impedire loro di andare in "un paese lontano".

Torneranno?

Sentiranno il richiamo del "vento"?

Verranno ad "accamparsi sotto le stelle"?

Conosceranno che "ci sono cose più grandi"?

Vorrei tanto saperli aspettare.

E al ritorno curare le ferite.

E tu, caro Giacomo? Mi aiuteresti?

Buona estate, ragazzi!

sr. Erika di Gesù

Scena finale del musical:

"Un pozzo d’amore" (Raduno ragazzi 2007)

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ultimo aggiornamento 30 luglio, 2007